14. Nothing good happens after 2:00 a.m.

Alabama

"Giù! Giù! Giù! Giù!" Urlano in coro i ragazzi intorno a Daniel, mentre lui si beve l'ennesimo drink della serata.
All'inizio cercava di trattenersi perchè domani mattina a nessuno importerà del suo compleanno, tantomeno alla sua macchina che come sempre lo porterà a trecento chilometri orari senza alcuno sforzo.

Quando si è in compagnia, però, si sa che il buon senso tende a sparire facilmente, lasciando spazio alla goliardia e al divertimento.
E Daniel non è esattamente uno che si tira indietro davanti a nessuna di queste cose.

Del gran numero di invitati, sono rimasti ormai in pochi. Max e Charles sono gli unici piloti, poi alcuni ragazzi del team, qualche amico venuto appositamente per l'occasione e, ovviamente, la sottoscritta.

"Alabama" Mi chiede un evidentemente ubriaco Daniel, sedendosi goffamente al mio fianco "Perchè ti chiami Alabama?".
Io, che ancora un briciolo di coscienza e integrità ce l'ho, non posso fare a meno che ridere nel ricevere questa domanda, per quanto mi sorprenda arrivi solo ora e non nelle settimane passate. Del resto, la particolarità del nome è direttamente proporzionale alle domande che si ricevono su di esso no? Credo sia così almeno, per quanto i miei pensieri siano comunque offuscati dall'alcool.
"Perchè mia mamma ha scoperto di essere incinta durante un viaggio in Alabama e ha trovato interessante chiamarmi così" Rispondo seriamente, facendo spallucce e bevendo un sorso dal bicchiere che ho in mano.
"Quindi se lo scopriva, che ne so, in Connecticut, ti saresti chiamata così?" Continua lui, sempre più divertito da sè stesso.
Annuisco ridendo a mia volta, in effetti non l'avevo mai pensata sotto questo punto di vista, ma penso che l'ubriaco australiano davanti a me abbia ragione.

"Che ne dite di fare un gioco?" Chiede Max, a sua volta piuttosto brillo, alzandosi dalla sedia barcollando.
"Un gioco? Non abbiamo dodici anni" Risponde un'amico d'infanzia di Dan, confuso.
"No, ma siamo ubriachi!" Risponde l'olandese quasi gridando, scoppiando subito dopo a ridere.
E in tutta questa assurdità, mi sembra quasi abbia ragione.

Non so quanto tempo esatto passi nel decidere cosa fare, ma finalmente viene scelto di giocare ad "I am".
Le regole sono piuttosto semplici, ognuno si attacca alla fronte un post it con il nome di un personaggio celebre e deve riuscire ad indovinare tramite delle domande.
Per facilitare il tutto scegliamo una categoria, in questo caso piloti che abbiano corso o corrano tutt'ora in una categoria tra Formula 1, Formula 2, Moto GP e Moto 2.
Inoltre, si possono fare quante domande si desidera di fila, ma si ha un solo tentativo per indovinare. In caso di errore, ovviamente, si beve.
"Inizio io!" Esclama Max, saltellando sul posto come un bambino esaltato.

"Moto o auto?"
"Auto"
"Sono ancora in attività?"
"Sì"
"E sono forte?"

Una risata generale si scatena fra i pochi presenti, mentre ci guardiamo fra di noi divertiti.

"Fortissimo"
"E sono incredibilmente sexy?"
"Da morire" Rispondo io, beccandomi un'occhiataccia da parte di Daniel.

"E sono il più forte di tutti?"
"Sì, indubbiamente"

L'olandese se la ride compiaciuto e convinto di avere ormai ben chiara la risposta.

"Mi sembra ovvio, sono me stesso!" Grida staccandosi il biglietto dalla fronte e battendolo sul tavolo, ma rimanendo accigliato.

"Lewis Hamilton?!" Un misto di delusione e disgusto compare sul suo viso, ma viene ben presto scacciato dall'espressione tipica di chi si fa uno shot di tequila.

"Tocca a me" Dice Daniel, avvolgendomi le spalle con un braccio e iniziando a fare le domande.

"Moto?"
"Sì"
"Ancora in competizione?"
"Sì"
"Sono spagnolo?"
"No"

Si ferma pensieroso, probabilmente ripercorrendo tutti i piloti a sua conoscenza.

"Classe regina?"
"Sì"
"Sono italiano?"
"Sì"

Si gratta il mento, prima che gli compaia un sorriso malefico in volto.

"Sono l'idolo di Lando Norris?"

Si scatena una risata generale e un conseguente "Sì".
Daniel scoppia a ridere a sua volta, mettendosi in piedi sulla sedia e dicendo solennemente "Valentino Rossi!".

Daniel

Faccio un profondo e buffo inchino, tornandomi a sedere e osservando la mia ragazza allungarsi sul tavolo per prendere dal centro uno dei post it, incollarselo in fronte senza leggerlo e dichiararsi pronta a giocare.

Con un gesto del polso sinistro ruoto l'orologio per leggerne l'orario, 2:03.
Probabilmente sarebbe ora di tornare in albergo, ma un ultimo giro non può far male a nessuno.

Certo, se solo fossi abbastanza lucido ricorderei una delle mie regole d'oro, as Ted Mosby once said, nothing good appens after 2:00 a.m.

"Moto o auto?"
"Moto"
"Corro ancora?"
"Sì"

Alzo lo sguardo dal mio orologio per vedere che nome sia capitato ad Alabama, raggelando.

"Ho mai vinto un mondiale in Moto GP?"
"No"
"Potrei vincerlo a breve?"
"Decisamente sì"

Si ferma a riflettere, mentre le mie mani iniziano a sudare.
Mi alzo, venendo guardato immediatamente da tutti i presenti.
Capisco subito che andarmene non avrebbe alcun senso, quindi pur sembrando un matto, mi torno a sedere fingendo totale indifferenza.

"Dan, dai dammi una mano" Mi dice lei sorridente, girandomi la testa con delicatezza.
"Non vale, questo è barare!" Urla Max cercando invano di salire sul tavolo, ma cadendo rovinosamente, scena che porta Charles alle lacrime da quanto sta ridendo.
Normalmente anche io sarei piegato in due, faticando a respirare e prendendo in giro il mio amico, ma il mio umore al momento è lievemente negativo.

"Andiamo Danny Ric, prometto che ti ricompenserò a dovere" Continua la rossa, ammiccando nella mia direzione e avvicinandosi tanto da terminare la frase a pochi centimetri dalle mie labbra.

Non so se sia colpa dell'alcool, della gelosia repressa o della mia regola infranta. So solo che di colpo mi si spegne ogni neurone funzionante, facendo sì che io dica letteralmente la prima cosa che mi salta per la mente.
"Vuoi un indizio? Bene. Sei il pilota che ti volevi scopare".

Alabama

Nothing good happens after 2:00 a.m. .

Non avevo mai capito il senso di questa frase, l'ho sentita e risentita una decina di volte, ma non riuscivo mai a darle un senso. Ecco, per me tutte le cose migliori accadono dopo le due di notte, ma evidentemente mi sbagliavo.
Perchè sono le due e dieci e io mi ritrovo in lacrime a scappare da un ristorante disperso nel nulla.

Sento la voce di Daniel chiamarmi. Non ho la forza per fermarmi ad affrontare la discussione, ma tantomeno quella di continuare a correre senza meta, nel buio più totale e morendo di freddo.
Così mi fermo, immobile, a fissare il vuoto.

Sento i suoi passi avvicinarsi a me, il suo respiro pesante tanto quanto il mio, il suo sospiro di sollievo nel vedermi finalmente ferma.
"Alabama ti prego, scusami" Dice, con quel dannato accento australiano che riesce a rendere sexy anche una lista della spesa.
Con quella voce calda e roca che mi fa venire i brividi ogni volta.

Deglutisco, silente.

"Bama" Ripete lui, sfiorandomi il braccio che io sposto con una sorprendente velocità.
Entrambi siamo sobri ormai, è l'effetto dell'adrenalina suppongo.
Mi mordo il labbro inferiore prima di voltarmi verso di lui, cercando di rimanere impassibile.

La camicia bianca sbottonata fino a metà, i capelli ricci spettinati, i lineamenti di un viso che mi sogno anche ad occhi aperti.

"Dovevi proprio rovinare tutto vero?" Domando retoricamente, fissandolo negli occhi color miele.
Sbuffa, scuotendo la testa e mettendosi le mani in tasca.
"È ciò che mi riesce meglio" Ammette triste, abbassando lo sguardo e rialzandolo subito dopo.
"Stupida io che ho deciso di affidare la mia felicità ad una persona che non sia me stessa. Si vede che dalla vita non ho imparato proprio niente" Continuo seria, appellandomi a tutto l'autocontrollo umanamente possibile per non piangere. Sarebbe ridicolo e patetico.

Daniel è quella persona di cui pensavo di potermi fidare, quella persona tra le cui braccia avrei potuto lasciarmi andare anche al più disperato dei pianti. Ma forse alla fin fine era solo uno dei tanti, uno di quelli disposti a tutto pur di infilarsi nel tuo letto.
Cavolo, c'è riuscito davvero bene.

"Alabama ero ubriaco! Non avevo idea di cosa stessi dicendo, sai che non penso davvero quella cosa".
Un peso mi si crea nel petto al sentire queste parole, un peso che non provavo da tempo.
"In vino veritas" Mormoro io, prima che quel peso si faccia troppo forte per essere sopportato.
Mi volto di scatto, portandomi una mano al petto e chiudendo gli occhi.

Era più di un mese che non mi sentivo così. Ma gli attacchi di panico sono stronzi, non ti abbandonano mai veramente, si nascondo in attesa di poterti torturare quando meno te lo aspetti. Sono il tuo peggior nemico e, allo stesso tempo, il tuo eterno compagno.

Cerco di focalizzarmi su quanto mi diceva sempre la piscologa: trova i tuoi ricordi più felici e lascia che ti pervadano.
Un tempo era facile, bastava pensare a casa e ai bei vecchi tempi.
Ma ora i miei ricordi più felici sono altri.

Sono un ragazzo col viso addormentato, a pancia in giù e a petto nudo.
Sono il suo sorriso, il suo buongiorno, il suo lieve bacio sulle labbra.
Sono il suo profumo e la sua risata esagerata.
La risata di Daniel. È indubbiamente il ricordo più felice che ho ed è proprio quella che, rimbombandomi nelle orecchie, sembra portarmi tranquillità.

Questo fino a quando il Daniel del presente non si avvicina a me preoccupato, rompendo la magia.

"Sta succedendo di nuovo?" Mi chiede in ansia. Scuoto la testa, scacciando dalla guancia la lacrima appena caduta.
"Non è importante" Rispondo con voce flebile, morendomi la lingua per non iniziare a singhiozzare.
"Sì che lo è Bama" Mi dice, afferrandomi per le spalle e voltandomi a forza.

Anche i suoi occhi sono arrossati e pronti al pianto, ma si trattengono.
Non mi piace vederlo così, non mi piace affatto.

"Devo andare" Mi libero dalla sua presa, facendo qualche altro passo verso il nulla.
"Non farlo, ti prego" Si torna ad avvicinare, afferrandomi un polso e facendo nuovamente incontrare i nostri sguardi.

Una scossa mi percorre per tutto il corpo, improvvisamente.

"Dammi un solo buon motivo per cui non dovrei andarmene ora. Per cui non dovrei tornare in America e dimenticarmi della tua esistenza Daniel" Quasi urlo mentre parlo, le lacrime che ora scorrono copiosamente.
Certe cose proprio non si possono trattenere.

E lui, nel bel mezzo del peggiore momento di sempre, nel pieno della nostra prima e più grande litigata, fa ciò che solo Daniel Ricciardo potrebbe fare. Sorride. Sorride a trentadue denti. E lo fa con una sincerità e una bontà disarmanti.

"Mi sono follemente innamorato di te" Dice poi, non riuscendo a tornare serio.

Ma a me va bene così, mi va bene che sia fuoriluogo e impulsivo.
Mi va bene che sorrida mentre piango.
Mi va bene che sia se stesso.

Perchè avrebbe potuto dire qualsiasi altra cosa al mondo, senza riuscire a convincermi a rimanere.
Ma lui ha deciso di dire quell'unica frase di cui avevo bisogno, senza che nemmeno io lo sapessi.

"Sono follemente innamorato di te Alabama Teller!" Ripete urlando, portando le braccia al cielo e ridendo di gusto, come fanno i matti.
E io, io lo assecondo. Le lacrime spariscono, dando spazio alla più sincera risata della mia vita.

Ora ad avvicinarmi a lui sono io, gli afferro il viso tra le mani e lo bacio con forza.
Il cuore che quasi mi esplode nel petto, il sorriso che non vuole saperne di andare via e quel dannato attacco di panico che anche questa volta non l'ha avuta vinta.
"Ti amo anche io" Sussurro tra un bacio e l'altro, tremando.

Forse dopotutto, something good happens after 2:00 a.m. , maybe the best things actually.

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