10. Posso baciarti?

Alabama

Tutti noi abbiamo una persona il cui nome, ricordo, presenza o anche solo accenno ci faccia ribaltare il cuore.
Quella persona che sarà per sempre, nonostante tutto, il grande amore della nostra vita.
Quella persona che non conta il tempo o la distanza, non conta la si veda ogni giorno oppure mai.
Quella persona che è lì, è sempre lì e ci starà per l'eternità.

Per me quella persona è Jackson.

Capelli biondi lunghi, legati in un piccolo codino a cipolla.
Occhi azzurro oceano.
Sorriso da perderci la testa.
Non è il ragazzo più bello che abbia mai visto, ma è a mani basse quello che mi suscita più emozioni.

"Ciao Bamy" Mi rivolge la parola, sorridente, bello da impazzirci, vestito di tutto punto.
Quante volte ho sognato questa serata, in cui sempre lui era il mio accompagnatore ideale.
Lo immaginavo proprio così, con un completo blu, la camicia bianca e la cravatta abbinata all'abito.
"Jackie" Sussurro io con un filo di voce.
Lo guardo dritto negli occhi, prima che questi si spostino alle mie spalle, facendomi ricordare di Daniel.

Mi volto verso l'australiano, che se ne sta in piedi confuso, con ancora una mano posata sul mio fianco.
Accorgendosi che lo sto guardando mi sorride, annuendo e spingendomi lievemente nella direzione del mio concittadino.
"È tutta tua!" Esclama, sparendo poi nella folla.

Ora a risuonare è uno degli ultimi successi di Ed Sheeran, Afterglow.
Jackson mi avvicina a sè, facendomi portare le braccia intorno al suo collo.
"Mi avevano detto fossi tornata, ma non ci credevo" Mi dice, senza mai distogliere il suo sguardo dal mio.
Sorrido, abbassando gli occhi imbarazzata dalla sua sola presenza.
"Come vedi è vero" Riesco solo a rispondere, un'ovvietà più grande non potevo dirla.
Ma lui sembra non prestare attenzione al mio disagio, continuando ad avere il viso felice e rilassato.
"E che ci fai tu con Daniel Ricciardo? È vera anche la vostra storia?" Chiede dopo qualche secondo, mordendosi il labbro inferiore.
Prendo un profondo respiro "No, non esattamente. Ma è un buon amico e un ottimo accompagnatore" Rispondo, cercando l'australiano con lo sguardo.
A questa risposta sembra rilassarsi nuovamente, sorridendomi.

Dio solo sa quanto ho aspettato e desiderato questo momento, ma allora mi sa dire perchè io stia solo pensando a Daniel?
Non appena termina la canzone mi congedo con una stupida scusa, recandomi al tavolo dei drink, ma non trovandolo.
"Tutto bene?" Jackson ricompare alle mie spalle.
È bellissimo, non fraintendetemi, ma non ha un abito color rosa confetto.
E non ha un accento australiano.
E non ha i capelli ricci morbidissimi.

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Daniel

Mi guardo indietro un'ultima volta, vedendo Alabama stretta tra le braccia di quel ragazzo.
Non sono stupido, faccio due più due capendo non solo di essere di troppo, ma di non avere alcuna possibilità contro il suo primo amore.
O forse stupido lo sono, perchè a priori ho preso una sbandata per una ragazza a dir poco irraggiungibile.
È che in TV queste cose funzionano sempre.
Insomma, anche Ted non era all'altezza di Robin, ma tutti sappiamo com'è finita poi.

Esco dalla sala colma di persone, ritrovandomi nella calda aria estiva di Scranton.
E nel caso ve lo steste chiedendo, no, non è esattamente una metropoli.
Questo fa si che io mi ritrovi a vagare senza meta, in una città desolata e torrida, in uno stato inutile come la Pennsylvania.
Ma chi me l'ha fatto fare di venire fin qua?

Annoiato, afferro il telefono e decido di chiamare il primo numero dei preferiti.

"Daniel, non eri tipo dall'altra parte del mondo con una delle più belle attrici di Hollywood? Si può sapere perchè mi stai chiamando?!"

"È bello sentire anche te Max, come stai tutto bene?"

Sento il mio migliore amico sbuffare dall'altro capo del telefono. Conoscendolo avrà alzato gli occhi al cielo, scuotendo la testa.

"Allora?"

"Allora niente. Mi stavo annoiando. Alabama è con un suo amico, un suo ex o almeno così credo di aver capito"

"E tu l'hai lasciata ad un ballo elegante, con un suo ex. Sei scemo o sei scemo Daniel?"

Questa volta a sbuffare sono io, forse perchè so che il mio amico ha ragione.

"E cosa avrei dovuto fare, stare lì a reggere la candela?"

"Com'è che la tua autostima è alle stelle sempre, tranne quando si tratta di ragazze?"

La conversazione si blocca per qualche secondo, prima che sia l'Olandese a riprendere a parlare.

"Hai mai pensato che forse provarci sarebbe la cosa più facile?"

"E se dovesse andare male?"

"E se andasse bene?"

Non gli rispondo, mi limito a salutarlo rapidamente e a chiamare un taxi.
Non potrebbe mai andare bene, quindi tanto vale finirla prima che abbia anche solo un inizio.
Questa stupida, ridicola e adolescenziale cotta per Alabama finisce qui, ora.

23.25

Il taxi mi fa scendere davanti a casa Teller, lo pago ed entro.
Potrei fare le valige e sgattaiolare via, ma scappare come un codardo non è nel mio stile.
Decido così di aspettare fino a domani, salutare tutti, salire sul primo volo per Montecarlo e tornare alla mia vita.
Come indicatomi dalla stessa Alabama prima di uscire, la chiave è nascosta sotto lo zerbino.
Entro cercando di non fare troppo rumore, per non svegliare la casa già addormentata.
Levo le sneakers e i vestiti, infilandomi i pantaloni della tuta con cui ho dormito anche ieri e distendendomi sul divano.
Quello che ieri era comodo e mi aveva fatto addormentare in fretta, oggi sembra una lastra di marmo.
Mi giro e rigiro per un tempo che sembra infinito, fino a quando sento la porta aprirsi.

Alabama

Rimango al ballo ancora un po', quel che mi basta per intuire che Daniel se ne sia andato.
E, sempre per intuizione, capisco che non possa essere andato da nessun'altra parte se non a casa.
Saluto Jackson, seppur a malincuore, ma più convinta che mai mi dirigo per la strada del ritorno.
Nel tragitto in macchina mi assalgono mille paranoie, se abbia fatto bene a lasciare Jackson lì, se stia facendo bene a tornare da Daniel e, soprattutto, per quale motivo sto tornando da lui?

Tutte queste domande non hanno ancora una risposta quando prendo la chiave sotto lo zerbino e apro la porta verde.
Una parte di me spera che l'australiano non ci sia, così da non dover affrontare questa realtà proprio ora. L'altra parte, però, è sollevata nel vederlo disteso sul divano.
È a petto nudo, accovacciato come un bambino, illuminato solo dalla luce dei lampioni che entra dalla finestra.

Con rapidità levo i tacchi, avvicinandomi a lui in punta di piedi.
"Sei tornata" Dice lui a bassa voce, facendomi sussultare.
"E tu te ne sei andato, perchè?" Chiedo, invitandolo a farmi posto sul divano così da sedermi al suo fianco.
"Perchè mi sembravi contenta con il tuo Jackson. Io ero di troppo" Ha il viso stanco, ma non per il sonno.
Sembra quasi esausto da qualcosa che lo tormenta, chissà se siano i miei stessi dubbi.
Rifletto qualche secondo, prima di alzarmi di scatto "Vieni con me" Gli dico, affrettandomi a salire le scale.

Neanche un minuto dopo ci ritroviamo in camera mia.
Accendo la luce iniziando a rovistare nella mia valigia, sotto lo sguardo attento di Daniel.
"Eccolo!" Esclamo con fin troppa foga, ripetendo subito dopo la parola con più pacatezza.
"Che cos'è?" Domanda incuriosito, avvicinandomi.
Io sorrido, guardando prima i fogli di carta che ho in mano e poi lui.

"Questo è il contratto che ci lega" Rispondo mostrandoglielo.
Lo vedo corrucciare le sopracciglia, confuso e rattristato.
"E che ci vuoi fare?" Chiede, ritornandomelo.
Senza pensarci due volte lo strappo a metà, poi a metà ancora e ancora e ancora, fino a renderlo dei pezzi di carta scollegati fra loro, senza alcun nesso logico tra le parole.
Con occhi entusiasti torno a guardare il pilota, che è però ancor più malinconico di prima.
"Mi stai dicendo che non dobbiamo più stare insieme, tutto chiaro. Immagino le cose con Jackson siano andate bene, sono contento per te" Pronuncia queste frasi con un tono di voce freddo e distaccato, mentre io a stento trattengo un sorriso.

"Hai ragione, non siamo più obbligati. Puoi andartene quando vuoi, ma a me farebbe molto piacere se tu restassi" Il suo sguardo cambia d'improvviso, come illuminato improvvisamente.
"Cosa vuoi dire?" Alzo gli occhi al cielo dopo la sua domanda, stufa di questa continua rincorsa senza meta.
"Che questa sera il ballo era bellissimo, così come bellissimo è il ritorno a casa e perfino l'essere libera. Eppure la cosa più bella di questi giorni è un ragazzo che ha deciso di mettersi un eccentrico completo rosa, che per inciso gli stava divinamente".

Un grande sorriso compare sul suo viso, forse il più grande che io gli abbia visto fare.
Subito dopo mi posa le mani sulle guance, facendo sfiorare i nostri nasi.
Giuro che se qualcosa o qualcuno ci dovesse ancora interrompere potrei fare il finimondo.
"Alabama" Sussurra lui, con le labbra a pochissimi millimetri dalle mie.
Non rispondo nemmeno, mi limito ad un mugugno per incitarlo a continuare la frase.
"Posso baciarti?".
Sorrido, poi scoppio proprio a ridere.
"Daniel, non lo sai che i baci non si chiedono mai? Si danno e bas-" Non mi lascia terminare, fa finalmente scontrare le sue labbra sulle mie.
Un bacio casto e sentito, di quelli desiderati e attesi.
Uno che potrebbe benissimo essere il mio ultimo primo bacio.

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