Capitolo 6: La proposta di Angelina

Capitolo 6

Giovanni

Il fratello la chiamò e intanto Federica sbiancò, stava per avere un attacco di panico al pensiero che potesse reagire male. La seguii nel soggiorno proprio mentre un ragazzo faceva capolino dalla porta. Mi schiarii la gola alle sue spalle.

«Sorellina, sei presentabile?»

«Ciao anche a te, Ric. Stavo proprio per chiamarti.»

«Davvero? E allora perché non hai risposto a nessuno dei messaggi che ti ho inviato oggi? Chissà come mai e in quale universo ti sei persa.»

I suoi occhi si posarono su di me e si incupì. Non doveva essere felice della presenza di un perfetto sconosciuto nella casa di Federica.

«Devi essere Riccardo.»

«Già.» Si limitò a dire con sospetto. Mi spogliò. Gli porsi la mano, proprio mentre una ragazza castana e alta quasi quanto Fede, fece il suo ingresso in compagnia di una bambina.

«Giovanni Rinaldi, piacere.»

«È lui, zia Nina! È veramente lui!» La nipote andò in visibilio puntando il dito su di me.

Il mio caro cognato incrociò le braccia, cercando di intimorirmi con la sua posa da spaccone, ma non vacillai e restai con la mano tesa. La castana spiò di sottecchi me e il suo ragazzo, poi sbuffando gli diede un colpetto sul braccio, ringhiando "smettila". «Sei l'uomo più testone del mondo!» Mi sorrise apertamente. «Non farci caso. Io sono Angelina, puoi chiamarmi anche Nina o Angie per gli amici. E hai indovinato, lui è Riccardo, il mio ragazzo.»

«Ric, per favore, non t'incazzare. E non dare la colpa a Giovanni per la mia stupidità.» si intromise la bruna.

Le circondai le spalle e l'attirai a me. «Dai, non assumerti tutte le colpe. Ho anch'io le mie responsabilità in questa faccenda»

«Fede, non ha bisogno di essere protetta dalla sua stessa famiglia.»

Angelina butto fuori un sospiro, alzando gli occhi al cielo. Rivolse a Federica un'espressione solidale. «Che ne dite se ci sediamo tranquilli e facciamo una bella chiacchierata?» Chiuse poi la porta d'ingresso. «Non volevo dare fastidio dato che Giovanni è appena arrivato, ma Emma ci ha supplicato...»

«Non c'è problema.» la rassicurò Fede.

«Sicura?»

Mia moglie annuì pienamente convinta. Emma si avvicinò a me e mi guardò a bocca aperta. Angelina si sedette sul divano mentre il fidanzato preferì stanziarsi alla porta, giusto per mettere a disagio i presenti.

«Quando papà mi ha detto che la zia Fede si era sposata con Piccolo G... io non ci potevo credere! Ti prego, sono tua grandissima fan!»

Le sorrisi. «Sembra che tu abbia un eccellente gusto in fatto di musica, piccolina.»

«Ha dei gusti eccellenti.»

«Al contrario di qualcun altro» Federica mi tirò uno schiaffo sul ginocchio, fingendo che fosse per scherzo ma mi aveva fatto male. Cavolo, aveva la mano pesante.

«Zia, ma a te non piacciono le canzoni di Piccolo G!»

«Emma!» la ammonì la castana.

«Dice che è un cantante troppo sdolcinato e con un carattere depresso... è la verità! E la gente dovrebbe ascoltare di meglio.» Emma scoccò un sorrisino e fece la linguaccia a Federica.

«Vedo che sei sulla buona strada per un matrimonio felice, sorellina.» Lo stuzzicò Riccardo, ottenendo un'occhiataccia dalla sua ragazza e sorrisi bonario.

«Lo so che odiava il mio genere musicale quando l'ho sposata. Nessuno è perfetto.»

Feci un occhiolino alla bambina che si coprì la bocca con entrambe le mani. Dopodiché indicò la mia chitarra. «Quella è tua?» Mi alzai e la seguii per accovacciarmi e dare un colpetto a quella custodia, conservava il suo fascino dopo anni.

«Sì, tutte le canzoni migliori le ho composto con questa.»

«Lo zio Riccardo ha iniziato da poco a farmi le lezioni.» Si intristì. «Non sono male... ma odio dover tagliare le unghie.»

«Che belle! È bellissimo lo smalto nero e viola!» Esclamò Federica.

Riccardo si avvicinò alla chitarra. «Che tipo di chitarra suoni?» Voleva mettermi alla prova per farmi cadere la maschera.

«Yamaha.» Le ragazze guardarono Riccardo. Quest'ultimo fece un cenno di approvazione e la tensione si sciolse con un lungo sospiro.

«Notevole, direi. È quella che suono anch'io.»

Appoggiò la spalla alla parete e realizzai di aver trovato un punto in comune con mio cognato. Anche lui era musicista, perfetto. Federica sembrò entusiasta, lo notai dal sorriso che increspò sulle labbra.

«Venite in cucina. Preparo il caffè.» Ci invitò.






Federica

Dovevo fare sembrare questa farsa convincente agli occhi di mio fratello. Era fondamentale.

«Come siete carinissimi!» Commentò Angie con gli occhi a cuoricino quando misi il braccio attorno alla vita del moro. Per poco non dimenticavo che era tutta una recita. Giovanni mi assecondò e mi baciò la spalla.

«La zia Angelina ha detto che tra di voi è stato amore a prima vista! È così romantico!» Emma fece un sospiro melodrammatico.

«Anche troppo avventato, a mio parere.» Fece notare Riccardo. Angelina lo incenerì e lui sbuffò. «Lo so, parlo proprio io che ti ho chiesto di sposarmi dopo una settimana. Ma almeno ci conoscevamo e nessuno dei due è una star musicale.» Guardò Giovanni dritto negli occhi. «Mi chiedo solo se voi due vi rendete abbastanza conto di quello che state facendo.»

«Ric, apprezzo che ti preoccupi per me, ma la trovo un po' offensiva come cosa. Smettila di guardare Giovanni come se mi avesse rapita e costretta a sposarlo. Non è così.»

Giovanni tese la mano verso di lui aspettando che ricambiasse la stretta. «Non ti prometto che sarà semplice, ma voglio prendermi cura di tua sorella.» Riccardo fu costretto a cedere.

«Mi prometti che la tua fama non renderà mia sorella infelice?»

«Quando ha scelto di sposarmi... ha ereditato parecchi problemi. Paparazzi, stare sotto i riflettori, orari di lavoro intensi e... un marito sempre in viaggio. Ma ha anche sposato un uomo che non si arrende, la rispetta e l'apprezza e che farebbe qualunque cosa per non farla soffrire.» Le sue parole hanno centrato un bersaglio invisibile e restai quasi in trance. Era stato così convincente che stavo dubitando che fosse tutto vero. «Non è un rapporto convenzionale e, di certo, non è iniziato come tutti gli altri. Ma entrambi sappiano quello che vogliamo e non abbiamo paura di combattere per i nostri sogni.»

Trasalii. Era una frecciatina? Sapeva del mio sogno di aprire un'attività e stava cercando di suggerirmi di mostrare coraggio e inseguire il mio sogno.

«Io sono davvero felice che la nostra Federica abbia al suo fianco una persona così!» Angelina diede un colpetto al fidanzato e lo guardò di sottecchi. «Sai che non è tagliata per le storie tradizionali... quindi smettila di fare lo stronzo, abbracciala e congratulati per le sue nozze! Tua sorella è sposata! È una bella notizia!»

Riccardo alzò gli occhi al cielo. Angelina gli aveva chiuso la bocca non dandogli altre chance. Si avvicinò a me e mi avvolse in un abbraccio affettuoso.

«Voglio che tu sia felice, Fede, lo sai? Vero?»

«Io ti voglio bene proprio per questo, anche se sei iper protettivo.»

«Sono tuo fratello maggiore.» Sorrise impacciato e Angelina gli disse di andare.

«Lasciamo gli sposini alle loro cose. Dobbiamo accompagnare la bambina a casa.»

«Ciao, Piccolo G! Non vedo l'ora di dire a tutti i miei amici che ti ho conosciuto!»

La bambina non riusciva a contenere il troppo entusiasmo per quell'incontro e saltellò. Li accompagnammo fuori, sul portico. «Grazie per essere passati, anche se non avete chiamato per avvertire.»

Lanciai un'occhiata di rimprovero alla mia migliore amica. Lei rise e annuì.

«Tranqui, non vogliamo assistere alle vostre "cose" in diretta. Niente più visite a sorpresa. Giuro.» Si girò per andare verso l'auto dopo che le diedi uno schiaffo al braccio, poi tornò indietro. «Oh! Dimenticavo, che sciocca. Alessia e Pietro si scusano per non essere venuti ma sono entrambi di turno, per questo Emma è con noi. Però, che ne dite se dobbiamo facciamo una bella cena di benvenuto in famiglia per Giovanni?»

Guardarono sia me che il sottoscritto. Emma implorò Giovanni di accettare, voleva passare altro tempo col suo "idolo". Il volto di mio fratello era privo di emozioni invece.

«Ho assaggiato la cucina di mia cognata lì a Las Vegas, come posso rifiutare l'invito?» Mio fratello si rassicurò, il suo broncio scomparve.

«Be', la nostra famiglia ama la buona cucina, la pasta, la cacio e pepe... tutti, tranne Fede, che è allergica al lattosio di botto. Tua moglie una volta...»

Gli diedi un colpetto al braccio. «Basta! La smetti!»

Giovanni rise, avrei dovuto dargli uno schiaffo anche lui ma mi limitai a guardarlo di sbieco. Appena se ne andarono, tornai in cucina per riempire la ciotola di croccantini a Bruce. Giovanni si appoggiò al bancone.

«E? Cosa ne pensi? Sono andato bene? Ho passato l'esame con tuo fratello?»

«Sei stato convincente.»

«Mi piace sentirtelo dire.» Mi ritrovai a pochi centimetri il suo viso quando mi rialzai. «Mi farebbe bene fare pratica, sai, per entrare nella parte.»

Mi fissò le labbra e le schiusi.
«È contro le regole, scordatelo.»

Anche un bacio innocente era un limite che mi ero promessa di non oltrepassare. Sospirò deluso e si allontanò di qualche passo.

«Capisco. Ma non mi piace.»

«Perchè non vai a disfare le valigie e a farti una dormita?»

Mi fece un cenno d'assenso e uscì. Lo guardai allontanarsi e crollai sul bancone.

Mi diressi in camera e, come una balena spiaggiata, mi buttai nel letto. Bruce si arrampicò e iniziò a leccarmi la faccia. Mi girai verso il cane e fissai i suoi occhioni. «Che ne pensi? Dici che sto sbagliando?»

Ovviamente... parlare col mio cane, che era capace solo di abbaiare, dei miei problemi non era una cosa da persone con tutte le rotelle a posto. Comunque...

«Che mi vuoi dire, eh? Pensi che l'unico risultato possibile sia che finisca per innamorarmi e mi si spezzi il cuore? Cielo, no... Probabilmente hai ragione, Bruce.» Dopo essermi spogliata, mi avviai verso camera di Angie. Mi controllai allo specchio i capelli, sembravano a posto. Poi bussai alla porta e feci capolino, trovando Giovanni che stava sistemando l'amata chitarra contro la parete. Si voltò e sorrise. Vedendo il letto dietro di lui, mi fece sussultare.

"Nooo, Federica! Tieni duro, capito?"

«Come te la passi, G? Vuoi mangiare qualcosa o vuoi andare a letto? Cioè... A riposare.»

«Vuoi cenare insieme a me?»

«Io...» Balbettai. «No, andrò a letto. Sono stanca...»

Non cercò di farmi cambiare idea, anche se era deluso del mio rifiuto. «Ti dispiace se più tardi mi preparo uno spuntino?»

«No. Serviti pure in cucina.»

«Fede...» Mi voltai quando mi chiamò di nuovo. «Grazie, per oggi. È passato molto tempo... da quando non mi sono sentito parte di una famiglia.»

Mi intristì. Sembrava determinato ma, delle volte, era pensieroso e fragile.

Non dovevo farmi trasportare dalle emozioni, era sbagliato! La nostra relazione aveva una scadenza... e una fine. Ne ero consapevole. Giovanni, a breve, sarebbe uscito dalla mia casa e dalla mia vita. Finché non sistemava l'inghippo...

«Nessun problema.» Mi schiaffeggiai mentalmente. «Mi piace averti qui. Fammi sapere se ti serve qualcosa. Sono in fondo al corridoio.»

Una volta in camera, al sicuro, chiusi velocemente la porta e strizzai gli occhi. Non dovevo comportarmi così, come una patetica sciocca senza cervello.
Il suo fascino non mi avrebbe scalfito più di tanto. Strinsi la mascella e annuii con fermezza. Gliene avrei dato dimostrazione... domani.

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