Capitolo 3: Passeggiata al parco
Capitolo 3
Federica
Perché? Perché ero perseguitata dalla sfiga? Tutto a me! Pazzesco!
La giornalista era così eccitata di poter ficcare il naso in fatti privati che non la riguardavano. Ma chi le aveva fatto la soffiata? Quel piccolo baffo? E sarebbe stato stupido da parte sua fare la spia visto che la sua intenzione non era di rimanere sposato con la sottoscritta.
«No, aspetta! Piccolo G? Il cantautore rap più famoso di tutti i tempi? Filippo ha letteralmente tutta la sua discografia in camera sua!» Sussultai alla dichiarazione plateale di Nina.
A quanto pare, tutti amavano la sua musica, eccetto me, che oltretutto ero anche sua moglie, anche se per pochi giorni ancora.
Che cosa potevo fare?
Potevo fare la parte della gnorri o richiedere che mi si aprisse una voragine per sparirci dentro...
«Di che diamine sta parlando?» Giocai quella carta.
Tirò fuori lo smartphone e mi mostrò la foto. «Questa fotografia di lei con Piccolo G, davanti alla cappella di Love me Tender"»
Imbarazzante...
«Fe, sei veramente tu?! Che cacchio sta succedendo?»
«Ma dove l'ha presa questa fotografia?»
Mi rivolsi a quella giornalista seccata, ignorando totalmente Angelina Mango.
«La prendo come un'ammissione di colpa.»
Mi verrà un principio di infarto... non ci posso credere che non abbia pensato a quel dettaglio!
A Nina per poco non cascò a terra la mascella mentre fissava la foto in preda alla confusione.
«Fe, mi spieghi che sta succedendo-?» Mi portai la mano alla testa colpita da un improvviso capogiro. Improvvisamente mi sentii stordita con la bocca secca e la vista sfuocata. Nina, capendo il mio stato, allungò il braccio aprendo la porta e mi spinse all'interno. «Lei non ha nessuna dichiarazione da fare!» Poi entrò e sbatté la porta in faccia ai due. «Bene... Mi sa proprio che io e te abbiamo molte cose di cui parlare» A stento la guardai. Ero troppo scioccata per rispondere al suo interrogatorio e mi scandagliò con i suoi occhi nocciola. «Ti sei sposata a Las Vegas?»
«Più o meno...»
«Con Giovanni Rinaldi?»
«Ehm, no, cioè sì... Cioè non ricordo. Non so niente...»
Curvai le spalle e nascosi la faccia fra le mani.
«Non sapevi chi fosse quando l'hai sposato?»
«Io... Be'... L'ho costretto a non dirmi il suo cognome.»
Si portò la mano alle labbra premendola con forza. «Va bene, so che non dovrei ridere, ma...»
Le tirai un'occhiataccia. «Non è divertente, Nina! Porca... troia! Dovevamo risolvere la questione velocemente e nessuno avrebbe dovuto scoprirlo oltre.»
«Questo è il problema quando ti sposi con una celebrità. È difficile che la stampa non lo venga a sapere.»
«Stavamo cercando di...»
Un'altra ondata di panico mi colpì dritto allo stomaco. Che disastro! Era andato tutto quanto a farsi benedire. «In ogni caso, lo scoprirà anche lui.»
«Sicura, baby?» Tentò di farmi dubitare. «Potresti telefonargli e avvisarlo tu»
«No. Sono sicura...»
«Okay, beviamo una bella tazza di cioccolata calda e ci pensiamo domani. Hai bisogno di zuccheri altrimenti rischi di svenire come una pera cotta.»
Si alzò in piedi e scomparve direttamente in cucina per mettere il pentolino sul fuoco. Magari avrei dovuto seguire quel consiglio e chiamarlo per dirgli cosa? Che la stampa era stata più veloce di noi e aveva scoperto tutto quanto del matrimonio?
Un paio d'ore più tardi, ricevetti un messaggio dal piccolo baffo. Molto diretto ed esplicito. "Arrivo domani. Dobbiamo parlare." Fissai lo schermo stesa nel mio letto e comparve la scritta sta scrivendo "È importante, mora"
"Inviami il tuo numero, ti vengo a prendere in aeroporto."
Cercai anche di prendere sonno e non pensare più al casino esistenziale, ma non andò bene. Non chiusi occhio. Decisi la mattina seguente di andare a prendere Giovanni, onde evitare che si perdesse in città. Non avevo idea di come raggirare quei paparazzi e inoltre farmi bella per quel cantante... manco morta lo avrei fatto. Angelina era andata a casa di mio fratello ed ero rimasta già da sola.
~°~
L'aeroporto di Fiumicino a quell'ora era insolitamente deserto e trovai parcheggio abbastanza velocemente. Avevo passato tutta la notte a ricercare informazioni su di lui da ogni sito web che mi capitasse a tiro. Ora sapevo che fosse nato in provincia di Macerata, da una famiglia modesta e che aveva iniziato la sua carriera a sedici anni, innamorandosi del rap facendo freestyle. Era partito comunque da zero pur di raggiungere un certo numero di stream e popolarità in un mondo in cui era difficile spiccare.
Sospirai, indecisa se entrare o aspettarlo in auto per non dare nell'occhio. Il pensiero che ci fosse qualcuno pronto a spiare e mettere le nostre foto sui tabloid mi frenava.
"Sono qui" scrisse.
Il volo non era in ritardo.
"Benvenuto nella mia umile dimora" risposi a mia volta.
"Grazie, mora. Vieni o devo venire io da te?" Ingoiai per sciogliere il nodo nella gola.
Il mio cuore mi suggeriva di andargli incontro, ma la ragione mi gridava "ferma, sei pazza?" Alla fine, scelsi la seconda opzione.
Lo vidi arrivare con un completo verde bottiglia, la maglietta bianca e i capelli scuri che gli incorniciavano un volto caruccio, che se non erano per i baffi, poteva essere scambiato per un ragazzino delle scuole.
«Dove andiamo?» Domandò non appena mise piede in auto e si sedette al lato del passeggero. Mi guardò, indicando il cappellino nero con l'immagine di una faccia aliena da cui fuoriuscivano le ciocche che mi ero colorata con la tintura. «Sono viola o rosa?»
«Sono rosa, G.» risposi.
«Perchè il cambio look?»
«Perchè sono un po' psicopatica» Dissi con tutta la serietà di questo mondo. «Il fatto è che non riesco a vedermi allo stesso modo per troppo tempo con i capelli. È una mia fissa. È da quando sono bambina che cambio.»
«Ah, capisco... Non era per sfuggire ai paparazzi?»
«Dunque... andiamo al MC Donald's per un panino? Sono uscita senza fare colazione.»
«Se non ti dà noia farti vedere con me dai fans.»
Feci una smorfia. «Giusto, sei popolare. Continuo a dimenticarlo.»
Dovevo trovare un posto più appartato per discutere senza correre il rischio di essere visti e mi venne in mente il posto che frequentavo da bambina con Alessia. Eravamo davvero piccole. Si trattava di una segheria abbandonata, lì nessuno ci andava da anni...
«Ci possono vede' solo i fantasmi.»
«Va bene. Andiamo pure, Casper.» Misi in moto e per tutto il tragitto osservò il finestrino. Dopo una ventina di minuti arrivammo a destinazione e l'edificio apparve ancora più trasandato di come ricordavo. Già da bambina era pericolante. Poteva crollarci un calcinaccio in testa, a momenti.
«Sarebbe meglio andare da un'altra parte. Ho cambiato idea.»
«Ma dai...» Cercai di fare attenzione a non inciampare nelle travi di legno sparse a terra e Giovanni si voltò e sorrise. Sembrava come se dovesse dirmi qualcosa di importante, che finora aveva tenuto per sé durante il tragitto. «Allora... So che sei arrabbiata con me e che ti stai trattenendo dal riempirmi di insulti. Lo capisco...»
«Non capisco come mai sei così elettrizzato. Tu sarai abituato a certi scandali, ma io no. E non nemmeno mi va di esserlo.»
«Sono felice di essere con te.»
Gli puntai un dito al petto.
«Eh, no. Non provarci. Non ci casco nei tuoi trucchetti, Rinaldi.»
«Quali trucchetti?»
«Vuoi utilizzare il tuo fascino da cattivo ragazzo per abbindolarmi. Quella sera del nostro incontro pensavo che avessimo un legame speciale, poi è saltato fuori che sei» Presi un respiro per non mordermi la lingua. «Un tipo famoso».
«Mora, mi dispiace di averti messo in questa situazione. E mi dispiace di non averti detto chi fossi, ma ti assicuro che sono lo stesso uomo che hai conosciuto a Las Vegas quella notte.» Si disegnò un sorriso incerto. «La verità è che cercavo la normalità, solo una notte. Volevo essere Giovanni e basta. Volevo uscire con una bella ragazza che mi voleva solo per come fossi e non per i dischi che produco. O per i soldi. Sentirmi una persona piuttosto che un artista famoso.» Sospirò languidamente. «Lo so, ti risulta estremamente patetico. Ma mi piacevi veramente. Ed è stato bello sapere che ricambiavi. Anche quando pensavi che fossi un ragazzo come tanti altri. Mi dispiace, Federica» Incapace di incrociare i miei occhi, incassò le spalle sconfitto.
Era difficile resistere all'espressione da cucciolo bastonato che aveva...
«Giovanni, io...» Finii per irritarmi. «Non sai quanto gente vorrebbe essere un'altra persona per un giorno. Ciò non significa che lo facciano per forza. C'è un limite a tutto!»
«Hai ragione. Non sto cercando di giustificarmi con te. Ciò che ho fatto è stato sbagliato e lo riconosco. Volevo spiegarti cosa mi è passato per la mente» Incrociai le braccia al petto. «Federica, credimi, mi dispiace davvero. Se potessi tornare indietro e comportarmi diversamente» Si bloccò e lo guardai, notando l'espressione pensierosa che aveva assunto. «A dire il vero, vorrei rifare tutto daccapo e senza cambiare nulla. Sei una donna fantastica e siamo più simili di quanto pensi.»
Mi scappò una risata. «Oh, dev'essere davvero orribile essere circondato da belle modelle, coi seni prosperosi. Orribile! Non vorrei essere nei tuoi panni, caro. Scherzi a parte comunque. Non sai mai di chi ti puoi fidare. Non mi piace, ma ti capisco» Sorrise, aveva un'espressione affettuosa, ma non rispose. All'improvviso, udimmo un debole ululato e mi girai per capire da dove provenisse. Un brivido mi attraversò la spina dorsale. «L'hai sentito anche tu?»
Impallidì.
«È meglio andare altrove.»
«Sì, lo penso anch'io» Cercai di mantenere la compostezza ma il tono tremolante mi tradì. Si avvicinò, mi prese la mano e trascinò verso l'uscita. «Preferisco incontrare mille volte un gruppo di paparazzi che dei fantasmi o delle bestie feroci con le zanne appuntite.»
«Come spuntino take away non saresti male, Andreani.»
Scoppiai a ridere istericamente come una bambina. «Che scemo»
Ci dirigemmo alla mia auto e mi chiese il permesso di guidare. Mi si era accesa la lampadina...
Era stato aperto un nuovo parco in città, nessuno più frequentava l'altro che si trovava dietro la scuola elementare. Di solito, andavo lì per rilassarmi. Non mi capitava di incontrare nessuno.
«Che è sto posto?»
«La mia oasi perfetta»
«Carino...»
Lo condussi verso la panchina mentre si guardava attorno e mi sedetti per prima.
«Questo è il posto ideale per parlare senza che nessuno ci disturbi.»
Si accomodò accanto a me per potermi fissare più da vicino. «Dove eravamo rimasti?»
«Alla parte in cui mi dici che cosa accadrà adesso. Io non ricordo come siamo arrivati a sposarci, rammento pochi frammenti di quella notte. Presumo che non possiamo annullarlo visto che... ecco... abbiamo consumato il matrimonio.» Giovanni schiuse la bocca, poi ci ripensò. «Non mi importa di fare la mantenuta, se è questo ciò che stai pensando. So di non avere da parte il capitale che hai te, ma non voglio un centesimo dei tuoi soldi. Senza offesa, ma il fatto che tu sia famoso è un boccone amaro da mandar giù. Giovanni... mi piaceva molto di più da persona normale... perché era sé stesso, senza fronzoli. Non mi interessa la star del rap...»
«So che non ti interessano i miei soldi, mora. Non sapevi neppure che fossi famoso fino a ieri. Non è per questo che ho esitato.»
«Allora perché?»
Esitò di nuovo. Gli scoccai un'occhiata. Doveva smetterla di fare la bella statuina, così mi innervosiva.b«Ecco... cosa penseresti se ti dicessi che sarebbe meglio non divorziare?»
Quasi stavo cascando dalla panchina per lo shock. Come nei manga mi si formò una gocciolina al livello della fronte. «Tu... Tu vuoi scherzare?»
«No. Voglio rimanere sposato.»
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