Capitolo 17: Per l'ultima volta sarò tua

Capitolo 17

Federica

«Mi dispiace di non poter essere il tuo lieto fine…»

C'era un qualcosa di così definitivo nel suo tono e la cosa mi terrorizzava. Mi concentrai sulla strada e decisi di non pensare al significato di quelle parole.

Tornata a casa, non riuscii a prendere sonno. Non riuscivo a smettere di pensare a Giovanni e al futuro... con lui. Stava diventando un chiodo fisso. Avevo visto di recente un ultimo articolo sul suo prossimo album, sulla sua ultima canzone “La danza della pioggia”. Non avevo ancora avuto modo di ascoltarla, ma le recensioni affermavano che fosse una canzone bellissima. La parte migliore era l'immagine vivida dei primi stadi dell'amore dopo aver ballato sotto la pioggia. Prima di impazzire totalmente, scesi dal letto e mi diressi dall'altra parte del corridoio verso la stanza del moro. Picchiettai le nocche sulla porta. Giovanni era seduto sul suo letto, anche lui non riusciva a dormire, con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa fra le mani.

Sembrava stressato, forse era nervoso per l'evento di domani?

«Ehi, Fede. Cosa c'è?»

«Gio, perché sembri così stressato?»

«Oh... qualcuno ha fatto avere alla stampa la mia canzone inedita e hanno scritto un articolo a riguardo.»

«Non è piaciuta?»

«Non è questo. Sono… sono solo problemi di musicisti. Non preoccuparti.»

Cercai di nascondere la mia delusione per il modo in cui aveva tagliato corto il discorso.

Non ero incapace di capire certe cose. Distolse lo sguardo e notai la valigia aperta, già mezza piena.

«Stai già facendo le valigie?»

Guardò la valigia e poi me.
«Mi sto solo portando avanti. Mi conosci. Non mi piace fare le cose all'ultimo minuto.»

Fece l'occhiolino per farmi capire che mi stava stuzzicando. Mordicchiai il labbro inferiore. Aveva già un piede fuori dalla porta, pensai.

«Ecco… Stavo pensando che la tua manager potrebbe aver bisogno di aiuto mentre sei in tour. Sai, per allestire i locali, promuovere gli eventi, cose del genere. Forse potrei venire con te.» Inspirai e mi sentii sollevata di essermi tolta quel peso sullo stomaco, sebbene Giovanni non mi avesse guardato negli occhi. «Potrebbe essere… un modo per passare più tempo assieme. Non so tu, ma io non sono ancora pronta a dirti addio.»

Strinse gli occhi in fessure e il cuore mi salì in gola. «Sono sicuro che Arianne abbia tutto sotto controllo. E poi, abbiamo sempre saputo che le nostre vite prima o poi si sarebbero separate. Perché rovinare un piano che sta funzionando?»

Curvai le spalle.

Non potevo credere di essermi illusa che provasse i miei stessi sentimenti. Quanto ero stata sciocca! Mi sforzai di guardarlo. Mi stava allontanando per proteggermi? O mi stava mandando via, senza battere ciglio perché non voleva avermi fra i piedi? La sua espressione era così enigmatica che non riuscivo a capire cosa stesse pensando. Dopo un momento di tensione e di sguardi prolungati, fece finta di sbadigliare.

«Cavolo, sono decisamente distrutto. Penso che andrò a dormire. Ho bisogno di una bella notte di riposo prima di domani.»

«Giovanni… sei un codardo.»

«Come?»

Era stupito.

«Lascia perdere.» Rimasi per qualche minuto sulla soglia, sperando che ci fosse un avvicinamento, ma non successe niente. Era chiaro che stavo rendendo le cose imbarazzanti. Non avevamo più nulla da dirci.

«Buonanotte, Giovanni. Ci si vede all'evento di domani.»

«Sarai sugli spalti?» Annuii, sforzandomi di sorridergli. «Bene, allora ti cercherò.»

Era confuso quanto me. Stava chiaramente ponendo delle barriere pur di allontanarmi e tutto ciò mi faceva ribollire il sangue nelle vene. Ma questo però… lo faceva soffrire.

Andai in bagno per sistemarmi e la prima cosa che notai fu la fila di bigliettini, ovviamente di Giovanni. Alcuni non li avevo ancora letti… o forse avevo cercato di dimenticarli.

Staccai quei post-it e li gettai nella spazzatura. Non volevo averli intorno. Provai dolore nel vedere quei messaggi sui foglietti gialli nel fondo del cestino. Asciugai le lacrime che stavano solcando il viso e serrai le labbra. Dovevo reagire. Il tempo assieme era quasi giunto al termine. Quindi, non volevo disperarmi. Con una ritrovata risolutezza, spensi l'interruttore e filai di corsa a letto.

[...]

Mi diressi da Alessia quella mattina. Dovevo prepararmi per la parata con mia sorella e la mia migliore amica. Dopo aver riversato su di loro tutte le preoccupazioni che mi attanagliavano su Giovanni… insisterono per farmi bella.

«Dovresti mettere quello rosso, tesoro.» consigliò mia sorella.

«Sono assolutamente d’accordo! In fondo dovrai percorrere il Red carpet dopo il concerto! Devi fare un figurone davanti a tutte quelle telecamere!» aggiunse Nina.

«Mi ero dimenticata del Red Carpet.»

«Hai sentito il nuovo singolo? Si tratta di te, ovviamente.»

«No, non l'ho sentito…»

«Perchè no? È fantastico che abbia scritto della volta che avete ballato sotto la pioggia.»

«Sono contenta di averlo ispirato ma… è stato un periodo un po' frenetico. Sono sicura che me la canterà quando saremo un attimo da soli.»

Oppure mi avrebbe lasciato col cuore a pezzi ma non potevo dirlo a mia sorella, altrimenti mi avrebbe chiesto un mucchio di spiegazioni. Distolsi lo sguardo, di proposito. Stava diventando sempre più complicato… fingere. Poteva avermi scritto e dedicato quella canzone, ma non sarebbe mai stato mio. Alessia si allontanò un secondo per rispondere ad una chiamata dal ristorante e Angelina si sedette accanto a me. Mi prese la mano e guardò con apprensione. Mi capiva davvero con uno sguardo.

«Cos'hai, Fe? Sembra proprio che tu stia cercando di trattenere le lacrime.»

Sbattei le palpebre sperando di non rovinare il trucco. «Ho fatto quello che mi hai detto tu. Mi sono messa in gioco. Ho chiesto a Giovanni se potevo andare con lui.»

Si tirò su e ansimò. «Fede! Sono così orgogliosa di te. Che ha detto?»

«Ha detto testualmente "no, grazie".»

Angelina sembrava delusa. «Io… sono senza parole. Pensavo davvero che… oh, mi dispiace tanto, Fede! Non capisco perché l'abbia fatto. È così ovvio di quanto sia cotto di te.»

«Suppongo… che solo uno dei due si stava innamorando. Avrà anche scritto tante canzoni romantiche, ma sono solo parole. Quando si è trattato di agire, si è rifiutato di farlo. Ma non ha importanza, perché ho preso la mia decisione definitiva!»

«Oh… avevi la stessa espressione quando hai deciso di fare quel viaggio a Las Vegas.»

«Mi restano solo pochi giorni e… sono con la testa fra le nuvole. Quindi, me ne infischio delle mie regole e mi godo il tempo che mi rimane con lui. In ogni caso, mi ritroverò col cuore spezzato, no?»

La ragazza mi strinse in un abbraccio. «Vatti a prendere il tuo uomo, Fe!» esclamò, strappandomi una risata.

[...]

La gente vestita con giacca e cravatta e abiti eleganti si sistemò sugli spalti come la sottoscritta. Erano anni che non partecipavo ad una parata come questa. I cavalli trottavano sulla strada mentre i fantini lanciavano fiori al pubblico. I ballerini danzavano, battevano i piedi e incitavano la folla ad esultare e applaudire. Strofinai le mani per tenerle al caldo. Non mi ero vestita appariscente, eppure più di cinque uomini avevano tentato di adescare. Era la carica di fiducia di cui avevo bisogno per far colpo sul bel cantautore marchigiano. Osservai la strada, aspettando con trepidazione quello di Giovanni.

Il profilo del re apparve all'orizzonte e il cuore iniziò a battere come un forsennato.

Pensai che Giovanni aveva lasciato il penultimo post-it prima di uscire. L'avevo staccato dal vetro e messo in borsa. Mi ricordai di quel dettaglio e lo presi per leggerlo con più calma.

"Meriti la vita che hai sempre desiderato. Non accontentarti mai. Ma per un’ultima notte… Sei tutta mia."

Quel messaggio era la conferma che aspettavo. Aveva deciso di andarsene, voleva che mi fosse evidente la cosa. Ma, visto che il mio cuore era già spezzato, intendevo godermi la mia ultima notte fra le sue braccia.

Sentii gridare alle mie spalle e così rivolsi la mia attenzione alla strada. Il carro di Giovanni era un vero e proprio Carnevale… la struttura centrale era un'enorme maschera e nella parte inferiore si trovava il suo trono. Dubitavo che fosse riuscito a sedervisi… si vedeva che si stava divertendo da matti. Lo guardai mentre con fierezza salutava, agitava le mani proprio come un reale e lanciava addirittura caramelle. Dato che non riuscivo a distogliere lo sguardo, mi accorsi immediatamente che i suoi occhi magnetici erano puntati su di me. Mi contemplò per un lungo momento, poi iniziò a parlare con qualcuno sul carro. Lo fece fermare davanti agli spalti. Camminò verso il ciglio e mi avvicinai.

«Ehi… Bella mora!»

«Ehi… maritino caro.»

La folla intorno applaudì sentendo il nomignolo che gli avevo affibbiato. Giovanni mi rivolse un mezzo sorriso.
«Sei così bella che vorrei abbandonare questo carro e portarti a casa.»

Un assistente gli consegnò un piccolo fagottino, etichettato col mio nome. Lo tenne in mano con un sorriso stampato sulle labbra.

«Si chiama "lancio", perché da tradizione... dovrei lanciartelo.» I suoi occhi continuarono ad osservare il mio corpo. Tremai, ma non per il freddo. «Ma visto che ho dei progetti per stasera… mi dispiacerebbe farti del male.» Sgranai le iridi e mi lasciai sfuggire una risatina.

«Gio…ehm… mi stai mettendo in imbarazzo.» Il sorriso scomparve mentre mi fissava intensamente.

«Sei mia per tutta la notte, ok?»

Chiusi la bocca, incapace di spiccicare una parola di senso compiuto dopo l'invito esplicito. Interpretò la mia esitazione come un rifiuto. Si fece molto più vicino.

«Per favore, Fede! Non lasciarmi da solo questa sera..»

Deglutii a vuoto e annuii per la sua faccia abbattuta. «Sarò tua, completamente tua. Per stasera, almeno.» Mi guardai attorno notando la folla agitarsi di più. «Stiamo ritardando la parata, Gio. Faresti meglio a darti una mossa.» Mi porse un fagottino con un sorriso timido e mi strizzò l'occhio. Poi, si spostò al centro e fece cenno con la mano di procedere. Mentre la folla applaudiva e Giovanni rientrava nella sua performance, scartai ansiosamente il fagottino. Conteneva una giarrettiera di pizzo viola, una collana di perline e… una rossa, avvolta in post-it gialli.

Il mio cuore completamente in balia dei sentimenti saltò un battito. L'aveva voluto lui. Giovanni Rinaldi stasera sarei stata totalmente sua.

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