Capitolo 13: Sono innamorata di lui?
Capitolo 13
Federica
«Voglio dedicare questo piccolo spettacolo alla mia mogliettina.» Giovanni mi riservò un occhiolino. Sentii la gente mormorare. Non potevo credere che si sarebbe esibito. Osservai il mio splendido marito che prendeva posto sul palco per animare la serata. Non glielo avevo chiesto perché non volevo metterlo in difficoltà. Ma sembrava che mio fratello non si fosse fatto scrupoli. Ero contenta, questa serata sarebbe passata alla storia come la migliore di questa città.
La folla lo acclamava e sorrise, credendo di aver fatto breccia nei cuori di quelle ragazzine.
«Fatevi sentire, forza! Più forte!» La folla impazzì del tutto. «Va bene, va bene. Non voglio che mia moglie si cacci nei guai perché stiamo facendo troppo rumore.» Il pubblico scoppiò in una fragorosa risata. «Sono qui sul palco per fare una sorpresa speciale a Federica. Non so se lo sapete... Ma a quella bella mora laggiù non piaceva la mia musica, quando ci siamo conosciuti la prima volta.» La folla sussultò.
Qualcuno mi fissò come a chiedermi: "perché?" e scossi il capo in direzione del cantante.
«Ah, G... era un segreto di famiglia e doveva rimanere tale! Nessuno doveva scoprire quanto fossi sciocca in quel periodo.»
«Be', sono contento che tu ti sia ricreduta.» Giovanni si rivolse al pubblico che ormai pendeva dalle sue labbra. «Dato che è la sua grande serata, ci tengo a suonare uno dei suoi brani preferiti dal mio ultimo album.»
Acquario...
Sì, pensandoci era dedicata ad una coppia, opposta in tutto, ma che potevano funzionare. Iniziò a cantare, accompagnandosi con la sua amata chitarra e la sua calda voce avvolse la sala. La folla impazzì. Non l'avevo mai sentito cantare e suonare dal vivo, dovevo ammettere che era magnetico.
«Sei fortunata, Federica. Hai trovato davvero un buon partito.»
«Già. Sì, è vero.»
E quella sensazione inebriante aumentò quando lo vidi fissarmi con lo sguardo perso, di un uomo innamorato.
Forse me lo stavo immaginando.
Mi stavo illudendo che stesse guardando me.
«É una serata fantastica, Fe!» urlò Angelina per sovrastare la musica ad alto volume. «Non puoi nemmeno immaginare quanto sia stato entusiasta Riccardo durante la settimana, sapendo che si sarebbe esibito Giovanni.»
«Come, scusa?»
«Sì, stava recitando la parte del fratello maggiore protettivo, ma in realtà è un suo grandissimo fan.» Risi, muovendomi a ritmo, lasciandomi andare. Angelina mi osservò per un momento. «Sei raggiante! Non ti ho mai visto così... felice, prima d'ora!»
Mi fermai e girai, sorpresa. «Che vuoi dire?»
«Lo ami davvero, eh?»
Il cuore iniziò a battere forte.
Ero innamorata di Giovanni?
«Io... non voglio parlarne adesso. É stata una lunghissima serata.»
Angelina non sembrava convinta, mi conosceva bene e capiva se che c'era qualcosa che stavo nascondendo. Mi voltai verso il palco e ripresi a muovermi a ritmo di musica. Angelina colse l'allusione e restò in silenzio. Era la mia migliore amica, avrei voluto parlarle, dirle qualcosa e rivelare cosa sentivo... Ma mi ero cacciata da sola in una situazione complicata e non potevo confidarmi con nessuno. Esalai un sospiro, strofinando le tempie.
"Bel problemone, Federica."
«Sembra preoccupata, Federica.»
«Come ha fatto ad entrare?!» Sobbalzai, incrociando il volto di quella reporter impicciona. «Ancora lei. Che cosa vuole?»
«Niente di complicato. Può rispondere ad alcune domande? Ha organizzato un bell'evento. E tutto per beneficenza. Che gesto nobile.»
«Non è...»
«E umile. È una donna piena di sorprese, Federica. Ha avuto una buona idea, sa come farsi pubblicità.»
«Cosa? Cosa sta dicendo?»
«Dico che è brava a raccontare storie.» Ammiccò e tirò fuori un blocchetto, iniziando ad appuntare con la penna.
Pensava che l'avessi organizzato per me stessa, ma si sbagliava. Si stava comportando in maniera sfacciata. Ma, con certe persone, era meglio essere indifferenti piuttosto che dare il pretesto di indagare sulla tua vita. Volevo dirle quello che pensavo, ma attirare l'attenzione con un marito come celebrità era una pessima idea. Guardai il palcoscenico e mio marito. Non potevo rovinare il suo momento di gloria. Finì di cantare e tutti applaudirono.
«É proprio un bel tipo, eh?»
«Grazie, signori e signore! Ma gli applausi non dovrebbero essere per me.» I suoi occhioni blu si posarono su di me e il cuore mi salì in gola. «Dovrebbero essere rivolti alla mia bellissima moglie, Federica. Vieni.» La folla applaudì e le mie guance si tinsero di bordeaux. Non ero mica una cantante. «Dai, non essere timida.» mi esortò.
«Qualcosa non va, Federica?»
La reporter mi guardò, era pronta ad appuntare ogni mossa. Dio, era arrogante e mi faceva venire il nervoso solo a fissarla. Guardai il sorriso di Giovanni. Mi stavano guardando tutti, la stampa, gli invitati e lui. Non sapevo cosa fare, se rimanere qui tra la folla o salire. Risi timida.
«Ok, va bene...»
Un passo dopo l'altro mi feci spazio e salii. Mi tese la mano e l'afferrai. Mi tirò verso di sé e avvolse il braccio attorno alla vita. Giovanni esortò la folla ad applaudire il mio coraggio. Tutti batterono le mani come se fossi io la star che aveva cantato.
Feci un piccolo gesto con la mano per salutare il pubblico in visibilio.
«É una forza della natura e una donna veramente straordinaria.»
Gli occhi gli brillarono, forse a causa di tutte quelle luci. «Il suo sogno è proprio quello di aiutare la gente e proprio per questo ci serve tutto il vostro sostegno. Tu vuoi dire qualcosa, Fe?»
Deglutii e afferrai il microfono, guardando i volti della mia famiglia, dei miei amici e degli invitati.
«Io... Vi sono davvero grata per essere venuti qui e aver dato il vostro contributo.»
Ci furono altri applausi. E poi, una voce si levò dal fondo.
«Bacialo, Federica!»
«Bacio! Bacio!»
Tutti si unirono al coro. Giovanni mi guardò con fare seducente e alzò il sopracciglio. Mi girai verso mio marito e sorrisi.
«Diamo spettacolo.» sussurrai.
«Sai, mi hai letto nel pensiero.»
Mi spinsi verso di lui e lo poggiai le labbra sulle sue.
La gente urlò e applaudì. Sorrisi e Giovanni sussurrò un "wow". Continuò il bacio. Mi strinse un istante e poi mi lasciò andare. Appoggiò la fronte contro la mia, sembrava un sogno.
«Ottimo spettacolo.»
«Potrei dire lo stesso di te, G.»
Rise e si allontanò di nuovo. «Fai un inchino tesoro, te lo meriti.» La folla applaudì un'ultima volta e finalmente scesi da quel palco, per non rubare più la scena al cantante.
Il resto della serata trascorse velocemente e vennero fatte molte donazioni. Riuscii a superare il mio obiettivo, ma senza l'aiuto di Giovanni dubito che ce l'avrei fatta.
Era stato lui a spronare la gente.
La mattina dopo, mi svegliai al suono di un vociare fastidioso.
«Ma che sta succedendo?» Del tutto disorientata, mi sedetti sul ciglio del letto e mi guardai attorno. Sentii un vociare, l'abbaiare del cane, la voce acuta di Angelina mista a quella di Giovanni. «Che diamine...» Mi alzai incastrandomi fra le lenzuola e rischiai di ruzzolare giù. Mentre mi affrettavo a raggiungere la camera, ragionai su quale scusa rifilare alla mia amica per giustificare il dormire separati.
Era strano che Angelina fosse qui.
Pensai di dirle che avevamo avuto un litigio e siccome non voleva stare sul divano, aveva scelto la stanza degli ospiti.
Sei paia di occhi si voltarono contemporaneamente verso di me quando arrivai sulla porta.
Il cane abbaiò scodinzolando con la codina, Angelina era sotto shock e Giovanni era rilassato, ma molto in imbarazzo.
«Ehi, Fe. Abbiamo un ospite a sorpresa.»
«Mi dispiace tanto per la seccatura. Riccardo ha dimenticato dei documenti e sono venuta a prenderli. Avevo intenzione di entrare e uscire senza che nessuno se ne accorgesse, ma...» Fece un cenno con la testa verso Giovanni che era nascosto sotto le lenzuola, che prima erano sue. «Ho trovato Giovanni... nel mio letto.» Mi guardò con uno sguardo indagatore e gli occhi luccicanti. Sapeva che nascondevo qualcosa.
«Engi... é così bello vederti! Wow, che bella sorpresa a quest'ora del mattino.»
Feci un sorriso tirato e Angelina inarcò il sopracciglio, dubbiosa. Giovanni si schiarì la voce ed entrambe ci girammo.
«Potreste andare da qualche altra parte a parlare? Sapete, così posso mettermi qualcosa addosso.»
Le guance di Angelina si fecero rosse come pomodori maturi, poiché, a quanto pare, Giovanni dalla vita in giù non aveva nulla.
«Sì, andiamo in cucina, tesoro.»
Dopo esserci sedute, lasciando Giovanni a cambiarsi, Angelina si chinò all'indietro e incrociò le braccia al petto.
«Sputa il rospo. Perché la coppia più felice dell'universo dorme in camere separate?»
«Perché? C'è una regola per cui dobbiamo per forza dormire insieme? Non c'è scritto da nessuna parte.»
«Davvero?»
«Sai, Giovanni scrive sempre. E se gli stai troppo con il fiato sul collo, non rende come si deve. Preferisce avere la sua privacy e i suoi spazi.» Strascicai le ultime parole e mi fissò con sguardo inquisitore. «Ecco! Abbiamo litigato.»
«Quanto tempo fa? Tutte le sue cose sono nella mia stanza, non nella tua.»
«Non devi credermi se non vuoi. Non so davvero a cosa stai pensando, ma...»
«Penso che questo matrimonio sia finto.» Dichiarò e schiusi le labbra, dimostrando che non si stava sbagliando. Ma non era contenta di avere ragione.
«E perché lo pensi?»
«Perché ogni volta che lo guardi, i tuoi occhi hanno questo strano luccichio. Ti si illuminano. Poi si spengono, come se fossi disperata e triste. L'unica cosa che non capisco è perché mentiresti su una cosa del genere.»
Spinsi la fronte contro il tavolo e la vergogna si impossessò di me e della mia faccia.
«É stato solo un momento di follia. Poi tutto mi è sfuggito di mano.»
Iniziai a raccontarle tutto, dalla mia stramba idea di avere un'ultima avventura a Las Vegas, fino agli ultimi eventi della nottata precedente.
«Credo di aver avuto un colpo di fulmine quando ci siamo incontrati.»
«Meglio che faccia del caffè.»
«Il mio lo voglio... il più forte possibile. Scuro, come la mia anima torturata.»
Si alzò e accese la macchinetta. Dopo un attimo, si rimise seduta sullo sgabello di fronte a me.
«Il vostro matrimonio è finto. Però... Tu lo ami, vero? Bene, qual è il piano?» Guardai alle spalle, sperando che non sentisse. Angelina annuì, facendomi segno che potevo parlare, visto che eravamo sole. Era entrato in doccia un minuto fa, non c'era alcun pericolo.
Mi presi la testa fra le mani e massaggiai le tempie per farmi passare quel mal di testa atroce.
«Il mio piano è mentire per qualche anno, poi divorziare al momento giusto e restare amici.»
«Pensi davvero di poter continuare la farsa così a lungo?»
«Non lo so, non ho altra scelta! Se la stampa lo scoprisse farei una figura patetica! E la carriera di Giovanni andrebbe a rotoli.»
«Tesoro, non voglio giudicarti. Ma ti conosco. E conosco la tua anima. Mi chiedo, in questo caso, se non sia peggio vivere nella menzogna.»
La macchina del caffè avvisò con un bip che era pronto e Angelina si alzò. Tornò poi con una tazza fumante e me la mise davanti. Bevvi un unico sorso e sospirai.
«La cosa che mi spaventa di più... è ferire Giovanni. É colpa mia se ci siamo sposati. Sono io che ho messo a rischio la sua carriera. Non me lo perdonerei mai se la verità venisse fuori e questa situazione lo ferisse. Soprattutto ora che...»
«Ora, cosa?»
«Ora che so così tanto di lui. Angelina, è un bravo ragazzo. Meglio di quanto avessi immaginato.»
«Oh, Fede, sei proprio cotta.» Bevvi un altro sorso di caffè, non sapendo come replicare e Angelina mi fissò profondamente. «Cosa ti dice di fare il tuo cuore?»
«Il mio cuore? Lo stesso che mi ha convinto a sposarmi con Giovanni Rinaldi?»
«Ah! Non dare colpe al tuo povero cuore per il tuo status di ubriaca! E non eludere la domanda. Sai cosa intendo.»
«Il mio cuore dice che... sono spacciata. Non importa cosa sceglierò di fare, si spezzerà comunque. Se cerco di farlo restare, finirò col cuore a pezzi. Se lo lascio andare succederà lo stesso. Se dico la verità, avrò il cuore a pezzi. Se continuo a non dire la verità... avrò sempre il cuore a pezzi!»
«Ti sei messa in un vero pasticcio.»
«L'eufemismo dell'anno.»
«Non è la storia più convenzionale del mondo, ma sei innamorata di lui. Quindi... non capisco perché non puoi trasformare il tuo finto matrimonio in uno vero.» Dopo aver pronunciato queste parole si chinò e mi sussurrò. «Sai se lui prova le stesse cose?»
«Ma mi stai ascoltando? Non importa se prova lo stesso o no. Non possiamo stare insieme!»
Angelina sventolò la mano in aria. «Oh, tutti i problemi che mi hai elencato sono tutti perfettamente risolvibili. La verità è che stai usando queste scuse per non provarci.»
«Non è vero!»
«É la verità. Smettila di mentire a te stessa, Federica. Così potrai capire come risolvere la cosa.»
Sospirai frustata e Angelina si fece scappare una risatina divertita. Che bastarda, aveva vinto il round a mani basse.
Ero stanca di celare i miei sentimenti e di tenermi lontana, sottraendomi a questa energia.
«Giovanni non sarà per sempre in tour, se questo è quello che ti blocca. State meglio del 90% delle persone sposate che conosco.»
«Che ti aspetti che faccia?»
«Cosa mi aspetto? Che vai dal tuo uomo! Gli dici quello che provi.»
«E se mi rifiutasse?»
«Saprai che allora non era destino. Ma saprai anche che ti sei messa in gioco.»
«Ecco... Hai ragione. Io dirò a Giovanni cosa provo.» Si chinò in avanti e mi diede il cinque, lanciando anche un urletto di vittoria. «Che scema.»
«Sono così orgogliosa di te! Quando lo farai?» Mi bloccai. Volevo organizzare qualcosa di eclatante. Ma tra il dire e il fare... gli occhi di Angelina si strinsero in fessure. «Fede, te lo ripeto: quando hai intenzione di farlo?»
«Al PollyWood Summer Festival... la città in cui è cresciuto gli dedicherà un'intera giornata. Sarà una grande festa. Sarà felice e sarà quello il momento migliore per la mia confessione.»
«Allora, faccio il tifo per te! Qualsiasi cosa ti serva, ti copro le spalle.» La ringraziai di cuore. Mi era sempre stata vicina. «Vuoi che tenga segreto il tuo piccolo accordo con Giovanni?»
«Sì, ti prego!»
Gli occhi di Angelina si spostarono alle mie spalle e notai Giovanni appoggiato allo stipite. Era appena uscito dalla doccia, con i pettorali in bella mostra e un asciugamano in vita.
«Te ne sarei grato, Angelina.» Sbiancai. Stavamo parlando di lui poco fa ed eccolo apparire.
«Gio... Ehm, da quanto tempo sei lì?»
I suoi occhi guizzarono su di me e il mio cuore accelerò di botto.
«
Da un po'.»
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