Capitolo 12: Il Grande Debutto
Capitolo 12
Federica
Era trascorsa una settimana da quando Angelina era tornata a casa e stavo andando nel panico. Inoltre, non avevo trovato niente da mettermi ed ero in crisi.
Giovanni, intanto, sorrideva in modo divertito dalla soglia della camera.
«Andrà tutto bene, mora.»
Facile per lui parlare.
«É un mese intero che organizzo questo evento di beneficenza... se combinassi un casino? E se nessuno facesse una donazione?»
«E se la smettessi con le paranoie, Fede? Ho visto come hai lavorato. Sei stata straordinaria!» Mi incoraggiò. «Indossa qualcosa che ti fa sentire sicura di te.»
Feci un respiro profondo per mantenere i nervi saldi.
«Hai ragione. Sai sempre cosa dire per tranquillizzarmi. É un potere speciale?»
Mi fece l'occhiolino. «Sei sicura che non vuoi che mi esibisca? Potrebbe spronare la gente a fare donazioni.»
«Sei molto dolce, ma non posso accollarti questa responsabilità, Gio.»
Annuii, con espressione gentile. «Sono in camera se hai bisogno, d'accordo?»
«Mhmm, okay.»
«Ricordati solo una cosa: abbi fiducia in te stessa e nelle tue capacità.» In seguito, uscì, lasciandomi sola con i miei pensieri. Alla fine, scelsi l'outfit con un pantalone scuri e una blusa verde con lo scollo a V.
Giovanni
«Wow, questo posto è veramente impressionante!» commentai non appena misi piede nel ristorante di mia cognata.
«Alessia ha lavorato sodo per avere questi risultati.»
Increspai le labbra sornione, la serata era appena iniziata.
Guardai mia moglie e aggrottai la fronte. «Ehi...» Le circondai la vita col braccio e le scoccai un bacio sulla tempia. «Tutto bene?»
«Sono... agitata. Sai cosa si prova quando si pianifica un evento. Mi capisci, vero?»
«Non c'è niente che andrà storto cara, anzi è tutto perfetto. Hai fatto un ottimo lavoro.»
Darle fiducia era stato ciò che avevo fatto in questo quarto d'ora e le sue guance presero colore. Distolse lo sguardo.
«É impossibile resistere al tuo fascino, signor Rinaldi.»
«Mi stai dicendo "grazie?"»
Rise, pensando a qualcosa che non mi era dato sapere. Sembrava avere la testa altrove, immersa in chissà quali pensieri e spostò lo sguardo sulle persone che affollavano la sala. Probabilmente la notizia che ci sarei stato anch'io aveva creato scalpore in città. Mi allontanai da Federica per scattare qualche foto e fare degli autografi.
Federica
Il sorriso mi si allargò sulle labbra, vedendo Giovanni impegnato a scattare le foto con i bambini e firmare gli autografi.
«Hai sentito che Giovanni ha addirittura convinto la signora Sandri a donare più di mille euro? Eppure quella donna è sempre stata una tirchia del cavolo, una col portafoglio più stretto dei miei jeans.»
«Giovanni... mi sorprende sempre. Pensavo che avrebbe fatto solo una donazione e basta, ma a quanto pare si sta facendo in quattro per convincere le persone a fare lo stesso».
Io e mia sorella avevamo gli occhi inchiodati sul moro.
«Sai, non ero proprio sicura di cosa pensare quando ho scoperto che ti eri sposata.»
«So che...»
«Fammi finire, Fe.» Alzò il palmo. «Più ti vedo insieme a Giovanni, più sono convinta che tu abbia fatto la scelta giusta. Formate una bellissima coppia e avere una profonda chimica. Non avrei mai pensato di dire queste parole riguardo un rapper... però credo sia la tua anima gemella.»
«Penso che...» Alessia probabilmente aveva bevuto un bicchiere di troppo e adesso doveva certe cavolate. «Le cose sembrano sempre migliori viste da un punto esterno.»
«Cosa vuoi dire? Avete dei problemi?»
Vedendo gli occhi di mia sorella pieni di preoccupazione. «No! Certo che no! Voglio dire che possiamo sembrare perfetti, ma non lo siamo. Nessuno lo è.»
Non volevo che si affezionasse... sapendo che questo sarebbe finito molto presto. Alessia mi abbracciò e ricambiai, travolta da un'ondata di emozioni. Dopo poco, si allontanò per controllare la situazione in cucina. Non intendeva lasciare niente al caso. Giovanni era ancora impegnato a chiacchierare con gli invitati e spillare altre donazioni, ma il modo in cui mi guardava era magnetico. Mi domandai di cosa stesse parlando, probabilmente tutti si stavano congratulando per il nostro matrimonio o forse era per la sua musica. Non avevo niente di cui preoccuparmi...
Mi lanciò un altro sguardo, più lungo dei precedenti. Si stampò un sorriso malizioso mentre una donna anziana gli sussurrava in un orecchio. Sospirai, frustata di essere troppo distante. Mi avvicinai al bancone per fare una rassegna degli alcolici. Mentre facevo l'ordinazione al barman, il mio fratellino si avvicinò a me.
«Nom girarti... c'è un ospite indesiderato.» Mi voltai con disinvoltura e fissai la direzione che indicava Riccardo, restando a bocca aperta.
«Che cavolo ci fa Luca qui?!»
«Lo vorrei sapere anch'io. Non l'avrai mica invitato te?»
«Invitare il mio ex traditore?! No, figuriamoci. Scherziamo!» Ridussi gli occhi in fessure. «Sembra che il bastardo sia in compagnia della ragazza con cui mi ha tradito. Cosa faccio?!» Lo dovevo ignorare. O magari, prenderlo a pugni o meglio sbattergli in faccia il disappunto. «C'è molta gente, non sarà difficile ignorarlo.»
«Ho un'idea, aspetta qui.» Mi rivolse un sorriso minaccioso e si allontanò. Restai ad osservarlo innervosita. Conoscevo bene quello sguardo, gli frullava in testa qualcosa e io non volevo che facesse una pazzia. L'ultima volta che gli avevo visto quello sguardo aveva fatto uno scherzo al preside, ottenendo una sospensione per due settimane. Riccardo era scomparsa nella folla, si avvicinò a Giovanni e gli sussurrò qualcosa. Quest'ultimo si girò verso la sottoscritta.
Avrei dovuto prevederlo...
Infatti Giovanni annuì e avanzò verso di me. Il mio cuore iniziò a battere più forte. Dannato. Feci qualche passo per andargli incontro, ma mi bloccai quando mi resi conto che il corvino dai capelli ricci stava arrivando. Lo sguardo ardente di Giovanni mi fece indebolire le ginocchia, mi affrettai a raggiungerlo. Anche lui velocizzò l'andatura.
Appena fummo vicini, mi fermai e guardai nervosa Luca.
«Giovanni cosa...» Mi bloccai brutalmente quando schiantò le sue labbra sulle mie. Mi sfuggì un gemito per la sorpresa del gesto. Buttai le braccia al collo di mio marito e baciai con trasporto. D'un tratto, la gente applaudì e mi allontanai, spostando i capelli dietro l'orecchio.
«Scusa, non riuscivo a starti lontano.»
«Davvero? Eri geloso del mio ex?»
«Da morire. O ti baciavo o gli davo un pugno in faccia. E sto cercando di fare una buona impressione, ecco perché ho scelto la prima opzione.»
Ora che ci eravamo separati, la folla si accalcò. Un uomo tirò una pacca a Giovanni. Una donna si chinò e mi rifilò un'occhiata maliziosa. «Ah, l'amore, che bello. Adesso non si direbbe ma alla tua età ero un bel pezzo di donna! Quindi, piccioncini cari... continuate così e divertitevi più che potete. Non preoccupatevi per chi non approva.» Risi e feci un passo indietro.
«Lo spettacolo è finito per oggi, mi dispiace deludere le vostre aspettative.»
«Scusate, è stata colpa mia.» Riprese Giovanni. «Non riesco proprio a stare lontano da questa ragazza.» La sua affermazione suscitò un altro applauso.
«Ok, ok, spettacolo finito! Non dimenticate che fra poco Riccardo tirerà fuori la chitarra e ci canterà qualcosina.» La folla applaudì ancora, poi si disperse. Il braccio di Giovanni era rimasto attorno al mio busto.
«Sei stata fantastica...» sussurrò.
«Io sono fantastica.»
«E molto sexy.» Mi baciò sulla testa e avvertii qualcuno guardarci. Luca era seduto su uno sgabello e ci fissava con lo sguardo da funerale. «Vuoi che lo butto fuori a quel damerino?»
«Che cosa?»
«Scherzo... io sono pacifista.»
Mi fermai. «Non è una cattiva idea.»
«In che senso?»
«Voglio dire che dovremmo separarci un attimo e parlare con altre persone. Non dimenticare che ci dobbiamo occupare delle donazioni. E poi, se vado a parlarci, mi farà saltare i nervi.» Gli diedi un bacio sulla guancia. «Comunque, grazie G.»
«E per cosa?»
«Ho sentito che hai donato un bel po' di soldi.»
«Ma doveva essere anonima!»
«Tesoro, sei cresciuto a Pollenza. Dovresti sapere come funzionano certe cose.»
Lo lasciai per andare in bagno ad incipriarmi la faccia, ma in realtà avevo bisogno di qualche minuto di pausa da tutta quella tensione emotiva. Uscii fuori e respirai l'aria frizzante della nottata. Avrei sfidato qualsiasi persona... a non innamorarsi di una persona simile come Giovanni Rinaldi e il fatto che interagisse con la mia gente non veniva in mio soccorso. Per distrarmi, scrollai sul cellulare e cercai il mio nome su Google. Questo matrimonio aveva destato non pochi sospetti, tipo che fossi incinta. La gente aveva proprio bisogno di tirar fuori le loro strampalate ipotesi. Ma quanto entri in questo giro, vieni squadrata in ogni particella del tuo corpo. Non mi importava della mia pancia o del mio fisico. Mi piacevo com'ero. Però la gente non stava speculando su una mia presunta gravidanza, ma su chi Giovanni avrebbe dovuto sposare. Io, ovviamente, non figuravo tra le candidate. Parlavano di una certa Nahize... si sarebbe esibita con lui ad un concentro a Milano la prossima settimana. Esalai un respiro e spensi il cellulare. Non aveva senso essere gelosa di un uomo che neppure mi apparteneva.
Tirai un altro sospiro e lasciai quella tranquillità, rientrando nel caos generato da tutte quelle voci e persone. Vidi Angelina salire sul piccolo palco, l'avevo assunta "presentatrice" e se la stava cavando bene. Mi misi in un angolo ad ascoltare.
«Fatemi sentire quanto siete eccitati!» Incitò la folla, che esultò, e per non essere da meno anche io mi unii al coro. Riccardo si sarebbe esibito a breve.
Potevo chiederlo a Giovanni... ma non volevo metterlo sotto pressione. In quanto mio marito, sarebbe stato costretto ad accettare e non doveva per forza accontentare i desideri di tutti.
I presenti accolsero mio fratello con un lungo applauso. Quest'ultimo aveva la chitarra in mano e con l'altra salutò il pubblico abbastanza sciolto. Si girò indietro e annuì. La folla andò in delirio e spalancai la bocca alla vista di Giovanni che apparve dietro le spalle di Ric. Sorrise e afferrò il microfono.
La folla fece talmente tanto trambusto che mi parve di essere diventata sorda. «Salve a tutti!» Esordì e posò gli occhi su di me. Il suo sorriso si ingigantì. «Sono salito quassù perché ho una piccola sorpresa per la mia mogliettina. Fatemi sentire un bell'applauso, forza!» Urlò.
Era un pazzo...
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