Capitolo 11: Confessioni al buio

Capitolo 11

Federica

Qualche ora più tardi, mi rifugiai nel mio bagno. Non ero pronta ad affrontare quella nottata, soprattutto sola con Giovanni.

Fissai il mio viso allo specchio.
Ci aveva appiccicati sul vetro una marea di post-it colorati. Ma la mia attenzione venne catturata da uno, in particolare...

"Ti ho già detto quanto sei sexy? Be', lo sei. Falli secchi." E un altro, lasciato stamattina. "Sarò in studio tutto il giorno. L'album sarà una bomba. Alessandro dice che sei il mio portafortuna."

Sotto la dedica c'era anche una faccina a forma di smile. Nessuno di quei bigliettini oltrepassava i miei limiti, filtrava ma senza esagerare, e apprezzavo il suo modo di fare. Forse li avrei tenuto lì anche quando se ne sarebbe andato.

Finii di spazzolare i denti, spalmai la crema idratante a fragola e infine infilai il pigiama. Continuavo a rimuginare a lungo sulla giornata, al modo di Giovanni di tenermi avvinghiata a sé e sussurrarmi all'orecchio.
Scossi la testa per cancellare quella visione. Dovevo rispettare le regole e non andare a letto con questo cantautore. Mi sarei fatta del male, lo sapevo. Però... in fondo potevo stuzzicarlo, non c'era nulla di male. Infilai una vestaglia carina, con uno scollo importante. Era un abbigliamento privo di malizia, direi. Osservai il risultato e passai le mani nei capelli. Feci un respiro profondo ed entrai in camera.

«Oh...»

«Ohi, Fe...» Lo trovai disteso sul letto con i pettorali scoperti. «Posso dormire sul pavimento, anche se è freddo e potrei prendermi un brutto raffreddore.»

Mi avvicinai con le movenze di un robot e sedetti dall'altro lato per mettere una certa distanza. «Che cosa ridicola. Siamo adulti, no?»

Mi sorrise. «Giusto.»

Stavo per sdraiarmi, ma mi rialzai. «Dovrei spegnere la luce. Va bene per te?»

«Fai pure.» Asserì, congiunse le mani dietro la testa e incrociò comodamente le gambe.

Buona idea.

Andai a premere l'interruttore e la camera venne immersa nell'oscurità. In tre secondi me ne pentii della mia scelta. Iniziai a farmi le solite pare. La stanza appariva più piccola, più intima e il suono del suo respiro acuiva i miei sensi. Mannaggia a me...

Mi lasciai scivolare sotto le coperte e avvertii qualcosa strusciarsi sulle mie gambe. Per tirare su il lenzuolo, gli sfiorai il braccio inavvertitamente. Rabbrividii a quel contatto e gli toccai anche la gamba. Giovanni non si muoveva di un centimetro, rispettava i miei spazi, ma questa situazione riportava alla memoria ciò che era successo a Las Vegas...

No! Per favore...

Strizzai gli occhi, scacciando via quei pensieri e quella sensazione di avvertire le sue mani sulla mia pelle o la pressione delle labbra sul mio collo mentre lo baciava.

«Niente intimità in questa casa!» lo urlai forte, senza connettere il cervello e mi tappai la bocca, vergognandomi a morte.

«A cosa pensavi?» Si girò sul fianco e sentii il suo calore.

«Non credo che lo verrei a dire proprio a te.»

«Sai... c'è tutta una serie di cose che potremo fare, oltre il sesso.»

«Potrebbe essere, ma non sono dell'umore.» Mentii palesemente. Però Giovanni non se la prese.

«Se cambi idea, sai dove trovarmi.» Ironizzò, ma qualcosa nel suo tono mi fece intendere che aspettava un mio segnale.
Mi basterebbe fargli capire che anche io volevo baciarlo e mi avrebbe assaltato come un leone. L'idea mi allettava. Ma il mio istinto di sopravvivenza era più forte di qualsiasi desiderio.

«Parlami dei tuoi genitori.»

Si ributtò sul materasso con un gemito. Mi fece ridere. Non poteva nascondere la sua evidente frustrazione quando gli chiedevo del passato.

«Cosa vuoi sapere?»

Mi girai sul fianco e poggiai la mano al di sotto della guancia. «Vorrei sapere qualcosa in più su tua madre.»

«Mia madre... Mia madre è una combattente. Ha sempre combattuto contro il cancro e senza mai perdere il sorriso.» Raccontò con tenerezza ed ebbi un tuffo al cuore. «Ha sempre pensato in modo positivo...»

«Che tipo di cancro aveva? L'ha sconfitto?» Il sorriso si affievolì gradualmente. Piombò il silenzio e rimpiansi di avergli fatto quella richiesta così personale. «Lascia stare, non importa. Giovanni, puoi pure dormire. Non voglio fare la ficcanaso. Sarai stanco.» Troncai il discorso e restò ancora silenzioso.

«Quando finalmente sconfisse la malattia, papà la portò in crociera per festeggiare. Sono contento che si siano goduti quella bella vacanza.»

Si sistemò meglio, poggiò il braccio sotto la testa e fissò il soffitto.

«Cos'è successo poi?»

«Sapevi che c'è una correlazione tra cancro al seno e alle ovaie?»

«Ho il presentimento che non mi piacerà quello che stai per dire. Ha dovuto combattere contro due tipi di cancro?»

Allungai la mano per accarezzargli il braccio, non sapendo come comportarmi per confortarlo.

«É uno scherzo crudele che la vita riserva a quelle persone che hanno già lottato troppo.» Gli occhi gli si colmarono di lacrime e tirò su con il naso. «Ma la cosa più sorprendente è che... non si è ancora arresa.»

«Ci sono speranze? Si riprenderà?»

«No, nessuna speranza. Tutto quello che possiamo fare è aiutarla a vivere al meglio delle sue possibilità, fino alla fine. Lei continua a combattere, e si rifiuta di vedere uno di noi scoraggiarsi.»

«E tuo padre? É difficile per lui vivere il tuo sogno mentre si prende cura di tua madre?»

Portò la mano sugli occhi e deglutì. «É orgoglioso di me. Fu un vecchio amico ad aiutarmi all'inizio della mia carriera. Lui ha rinunciato al suo sogno di fare musica e l'ho continuato io. Mi ha aiutato a concretizzarlo e la mamma si è assicurata che rimanesse una realtà solida.» Si stese di schiena e mi fece cenno di avvicinarsi. Poggiai la testa sul suo petto, inspirando piano e lo accarezzai sulle braccia. «Subito dopo l'ultima diagnosi... eravamo stati ingaggiati per uno spettacolo a Milano. Sarebbe stata la prima tournée. I ragazzi non hanno battuto ciglio quando l'abbiamo cancellato, ma la mamma ci ha fatto una ramanzina. Mi disse che se avessi fatto qualche cazzata, sarebbe salita fino a Milano per farmi una tirata d'orecchie.» Sghignazzò e mi accarezzò i capelli. «Lo avrebbe fatto davvero. Ne sarebbe stata capace.»

«Sembra... una persona che mi farebbe piacere conoscere. Una guerriera favolosa... anche se mi intimiderebbe da morire. Ha affrontato l'inferno e ha cresciuto l'uomo più straordinario...» Alzai lo sguardo su Giovanni che aveva gli occhi lucidi. «Che abbia mai incontrato.»

«Sono stato fortunato. Sono fortunato in mille cose, a dire il vero. Ho un lavoro che amo, mi piace far felice le persone con la mia musica, con le canzoni che scrivo.» Mi accarezzò i capelli e appoggiai la testa sul suo petto.

«Non è fortuna. Sei un'artista.»

Mi mise il dito sotto il mento e lo alzò. «E come fai a saperlo?»

«Lo so perché... hai molti fan che ti apprezzano. Hai vinto molti premi nella tua carriera. Non avresti avuto certi riconoscimenti se non fossi così talentuoso.»

«Odi ancora la mia musica?» Scrollai le spalle. «Speravo che se fossi rimasto a lungo, avresti cambiato idea.»

«Temo che dovrai continuare a scrivere...»

«Non preoccuparti, ho intenzione di farlo. La mia carriera non è solo un lavoro. Da quando papà ha dovuto rinunciare, mi sento come se lo facessi per tutti e due e questo mi dà la carica.»

«Sono sicura che i tuoi genitori sono orgogliosi di te.»

Mi baciò sulla nuca e chiusi gli occhi. «Un po' come la tua famiglia.»

«In che senso?»

«Voglio dire, non ho mai temuto per la mia vita come a quella cena. Ma al tempo stesso... non ho mai avuto così tanta nostalgia di casa. Sei davvero fortunata ad avere una famiglia così unita e protettiva nei tuoi confronti.»

«Lo so, ma a volte è difficile. Penso sempre che mi considerino sempre un'adolescente pazza, con tanti grilli per la testa, che ha bisogno di essere protetta dalle cattive decisioni. Vorrei si rendessero conto che sono cresciuta.» Mi accoccolai contro il corpo di Giovanni e lasciai andare un sospiro. Ero così preoccupata di non riuscire a resistere alla tentazione di finire a letto, ma anche... chiacchierare era bellissimo. Sbadigliai e quest'ultimo ridacchiò.

«Hai sonno?»

«Mhmm. Sono un po' stanca. Resistere al tuo fascino consuma le mie energie.»

«Allora riposati, perché intendo continuare ad essere affascinante, anche domani.» confessò. Annui con fare stanco.

«Cerca di fare sogni piccanti su di me.»

Mi diede la buonanotte. Volevo stampargli un bacio innocente sulla guancia, ma non mi parve il caso. Appoggiai solamente l'orecchio al suo petto, sentendo i battiti regolari del cuore e capii che il motore non era solo la passione irrefrenabile.

Il nostro legame era più profondo di una semplice attrazione solo fisica.

Ci tenevo davvero a lui. Tanto...

Forse... di questo passo, rischiavo seriamente di innamorarmi.

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