Capitolo 1: La folle avventura

Capitolo 1

Federica

Non riuscivo a credere di essere davvero a Las Vegas. Avevo sempre sognato di intraprendere un viaggio da sola, e indovinate un po'?

Alla veneranda età di venticinque anni, ce l'avevo fatta.

Una volta finita l'università, programmai il viaggio e comprai il biglietto, anche se dovetti accontentarmi di fare il volo in Economy. Che sciocca! Non mi sono ancora presentata: io sono Federica Andreani e, per la prima volta, ero in una città da sballo, famosa per i casinò e la vita notturna stravagante: la gente qui addirittura organizzava matrimoni lampo e risparmiava sul costo del vestito, delle damigelle e gli invitati.

Figo, no?

Sfortunatamente dovetti trovare un compromesso con i miei, che non mi avrebbero mai lasciato partire se non avessi giurato su due cose: non mettermi nei guai e dare una mano a mia sorella.

Alessia si era cimentata nella ristorazione e aveva aperto un ristorante, dove si serviva cibo messicano. Aveva ingaggiato un rapper famoso e io da brava sorellina mi ero offerta di darle una mano con il catering. Non poteva farcela da sola oppure si sarebbe stancata troppo...

"Anche se non avrei mai pensato di ritenere Las Vegas noiosa..." pensai mentre appoggiavo sulla tavola i tacos, cultura dello street food. "Ok, che stavo lavorando, ma avrei voluto un po' di svago".

«Grazie, signorina Federica. È il miglior servizio di catering che abbia mai avuto. Piacerà moltissimo anche al rapper.»

«Nessun problema.»

«Lei è molto gentile.»

Non avevo mai sentito di un cantante denominato "Piccolo G" ma mia sorella impazziva per i suoi pezzi e aveva tutti i suoi CD. Diceva che aveva un fascino che ti catturava alla prima nota e se mi fossi messa ad ascoltarlo, anche io lo avrei apprezzato. Ma non aveva importanza il mio parere, l'obiettivo era tutt'altro. Cercavo nuovi stimoli, sfogarmi e lasciarmi andare. Dopo un anno di sacrifici passati a sgobbare sui libri, era più che meritato. Annuii a me stessa, determinata. I miei non erano convinti della mia buona fede, pensavano che fossi la solita irresponsabile, al punto che privilegiavano Alessia, ma per la miseria! ero io a fare il lavoro sporco in quel momento.

Mi terrorizzava un po' avere una vita perfetta, con un uomo comune a tutti gli altri e noioso. Ma la cosa che più temevo era di non riuscire a dimostrare di portarmela cavare senza l'aiuto dei miei o di nessun altro.
Volevo realizzare il mio sogno nel cassetto: aprire una mia attività e diventare un'imprenditrice.

Ero troppo matura per invaghirmi di uomini affascinanti ma poco intelligenti.

"Oh, Dio, se esisti potresti mandarmi un ragazzo che mi faccia divertire ma che non abbia pretese. Solo per un giorno." E come se avesse ascoltato la mia preghiera, alzai gli occhi e li posai sul ragazzo che aveva appena varcato la soglia. "Già che ci sei, vorrei un milione di euro"

La voce dello speaker dalla radio catturò la mia attenzione poi:
"La casa discografica del cantautore e rapper italiano Piccolo G... spera di poter presto annunciare la data d'uscita del prossimo album. Sarà a causa del comportamento del cantautore marchigiano? Il cantautore dovrà sposarsi presto... Oppure la sua carriera potrebbe essere a rischio!"

Spensi quell'aggeggio e mi avvicinai al vassoio col cibo esattamente come fece lo sconosciuto.

"Che cliché del cavolo... Eccolo il solito cantante da quattro soldi che ci prova con tutte le donne."

Il ragazzo dai capelli scuri, gli occhi cristallini e i baffi alla Freddie Mercury allungò un piatto con un sorriso, portandomi a spalancare la bocca.

«Ehi...»

Chi gli dava tutta questa confidenza?

«Sai che sei la risposta alle mie preghiere?»

La mia uscita fu del tutto audace.

«Come, scusa?»

Porc... L'avevo detto davvero. Federica dovresti cucirti la bocca prima di sparare altre cavolate!

«Mhm, già...»

«E perché sarei la risposta alle tue preghiere?»

«Poco fa stavo pregando Dio di mandarmi un bel figo ad assaggiare la mia cucina. E guarda, eccoti qui! È stato più veloce di quel che pensassi.»

Mi sorrise ma al contempo era confuso dal discorso no sense che stavo tirando fuori.

«Un bel figo?»

«Scusa, preferisci forse baffetto molesto? L'ho sentito dire a qualcuno poco fa.»

Il ragazzo sospirò e scosse la testa. «Continua pure a chiamarmi baffetto molesto. Tu invece, com'è che ti chiami?»

«E chi ti dice che voglia dirti il mio nome?» Nonostante il tono di sfida, lui sorrise. Gli strizzai l'occhio per fargli capire che scherzavo. «Sono Federica. E tu sei...»

«Giovanni...» Per un attimo mi fissò, come se il suo nome dovesse suggerirmi qualcosa. E ricambiai l'occhiata. Sospirò. «Forse dovrei essere più esplicito. Sono Giovanni.»

«Fermo!» Alzai il palmo e lo interruppi bruscamente.

«Eh?»

«Non dirmi il tuo cognome.»

«Cosa? E perché?»

Scossi la testa per rafforzare il no di prima. «Non voglio sapere nulla di te. Non voglio i dettagli. Non voglio sapere il tuo cognome. Preferisco che sia misterioso... E non voglio che mi richiami.»

«Interessante...» Si passò la mano fra i capelli, con espressione incerta. Aveva pure la matita sotto agli occhi, si truccava meglio perfino della sottoscritta. «Va bene, se sei sicura.»

«Giovanni, è meglio così. Fidati.»

«Se lo dici tu, bella mora. Allora... affare fatto. Se ne sei assolutamente sicura, non ti rivelerò nulla. Allora, solo Federica, te rimarrai a guardare il concerto dopo?»

«No. Non credo... Sai non sono amante dei musicisti rap. Senza offesa al tuo capo. Ho sentito dire che è un tipetto particolare, anche se sarà anche il classico donnaiolo. Uno che cambia le ragazze come le mutande.»

«Come hai detto?»

Feci un cenno con la mano. «È solo l'idea che mi sono fatta quando l'hanno detto per radio.»

«Mhm, sì, è particolare abbastanza. Quindi se non ti piace il rap, che genere musicale preferisci?»

«Tutto, a patto che non sia rap.»

«Oh, sul serio?»

Mi misi dritta con la schiena e tesi la mano davanti a me. Forse avevo esagerato con gli insulti.

«Scusa... io sono stata maleducata. A dir la verità, non ho mai dato possibilità a quel genere di canzoni.»

Giovanni sorrise. «Allora la potresti dare a me, mora.»

Un altro sorriso mi spuntò sulle labbra. Il ragazzo si piegò sul bancone e inspirai il suo profumo, guardandolo dritto negli occhi che avevano un'espressività niente male.

«Giova'!» Qualcuno lo richiamò. Sussultammo entrambi e ci girammo verso la soglia dove un uomo alto e moro lo stava aspettando. «Fra poco inizia il concerto. MUOVITI!»

«Vengo subito.» rispose e l'altro si dileguò lasciandoci un attimo soli. Poi volse lo sguardo a me.

«Il capo ti vuole, baffetto molesto?»

Sbatté le lunghe ciglia pettinando l'aria. «Qualcosa del genere...»

Si dondolò con i piedi per prendere più tempo.

«È stato bello conoscerti, solo Giovanni».

«Anche per me, solo Federica.» Prima che potessi ribattere, mangiò un tacos e si fece scappare un gemito di piacere. «Se una donna cucina bene, meglio non farsela scappare. Promettimi che rimarrai.»

«Certo! Sarò qui per un po'.»

«Vengo a cercarti dopo il concerto.»

Mentre annuii, non riuscii a contenere un rossore evidente sulle guance diventate due bei pomodori. Quando si allontanò gettai la testa all'indietro e sorrisi.

Dopo più di quattro ore, il concerto terminò. Ero rimasta relegata in cucina a impacchettare gli avanzi della serata. Mia sorella non aveva badato a spese e ce n'era stato abbastanza per sfamare un esercito. Magari si poteva darne a un rifugio per la beneficenza, non mi piaceva che andasse sprecato quando c'era gente che non se lo poteva permettere. Sentii il "rumore" della musica attraversare le pareti e infilai le cuffie Bluetooth per non rischiare di addormentarmi. Alzai il volume a palla e iniziai a muovermi a ritmo di quella musica travolgente di Taylor Swift. Saltai, ondeggiai mentre raccoglievo i piatti sparsi.
Mia madre mi aveva costretto a prendere lezioni di danza...

Improvvisamente come se qualcuno avesse spalancato una finestra, un brivido mi corse lungo la schiena e la stanza si colmò di elettricità.

«Ti è piaciuto lo spettacolo?»

«Il momento più clou è stato proprio questo.» Mi girai e lo vidi appoggiato contro lo stipite e sulle sue labbra si disegnò un sorriso impertinente. «Qualche probabilità di avere un bis?»

«Mi stai sfidando?»

«È un sì?»

«Vuoi un bis, eh?»

Iniziai a ondeggiare i fianchi in maniera un po' più sensuale, infilai le mani nei capelli mentre il sorriso del ragazzo si fece più gigante.

«Shakira è una dilettante.»

«Non esageriamo.» Notai un velo di sudore bagnargli la fronte e allungai la mano per asciugargli le goccioline. «Hai lavorato sodo?»

«Sì, scusami... sono sudato.»

Mi avvicinai al suo orecchio. «Nessun problema» sussurrai.

«Federica...» Posò la mano sul mio braccio per avvicinarmi al suo petto. «Ti va di andarcene?»

«Cioè?»

«Sì, uscire... Fare qualcosa.»

«Se pensi che scapperò con uno sconosciuto...»

«Credo che interessa pure te. Potremmo divertirci un po' insieme se sei d'accordo a farlo. Trascorrere un ultimo weekend. Fare un'ultima avventura.»

Ero confusa. Nessuno mi aveva mai fatto una proposta simile...

«Un'avventura?»

Si schiarì la voce. «Ultimamente mi danno un tormento allucinante per la questione del matrimonio, sistemarmi, mettere su famiglia... ma credo che potrebbe essere divertente passare queste ore con te.»

Ci somigliavamo. Entrambi avevamo bisogno di libertà.

Il suo sorriso diventò tirato.
«Ti sembra folle?»

«No. Non sembra...»

«Dici?»

«È normale... Arriva un momento nella vita in cui dovremo mettere la testa a posto e pensare al futuro. Ma a volte, fa paura.»

Non che gli volessi rivelare tutto della mia vita, capitava di rado che mi aprissi con qualcuno, ma lui sembrava in qualche modo capirmi. Corrugai la fronte e riflettei su ciò che mi aspettava quando sarei sprofondata nella routine.

Giovanni mi sorrise, il suo viso e i suoi occhi ghiaccio si illuminarono di una scintilla.

Divenni più accaldata di prima. «Allora, che ne dici? Ti andrebbe di vivere un'avventura? A meno che tu non abbia piani per il weekend.»

«Baffetto... Non ti offendere, ma da quanto ci conosciamo io e te?»

«Vero. Da pochissimo. Ma qualcosa mi dice che siamo simili, che ti piacciono le avventure e sono qui per accontentarti. E semmai dovessi fare lo spericolato, mi darò subito una regolata.»

«Che gentiluomo, Giovanni.»

«Che ne dici?»

Mi morsicai il labbro inferiore, tentata di accettare la proposta. Un'ultima avventura per poter essere libera e poi abbandonarmi ai miei progetti futuri...

«Be'...» Afferrai la sua mano tesa verso di me. «Ci sto! Perché no?»

«Magnifico! Sarà una notte fantastica, Federica.»

«Credo di sì...»

[...]

Mi svegliai su  qualcosa di molto morbido e caldo, emettendo un grugnito imbarazzante. La testa mi stava per esplodere e quel tamburo mi martellava nelle tempie. Non riuscivo a ricordare un ceppa lippa di nulla, ero una lavagna vuota. Quando mi tirai a sedere, riconobbi di non essere in un posto familiare, ma un particolare mi sconvolse di più: ero senza... vestiti.

«Aspetta, ma quanto ho bevuto ieri sera! E cosa avrò combinato? Miseria...» Mi guardai le mani e ansimai alla vista di un anello al dito. «Eh?! Cos'è? Una fede? Ma chi ho... No, aspe? Gelato!»

Ero terribilmente confusa... e deglutii. Mi sedetti a rallentatore contro la testiera del letto matrimoniale e vidi un pezzo di carta poggiato sul comodino.

«Certificato di matrimonio...»

Si vabbè è una candid camera! Dove sono le telecamere?

Stava venirmi un attacco di panico in piena regola quando lessi il contenuto. Lessi il mio nome e fissai sgomenta quello del giovane. «Giovanni Rinaldi.»

Questo cognome... Lo avevo sentito nominare da qualcuno.

Poi il diretto interessato uscì dal bagno, a torso nudo, anche lui mezzo svestito. Si grattò la nuca.

«Ehm... Federica, credo che abbiamo un problema.»

«Bravo! Non me n'ero accorta!»

Roba da pazzi.

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