~Capitolo 6~

«Phanie! Vieni qui!»
Zac richiamò subito la sua attenzione, sbracciandosi e agitandosi come un pazzo. Sì, suo padre non avrebbe gradito una cosa del genere...
Si avvicinò al cognato fin troppo espansivo e felice, pregando che si trattenesse il più possibile dall'essere se stesso, almeno per quel giorno.
«Phanie lui è Tyler, il piccolo di casa» esclamò Zac orgoglioso e Stephanie notò solo in quel momento il ragazzo accanto a lui; era identico ai fratelli, ma a differenza degli altri aveva grandi occhi scuri da cucciolo, i tratti delicati e i capelli anch'essi più scuri.
«Ehi!» protestò il ragazzo. «Non sono più un adolescente!» esclamò offeso con le gote rosse per l'imbarazzo.
Intenerita, si presentò subito. «Piacere mio, Tyler.»
Stephanie sorrise dolcemente e il ragazzo arrossì di più, facendolo sembrare ancora più giovane, non doveva avere più di vent'anni.
«Zia Stephanie!» Rachel, sfuggita al controllo della madre, si fiondò contro la gonna del suo abito e vi si aggrappò.
«Rachel! Non si assalgono le persone in quel modo» la rimproverò il padre, fissandola con una lunga occhiata di rimprovero che però non divenne mai furiosa, come quelle che le riservava il suo da piccola.
«Ma perché? Tu hai fatto lo stesso!» protestò la bambina, che non aveva tutti i torti. Rachel mise il broncio e la ragazza rise, rassicurando il cognato che andava tutto bene. Adorava quella bambina e di certo non le dispiaceva che le corresse incontro in quel modo. I bambini non danno subito fiducia e questo significava che aveva colpito in positivo quella piccola testolina bionda.
Prese Rachel in braccio e le baciò piano una guancia morbida, ispirando il suo profumo dolce di fragola.
«Ti va di accompagnarmi in camera? Devo cambiarmi d'abito» chiese alla piccola.
«Sì!» La bambina si aggrappò con al suo collo con una forza che mai avrebbe creduto possibile avesse in quelle esili braccine. Sorridendo, entrò in casa con Rachel ancora aggrappata al collo, salì le scale ed entrò in camera.
«Eccoci arrivate.»
Si chiuse la porta alle spalle con un calcio e fece sedere Rachel sul letto, avvicinandosi poi all'armadio per recuperare un vestitino bianco. Non ne poteva più di quell'abito da sposa, per quanto le fosse piaciuto al negozio ora era solo dimostrazione della sua resa e codardia.
«Mi piace la tua camera!» esclamò Rachel mentre agitava le gambine avanti e indietro, riempiendo il silenzio che avrebbe sicuramente portato con sé troppi pensieri che al momento non era in grado di affrontare.
«Sono felice che ti piaccia» sorrise gentilmente alla bambina e si slacciò con fatica il corpetto dell'abito. Jessica l'aveva spremuta ben bene lì dentro.
Curiosa, Rachel scese dal letto e iniziò a ispezionare la camera mentre Stephanie ne approfittava per spogliarsi e cambiarsi senza lo sguardo della piccola addosso. Indossato l'altro vestito, rispose quello da sposa nell'armadio, sperando di non doverlo più vedere e visto che non l'avrebbe portato con sé c'erano buone probabilità che ciò sarebbe accaduto.
«Che bello quest'orsacchiotto!»
L'esclamazione di Rachel la salvò di nuovo e ringraziò di averla portata con sé. La mora si avvicinò alla piccola e notò che stava fissando l'orso bianco di peluche che le aveva regalato la madre prima di morire.
«Ti piace? Si chiama Sky, da piccola mi teneva sempre compagnia. Me lo ha regalato la mia mamma prima di salire in cielo» accarezzò i capelli di Rachel. Quel peluche le aveva davvero tenuto compagnia, lo aveva stretto ogni notte dopo la scomparsa dell'unica figura amorevole nella sua vita. A volte, immaginava che sua madre potesse sentirla attraverso Sky e questo l'aveva consolata un po', ma in fondo basta davvero poco per infondere speranza in un bambino.
«E molto bello!» annuì la bambina fissando l'orsetto con adorazione.
«Allora te lo regalo, così avrà una nuova amica e non si sentirà più sola.»
Prese Sky e lo porse a Rachel, pensando che almeno sarebbe stato in buone mani. Una volta cresciuta quel pupazzo non l'aveva più consolata anzi, le ricordava che sua madre non sarebbe più tornata indietro e l'aveva abbandonato insieme agli altri giocattoli.
«Davvero? Davvero posso prenderla?»
Gli occhi della bambina s'illuminarono di gioia e gratitudine e Stephanie non poté fare a meno di sciogliersi. Quel ricordo sarebbe stato sicuramente in buone mani.
«Certo, si sentiva molto sola qui e sono sicura che tu ti prenderai cura di lei.»
«La tratterò con cura, promesso!»
La bambina strinse forte Sky contro il suo corpicino. 
«Grazie zia Stephanie, ti voglio bene» le disse, stampandole un bacio umido sulla guancia.
«Anch'io ti voglio bene, ma ora che ne dici di scendere giù a pranzare?» chiese alla piccola, che annuì.
Aprì la porta e Rachel la precedette, correndo giù come una piccola furia. Il piccolo uragano biondo corse verso la madre, che stava parlando vivacemente con Maggie.
«Mamma, mamma! Guarda cosa mi ha regalato zia Stephanie!»
La bambina le mostrò fiera il peluche, alzandolo verso l'alto per mostrarlo meglio. «Si chiama Sky e la mamma di zia Stephanie gliel'ha regalato prima di volare in cielo, ma si sentiva sola e così ora sono io la sua nuova amica!» esclamò felice, saltellando come una molla impazzita.
Tiffany guardò divertita la figlia e le accarezzò una guancia. «È davvero adorabile, hai detto grazie a Stephanie?»
«Certo, mamma» rispose prontamente la bambina.
Margaret uscì in giardino e invitò tutti gli ospiti a dirigersi in sala da pranzo per accomodarsi. Affrettandosi, prima che il padre la riprendesse ancora, raggiunse lo sposo e i testimoni.
«Certo che questo matrimonio mette un po' tristezza» le sussurrò Jessica, affiancandola mentre entravano nella sala da pranzo. «Tuo padre non ha ingaggiato nemmeno un fotografo per riprendere l'evento.»
«Credimi, è meglio così. Non voglio ricordarmi nemmeno un secondo di questo giorno.»
Precedendo gli altri invitati, Stephanie e Ryan sedettero a capotavola mentre Jessica e Jack presero posto alla sinistra della sposa. La rossa restò un secondo allibita, notando il fratello dello sposo accanto a sé, ma subito riprese il controllo facendo finta di non essere affatto restata colpita dalla presenza dell’uomo. Jack, invece, notava eccome la presenza della rossa e avrebbe di certo fatto il primo passo, ne era certa.
«Credo che Jessica abbia un debole per tuo fratello» sussurrò a Ryan mentre la cuoca faceva servire la prima portata.
«Chi? Jack?» L'uomo fissò i due testimoni che, finalmente, parlottavano tra loro in modo molto fitto, tanto da aver addirittura avvicinato le sedie.
«Già» Stephanie ridacchiò.
In realtà il suo piano era affondato visto che l'amica non era rimasta rigida e imbarazzata come aveva immaginato anzi... l'esatto opposto. Forse era davvero solo lei che s'irrigidiva tanto da far scappare gli uomini. Dopo che Maggie ebbe servito tutti, calò un silenzio imbarazzante nelle stanza. Ogni persona in quella stanza era impegnata a giocare col cibo nel piatto o semplicemente a fissarlo, e nessuno sembrava disposto ad aprire bocca.
«Questo silenzio non mi piace!» si lamentò all'improvviso Rachel e Stephanie scoppiò a ridere, coprendosi subito dopo la bocca con la mano. Tutti gli altri erano rimasti a bocca aperta, tranne Tiffany che divenne rossa e Zac, che sospirò rassegnato.
«Rachel ha ragione, c'è troppo silenzio» confermò lei, cercando di aiutare la povera neo cognata che sembrava volesse scomparire.
Suo padre aprì bocca, ma Stephanie lo precedette.
«Papà, se hai intenzione di parlare di politica o di lavoro, giuro che prenderai il posto delle statuine sulla torta!» lo minacciò Stephanie con il coltello, causando una risata generale. Be', almeno aveva avuto l'effetto sperato, quella giornata era già una delle peggiori che avesse mai avuto, ma non per questo bisognava renderla ancora più cupa.
«Oggi sei più loquace del solito Steph.» rise Jessica, pizzicandole piano un fianco.
«Ah, davvero?»
Si portò il bicchiere d'acqua alle labbra, sapendo di essere arrossita un po' al commento dell'amica. Era vero, di solito sarebbe stata una delle prime a chiudersi in un pesante mutismo, ma quel giorno aveva bisogno di distrarsi o non avrebbe retto. Per fortuna, anche gli altri tornò la voglia di conversare e finirono il pranzo scherzando e parlando del più e del meno.
«Ecco la torta!» esclamò entusiasta Maggie, entrando in sala e sorreggendo a fatica un torta a due piani.
«Non è un po' troppo grande per tutti noi?» chiese stupita lei. Quel dolce avrebbe potuto sfamare il triplo delle persone a tavola.
«Ma che dici, Pulcino? E pensare che volevo fare anche un altro piano» si lamentò la cuoca, come se dalla sua bocca fosse appena uscita una bestemmia.
Facendosi coraggio, si alzò dal proprio posto per tagliare la torta che la donna aveva posato accanto a loro. Ryan prese il coltello e le avvolse il braccio intorno alla vita, portandosela vicina. Stephanie arrossì, coprendo la mano dell'uomo con la sua per poter tagliare la prima fetta. Ignorò l'espressione divertita dell'amica, che aveva già intuito tutto, sentendo improvvisamente molto caldo. Tornò a fissare Ryan e insieme tagliarono la torta. La piccola Rachel rubò subito quella prima fetta, facendo ridere tutti eccetto i suoi genitori sempre più rossi.
«Steph, tesoro, sicura di stare bene? Sei tutta rossa» le chiese Jessica appena quella tortura finì e poté sedersi. L’amica la fissava con occhi divertiti e maliziosi.
La fulminò con lo sguardo, desiderando solo che quella giornata finisse. Finito il dolce, si spostarono tutti in salotto.
«So che sei stata tu a far sedere Jack accanto a me, e stai pur certa che me la pagherai» la minacciò Jessica, comparendo all'improvviso accanto a lei.
«Te la sei cercata, è da stamattina che mi torturi» si difese.
«Io non ti torturo. Esprimo solo ciò che vedo e penso.»
«Be', pensa di meno!» sbottò nervosa, guadagnandosi un'occhiata sorpresa dall'amica che la fece sentire in colpa.
«Scusami Jess, sono solo stanca e nervosa.»
La rossa annuì comprensiva e le accarezzò un braccio. «Ti capisco, sarebbe strano se tu non ti sentissi in questo modo. Rimani qui, vado a prenderti qualcosa di forte.»
In un'altra occasione non avrebbe accettato, visto che odiava bere, ma in quel momento le serviva davvero qualcosa che la sciogliesse e calmasse un po'.
«Stephanie?»
Si voltò verso Ryan, scattando subito in allerta.
«So che sei stanca e vorresti riposare, ma domani ho degli impegni e tra poche ore dovrei salire su un aereo, vorrei che tu venissi con me.»
Partire subito?, pensò inquieta Stephanie.
Cos'avrebbe dovuto fare? Accettare o imbarcarsi sull'aereo l'indomani, come deciso all'inizio? Bastò uno sguardo a quella casa, decorata a festa per un matrimonio triste e fittizio, e a suo padre per trovare la risposta.
«E i tuoi fratelli? Non vengono?» chiese lei, notando che tutti i suoi nuovi "cognati" sembravano tutt'altro che sul punto di andarsene.
«No, loro ci raggiungeranno domani.»
«Oh... Okay allora, per me va bene» accettò, accennando un sorriso insicuro.
«Sei sicura? Se non vuoi puoi raggiungermi domani con i miei fratelli» la rassicurò.
«No, vengo con te. E poi sono curiosa di vedere la mia nuova casa» ridacchiò, nascondendo la paura che provava in realtà.
Lui le sorrise e le accarezzò una guancia. «Allora spero che tu abbia già pronti i bagagli.»
«Quasi tutti pronti» sospirò. «Vado a mettere le ultime cose nelle valigie.»
Lui annuì e raggiunse i suoi fratelli per salutarli.
Corse velocemente in camera e prese il beauty case, gettandoci alla rinfusa tutto ciò che aveva in bagno. Chiuse le valigie aperte da giorni sul pavimento e le trascinò con fatica tutte fuori dalla stanza, vicino alle scale. Jeffrey accorse subito a darle una mano, aiutandola a portarle al piano di sotto. Non avrebbe dovuto accettare, visto l'età avanzata dell'uomo, ma da sola ci avrebbe messo di più a portarle giù e non voleva offrire uno spettacolo ironico agli ospiti. Soprattutto, non a Ryan.
L'uomo, come se si fosse sentito chiamare, tornò da lei.
«Ho chiamato un taxi, presto sarà qui» l'informò.
Annuì e cercò l'amica con lo sguardo, trovandola a giocare con Rachel e la raggiunse in fretta, voleva evitare di salutarla di fretta.
«Jess?»
La rossa alzò lo sguardo su di lei e chiese alla bambina di attendere un secondo.
«Eccoti, ma dov'eri finita? Io ti vado a prendere da bere e tu mi dai buca? Di solito questo lo si fa con un ragazzo e non con la tua migliore amica» la rimproverò lei, anche se non veramente offesa.
«Scusami Jess, ero salita in camera a prendere le valigie. Ryan vuole partire subito.»
Fregandosene del padre e di tutti, abbracciò forte l'amica. «Mi mancherai tanto, Jess.»
«Anche tu.» La rossa ricambiò l'abbraccio. «Ma tanto verrò spesso a trovarti e tu mi chiamerai ogni giorno, non ti farò sentire la mia mancanza. Alla fine non vorrai più sentirmi» scherzò.
Margaret l'avvertì che il taxi era arrivato e si allontanò riluttante dall'amica per salutare gli altri. Raggiunse Ryan all'entrata ed entrò nel taxi, notando che l'autista aiutava Jeffrey a mettere i bagagli nell'auto.
Spostò lo sguardo sul marito e alzò le sopracciglia stupita.
«Ryan… non ti sei nemmeno cambiato, sicuro di star comodo?»
Si era resa conto solo in quel momento che non si era tolto il vestito da sposo, doveva avere una gran fretta di partire.
«Sì, non ti preoccupare» rispose distrattamente lui, fissando fuori dal finestrino pensieroso.
Stephanie rimase stupita dal suo atteggiamento, sembrava preoccupato per qualcosa, ma lei non osava chiedergli cosa. L'autista rientrò in auto e il taxi abbandonò in fretta la casa in cui era cresciuta, integrandosi dopo un po' tra le centinaia di auto che affollavano le vie di New York, causando le solite e lunghissime code di auto. I rumori dei clacson si facevano più insistenti e fastidiosi e Ryan si agitò sbuffando sul sedile.
Continuò così per quasi un'ora; clacson e sbuffi di Ryan, clacson e sbuffi di Ryan. E quando scese dal veicolo, si trattenne dal baciare il suolo. Aveva tentato più volte di fare conversazione, ma i mugugni che aveva ricevuto a ogni domanda alla fine l'avevano fatta desistere. Pregò che l'uomo non si comportasse sempre così, altrimenti viverci insieme sarebbe stato impossibile. Raggiunse l'autista che stava scaricando i bagagli dall'auto e prese la sua valigia più pesante, ma Ryan gliela tolse di mano, dicendole che poteva portare benissimo tutto lui, e lei non tentò nemmeno di opporsi. Se voleva portare lui tutti i bagagli che facesse pure.
Entrarono nell'aeroporto e solo allora Stephanie realizzò tutto ciò che era successo nell'ultima settimana. Si era fidanzata senza nemmeno saperlo, poi sposata con un uomo bellissimo ma che non conosceva o amava, e ora stava per volare nel Wyoming con lui e lì sarebbe rimasta per sempre. Forse.
Una parte di lei era euforica, ma l'altra se la stava facendo addosso. Cosa l'aspettava a Buffalo? Sarebbe stata felice con Ryan? Non lo sapeva, ma lo avrebbe scoperto presto.

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