l'invito
Seconda shot per il concorso di enola_pfau_1991
«Tom...Tom...Tom »
La donna gli si rivolse guardandolo negli occhi lacrimosi, mentre sorride mostrandogli tutti e trentadue denti. È Kyle.
Tom è legato a una sedia senza alcuna possibilità di movimento. La stronza gli ha legato mani e piedi talmente stretti che non gli passa quasi più il sangue e già li sente formicolare. Non riesce nemmeno a muovere le dita ormai intorpidite.
Sopra ai due solo la luce fioca di un lampadario oscillante illumina la stanza, vuota a parte loro due e la sedia su cui Tom giace legato.
Lui non riesce a capire se si tratti di un garage o di un container, è piccolo e quadrato. Le dimensioni non gli sembrano superiori a quelle del suo studio, non più di 16mq. È un luogo all’apparenza asettico, pulito e senza ruggine sulle pareti metalliche e, quando la luce oscillante colpisce il muro, nota riflessi lucenti.
Oltre a essere legato Tom è anche strettamente imbavagliato, non può parlare, né tantomeno urlare, ma è tristemente sicuro di essere stato portato dove nessuno potrebbe, in ogni caso, sentire le sue grida di aiuto.
Mentre gli gira intorno tenendo fra le mani un coltello affilato, toccandolo apparentemente a caso ogni tanto sulle spalle o su altre parti del corpo, Kyle riprende a parlare.
«Tommy, oh mio amato Tommy. Lo scorso anno hai rifiutato di trascorrere il Natale con me, nonostante il mio invito accalorato e nonostante ti avessi implorato di farmi vedere il nostro bambino».
A quelle parole lacrime amare e salate iniziano a scendere copiose dagli occhi di Tom che, disperato, inizia a rammentare gli eventi occorsi poche decine di minuti addietro.
Il flashback è terrificante, era in auto sulla Interstate 25 con suo figlio Leonard, stavano viaggiando verso Milwakee a casa dei suoi genitori, dove avrebbero passato le festività.
A pochi km da casa dei suoi mentre stavano cantando allegramente “Jingle Bells”, dallo specchietto retrovisore vide giungere una specie di mezzo militare a tutta velocità. Un tamponamento violento, un albero e il corpo di suo figlio volato fuori dall'abitacolo è tutto ciò che ricorda.
Poi vede il corpicino del figlio buttato in un angolo, privo di vita e devastato da tagli e ossa rotte.
A quel ricordo, e alla tremenda visione del cadavere del figlio, le lacrime di Tom, che già gli solcano il volto, si mescolano con la saliva che gli esce dal bavaglio e il mocciolo che gli esce dal naso.
Kyle prosegue nei suoi vaneggiamenti folli.
«Oh sì. Te lo avevo detto! Tu, invece, che hai fatto? Sei andato a casa dei tuoi e mi hai lasciata sola… anzi non proprio… SOLA…»
Si interrompe, poi gli si piazza di fronte all’improvviso con uno sguardo allucinato, spaventandolo a morte.
Il coltello che Kyle tiene fra le mani si muove sinuosamente davanti al viso di Tom, per poi scendere verso il ventre e di nuovo risalire.
Si sofferma sull'occhio sinistro e Kyle, con calma, vi inserisce la lama, attraversando la palpebra e incidendola, finché tutta la punta non è inserita nel bulbo oculare, poi con mossa rapida fa leva sulla lama e l'occhio esce dalla sua naturale posizione, per poi essere reciso.
«Già. Non ero proprio sola. Avevo la compagnia di tutti i miei amici, le mie voci. E loro mi hanno suggerito quello che avrei dovuto fare. Uccidervi. Eh sì, voi dovevate morire, perché mi avete ferita. Io volevo solo una famiglia con cui festeggiare e invece sono stata rifiutata. Crudelmente».
La spiegazione di Kyle avviene mentre gioca con il bulbo oculare di Tom, passandoselo sul viso pallido e poi sulle labbra colorate dal volgare rossetto rosso fuoco, poi apre la bocca e lo morde, facendone uscire sangue e il liquido oculare.
Tom è ancora cosciente, anche se il dolore è tremendo. Vorrebbe urlare ma il bavaglio lo impedisce e il dolore ha fatto il resto.
«E non dirmi che Leo non è mio figlio! SO cosa stai pensando, senza che tu me lo dica nuovamente. Io dico che se io ti amo così tanto allora lui è anche mio figlio!» blatera Kyle ormai senza essere più nemmeno conscia di quello che sta dicendo «Mi dispiace che sia morto» conclude, per poi scoppiare in una risata agghiacciante nell'orecchio di Tom.
«No, no... a parte il piccolo, che in fondo non era importante, adesso tu sei completamente mio, e non potrai più andartene. Lo sai questo vero?»
Mente la pazza continua il suo folle delirio, il coltello si posa sulla coscia di Tom.
Improvvisamente la lama squarcia i pantaloni, la pelle e poi il muscolo, e la mano di Kyle lo guida lungo una linea a zig-zag, fino a giungere al retro del ginocchio.
Taglia e taglia, fino a recidere tendine, eccitata e ridente.
Tom intanto sta vomitando dal dolore, quasi soffocando nel proprio vomito per il blocco sulla bocca, e le lacrime continuano a uscire a fiumi.
La donna non è ancora contenta, non ha ancora finito con lui.
Si alza eretta e con il coltello si avvicina alla mano destra di Tom, dove con un taglio netto recide il dito medio per poi prenderlo e iniziare a leccarlo come fosse un gelato, e poi morderlo e iniziare a deglutirne la carne.
«Mi piaci Tom... oh come ti voglio!»
Tom sta morendo ormai, ma quelle parole lo fanno eccitare e il suo membro si erige un’ultima volta.
Kyle se ne rende conto e urla felice «Sei mio!» lo spoglia e si posiziona sulla sua erezione per scoparlo fino allo sfinimento.
Il giorno seguente, dentro un piccolo garage fuori da Milwakee, la polizia trova tre corpi: un bambino deceduto per ossa rotte e tagli da vetro, un uomo morto dopo truce tortura e una donna impiccata, con un foglietto tra le mani.
Su quel foglio è scritto «shh, zitte mie voci! Abbiamo passato un bellissimo Natale vero? Anche se lui mi aveva rifiutata ancora una volta. Oh! Tommy, amore mio, ora tutti sapranno che tu e io saremo sempre insieme, che ti ho sempre amato e sono sempre stata tua e tu sei sempre stato mio. Mio da quando tua moglie è scomparsa nel nulla. Adesso sai che non è sparita, ma mi ha semplicemente incontrata casualmente in un angolo buio nel vostro palazzo. Adesso lei riposa nel mio congelatore. E tu invece sei qui con me. Hahahahahaha. A tutti coloro che troveranno il mio biglietto auguro un Felice Natale. Lasciatevi amare come io ho amato il mio Tommy e non rifiutate MAI un invito. Non importa se vi giungerà da uno sconosciuto, potrebbe essere solo il vostro nuovo amore eterno».
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