Capitolo 7

"Devo ammettere, che è stato più facile di quanto pensassi..." Dice l'uomo stiracchiandosi: "Perdonatemi se non sono troppo in forma, tutti questi anni nell'Oltretomba mi hanno reso un tantino arrugginito."

"Chi diavolo sei tu?" Chiede Shadow, ancora spaesato.

L'uomo afferra il volto di Shadow tra le estremità del pollice con le altre dita, premendogli le guance e trascinandolo un po' più vicino a sé.

"È questo il modo di rivolgerti a tuo padre?" Dice in tono di rimprovero. Shadow si libera dalla sua stretta, e fa tre passi indietro di corsa. Lo fissa con aria sbalordita:"Non è possibile...T-tu eri..."

"Morto, sì è vero. Ucciso dal paparino della cara pollastrella che fino a un secondo fa sbaciucchiavi tanto amorosamente." Dice, riferendosi a me. "Per tutti questi anni, Shadow, il mio potere è cresciuto con te. Ho riposto in te il mio maleficio, e in quella disgustosa mezzosangue che fatico persino a guardare, e davvero, mi spiace non aver avuto altra alternativa. Mi ripugnava il pensiero che mio figlio potesse baciare una di quei luridi, ma era il prezzo da pagare se volevo ritornare in vita. Ed eccomi qua, vivo e vegeto, più forte di prima!"

Shadow ha la mandibola serrata, lo sguardo duro, fissa il pavimento. Forse vorrebbe difendermi, forse vorrebbe attaccarlo, ma non osa farlo. Noto soggezione nei suoi occhi, e forse anche paura. Non osa nemmeno proferir parola. Anche su di me, quell'uomo ha lo stesso effetto. Pur avendomi insultata, e avendo deriso i miei simili, sono immobilizzata. Non per mancanza di coraggio, ma forse solo per razionalità. Il mio pensiero và subito alla freccia dorata che ho nascosto sotto la felpa, ma non è il caso di usarla adesso. Attaccare quell'uomo non sarebbe una mossa intelligente, per il momento.

"Quanto a te, sciocca cosina..." Prosegue strisciando verso di me: "Grazie. Non vedo l'ora di vedere la faccia del tuo papà quando scoprirà che la sua amata figlioletta sanguesudicio è servita a riportare in vita il suo più acerrimo nemico. È bastato solo farti pronunciare il mio nome!"

Lo fulmino con lo sguardo, e arriccio il naso, infastidita.

"Lasciala stare." Ordina secco Shadow, alle sue spalle.

"Come, scusa?"

"Lasciala stare." Ripete a voce più alta: "Ricorda che la tua esistenza è legata a me." E detto ciò, si punta la freccia dorata di poco fa sul petto. Non capisco, un minuto fa l'avevo in tasca! Tasto con le mani la superficie della mia felpa, ma mi rendo conto che non c'è più. Shadow deve averla presa senza che me ne accorgessi. Forse durante il bacio.

"Shadow, sii ragionevole, sù!" Dice l'uomo in tono leggermente preoccupato. A quanto pare, se muore Shadow muore anche il padre. Spero che non sia la stessa cosa viceversa. L'uomo gli strappa via di mano la freccia, poi la getta per terra e lo fulmina con lo sguardo:"Che cosa avevi intenzione di fare? Eh? Lo sai quali grandi progetti ho per te?" Ma Shadow lo ignora. "Ho molti altri modi per uccidermi. E sappi che non esiterò a farlo, se mi porterai a tal punto."

"Ma guarda un po', adesso mi minacci pure, a cosa mi sono ridotto... E va bene, siamo soci. Non infastidirò la ragazzina, d'accordo. Lasciami solo libero di compiere il mio piano. Mi bastano quarantotto ore. Poi puoi ucciderti quando ti pare."

"No." Dice secco lui "Non ti lascerò distruggere i mezzosangue, e la famiglia di Luna."

L'uomo ride fragorosamente. "Davvero pensi che sia questo il mio obiettivo? No, ti sbagli di grosso. Ho in mente qualcosa di molto più semplice, e davvero, non riguarda affatto quei sudici o i loro simili. Un vecchio rancore da sistemare, una cosetta da niente." Afferma.

"Giura, davanti a me, che né Luna, né i suoi genitori avranno a che fare con la tua faccenda personale."

"Ma è ovvio." Risponde "Lo giuro." Dice, mostrando nuovamente quel sorriso inquietante.

"C'è solo una piccola complicazione." Aggiunge. "Mi serve il tuo corpo."

Shadow non ha nemmeno il tempo di controbattere, che l'uomo, sotto forma di ombra strisciante, entra dentro il suo corpo. Shadow sbatte gli occhi più volte, in lui non è cambiato niente, tranne una cosa: gli occhi. Sono gialli, e questa volta non cambiano più colore. Mi rivolge il sorriso inquietante del padre.

"Ora scusami, bambina. Ho una cosetta da sistrmare." Parla con la voce dell'uomo. Io cerco di bloccarlo, ma in confronto a me, la sua forza è immensa. Con uno spintone mi atterra, e in un attimo ruzzolo via. "Shadow!" Urlo, disperata.

"Shadow non c'è più." Risponde.

Resto con le ginocchia sulla terra umida per diversi minuti. Allungo la mia mano tremolante verso la freccia dorata, gettata in un angolo. Mi pento di non averla usata. Cosa avevo in mente? Pensavo forse che quell'uomo non ci avrebbe infastiditi più di tanto? Quell'uomo è Pitch Black, è il male in persona. Forse non volevo ucciderlo davanti al figlio. E Shadow, povero Shadow. Nemmeno il tempo di conoscere il padre che lo odia già.

Conservo nuovamente la freccia, nella tasca interna della felpa, e mi alzo in piedi. Sono stordita, non so dove andare, né cosa fare. D'un tratto, la mia attenzione è richiamata dalla bisaccia di Shadow, gettata in un angolo accanto al fuoco ormai spento. La apro, e vi trovo dentro la piccola sfera-portale. Quell'oggetto potrebbe essere la mia unica speranza. Lo fisso per qualche secondo: non ho idea di come si usi, ma devo tentare.

Con forza, lo scaglio contro una roccia; il portale si apre, e adesso non resta che entrarci dentro, la parte più difficile. Con tutto lo sforzo possibile, cerco di pensare il posto migliore dove andare; "Devo avvertirli del suo ritorno." Penso. Non so se gli dirò anche che sono in parte responsabile di questo fatto.

"Radura!" Penso ad alta voce, e subito dopo, mi tuffo dentro al portale.

Viaggio nello spazio-tempo non so per quanto. Attorno a me le figure sono distorte e confuse. Ma poi, atterro su qualcosa: lo riconosco, è il prato verde della Radura. Ce l'ho fatta!

Nell'impatto con le mie mani, il terreno sotto di me si congela; perché quando sono atterrata negli altri luoghi non è successo?

Di solito non mi piace volare, ma è urgente e devo sbrigarmi. Mentre mi affretto, cerco di non farmi notare dagli spiriti intorno, e non è facile, dato che il mio viso è abbastanza conosciuto qua.

Giungo davanti a una cascata. In realtà è un effetto ottico, non c'è davvero una cascata lì. È un incantesimo per nascondere ciò che c'è dietro; la attraverso senza bagnarmi minimamente, e mi ritrovo davanti a una grotta ghiacciata. Ci siamo: questa è casa mia.

"Mamma?" Chiamo, e la mia voce riecheggia all'interno della grotta.

"Luna!" Mia madre sembra distrutta e debole, ma corre ugualmente verso di me, e mi abbraccia. Ma non mi va di ricambiare l'abbraccio.

"Sei viva, grazie al cielo... È pericoloso stare qui, non dovresti..."

"Ma che ti è successo?" Chiedo, preoccupata per il suo aspetto sciupato.

"Sto perdendo i miei poteri... Sempre di più." Dice, con la voce tremolante.

"Dov'è papà?"

Mia madre scuote la testa: "Sta molto male...Sono preoccupata, Luna. Sta per accadere qualcosa di terribile."

Con il cuore che mi batte a mille, corro verso quella che prima era la mia "stanza". So che lo troverò lì.

Quasi urlo dalla sorpresa: inizialmente, penso che ci sia un intruso in casa, e sto per lanciargli un attacco, ma poi mi rendo conto che è solo lui, ed è irriconoscibile.

I suoi capelli sono diventati castani, così come gli occhi. Ha un incarnato più colorito, nonostante sembri stare malissimo. Continua a tremare e a tossire.

"Papà?" Sono immobilizzata dallo shock. Non l'ho mai visto così.

"Luna!" Quasi non cade dal letto su cui è disteso:" Devi andare via..." Dice con voce roca.

"È troppo tardi." Rispondo. Mi avvicino lentamente a lui:" Pitch Black è tornato."

"Che cosa? Non è possibile..." Mormora portandosi una mano al petto, come per bloccare un bruciore.

"Oh no... Che sta succedendo al tuo corpo?"

"Sto tornando umano..." Dice trattenendo a stento il dolore: "Ascoltami, Luna. Non durerò ancora per molto... Devi starmi a sentire."

"Che cosa significa?" L'orrore mi si dipinge sul volto, a quella frase.

"Tutto questo...Tutto, è già scritto. Stiamo tornando al nostro stato oroginale, tutti quanti gli spiriti. Tua madre sta perdendo i suoi poteri. Io sto tornando ad essere quel ragazzino che annegò in un laghetto ghiacciato, tanto tempo fa. E quel ragazzino è morto. Perciò, non mi resta molto. Ma tu..." Mi afferra una mano e osserva la mia voglia. Le sue mani sono gelide e bluastre:" Tu puoi salvare tutti noi. Puoi salvare gli spiriti. I tuoi poteri si stanno rafforzando, al contrario di noi che li stiamo perdendo. Sei la nostra unica speranza."

"È colpa mia se tutto questo sta accadendo... Ho riportato io in vita quell'uomo! Mi dispiace papà, io non lo sapevo..." Mi aspetto di vedere sul suo viso quell'espressione un po' severa, che assume ogni volta che faccio qualcosa di sbagliato. Ma invece, non sembra neanche arrabbiato.

"Devi credere in te, Luna. Dillo. Dì che credi in te." I suoi capelli sono ormai del tutto castani. Solo una piccolissima ciocca è rimasta bianca. Le lacrime mi scendono involontarie.

"Io...Credo in me."

Ho appena il tempo di finire la frase, che anche l'ultima ciocca bianca dei suoi capelli si colora di marrone. Papà accenna un minuscolo sorriso, e la luce del suo viso scompare.

"Papà? No...No, papà!" Lo scuoto, con le lacrime che mi rigano il viso:"Papà! Ti prego! Ti prego!" Le mie urla richiamano la mamma, che accorre di fretta nella stanza. Appena varca la soglia, si porta entrambe le mani alla bocca.

"Jack...Jack, no!" Dice lasciandosi cadere sul suo petto:"No! Non lasciarmi..."

Adesso piangiamo entrambe. Con tutta la forza che mi ritrovo, mi sforzo di smetterla di singhiozzare, e stringo mia madre a me. Il mio sguardo si fa cupo e determinato. Vendicherò mio padre, fosse l'ultima cosa che faccio.

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