Capitolo 10

"Ti prego, non farlo..." La mia voce è ridotta a un mormorio spezzato, mentre supplico di risparmiarli.

Il portale ha attraversato lo spazio tempo, e, dieci alla volta, tutti i demoni vi sono passati all'interno. La Radura è in grave pericolo, e io sono impotente. Facendomi scendere di forza dal cavallo, la famigerata coppia di demoni, mentre altri due mi tengono per le spalle, mi mette dei ferri anche alle caviglie, in modo tale che io non scappi. Vogliono che guardi. Vogliono che guardi quello che stanno per fare.

Quando si accorgono della nostra presenza, alcuni mezzosangue si accigliano e fanno per scappare. Ma è troppo tardi, perché Pitch, nei panni di Shadow, ha già dato il segnale di colpire.

Tutte insieme, migliaia e migliaia di frecce dorate partono come proiettili, colorando il cielo di un oro opaco. La maggior parte di esse, ha già colpito il bersaglio.

"NO!!!" Urlo con tutto il fiato che ho in gola. Mi rifiuto di guardare, e mi costringo a chiudere gli occhi, mentre essi si riempono di lacrime.

"Guarda bene, Luna. Guarda i tuoi simili cadere!" Esclama Pitch.

Lentamente, apro gli occhi, in un espressione di puro, immenso orrore. Gli occhi dei mezzosangue in trappola si posano sconcertati su di me, prima che le frecce li colpiscano con un tonfo sordo. Le lacrime mi rigano ormai le guance. Stanno arrivando soccorsi e rinforzi da parte dei mezzosangue, che provano a contrastare i demoni. Ma non appena vedono le frecce dorate, il panico si dipinge sui loro volti, e tornano sui loro passi. Ma anche loro, vengono colpiti quasi tutti.

Ad un tratto, è come se tutto si muovesse a rallentatore. Le frecce che partono tutte insieme. I volti della mia gente. La loro paura, la loro morte. Tutto questo altera i miei sensi, manda la mia mente nel panico. Potrei anche svenire, in questo preciso istante, mi ci vuole uno sforzo enorme per resistere al farlo. Appaio già abbastanza debole agli occhi di tutti.

Le vittime mietute fra i mezzosangue sono tantissime. Quando le frecce non fanno il loro dovere, ci pensano i demoni. Si avvicinano alla preda, e gli risucchiano l'anima con il loro bacio. Vedo Adrien, insieme ad un altro gruppo di mezzosangue che cercano di salvare più gente possibile. Coraggiosi, si aggirano tra i feriti, portando in spalla i bambini, le donne e tutti coloro che sono più in difficoltà. Ma sanno che non c'è speranza. Non esiste alcun antidoto per le frecce, sempre se non ti uccidono subito. Stessa cosa per i baci. Adrien continua a guardarmi dritto negli occhi, con un'espressione triste, anche quando più frecce contemporaneamente lo colpiscono, e mentre cade a terra, sconfitto. Credo che il mio cuore esploderà, non manca molto. Ho esaurito tutte le lacrime. Le mie gambe non reggono. E desidero ardentemente che una di quelle frecce mi colpisca all'istante. Desidero farla finita, piuttosto che assistere a tutte quelle morti senza poter far nulla.

Pitch sembra provare quasi pietà, verso di me: "Basta così." Afferma. Le frecce smettono di partire. Anche perché, non è rimasto più nessuno da colpire. Tutto quel frastuono ha fine. Nell'aria, echeggiano solo i miei singhiozzi di disperazione. Non è rimasto nessuno. Nessuno.

"Ottimo lavoro, amici. Questa sera, grandi festeggiamenti per tutti." Dice Pitch con un ghigno e un mezzo sorriso. Nessun demone, però, sembra particolarmente felice, o in vena di esultare. Hanno uno sguardo duro, inespressivo, mentre fissano i corpi senza vita dei mezzosangue. Sembrano soldati che hanno solo compiuto il loro dovere. Forse, solo in questo momento si stanno rendendo conto di quello che hanno appena fatto. Hanno distrutto un intero popolo, senza alcuna pietà. Solo un uomo come Pitch può esserne entusiasta.

Alcuni demoni gettano le armi per terra, scuotendo la testa, e volano via.

"Dov'è la nostra ricompensa? Io non sento niente." Dice un demone alto e muscoloso, dalla folla.

"Già, esatto! Dovremmo sentirci diversi, no?" Esclama un altro.

"Oh, suvvia raggazzi, aspettate almeno fino al tramonto..."

"Io sono stufo di aspettare! Avevi giurato che saremmo tornati dei purosangue comuni e che ce ne saremmo potuti andare dall'Inferno!" Lo interrompe un altro.

"Sì, è vero! Ci hai ingannati!" Ringhia un altro ancora, avvicinandosi con fare minaccioso, insieme a un gruppo di altri.

"Non toccatelo." Dico con fermezza. Colti impreparati, i demoni si voltano tutti verso la mia direzione, con fare interrogativo. Io sono ancora in ginocchio, con il viso arrossato, gli occhi come due palle infuocate, i vestiti sporchi di terra.

"Non. Toccatelo." Affermo, scandendo bene le parole, rimettendomi in piedi con difficoltà.

"Non fino a quando sarà in questo corpo." Aggiungo parandomi davanti a lui.

"Che cosa vuoi dire, mezzosangue?" Dice uno di quelli.

"Colui che vedete qui davanti a voi, è prigioniero di un uomo che tutti voi conoscete di sicuro. Un uomo che non ha mai fatto nulla di buono, in questa vita... Tranne aver creato un erede capace di amare, contrariamente a lui." Gli rivolgo uno sguardo di odio.

"Non oserai..." Dice lui.

"Quest'uomo è Pitch Black! È intrappolato nel corpo del figlio, Shadow..."

I demoni sussultano, sbalorditi.

"Come facciamo a sapere che stai dicendo la verità?" Dice uno dal gruppo dei demoni.

"Io..." Penso se sia conveniente dire quello che sto per dire: "Io amo Shadow. Lui è diverso. Non permetterò a nessuno di ucciderlo, solo perché il padre si è impossessato del suo corpo."

I demoni restano lì perplessi, senza sapere cosa fare.

"Shadow sarà libero soltanto quando morirai anche tu. E voi, demoni, siete degli sciocchi. Non vi ho forse detto che tornerete ad essere degli spiriti angelici purosangue, liberi di andar via dall'Inferno, solo quando tutti  i mezzosangue non saranno stati eliminati? Vi sembra che siano stati eliminati tutti ?" Controbatte Pitch, di risposta. È evidente che si riferisce a me.

"Se devo morire per liberare Shadow, lo farò. Voglio che sia tu stesso ad uccidermi." Dico, porgendogli la freccia dorata che conservavo sotto la felpa. È il mio destino, deve essere quella ad uccidermi. Pitch mi strappa la freccia di mano, con un movimento brusco, e afferra un arco. Incastra la freccia, e tende l'arco verso di me. Dunque, è così che deve finire. Non sono riuscita a vendicarti, papà. Perdonami. Penso, mentre chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo. Decido di riaprirli, voglio che mi guardi negli occhi, mentre scocca la freccia. Quando sembra stia per farlo, i suoi occhi diventano azzurri. Con il fiato corto, Shadow si guarda intorno, terrorizzato, e tornato in sé. Abbassa l'arco in fretta. Non ho nemmeno il tempo di pronunciare il suo nome, perché tutto accade troppo velocemente: Shadow afferra la freccia che avrebbe dovuto lanciarmi, la fissa per un secondo, e poi se la pianta nel petto.

"SHADOW, NO!!!" Esclamo, mentre dal suo corpo esce un bagliore dorato, seguito da un'ombra nera, che esce direttamente dalla sua bocca. L'ombra urla un lungo "No" e poi si dissolve, come nebbia. Insieme ad esso, anche le manette ai miei polsi e ai miei piedi, svaniscono.

Svelta, corro verso il corpo esanime di Shadow. Mi rendo conto che sta mormorando qualcosa, nella stessa lingua straniera che ho sentito pronunciare ai due demoni, il giorno precedente.

"Qualcuno traduca, qualcuno traduca!" Esclamo. Velocemente, si un demone si avvicina, e ascolta quelle parole. I suoi occhi si spalancano, e si guarda intorno, come sbalordito.

"Che cosa ha detto?! Cosa?!" Esclamo, afferrandolo per le spalle.

Al demone sembra mancare la parola.

"Parla!" Esclamo.

"Ha detto... 'Ero io l'unico mezzosangue' "

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