Capitolo 2

Avviso: da ora in avanti, la mia scrittura sarà in " terza persona onnisciente".

Iriko guidò sino ad arrivare nel posto prestabilito. Anche quel giorno il cielo sembrò andargli incontro. Due anime triste e abbattute, annientate solamente dal tormento.

Non ebbe il bisogno di parcheggiare l'auto e avvicinarsi. I stessi tizzi di ieri erano poco più avanti di lui. Iriko gli guardò incazzarsi da quella distanza, loro non potevano vederlo. Era quasi coperto dagli alberi. Ciò ne era anche un netto vantaggio per lui. La cosa lo stava facilitando e non poco. Sapeva che non sarebbe stato scoperto.

Quando nell'istante dopo, vide quello che, doveva essere un capo spingere quello poco più basso e riempirlo di insulti. Il nome del ragazzino appena ringhiato, il suo cuore sussultò. Quindi era davvero scappato ? Era sicuro che, fosse un idiota a pieni voti. Non aveva voluto accettare il suo aiuto, ma si era allontanato in un posto che, sembrava senza fine e pericoloso. Ma che, ancora, non lo avessero trovato era un bene. Il tizio torchiato livio dalla rabbia, diede un pugno in pieno viso all'altro.

Non stette troppo al badare al dopo. Doveva subito cercare il ragazzino. Mentre il tizio colpito barcollò all'indietro sino a cadere con il sedere a terra con un tonfo, mise in moto il suo gioiellino. Partì più veloce della luce.

La pioggia si era fatta più fitta. Era sicuro, che ciò, era un netto presagio. Forse credeva che, stesse solo un poco esagerando. Ma ogni volta, che gli acccadeva qualcosa di brutto, era sempre nei momenti di pioggia. Che fosse solo causalità, alla fine ? Decise di scacciare dalla mente quei pensieri. Di concentrarsi solamente sul suo obbiettivo in quel momento.

Accellerò con il vento che gli sbatteva in faccia seppur avesse il casco a coprirlo. Quella forza di corrente sembrava il suo stato d'animo. Era così che, dentro si sentiva. Un impetuoso maestro d'orchestra a dirigere la direzione dei strumenti, solo che, questa volta, era del vento. Gli alberi vicino gli passavano veloci. Continuò quella corsa pazza in quel bosco infinito, nonostante il terriccio divenuto un poco fangoso.

Solo pochi minuti dopo e aver guidato per un bel pezzo si decise a rallentare. Se avrebbe continuato al passo di prima, era capace che, chi stesse cercando sarebbe potuto passargli davanti senza nemmeno coglierlo con la vista. Ogni due secondi, il suo sguardo vigile, si spostava da una parte all'altra e poi di nuovo davanti a sé. E così via.

Finché poi, non lo intravide. Il ragazzino se ne stava sotto la pioggia vicino al tronco di un albero a ripararsi. Ma con quel indumento divenuto quasi trasparente a causa del bagnato e attaccato alla pelle, era del tutto impossibile che, non si sarebbe beccato qualche malanno il giorno dopo. Era riuscito a scappare in un momento di disattenzione da parte dei sequestratori. Aveva corso, sinché esausto, non assicuratosi che fosse abbastanza lontano, non si era fermato. Ma il tempaccio sembrava non volere calmarsi. Nello stesso istante in cui, due occhi azzurri lo stavano osservando con curiosità da lontano, si lasciò scivolare ai piedi dell'albero. Stava letteralmente morendo dai dolori per le botte subìte la sera prima. Per il terrore di essere nuovamente riacciuffato. Per la preoccupazione sommato alla frustazione, di sentirsi debole,
dal non essere riuscito a lottare come un vero uomo. In assenza di forze. Voleva piangere. Gridare. Ma tutto ciò che fece, fu solo quello di portarsi il viso tra le braccia sulle ginocchia.

Iriko che aveva osservato in silenzio, non sapendo minimamente cosa l'altro potesse avere e stare passando, era deciso a dargli un appoggio stabile. Sapeva che sarebbe stato difficile, secondo il carattere difidente e ribelle dell'altro. Ma ci avrebbe provato. Avrebbe fatto di tutto per fargli capire, che era andato da lui in pace. Che non c'era niente, di cui doveva preoccuparsi. Se gli avrebbe permesso di farsi aiutare. Be' quasi in realtà, perché il giovane ragazzo nascondeva un piccolo segreto. Ma se c'è ne fosse stato il bisogno, per la fiducia gliene avrebbe parlato, allora. Il ragazzino non lo aveva per niente notato. Con un piccolo sorrisino si tolse il casco e lo mise al manubrio. Scese dalla moto con una leccata di labbra ormai secche.

Sentendo dei rumori, spaventato e rassegnato al suo destino alzò il viso candido dalla pelle leggermente più scura e dagli occhi spalancati. Era già arrivato alla sua fine dunque ? Era davvero così segnato? Non capiva del perché, la vita lo odiasse così tanto. Danneggiandolo già da quando era solo un bambino. Nelle orecchie il rimbombo del suo cuore impazzito. In quel momento si odiò per il non avere accettato l'aiuto offertogli la sera precedente dallo sconosciuto. Magari, a quest'ora, ne sarebbe potuto essere decisamente fuori. Invece eccolo ancora lí in quel orrore senza fine. Gli occhi rassicuranti di Iriko si scontrarono con i propri.

Lo guardò dal basso, il più alto aveva preso a porgergli la mano. Di certo sapeva di saper ancora camminare, perciò l'aiuto non gli serviva di certo. La evitò come se fosse stata la peste, forse in modo sin troppo evidente. Ma poco gli importò. Lo aveva seguito quindi ? Certo che, fosse una vera e propria calamite per i malintenzionati.

Iriko lo guardò come per niente turabato. D'altronde di certo, non si sarebbe aspettato diversamente. Non era per niente docile come un bambino. A prima apparenza secondo la sua opinione, quel ragazzino appariva come un viziatello arrogante. Ma che davvero non fosse così ? Mentre il più piccolo, si era alzato di scatto, con lo sguardo basso come se temesse un qualcosa. Qualcosa che già attendeva con angoscia. Sosprirò.

« Non mordo mica sai ? Te l'avevo detto che sarei tornato, no ? » chiese, poi si portò una mano ad aggiustarsi i capelli leggermente appiattiti dal casco, lasciando libero il suo charme.

Il più piccolo continuò ad ignoralo come se fosse stata una mosca fastidiosa, senza guardalo nemmeno per sbaglio, con le braccia ora portate dietro dietro la schiena, il che fece sosprirare di frustazione il più grande. Stavolta, però, non avrebbe accettato un altro no. Stavolta, lo avrebbe liberato dalle catene. Gli riavrebbe dato quella libertà sottratta.

Allora decise con determinazione di continuare ancora. Sapeva che anche se non rispondeva, comunque stava ascoltando.
« Da adesso hai solamente due opzioni da scegliere. La prima è che, se accetterai di venire via con me, in cambio avrai la tua libertà sottratta, e appoggio. Parola sul cuore. La seconda è che... bè, se deciderai di rimanere qui, allora come ben saprai, fra un paio di ore ti ritroverai di nuovo in quella gabbia. Ora scegli te. Ma veloce il tempo si restringe » gli elencò con le dite.

Non si accorse, però che fecendo ciò, involontariamente con un movimento della schiena, si era avvicinato e piegato quasi del tutto all'altezza dell'altro. Nel frattempo aveva preso a fare anche con la bocca il suono del tichettio delle lancette, come per indicare i minuti persi. Non potevano fare ancora tutto con calma. Molto probabilmente, da lì a qualche minuto, i scagnozzi avrebbero fatto la loro comparsa. E allora sì, che sarebbero stati guai. Il più piccolo finalmente aveva alzato lo sguardo sconcertato e il deluso. Sicuro che non avesse a disposizione chissà quante opzioni. Quindi, cosa avrebbe preferito? Cercò di pensare, ma era anche vero che, quel rumore riprodotto lo stava infastidendo.

« Okay. Okay. Mi arrendo. Ma adesso basta ti prego » aveva sbottato con sguardo fattosi allibito, per poi prendere nella propria mano quelle due dita ancora lasciate in aria.
« Ma se scelgo di venire con te, chi mi dice che posso fidarmi? » aggiunse.

Ed era vero. Chi è che non gli diceva che stava cadendo in qualche trappola ? Lo aveva visto solo una volta. E andare in giro con uno sconosciuto del genere e che tra l'altro, aveva fatto fuori qualcuno, non sarebbe stato qualcosa di sin troppo sprovveduto? Era giusto sapere prima. Infondo, sapeva riconoscere una menzogna dalla verità. Questo anche a seconda di come lo avrebbe detto, se con o senza esitazione e il tempo prima della risposta.

Soddisfatto Iriko sorrise, mentre portava per un secondo il viso al cielo, per poi riabbassarlo, sotto lo sguardo di aspettative dell'altro. Piantò per bene il suo colore nell'altrui. Era giunto il momento di dargli la fiducia che cercava. Gli avrebbe raccontato nient'altro che la verità.

« Okay, ti dirò tutto quanto. Ma mentre saremo su quella moto. Veloce » parlò in modo dolce, cosa che permise di scaldare un po' le guance al più piccolo.

Allora i suoi occhi ne seguirono la direzione, sentiva ancora lo sguardo del più grande con un sopracciglio alzato piantato su di se. Ricambiò di nuovo lo sguardo, ma stavolta pallido e occhi sgranati, intento a scuotere la testa. No. No. No. Il motorino assolutamente no. Ne era terrorizzato. Di certo quella paura, non era per una cosa casuale, ma bensì, si era creata per un vissuto. Subito dopo, però, da come era nato, il sorriso di Iriko si spense.







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