Capitolo 8: il precipizio

Due settimane erano passate da quella fatidica sera ed Elly, lei ancora giaceva sul lettino nel laboratorio di Tony Stark, incosciente di quello che accadeva nella vita di tutti noi.

Ogni giorno, aspettavo con ansia il suono dell'ultima campanella per uscire da scuola e andare da lei, sperando che fosse la volta buona in cui la vedevo alzata a fare battute orribili sulla sua famiglia ma ogni volta che varcavo la soglia della stanza lei era su quel letto e io non potevo fare altro che parlarle e archiviare i miei sensi di colpa; certe volte venivano anche Ned e Michelle, e rimanevano sempre qualche mezzora con noi.

Era il minimo che potessi fare, stare lì. In questa settimana c'erano stati momenti in cui avevo avuto paura di perderla, ieri mentre le parlavo l'elettrocardiogramma si era fermato, i numerosi "bip" davano l'allarme e il mio cuore si fermò con il suo per la paura di perderla, non la conoscevo da tanto ma in quel poco tempo era cambiato qualcosa e l'avevo capito subito; urlavo il nome di Stark sperando sentisse mentre continuavo a stringere le mani di Elly, erano puro ghiaccio pronto a sciogliersi nelle mie mani. Tony e Bruce varcarono la porta quasi immediatamente e si scaraventarono sopra il defibrillatore per darle la scossa che l'avrebbe riportata sul dirupo tra vita e morte , alla terza scossa il cuore riprese a battere lentamente, e io incominciai a respirare di nuovo.

Non avevo compreso pienamente tutto ma non volevo fare più gli stessi sbagli, avevo delle responsabilità sia come il Peter di tutti i giorni sia come lo Spider-Man di quartiere, e stavo fallendo proprio nei miei due compiti, ma ora non potevo fare altro se non guardarla sull'orlo di un precipizio da cui sarebbe stato difficile tenerla aggrappata.

Elly's pov.

Cercai di muovermi ma il mio corpo sembrava contrario.

Ero in un tunnel e il buoi mi circondava impedendomi di vedere, l'unico punto di fuga era una pallida luce che mi indicava la fine di quell'oscurità; cercavo di avvicinarmi ma sembrava che una fune mi tenesse legata dalla vita impedendomi di correre verso l'uscita della galleria, così mi arresi e mi sedetti sull'asfalto gelido. Oramai ero talmente abituata a questi fallimenti da sapere che più ci avrei provato, più la luce, come per dispetto, si sarebbe allontanata.

"Tesoro" mi alzai in allerta e mi girai nuovamente verso la luce, da lì arrivava quella voce calma e tanto femminile: non potevo crederci.

"Impossibile..."

"No, non lo è Elly. Sono Luna, sono tua madre tesoro", era lei, la percepivo.

Era una donna bellissima mia madre: aveva gli occhi color ambra e dei capelli formai da riccioli leggeri color caramello che le cadevano sulle spalle, era una donna magra e poco muscolosa. Una cosa che non potrò mai dimenticare di mia madre erano i suoi vestiti, si vestiva sempre bianca, perché riteneva il bianco un colore puro ed era quello che serviva al mondo in quel momento, purezza.

"Aspetta, questo vuol dire che..." speravo non fosse così, per quanto non mi piacesse la mia vita, avevo troppe persone che mi tenevano ancorata a essa.

"No, Elly. Non sei morta, ma è una probabilità non una certezza".

"In che senso?" il mio cuore iniziò a battere per la sensazione di ansia.

"Non fare il mio errore tesoro, torna e fai la differenza per chi lo merita, per loro - continuai a non capire cosa intendesse - devi vivere" il suo dito delicato indico il mio punto di ritorno o di fine, dipendeva tutta da una mia semplice scelta.

"Non penso di riuscirci"

"Riprovaci, e sappi che io sarò sempre con te, sia se sarai in vita o se non sarai riuscita a tornare, quando avrai bisogno di me guarda una stella, io sarò quella stella che ha smesso di bruciare ma brilla ancora" si stava dissolvendo, stava perdendo colore.

"Mamma..." era troppo tardi. Era scomparsa.

Scusatemi! Il capitolo è veramente corto, ne sono a conoscenza. Lasciate una stellina e a presto con un nuovo capitolo!

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