Ritorno alle origini


Il calore della tazza che avevo in mano era un tepore delicato e piacevole, quasi quanto l'aroma del tè sulla lingua.

Mi strinsi nella coperta che avevo sulle spalle e sospirai, alzando lo sguardo su Wong, seduto davanti a me ed Alex con le braccia conserte e un'espressione pensosa stampata sul volto tondeggiante e dai tratti asiatici.

Gli occhi, già sottili e dalla forma a mandorla, ridotti a due fessure scure.

Alex era rannicchiata nell'angolo del divano, la giacca di piuma ancora addosso e il cappuccio che le nascondeva metà del viso.

I nostri corpi erano praticamente identici a come li ricordavo, solo i capelli e le unghie un po' più corti di poco prima, ma per il resto eravamo identici... peccato che quei pochi giorni in meno ci fossero costati attimi di sofferenza anormale...

-Almeno è andato tutto bene?- chiesi a Wong, dopo aver preso un altro sorso di tisana alla pesca.

Lui mi guardò e allargò un po' gli occhi, in modo che si scorgessero le pupille.

Annuì.

-La realtà è stata tagliata e tutto è proceduto come previsto- disse -Siete voi che avete urlato come bambini.

Abbassai lo sguardo sul liquido rosso nella tazza e guardai il mio riflesso distorto.

-Toccare una Gemma dell'Infinito è niente in confronto a quanto ho passato oggi...- commentai senza guardare l'uomo che avevo davanti.

-Lo so- fece Wong -Non l'ho mai sperimentato ma credo che non esista niente di eguagliabile nell'universo.

-Non esiste niente di simile in nessun universo esistente- borbottò Alex, gli occhi coperti dal cappuccio -Dopo questo non mi lamenterò mai più di niente.

-Mi dispiace- disse Wong.

-Non devi farlo- gli dissi, guardandolo -O questo o la distruzione della nostra realtà.

-E Loki sarebbe andato nel fuori...- commentò sempre Alex, dopo un sospiro -Effettivamente credo ne sia valsa la pena.

Un secondo di silenzio.

Presi un altro sorso.

-Quanto manca a Strange?- chiesi poi.

Wong lanciò un'occhiata all'orologio a pendolo del salottino.

-Cinque ore- rispose, poi ci guardò -Se volete dormire nel frattempo potete farlo. Vi sveglieremo noi quando verrà il momento di tornare a casa.

Annuii e guardai Alex, che non si mosse.

-Penso che una dormita sia quello che mi serve al momento...- dissi, e Wong sorrise.

-Ci state tutti e due sul divano?- mi chiese.

-Penso di sì- bevvi l'ultima goccia di tisana e poggiai la tazza sul tavolo -Grazie di tutto.

-A voi- disse l'uomo, uscendo.

*

-Peter?

Socchiusi gli occhi, la mente e il corpo stanchi e l'idea di lasciare quel giaciglio caldo qualcosa di remoto e impossibile anche solo da considerare.

-Strange è pronto- mi disse Wong -Meglio se ti alzi subito.

Sospirai e con non poco forzo mi misi a sedere.

Alex era già alzata. Spogliata della giacca di piuma e in piedi accanto all'uomo, pallida come un cencio e più simile a un fantasma che a una persona viva.

La testa mi pulsava, ma calciai le coperte e e mi misi misi in piedi.

-Ci siete?- chiese lo stregone.

In tutta risposta sbadigliai apertamente.

Alex si fece passare una mano sulla faccia.

-Che entusiasmo- sorrise Wong facendo un ampio giro con una mano e generando un portale circolare che sprizzava scintille incandescenti.

Oltre quel disco generato dal nulla si intravedeva una saletta oscura e senza finestre. Le pareti di legno e al centro Strange, a gambe incrociate e sospeso a mezz'aria; il mantello che svolazzava anche con l'assenza di vento.

Wong fece un passo all'interno e ci fece segno di imitarlo.

Passai oltre il varco silenziosamente e una volta che anche Alex fu dall'altra parte, il passaggio si dissolse in un'unica scintilla infiammata.

-Sono in connessione con la vostra realtà- disse Strange, senza aprire gli occhi, che rimasero sigillati -Ho selezionato il momento da voi descrittomi e adesso vi trasporterò in quell'istante, un'ora prima che accada, per l'esattezza, nel luogo in cui voi vi trovavate allora.

-A questo punto dovrete pensare voi ad impedire che il fatto avvenga- disse Wong, serio -Avete sessanta minuti- si accigliò -Spero che voi abbiate un piano sensato.

Io e Alex ci scambiammo un'occhiata perplessa e io abbozzai un sorriso.

-Siamo nell'MCU- dissi -Non c'è bisogno di un piano.

-Sono pronto per il trasporto- esclamò Strange, spalancando gli occhi di scatto, le pupille scomparse, lasciando un inquietante bianco dove un tempo era il suo sguardo -Concentratevi sulla vostra realtà: tra meno di un minuto sarete lì.

-Come succederà?- chiese Alex -Sverremo ancora?

-Niente domande!- fece Wong -Buona fortuna, ragazzi, tentate di non morire.

Mi aspettavo che la nebbia irrompesse nella mia mente come al solito, che il trasporto fosse lento e simile all'"effetto Cerebro"... ma la cosa fu molto più rapida e veloce.

Non capii neanche come era successo, cosa era successo.

Un secondo prima ero nella piccola stanzetta avvolta dalla penombra e quello dopo una volata di vento primaverile intriso di smog mi aveva investito la faccia.

Sgranai gli occhi, schizzando in piedi e facendo un rapido giro su me stesso, confuso e parecchio perplesso.

Ricordavo quel palazzo... Il laboratorio della Stark su cui mi ero piazzato per riposare quel fatidico lunedì, dove Alex...

In quell'istante l'ascensore che conduceva al tetto si spalancò e due occhi marroni in cui lessi i miei stessi dubbi mi guardarono.

Fu come allora, nello stesso modo, nello stesso identico momento.

Io e Alex ci guardammo, i nostri occhi si incrociarono e poi lei sorrise, rimettendosi il cellulare in tasca.

Fece un passo verso di me e io rimasi immobile, a guardarla.

-Avevo dimenticato quanto ti stesse bene il costume- commentò la mia amica indicandomi.

Mi guardai le mani e sorrisi, rendendomi conto di essere di nuovo nelle vesti di Spider-Man. Annuii e poi scossi la testa, alzando lo sguardo su di lei.

-Alex, siamo a casa- e mentre lo dicevo faticavo a crederci -Siamo davvero a casa.

Lei sorrise.

-Lo siamo.

Feci un passo verso di lei e lei fece lo stesso.

Ci abbracciammo.

La strinsi tra le braccia, i suoi capelli che mi entravano negli occhi bagnati di lacrime, il cuore commosso... Ce l'avevamo fatta.

Alex fece un passo indietro e mi guardò.

-Sai, forse è meglio che ci concentriamo su Loki- disse abbozzando un sorriso storto.

Deglutii.

-Ahm... già.

-Hai un piano?

-Perché dovrei averlo?

Alzò gli occhi al cielo.

-Dobbiamo raggiungere Loki, ora- disse, accigliandosi -Abbiamo un'ora per raggiungere New Asgard e fermare quello svitato prima che scopra le dimensioni.

-E quanto è lontana New Asgard?- chiesi.

-Da qui è impossibile arrivarci in bus in tempo...- mi guardò -Ci servirà un passaggio.

-Hai già in mente qualcuno?

-Chi è che sta alla Stark Tower tutte le domeniche dalla sera al pomeriggio di lunedì?- mi fece Alex con un ghigno.

Sgranai gli occhi.

-E pensi che ci aiuterà?- feci scettico.

-Perché non dovrebbe?

Ci pensai un secondo. La guardai.

-In fondo, che abbiamo da perdere?- le feci con un sospiro -Anche se, devo essere sincero: mi farà strano vederlo vivo dopo essere stato in un universo in cui non c'è più.

Alex sorrise e volse lo sguardo verso l'orizzonte, dove la figura imponente della Stark Tower svettava sulla città come un faro segnaletico.

Era là, che ci chiamava...

Solo un'ora a disposizione e una realtà da salvare.

E questa volta eravamo soli... Noi contro un nemico che ancora non aveva agito, solo noi a conoscenza di una verità a cui nessuno avrebbe creduto.

Ancora una missione ci separava dalla fine...

Solo una.

Un singolo capitolo decisivo che avrebbe chiarito una volta per tutte se tutto ciò che avevamo fatto era servito davvero a qualcosa.

Strinsi i pugni, sentendo che le leggi fisiche si piegavano al mio volere; assaporando con gioia la sensazione del potere di poter sempre vincere.

Guardai Alex e lei annuì.

Eravamo pronti.

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