Quando vorresti che la ragnatela si spezzasse
Non ho mai amato i lunedì, ma penso che nessun ragazzo normale possa davvero apprezzare questo giorno della settimana, fatto apposta per far soffrire ogni essere umano sulla Terra.
Dopo il Week End. La gioia che si aveva avuto la mattina prima, alla domenica, era sparita per sempre, lasciando solo un vuoto incolmabile al centro del petto.
Il cortile della scuola era già parecchio affollato quando varcai il cancello principale, le mani in tasca e lo zaino che mi dondolava mollemente sulle spalle ad ogni passo.
Ovviamente nessuno mi salutò. Chi da retta ad un povero ragazzino sfigato e secchione?
Intravidi qualcuno della mia classe e salutai distrattamente MJ, che mi rivolse un cenno della testa con il solito menefreghismo.
Siamo diventati abbastanza amici, ultimamente, e qualche volta io e Ned la invitiamo a prendere un gelato o a studiare, ma niente di esagerato (Perché la so la vostra versione!).
Ecco un paio di professori là nell'angolo; qualche altro ragazzo che conosco appena o con cui ho parlato solo una o due volte... e poi lei.
Lei se ne stava appoggiata al muro, accanto alla porta d'ingresso della scuola, un cellulare in mano e l'espressione aggrottata, concentrata su qualcosa... ma dal suo sguardo che a volte schizzava via dallo schermo dello smartphone capii che non era un messaggio inviatole da un'amica a preoccuparla così tanto.
Non aveva niente di speciale o attraente. Non aveva un fisico da ballerina o un viso da diva, ma qualcosa in lei mi fece soffermare ancora un istante.
Doveva avere circa la mia età (Non sapevo se blippata o meno); capelli mossi e castani poco più lunghi delle spalle ed enormi occhi marroni dello stesso colore.
Non era magra, ma nemmeno grassa, letteralmente una via di mezzo. Era la classica persona che si nasconde nella folla, la ragazza poco appariscente che nessuno nota. Anche se dire che fosse brutta è eccessivo... era solo carina, niente di speciale... Solo una ragazza.
Non l'avevo mai vista prima e forse fu proprio questo a incuriosirmi, ma durò per poco.
Mi riscossi dopo neanche cinque secondi e mi diressi verso la porta, passandole accanto senza neanche guardarla, anzi... Non so se fosse solo una mia impressione o una stupida fantasia, ma ebbi la netta sensazione che fu proprio lei ad alzare lo sguardo su di me.
Smisi di pensare a quella ragazza non appena entrai in classe e mi sistemai accanto a Ned, già ben posizionato sul proprio banco, rigorosamente in anticipo.
-Ehilà- gli feci appoggiando lo zaino ai piedi della mia sedia.
-Ciao- ricambiò lui, poi sospirò -Non riesco ancora a credere che oggi sia lunedì.
Lo fissai.
-Che hai contro il lunedì?
Lui ricambiò con uno sguardo perplesso.
-Sei serio? È il giorno peggiore della settimana!
-Allora perché venire in anticipo?
-Fare bella figura con i Professori è la cosa a cui aspiro di più al mondo.
Feci una smorfia.
-Sai che al momento la classe è priva di Professori, vero?
Lanciai un'occhiata dietro di noi, dove aeroplanini di carta schizzavano per la stanza e grida acute coprivano ogni altro suono mentre ragazzi impazziti si levavano in piedi e si insultavano fra loro strillando parolacce e un'altra serie di cose incomprensibili.
-E si vede...- aggiunsi borbottando.
-Beh, comunque l'anticipo è sempre meglio del ritardo- declamò Ned con il fare orgoglioso di chi ha appena fornito una perla di saggezza ai più ignoranti.
-Tu sei capace di arrivare due ore prima delle lezione- gli feci.
-Appunto- disse lui -Due ore di anticipo sono meglio di due ore di ritardo.
-Ma io non volevo dire...- mi bloccai e sospirai -Senti, lascia perdere.
Insistere non sarebbe servito a niente...
Levai lo sguardo alla porta della classe proprio mentre il Prof faceva il suo ingresso, la solita faccia stanca e trasandata, la camicia mal stirata e le profonde occhiaie che gli solcavano gli zigomi.
Ma la cosa che mi fece alzare le sopracciglia, sorpreso, fu la ragazza che gli stava dietro e che lo seguiva con gli occhi vigili e scattanti; la stessa tipa che poco prima sostava fuori dalla scuola.
Il Professore levò le mani in alto come un vigile, cercando forse e inutilmente di attirare l'attenzione.
-Ragazzi, un secondo di attenzione, grazie- disse l'uomo alzando la voce.
Come ci si può tranquillamente aspettare nessuno diede retta al povero Cristo con le braccia al cielo.
Il Professore si massaggiò l'attaccatura del naso, esasperato.
-Per piacere, un attimo di silenzio!- ritentò il Prof.
Nessun risultato visibile.
Quasi mi faceva pena: un tale messo lì per placare un branco di animali infuriati senza neanche un'arma a disposizione.
Il poveretto ci mise parecchi tentativi ma alla fine un buon venti percento della classe ebbe gli occhi su di lui.
Il Professore sospirò, poi indicò la ragazza che aveva accanto.
-Allora, gente, questa è Alexandra Potts- fece mentre gli occhi della nominata schizzavano in giro per la classe, quasi stessero facendo uno scan accurato dell'ambiente -Da oggi farà parte di questa classe e...- una alla volta ogni sudatissima attenzione da parte degli studenti fuggì via dalle parole del Professore e lui sospirò, rendendosi conto che solo io, Ned e, forse, MJ dietro di noi lo stavamo davvero ascoltando.
-Va bene, a quanto pare non interessa a nessuno- fece l'uomo rivolgendosi alla ragazza -Mi dispiace, Alex, hai beccato la classe peggiore.
Quella scrollò le spalle.
-Nella classe peggiore l'unica cosa che si può fare è migliorare, no?- disse la ragazza abbozzando un sorriso.
Il Professore la guardò e batté le palpebre. Poi ricambiò il sorriso.
-Non l'ho mai vista in questo modo.
-Dovrebbe provarci.
L'uomo annuì, poi voltò lo sguardo verso noi studenti.
L'unico posto libero in tutta la classe era quello accanto a Simon Swann, un tizio poco raccomandabile su cui giravano dicerie raccapriccianti e che tutta la scuola evitava come la peste. Insomma, non era un caso se il solo banco libero fosse quello vicino al suo... Ma tutti sapevamo che il Prof non avrebbe mai permesso ad Alex di sedersi vicino ad un simile tipo e la sola cosa che poteva impedire tale fatto era che la ragazza nuova facesse a cambio con qualcuno...
Lo sguardo dell'uomo fece una rapida ispezione di ogni ragazzo presente e i suoi occhi finirono per posarsi su di me e Ned.
Il cuore mi si gelò mentre comprendevo le sue terribili intenzioni.
-Ned, spostati vicino a Simon- declamò il Professore mentre il mio animo tirava un profondo sospiro di sollievo -Alex, tu puoi occupare il posto libero.
Il mio amico mi lanciò un'occhiata disperata prima di alzarsi dal suo comodo e sicuro seggio.
-Condoglianze- gli sussurrai mentre si allontanava verso il pazzo, mogio.
Poi la ragazza nuova mi raggiunse e si accomodò, lanciandomi uno sguardo critico.
Abbozzai un sorriso di incoraggiamento, anche se qualcosa, in lei, ancora non mi convinceva.
-Peter Parker- mi presentai tendendole una mano.
Lei fissò il palmo, poi ricambiò il sorriso e le sue dita si strinsero sulle mie.
-Alex- fece -Piacere di conoscerti, Pete.
-Idem- dissi.
Poi il Professore iniziò a parlare e sebbene metà della classe lo stesse totalmente ignorando, il mio sguardo scattò su di lui e per me e un altro paio di interessati, cominciò la lezione.
*
-May, sto uscendo!- gridai alla porta della mia stanza mentre mi infilavo il costume alla velocità della luce.
-Ok- fece mia zia, di rimando -Tenta di non precipitare dalla Stark Tower mentre sei fuori!
-Ci proverò!- spalancai la finestra -A dopo!- e mi lanciai nel vuoto.
La sensazione che si prova nell'essere Spider-Man è inspiegabile. Come posso riuscire a descrivere come la libertà fluisce nelle vene? Il non pensare a niente, il poter urlare e ridere quanto e come vuoi mentre voli, sfiorando con le dita le finestre più alte dei palazzi di New York, salutando i passanti che ricambiano perplessi...
Il vuoto che azzanna lo stomaco, le preoccupazioni che scivolano via... Tutto questo mentre la tua vita è letteralmente appesa a un filo e nemmeno te ne accorgi.
Ogni cosa diventa un semplice gioco mentre Peter Parker scompare nell'ombra di Spider-Man lasciandomi solo quel senso di pace e libertà, eliminando la mia vita complicata e ogni altra cosa.
Sì, fu un bel pomeriggio quello del 4 Marzo 2019 e pensare adesso a quanto mi fossi sentito bene, a quanto quella giornata fosse stata rilassante e liberatoria mi fa strano... In quel momento di calma non pensavo ancora che quello sarebbe stato il giorno in cui la mia vita è iniziata a cambiare, precipitando sempre di più verso una voragine oscura e da cui è impossibile riemergere...
Quello fu il pomeriggio dove ogni cosa è mutata, dove tutta la mia esistenza non è più stata la stessa...
Erano quasi le sei di sera di quel lontano lunedì e io, sudato e stanco dopo una giornata di corse sfrenate tra i grattacieli e catture di ladri imbecilli, decisi di prendermi un attimo di pausa.
Individuai un palazzo abbastanza alto la cui funzione mi era ignota e mi accoccolai là, sul tetto, per poi stendere le gambe e lasciare che i piedi dondolassero nel vuoto.
Mi levai la maschera e una leggera brezza mi accarezzò il viso mentre il vento danzava nei miei capelli.
I miei occhi scrutarono il maestoso paesaggio di New York, le figure imponenti dei grattacieli che si levavano fin oltre l'orizzonte e il cielo che lentamente sfumava nella sera.
Ecco. Quello fu il momento.
Lunedì 4 Marzo 2019. Ore 17:57:21. L'istante in cui tutto è collassato, ma ancora non lo sapevo.
Il mio senso di ragno (o Peter Prurito, chiamatelo come volete...) prese a strillarmi nella testa con una potenza inaudita e per poco sobbalzai quando, un secondo dopo, uno scatto proveniente dalle mie spalle interruppe la quiete di quel momento.
Mi voltai di botto, gli occhi sgranati e la mente vigile.
L'ascensore che portava al tetto del grattacielo si spalancò, rivelando una persona al suo interno che, alzando gli occhi dal proprio smartphone, mi vide.
Per un secondo il mondo fu immobile; il tempo congelato in quell'istante che mi ha rovinato la vita... poi Alex sorrise, facendo un passo verso di me mentre io schizzavo in piedi, la maschera che ancora giaceva a terra, il mio viso scoperto e i miei occhi carichi di tensione.
-Ah, Peter- fece la ragazza rimettendosi il cellulare in tasca -Non mi aspettavo di trovarti qui.
Lo sapevo che questa tizia avrebbe portato guai! Io lo sapevo! Pensai mentre deglutivo a vuoto.
-Alex- farfugliai, la bocca secca -Io non...
-Oh, andiamo, Spiedy- disse lei, interrompendomi -Non provare a giustificarti su cose che non necessitano di spiegazioni.
-Ma cosa...?- scossi piano la testa, confuso come non so che -Come...?
-Mio padre possiede questo palazzo- rispose la ragazza senza che io avessi il tempo di finire la domanda.
Sorrise.
-Beh, in realtà è di Tony Stark- aggiunse Alex, stringendosi nelle spalle -Però lui ha deciso di affidare la gestione di questi laboratori a suo cognato, concedendoci un modo per vivere decentemente in una città nella quale tutto costa dieci volte di più che in Italia. Te l'ho detto che prima vivevamo lì? Mia madre è Italiana.
Battei le palpebre, ancora scombussolato.
-Cioè?- fu l'unica cosa che riuscii a dire nella confusione che era la mia mente.
La ragazza scoppiò a ridere.
-Dovresti vedere la tua faccia, Pete- mi fece -Sembri uno che ha appena visto un fantasma.
-Ma io...
-Esatto- fece spallucce -Tony Stark è mio zio. Sconvolgente, no? Ovviamente nessuno sa che Pepper Potts ha un fratello e che questo ha a sua volta una figlia... ma la vita a volte ti sorprende.
Sgranai gli occhi.
-Aspetta, ma...
-Perché sono qui?- chiese Alex guardandomi con un sorriso -Beh, non avendo niente da fare tutto il giorno a vengo qui con mio padre e aiuto i ragazzi del laboratorio con le ricerche... Quando voglio rilassarmi vengo qui sul tetto- mi lanciò un'occhiata complice -Ma a quanto pare anche tu cercavi un po' di pace.
-Ma quindi tu...
-Sì, sapevo già della tua identità segreta- scrollò le spalle e io richiusi la bocca di scatto.
Mi fissò e sorrise.
-Lo so già da un po' di tempo. Me l'ha detto Tony uno o due anni fa, mi pare- ci pensò un attimo -Ma, in realtà, non è che a me faccia tanta differenza. Quando mi hanno detto che sarei stata in classe con te non mi ha fatto né caldo né freddo... ero solo curiosa di conoscere il famoso Spider-Man.
Battei le palpebre e la fissai, scuotendo piano la testa.
-Eh?!
Scoppiò nuovamente a ridere.
-Te l'ho detto, Spiedy- mi fece dopo aver smesso -La vita tende a sorprenderti.
-Ma tutto questo è assurdo!- gridai, riacquistando finalmente il diritto di parola -Come potevi saperlo già? Come, cosa, chi...? Io non capisco...- farfugliai senza sapere cosa davvero volessi dire di così importante. Al momento la mia mente era vuota. Non riuscivo a pensare tanto ero sconvolto.
-Cos'è che non capisci?- domandò Alex senza smettere di sorridere -Ti ho servito le risposte alle tue domande senza battere ciglio quando chiunque altro te le avrebbe fatte sudare sette camicie. Cosa non ti è chiaro, ancora?
-Io...- deglutii -Ho solo la sensazione che questa situazione non abbia senso...
Mi guardò, senza capire.
Scossi piano la testa e strinsi i pugni.
Volevo reagire a tutto questo, volevo fare la parte la parte del supereroe... Se al mio posto ci fosse stato Tony Stark certamente avrebbe tirato fuori la frase giusta, una battuta che avrebbe messo entrambi sullo stesso piano, qualcosa che avrebbe magicamente aggiustato ogni cosa... E invece l'unica cosa che fui capace di dire fu:
-Chi sei tu?- guardai Alex e quella fece spallucce.
-Probabilmente sono solo una ragazza qualunque che ti ha beccato sul fatto- disse sorridendo -Ma potrei anche essere la persona che ti cambierà la vita, non ti pare?
-E come potresti farlo?- scossi la testa, indicai me stesso e poi lei -Io e te non abbiamo niente in comune... è solo una strana coincidenza il fatto che ci siamo incontrati qui, su questo tetto, proprio adesso- mi morsi un labbro -Io penso... Io penso che la cosa migliore sia ignorare questo momento e procedere come niente fosse.
Alex inarcò un sopracciglio.
-Strano- fece -Non ti credevo un tipo così menefreghista.
-Non sono menefreghista!- ribattei -Solo... non penso che tutto questo potrà causare altri inconvenienti se evitiamo di vederci.
-Ah!- il ghigno che si andò a formare sul viso della ragazza mi fece correre un brivido lungo la schiena -Ma con ciò tu dai per scontato che io non dirò a nessuno questo tuo segreto.
La paura si insinuò nel mio corpo, congelandolo sul posto.
-Non... non è così?- farfugliai.
-Beh, prima di adesso l'idea che fossi tu Spider-Man era solo un'informazione fornitomi da mio zio, non potevo esserne certa- mi fissò -Ma ora le cose sono diverse.
Gemetti.
-Non stai parlando sul serio, giusto?- feci -Guardai che ho poteri che non immagini!- la minacciai, sapendo però che non sarei mai stato in grado di fare del male ad una ragazzina.
Mi guardò ancora un attimo senza dire niente, poi scoppiò a ridere.
-Oddio! Avresti dovuto vedere la tua faccia!- esclamò Alex senza smettere di sganasciarsi.
Ma io non sorridevo.
Quello che lei riteneva uno scherzo mi aveva fatto capire che, quella piccola ficcanaso, poteva ancora rovinarmi la vita in un battito di ciglia. Poteva dirlo ai quattro venti, ai telegiornali, alla radio... una sua singola parola e tutto sarebbe andato in rotoli: non potevo fidarmi di lei.
-Io invece parlo sul serio, Alex- le dissi aggrottando la fronte -Se osi dirlo a qualcuno non avrai pace per il resto della tua vita- la minacciai, ovviamente recitando, ma sperando che almeno un po' di paura gliela avessi innestata.
Mi guardò un secondo e batté le palpebre.
-Ok, Pete, stai tranquillo- mi disse, perplessa da quella mia reazione -Non sono un mostro.
Ma io non posso esserne certo mi resi conto con amarezza.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top