Primo approccio
Tutto del trasporto dimensionale mi è ormai famigliare.
L'intero pacchetto completo: dal senso di smarrimento e lo svenimento iniziale, alla testa pesante e dolente che accompagna il risveglio in un luogo principalmente sconosciuto con una confusione dentro la testa così densa che si può quasi toccare.
Quando la coscienza tornò nel corpo e io mi accorsi di essere vivo quasi mi venne da sbuffare.
Quante volte ormai qualcuno mi ha trasportato in una realtà parallela? Quante volte questa assurda avventura mi ha fatto fare questi viaggi paranormali attraverso universi collegati?
Giuro che ho davvero perso il conto e non ho voglia di tornare indietro per controllare... Fatelo voi, se vi va; ma fidatevi se vi dico che è un numero davvero assurdo...
Strinsi i pugni e le palpebre, tentando di raccogliere quel poco di buon senso che mi restava, cercando di capire cosa fosse successo, dove fossi e chi fossi...
Peter Parker? Spider-Man? Tom Holland? Una manciata di fotoni sullo schermo di un cinema? Un ragazzino ormai senza un nome? Semplicemente il protagonista di una storia senza né capo né coda?
Non lo sapevo e non volevo una risposta.
Mi lasciai trasportare dall'inerzia, seguendo la prima legge di Newton: un corpo mantiene il suo stato di quiete o moto rettilineo uniforme finché una forza esterna non sopraggiunge... Ecco: io ero in un evidente stato di pace e tranquillità e quantunque nessuno mi avesse preso una spalla e impiantato le unghie nella carne o gridato nella mente tramite la telepatia io non mi sarei mosso, chiaro?
Deciso a mantenere quella promessa fatta a me stesso mi avvicinai ulteriormente le ginocchia al petto, piegando il collo e celando il viso a chiunque mi stesse guardando da oltre le palpebre... se c'era qualcuno.
Il silenzio che avevo attorno era quasi soffocante e nemmeno un rumore mi giungeva alle orecchie, lasciando ai pensieri la strada libera per inondarmi la mente.
Non so quanto rimasi così, immobile nella mia posizione fetale, ma improvvisamente un suono che riconobbi come il cigolio di una porta interruppe la quiete che mi aveva avvolto.
Dei passi si avvicinarono a me, ma ancora non volli alzare le palpebre per controllare.
Erano due paia. Il primo individuo aveva un'andatura lenta e pesante, mentre il secondo era molto più umano.
-Sta ancora dormendo- disse una voce maschile lievemente famigliare -Dici che è saggio svegliarlo?
-E perché dovremmo?- sussurrò il secondo, sempre un uomo -D'altra parte neanche Potts è del tutto vigile...
-E Morgan?- lo interruppe il primo -Sai come sta?
-Ci sta pensando sua madre...- un secondo di silenzio -Quindi questi vengono da un possibile futuro?
-Esatto. Non pensavo fosse possibile: credevo che Steve li avesse annullati tutti, ma probabilmente dovevo fare altri calcoli prima di trarre conclusioni affrettate.
-Beh, non credo sia un problema, no?
-No, certo che no... Se è solo uno non da problemi.
Silenzio per un altro attimo.
-Non è strano vederlo da piccolo?- chiese il secondo -Insomma, noi non siamo abituati a questo...
-Lo so. È incredibile come l'aver ritrovato Morgan. Non avrei mai pensato di rivederla.
Silenzio.
-Ma ci credi che nel suo universo le cose sono andate tutte per il meglio?
-Già... un lieto fine decente...
-Tu sai come hanno fatto a... ecco... evitare la morte di Tony?
-Sinceramente no; ma penso che la soluzione sia parecchio semplice... alla fine gli errori li abbiamo fatti tutti.
-Ma per il fatto che esisteva solo una possibilità di salvezza?
-Evidentemente anche Strange si può sbagliare.
-Sai, l'idea che tutto questo si sarebbe potuto evitare è terribile... Insomma, a noi è toccata la sfiga!
-Non urlare: il ragazzo ancora dorme.
Silenzio.
-È una fortuna che Peter non sia qui, al momento... non penso che uno dei due avrebbe resistito al vedere la propria versione in un altro possibile futuro.
-Sì, ma immagina quanto sarebbe stato forte! Un po' alla "Ritorno al futuro", no?
-Ti ho detto di non urlare!
-Ma questo dorme come un sasso!
-Per piacere, taci. Chissà cosa ha passato prima di arrivare qui.
-Vero, non ci avevo pensato: come hanno fatto questi ad arrivare nel fuori?
-Ah, adesso lo chiami così?
-Come altro dovrei chiamarlo?
-Comunque non ne ho idea. Ho fatto delle ipotesi in laboratorio ma non riesco a trovare un buon collegamento a questo intreccio di realtà.
-Mi stai dicendo che è come ti ha detto l'Antico? Quando due futuri si scontrano?
-Esatto. Questo era l'unico lato negativo della presenza di un altro futuro: se due realtà rimangono collegate così a lungo rischiano di mischiarsi e unirsi, provocando terribili conseguenze.
-Quindi come i disastri con le dimensioni A e B?
-Sì, ma più in grande.
-Ok, ok... Stai dicendo che dobbiamo rispedire lui e Alex nella loro realtà?
-Quello sarebbe il modo più indolore di rompere il contatto...
-Altrimenti?
-Dovremmo ucciderli.
-Ehi, non dirlo neanche per scherzo! Troveremo un modo per evitare questa cosa....
-Questo è quello che speriamo tutti.
Silenzio.
-Ma sei sicuro che non sia sveglio? Dorme da più di dodici ore- disse il secondo.
-Questi trasporti sono faticosi.
-A proposito: come sta Wanda?
-Bene, il protocollo di sicurezza durante l'esplosione ha svolto il proprio lavoro come previsto.
-Meglio così. Notizie anche dalla dimensione B?
-Ancora no, ma non appena Cerebro sarà di nuovo operativo potremo sapere se è andato tutto liscio anche da loro.
-Non penso sia andata male: Xavier ha una schiera di Mutanti pronti a salvargli la pelle.
-Infatti non penso che dobbiamo preoccuparci per lui.
Altri passi, di nuovo il cigolio della porta di prima.
-Ragazzi, ma che state facendo?- sibilò una voce femminile -Il ragazzo ancora dorme: cosa ci fate qui?
-Scusa! Pensavamo che non fosse un problema.
-Non voglio che lo svegliate. Siete ragionevoli per una volta...
Fu in quel frangente che non riuscii più a tenere a bada la curiosità di sapere chi fosse a parlare. Dovevo sapere l'identità di quelle persone e ormai ero sveglio abbastanza da riuscire a riflettere pienamente...
Le mie palpebre sfarfallarono e tre figure sfocate apparvero davanti a me.
Circondavano il letto su cui ero steso che, a sua volta dentro una camera da letto modestamente grande.
Una delle persone era grossa e scorsi sulla sua pelle una forte nota verdastra.
La seconda mi pareva un uomo fatto e finito con i capelli scuri... ma era tutto ancora sfumato e non vedevo bene.
La terza, la donna, se ne stava in disparte, davanti ad un rettangolo marrone che doveva essere la porta della stanza; lei era bionda, capelli corti e ben piazzata.
-Shh!- fece il secondo, voltandosi verso di me -Sta aprendo gli occhi!
-Io ve l'avevo detto di fare piano- inveì la donna.
-Dai, ragazzi, zitti!- intervenne il primo.
Battei le palpebre per mettere a fuoco mentre stendevo le gambe stanche e pesanti.
Bruce Banner pensai fissando il bizzarro Hulk che avevo davanti, la mente confusa.
Sembrava letteralmente un incrocio uscito male dei alter ego... Prendete Hulk, fategli gli occhi un po' più intelligenti e mettetegli degli occhiali grossi e rettangolari. Ora fategli indossare una camicia taglia XXXXL e dei pantaloni della stessa misura.
Ecco.
Il secondo invece era Scott Lang. Invecchiato di qualche anno e con i lineamenti più rigidi, ma sempre lui, l'uomo sorridente dagli occhi chiari che conoscevo.
La terza era Carol Danvers, praticamente uguale a quanto ricordavo, solo che ora non indossava la tipica armatura scintillante dai colori americani, ma una blusa celeste e jeans aderenti.
Per un secondo rimasero tutti e tre immobili a fissarmi, gli occhi sbarrati come avessero visto un fantasma.
Io ricambiavo lo sguardo, ma il mio era calmo.
-Tutto ok, Peter?- chiese Carol facendo un passo in avanti.
Annuii, inumidendomi le labbra aride.
Mi voltai verso Bruce.
-Che ti è successo?- gli feci, accigliato.
Quello abbozzò un sorriso.
-È complicato- scosse piano la testa -Ma parlaci di te, Pete... Come hai fatto ad arrivare qui?
-Ehi, ehi!- Carol gli lanciò un'occhiataccia -Lascialo respirare: sarà così confuso in questo momento...
Mi misi a sedere, la testa che pulsava.
-Dove sono?- chiesi.
-Avengers Town- rispose Scott, poi abbassò lo sguardo -Nella stanza che un tempo era di Tony Stark.
Solo adesso la camera iniziò a prendere forma intorno a me e dettagli a cui non avevo fatto caso emersero dal nulla.
Mensole con foto di Pepper; progetti di armature piazzati su una scrivania disordinata; un quadro che raffigurava Iron-Man in bella posa davanti alla telecamera...
Non hanno toccato niente di questo posto... pensai con riluttanza.
-Non c'erano altre stanze libere?- domandai, stringendo i pugni con un profondo amaro in bocca.
-Purtroppo no: l'unica altra era di Visione e l'ha presa Alex- rispose Scott sorridendomi imbarazzato.
-In che anno siamo?- chiesi.
-2037- fece Banner.
Carol mi guardò.
-Peter, adesso rilassati e stai tranquillo: non hai le forze per agire o pensare bene. Le domande è meglio che le rimandiamo a dopo...
-È tutta la vita che rimando le domande- ribattei -Con tutto il rispetto, signora, vorrei soltanto capirci un po' di più.
I tre si scambiarono un'occhiata dubbiosa, poi Bruce sospirò.
-Va bene- si arrese -Cosa vuoi sapere?
-Prima di tutto come ho fatto ad arrivare qui- dissi prontamente.
-Abbiamo ricostruito i due Cerebri- rispose Carol -Dopo il primo trasporto di Morgan, sei anni fa, abbiamo dovuto liberare il campo dalle radiazioni che si erano create dopo l'esplosione, nonché ripulire tutto... Ci siamo aggiornati e, alla fine, siamo riusciti a riportarla qui. Prima le abbiamo inviato un messaggio telepatico che Xavier e Maximoff avevano spedito tramite i due macchinari e lei ha risposto tramite un trasmettitore cerebrale che invia un certo tipo di frequenze, nel suo caso erano segnali in codice Morse che noi abbiamo decifrato (non essendo telepate non può comunicare attraverso le realtà senza un aiuto)... Nel messaggio ci avvertiva della vostra presenza. Inizialmente non abbiamo compreso quanto foste in comunione con il nostro universo, ma quando vi abbiamo ritrovato qui le cose sono state chiare.
-Quindi sono nell'universo "originale"?- domandai.
La donna annuì e Bruce mi guardò.
-Te lo avrà già detto Morgan: il vostro futuro è frutto del nostro e dei viaggi temporali che noi siamo stati costretti a fare per ripristinare l'universo come era prima del Blip- illustrò Banner -Strange lo saprebbe spiegare meglio con tutti gli effetti tridimensionali, ma immagina una corda a cui, in un certo punto, è legata un'altra, che è la vostra realtà- fece muovendo le mani enormi in gesti confusi, come se quello potesse eguagliare ciò che avrebbe fatto Steven Strange -ora pensa che queste due funi stiano distanti tra di loro senza nessun punto di contatto che non sia quello d'origine del vostro futuro... ma, ad un certo punto, le due si intrecciano- i suoi due indici si avvolsero tra loro -bisogna far sì che queste due cime si dividano nuovamente perché altrimenti possono unirsi in un solo universo e questo può portare a...- si bloccò e scosse il capo.
-Cose brutte- annuì Scott.
-Per questo mi dovete uccidere?- feci, serio.
Entrambi i due uomini si immobilizzavano e un lampo passò nei loro occhi veloce come una consapevolezza inattesa.
Abbassai lo sguardo per poi alzarlo su Carol, che aveva la bocca semi aperta e fissava Banner e Lang con sguardo quasi deluso. La donna si accorse di me, chiuse la bocca e mi fissò.
-Peter, non sarà necessario- mi disse dopo aver deglutito, poi mise avanti le mani e fece un sorriso incoraggiante -Ignora questi due imbecilli: parlano senza pensare.
-Non mi interessano le bugie- le dissi -Voglio soltanto... che non mi trattiate come un bambino.
-Oh, Pete...- Carol strinse i pugni e tra le sue dita passò come una leggera fiamma. Alzò lo sguardo su Scott e Bruce -Ragazzi, avete fatto abbastanza- indicò la porta -Andatevene, vi prego.
-Penso che tu stia esagerando, Carol- provò a ribattere Lang -Noi volevamo solo...
Ma lo sguardo della donna non si addolcì minimamente e continuò a tenere il dito puntato verso l'uscita.
Quasi fossero stati messi in punizione da un genitore i due si avviarono mogi verso la porta, chiudendosela alle spalle e lasciandomi solo con Captain Marvel.
Danvers sospirò e si fece passare una mano sulla faccia con un movimento stanco.
Mi guardò.
-Vuoi che io sia sincera con te, vero?- mi disse avvicinandosi al letto mentre io calciavo le coperte e mi mettevo a gambe incrociate.
La fissai.
-Voglio essere un vostro pari- abbozzai un sorriso -E magari capire che sta succedendo.
-Succede che non sappiamo niente- sputò Carol, quasi con disprezzo -Succede che tutto ci sfugge e al momento ogni cosa ruota intorno a te ed Alex- indicò la porta -Hai visto quanto Banner fosse affascinato dalla tua persona, da come sei arrivato qui... Oh, Peter...- sospirò, ma io non riuscivo a capire; nonostante questo le sorrisi.
-Probabilmente nemmeno Tony avrebbe potuto capire ciò che io ho vissuto negli ultimi giorni- le dissi -Dubito che ciò che sta succedendo tra le realtà sia anche solo comprensibile da un essere umano... Ma io ho vissuto tutto questo senza che nessuno mi desse la possibilità di dire se lo volessi davvero, senza darmi la possibilità di ribattere- incrociai i miei occhi con i suoi -Con tutto il rispetto, signora Danvers, non credo che lei possa pensare che ciò che mi nascondete sia paragonabile a quello che ho passato io.
Si avvicinò al letto e si sedette sull'angolo, guardandomi negli occhi.
-Non l'ho mai messo in discussione- disse -E appunto perché posso immaginare quanto le cose che hai visto e capito possano essere scioccanti non ti sto nascondendo niente- si morse un labbro -Tu, a quindici anni, hai vissuto più di quanto qualunque adulto abbia mai fatto e ho paura anche solo all'idea di sentire cosa tu hai da dirci- sospirò -Nemmeno il nostro Peter Parker può affermare di aver vissuto emozioni come le tue e forse solo Alex, nell'arco di tutte le realtà esistenti, può eguagliarti in questo...- mi guardò negli occhi con serietà -Io ti sto dicendo la verità, Peter: l'ultima cosa che possiamo fare è nasconderti qualcosa, perché siamo noi a pendere dalle tue labbra.
*
Carol mi aveva permesso di vedere Alex.
Era ancora come svenuta e incosciente, ma almeno stare lì con lei mi dava la sensazione di non essere del tutto solo.
-Ciao, Spiedy.
Mi voltai di scatto e i miei occhi incrociarono quelli della mia amica, che dal suo letto mi sorrideva con aria stanca.
-Ciao- le feci ricambiando il sorriso -Come stai?
-Mi sento come se mi avesse tirata sotto un tir- rispose lei mettendosi a sedere con evidente fatica.
-Allora è tutto normale- le feci, lasciando che si guardasse intorno, confusa, e attesi pazientemente la domanda che le sarebbe venuta spontanea.
-Dove siamo?- chiese aggrottando la fronte.
-Avengers Town- risposi, citando Scott.
-Di quale universo?- la mia amica mi fissò, seria, poi, notando la mia espressione aggiunse: -Non siamo a casa, vero?
Scossi la testa.
-È la realtà di Morgan, l'universo in cui Tony non c'è più... Anno 2037.
-Oddio.
-Già.
-Da quanto dormo?
-Più di quindici ore.
-Come abbiamo fatto ad arrivare qui?
Feci una smorfia.
-Al momento l'unica che può saperlo è Morgan- deglutii -Ma è chiusa da ore nella stanza di Pepper.
-E gli Avengers di questa realtà?- mi fissò -Non sanno niente?
-Niente di niente- annuii -Carol Danvers mi ha detto che pendono tutti dalle nostre labbra.
-Credo comunque che Morgan sia più qualificata per dare simili informazioni.
Sospirai.
-Giusto; ma non penso che avranno la pazienza di aspettare che tua zia abbia finito con la figlia... non mi sorprenderei se fossero tutti con l'orecchio appiccicato alla porta ad ascoltare le nostre parole.
Alex si spostò i capelli dietro l'orecchio e abbozzò un sorriso.
-Vuoi dire che dobbiamo essere noi a dirgli... ecco... lo sai.
Scossi la testa.
-Non dico quello- dissi -Però stare chiusi in una camera aspettando Morgan non è una buona idea, anche perché rischio di farmi venire una crisi di nervi.
-Quindi cosa proponi di fare?- mi guardò.
-Facciamo un giro- risposi -Magari qualcuno è disposto a rispondere e non al fare domande.
Alex tirò le gambe fuori dalle coperte.
-Hai già in testa qualcuno, vero?- mi sorrise.
-In realtà no- feci -Ma forse sarà proprio lui a venire da noi.
Nota di Coss:
Per molte ragioni non penso che l'MCU si svilupperà, in futuro, sulla traiettoria da me proposta in questo capitolo. Perciò, come sempre, avevo solo provato a districare (male) la ragnatela che avevo in testa e che comprendeva anche le vicende in FFH.
Questa mia versione futura dell'universo cinematografico Marvel è troppo piatta per essere anche solo lontanamente simile a cosa ci ritroveremo sul grande schermo tra qualche anno... eppure mi serviva un attimo di pace, per calmare le acque...
Come al solito potete darmi la vostra opinione (ma tanto non commenta nessuno quindi RIP).
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