E questo che cavolo significa?!
Mi tastai nervosamente il corpo, accertandomi che fosse ancora lì, che non si fosse nuovamente volatilizzato in polvere come l'ultima volta... sperai con tutto me stesso di non essere morto...
-Peter, è inutile.
Alzai lo sguardo ed eccola lì, la solita ragazza, i capelli castani che le ricadevano dolcemente sulle spalle e gli occhi verdi come smeraldi al sole.
La sua figura era circondata dalle solite lucciole fluttuanti, scintille irreali e derivate da un semplice sogno...
Un sogno... pensai, rendendomi improvvisamente conto di non essere sveglio.
Mi misi le mani tra i capelli, gli occhi che iniziavano a tremare, la mente piena di pensieri totalmente insensati.
-Cosa ho fatto..?.- feci stringendo le dita intorno alle ciocche e tirando, nella speranza di sentire un dolore che però non arrivava -Cosa diamine ho fatto...?- scossi la testa e chiusi gli occhi.
-Hai tentato di impedire a Loki di realizzare il suo intento. Non è una cosa da niente, Pete.
Alzai lentamente lo sguardo sulla ragazza, che mi sorrideva, sotto la camicetta il solito bagliore blu, che non riuscivo a identificare.
-Ma anche se fosse...- mi morsi un labbro e la guardai -Sono morto, vero?
Lei mi sorrise.
-Non sono tenuta a dirtelo- disse.
Io la fissai un attimo.
-Allora rispondi ad un'altra domanda!- feci -Alex- dissi -Alex è viva? Almeno lei sta bene?
La ragazza scosse la testa.
-Non posso dirtelo, Spiedy, non finché sarai ancora legato a...- si interruppe e il suo sorriso parve spegnersi. Abbassò lo sguardo.
-A cosa?- la incalzai -A cosa sono legato, ora?
Mi guardò, negli occhi un velo di malinconia.
-Pete, mi dispiace... non posso...
Sbuffai.
-Almeno dimmi chi sei, diamine!- urlai -Sembra che sia tu a decidere tutto ma non ho idea di chi tu sia! Riempi i miei sogni e continui a rimanere anonima! Cosa ti costa dirmi il tuo nome?
Abbozzò un sorriso.
-Tra poco tutto avrà senso, Peter- mi disse -Ti chiedo solo un po' di pazienza.
-Potrei essere morto!- ribattei -Dove la trovi, tu, la pazienza?
-Per piacere... cerca di capirmi- scosse piano la testa e mi guardò, triste.
Alzai gli occhi al cielo.
-Non posso capirti!- strillai -Ti faccio delle domande appunto per capirci qualcosa ma tu non mi rispondi! Mi basta solo il tuo nome, ok? Solo un nome!
Sospirò.
-Un po' di pazienza, Peter...
-Oddio!- mi feci passare le mani sulla faccia -Troppa pazienza ci vuole a questo mondo...- commentai, gettandomi a terra e seppellendo la testa tra le ginocchia -E io volevo solo un nome...
Un tocco gentile sulla spalla mi fece alzare lo sguardo. Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime.
-Poco tempo- disse, poi abbassò le palpebre e scosse la testa, le sue dita si strinsero sulla mia spalla e stranamente questa volta mi fece male -Ti giuro, Peter... solo pochi secondi...
Questa volta successe tutto velocemente, un battito di ciglia e ogni cosa divenne nera, il mio corpo venne scosso da qualcosa di estraneo, un'ondata di emozioni mi travolse...
*
poi fui fuori dal sogno.
Qualcuno mi scuoteva la spalla, delle dita sottili ma forti strette intorno alla mia carne.
La testa pulsava e doleva, l'aria che mi entrava nelle narici era tremendamente diversa. Mi sentivo pesante, come se avessi vissuto una vita dentro l'acqua e solo ora avessi messo piede sulla terra ferma e la spinta di Archimede mi fosse stata privata.
-Peter!
Una voce mi urlava nelle orecchie, era femminile, una voce che conoscevo ma che al momento non riuscivo a collegare a nessun viso.
-Peter! O mio Dio, Peter! Sei qui, ci sei riuscito, ha funzionato!
Strinsi i pugni, la spalla che iniziava a gemere a furia di scuoterla.
Cavolo, ma che succede qui?! Mi chiesi stringendo le palpebre, anch'esse divenute terribilmente pesanti Dove accidenti sono?
-Eddai, alzati, Pete!- continuava a urlare quella ragazza mentre io tentavo ancora di capacitarmi del fatto di non essere morto dopo aver toccato una Gemma dell'Infinito.
Fu allora che aprii lentamente gli occhi.
La luce mi ferì la vista e due lame luminose mi inondarono la visuale.
La figura sfocata di una ragazza era china sopra di me, i lunghissimi capelli castani e profumati di mandorla che mi ricadevano sul viso.
Battei le palpebre per metterla a fuoco e per un secondo fui convinto di stare ancora sognando.
Era lei. La tizia misteriosa che infettava il mio riposo, che mi aveva riempito di domande fino a scoppiare, la tizia che poco prima era china su di me esattamente come adesso... Solo che ora sorrideva, le labbra rosee che si curvavano e gli occhi verde smeraldo che mi fissavano gioiosi.
Era bella. L'avevo già notato nel sogno ma ora la cosa era ancora più evidente.
Vide che avevo aperto gli occhi e smise di urlare, limitandosi a fissarmi, quasi incuriosita.
-Ehi, come ti senti?- mi chiese, gentilmente questa volta.
Un dolore acuto sulla fronte, gli arti che parevano fatti di roccia.
-Non posso dire alla grande...- commentai con voce rauca, rendendomi conto solo ora di avere una sete terribile.
Con la testa che girava e i muscoli che urlavano mi misi a sedere, guardandomi attorno scombussolato.
Era un salotto gigantesco, paragonabile a quello di Tony Stark.
Grandi finestre contende candide, un divano che pareva morbidissimo e un soffitto alto e luminoso. L'ambiente, alla fine, era gradevole e una piacevole aria condizionata rinfrescava la stanza.
Io ero steso su un enorme tappeto marroncino, accanto a me era sdraiata una ragazza famigliare che, non appena vidi, mi fece tirare un sospiro di sollievo: Alex era viva.
Il petto della mia amica si alzava e abbassava a ritmo regolare, i capelli mossi che le circondavano il viso tondo e la bocca leggermente aperta.
Indubbiamente Alex.
La ragazza dagli occhi verdi, intanto, si era alzata in piedi e mi guardava con un sorriso storto.
Non vestiva la camicetta del sogno, ma una felpa rossa e pantaloncini di jeans, che mettevano in risalto le lunghe gambe abbronzate.
Doveva avere circa diciotto o diciannove anni; molto alta e dall'aria intelligente. Mi guardò e poi, come fosse in imbarazzo, mi tese una mano.
La guardai titubante, poi la afferrai e quella mi aiutò ad alzarmi. Per un secondo persi l'equilibrio per poi riacquistarlo un secondo dopo e fissare la ragazza, il viso senza espressione.
Lei si leccò le labbra.
-Senti, lo so che ti stai facendo tante domande in questo momento- mi disse -E certamente ce l'hai ancora con me perché nel sogno che hai visto ho fatto la figura della misteriosa e piagnucolona... ma non è così...
-Comincia con il dirmi chi sei- le consigliai, stringendo gli occhi.
Abbozzò un sorriso.
-Hai ragione- disse -Te lo devo, in fondo... Mi chiamo Morgan- si presentò -Morgan Stark.
La fissai.
-Buffo- feci -Sei una parente lontana di Tony Stark?
-Beh...- deglutì e mi fissò, poi sospirò -Mi ci vorrà un vita per spiegarti tutto... a te e ad Alex...- commentò fra se facendosi passare una mano fra i capelli.
Aggrottai la fronte.
-Questo che cosa vuol dire?- feci, preoccupato che altre possibili rivelazioni potessero bloccarmi l'apparato respiratorio permanentemente.
La ragazza sospirò di nuovo.
-Non sono esattamente una parente di Tony- disse -Sono sua figlia.
Nota di Coss:
Sì, ok: Morgan in Endgame non ha gli occhi verdi, lo so... Ma quando scrissi questa cosa avevo immaginato che la figlia di Tony avesse ereditato lo sguardo color pistacchio di Pepper e quindi mi piaceva inserirci questo dettaglio che, anche se non coerente con i film originali, mi pareva fosse carino.
Non lo è? Beh, non posso stare ad ascoltare tutte le vostre lamentele, anche perché per correggere adesso mi ci vorrebbero vent'anni. Sinceramente, ho altro da fare.
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