Caffè amaro come lo S.H.I.E.L.D.
-No, non è possibile- commentai infastidito fissando la prima pagina del giornale di Roma, dove la foto del nostro albergo circondato da macchine della polizia era accompagnata da una grande scritta nera in italiano, che, a sentire Alex, recitava "Hotel Marco Antonio. Criminali americani scovati".
-E invece sì- fece Alex in un sospiro -Lo S.H.I.E.L.D ce l'ha proprio con noi...
-Ma perché poi?- chiesi continuando a guardare la pagina con rabbia crescente -Che cosa abbiamo fatto per farci odiare così tanto da Coulson?
-Credo che il fatto che stiamo cercando la sua stessa cosa sia un motivo plausibile- si intromise Tony Stark aggiustandosi gli occhiali da sole sul naso.
-Ma come Avengers abbiamo sempre collaborato con lo S.H.I.E.L.D... eppure adesso pare che ci odino- feci notare arricciando il naso.
-Mah! Penso tu ora stia esagerando- rispose Tony appoggiandosi allo schienale della sedia -È solo una classica caccia al tesoro: chi lo trova prima vince. Basta. È tutto qui.
-Come vuoi- gli disse Alex sospirando nuovamente -Ma che arrivassero a questo punto non me lo aspettavo neanch'io- fissò con una smorfia il giornale nelle mie mani.
-E per di più avranno già fornito le nostre foto alla polizia locale: non ci metteranno niente a trovarci. Anche perché nell'articolo aggiungono che uno dei ricercati è Tony Stark- dissi iniziando a far sfogliare le pagine del quotidiano.
-E tu come lo sai se non sai leggere l'italiano?- mi chiese Alex alzando le sopracciglia.
-Ecco come- girai il giornale verso di lei. Una grande foto del signor Stark messa accanto a quella dell'albergo Marco Antonio spiccava sulle scritte fitte che la circondavano.
-Beh, tanto nessuno mi riconoscerà mai- disse Tony con disinvoltura.
-Perché porti degli occhiali da sole trovati su una panchina?- gli chiese Alex con puro sarcasmo.
-Esatto!
Erano le otto e quindici di mattina, a Roma.
Non appena i primi lavoratori erano entrati nel palazzo dei Potts, eravamo dovuti scendere dal tetto il più in fretta possibile.
A quel punto l'unica cosa da fare era fare un giro della città a piedi.
Tony aveva avuto così spirito d'iniziativa che, non appena in camera d'albergo aveva sentito arrivare quelli dello S.H.I.E.L.D, aveva subito afferrato il suo portafogli e se l'era portato dietro. "Per le emergenze" aveva aggiunto con una scrollata di spalle.
Perciò la prima tappa era stata la banca, dove, mentre io stavo in cima a un palazzo (nascosto per via del mio costume altamente riconoscibile), Alex e Tony erano entrati nell'edificio armati di settanta dollari e venticinque centesimi da cambiare in euro.
Per "precauzione" il signor Stark aveva approfittato di un paio di occhiali da sole neri trovati in un parco che indossava da tutta la mattina.
Seconda tappa, un negozio di vestiti: non potevo stare in costume tutto il tempo, no?
Per fortuna non era molto caro e, visto che gli indumenti prestati ad Alex erano più o meno della sua misura, ci è bastato comprare una larga felpa bordò e dei pantaloni della tuta per me, in modo da poter tenere il costume sotto. Per le scarpe è stato anche più facile: Alex non era d'accordo nel rubare roba ai cassonetti della Caritas, ma per Tony non si faceva problema. Così ora avevo ai piedi delle scarpe da ginnastica verde acido di due numeri più grandi... Fantastico.
Dopo tutte le spese ci erano rimasti 42 euro e 36 centesimi, perciò, visto che erano relativamente molti, avevamo deciso di sederci ad un bar e prendere un meritato caffè.
Era lì che avevamo trovato il giornale, appoggiato sul tavolino del locale, quasi ci stesse aspettando. Era lì che avevamo letto quel cavolo di articolo da quattro soldi.
Era lì che avevamo scoperto di essere ricercati.
*
Una cameriera si avvicinò al nostro tavolo con un vassoio in braccio.
Disse qualcosa in italiano e poggiò sul tavolo una tazza trasparente piena di schiuma marrone e fumante, una minuscola tazzina bianca piena di un liquido così scuro da sembrare catrame e un'ultima tazza di porcellana piena di cioccolata con panna, che fu l'unica che riconobbi come qualcosa di conosciuto.
-Ma è uno scherzo?- domandò Tony non appena la cameriera si fu allontanata, poi si voltò verso Alex -Ma perché in Italia mettono così poco caffè in una tazza già di per se minuscola?
-Forse perché qui vendono caffè vero al posto di barili di zucchero- rispose la nipote prendendo un cucchiaino di panna e ficcandoselo in bocca.
Soffiai un paio di volte sul mio cosidetto cappuccino e ne presi un sorso, dubbioso. Aveva il sapore del latte con un profondo aroma di caffè... ma lo zucchero era assente.
A quel punto adocchiai delle bustine al centro del tavolo. Sopra alcune era scritto "Zucchero" in inglese.
Battei le palpebre e senza che mi dicesse niente nessuno ne presi un paio, le aprii con uno strappo e le rovesciai nella mia bevanda.
-È amaro- disse in quel momento Tony bevendo dalla propria tazzina.
-Eddai, zio, prendi anche tu come Peter un po' di iniziativa e versati dello zucchero- fece Alex mettendosi in bocca un altro po' di panna.
-Avete delle abitudini strane qui in Italia- disse il signor Stark prendendo una bustina.
Alex scoppiò a ridere.
-Potrei dire la stessa cosa degli americani- disse con un sorriso.
Presi un altro sorso di cappuccino. Molto meglio pensai mentre il dolce dello zucchero mi inondava la lingua.
-E adesso che si fa?- chiesi poggiando la tazza sul tavolino.
-Beh, ci sono rimasti 35 euro e nessun posto dove andare- fece Alex -Non è che abbiamo molta scelta... a meno che non conosciate qualcuno da cui andare a stare fintanto che siamo a Roma.
-Non dovresti essere tu quella conosce gente qui?- le chiesi -Vivevi qui, no?
-Sì, ma il problema è che chiunque io conosca non ci penserebbe due volte a consegnarci alla polizia: servirebbe qualcuno di cui ci possiamo fidare veramente- rispose Alex pensosa.
-Certo che avevi dei bei amici- commentò Tony finendo il caffè in due sorsi -Comunque io avrei una persona da cui andare.
Io e Alex ci voltammo a guardarlo.
-Chi?- chiese la ragazza.
*
-No, questa è una pessima idea- mi disse Alex mentre Tony faceva una telefonata dall'orologio/armatura/smartphone -È la cosa più stupida che potessimo fare! Come ho fatto a farmi convincere?
-Con la consapevolezza che non abbiamo altre idee- le ricordai ficcandomi le mani in tasca -E poi, dai, non può essere così male, no?
-Ma tu hai capito a chi sta telefonando mio zio?- Alex mi squadrò, scocciata.
-Una sua vecchia amica- risposi ricordando le parole che Tony ci aveva detto nel bar ("Tranquilli, è una mia vecchia amica. Ci possiamo fidare").
Alex scosse la testa, esasperata.
-Daisy Johnson- disse la ragazza accigliandosi -Mai sentita nominare?
-Non mi pare- dissi dopo un attimo di riflessione.
La mia amica sbuffò profondamente.
-Spiedy, vivi proprio fuori dal mondo- disse alzando gli occhi al cielo, poi tornò a guardarmi negli occhi -E di Skye, che mi dici, mai sentita?
Mi morsi un labbro, poi scossi la testa, rendendomi conto solo adesso di quante cosa ancora non sapevo del mondo dei supereroi.
-Io mi arrendo- sospirò Alex alzando le braccia al cielo per poi farle ricadere lungo i fianchi.
-Dai, non lasciarmi sulle spine. Chi è?- le dissi, scocciato.
-Ti basti sapere che è un'agente dello S.H.I.E.L.D- rispose Alex.
-Eh?!- esclamai, stranito -Ma tuo zio è fuori di testa? Quelli ci vogliono morti!
La ragazza fece un sorriso storto.
-Benvenuto nel mio mondo- mi disse lanciando un'occhiata a Tony, a dieci metri da noi, mentre parlava nel microfono del braccialetto.
*
-Buone notizie!- fece Tony venendo verso di noi, poco dopo -Daisy ha affittato un appartamento non lontano da qui, i suoi colleghi più giovani preferivano tenerla a distanza- fece un sorriso sarcastico, ma io non capii la battuta -Ci offrirà un riparo sicuro dagli altri agenti.
-Ci possiamo fidare?- chiesi, dubbioso.
Tony mi sorrise dietro gli occhiali da sole.
-Parker, so che non ti fidi dello S.H.I.E.L.D ma, per piacere, abbi fiducia in me.
Ci provo, ma a volte mi risulta seriamente difficile pensai mordendomi un labbro.
-Se proprio dobbiamo fare questa cosa facciamola bene- disse Alex -Prendere la metropolitana è fuori discussione: troppo affollamento, ci riconoscerebbero subito. L'unica è prendere un taxi.
-A proposito, non è che io ne abbia visti molti, qui- fece notare Tony lanciando un'occhiata alla strada -Mi viene da pensare che costi troppo un passaggio dall'altra parte della città.
Alex gli scoccò un'occhiata ironica.
-Per una volta hai capito- gli disse storcendo la bocca -Dovremo usare tutti i nostri risparmi per arrivare da Skye e, se essa ci tradisce, le possibilità di scappare diventano nulle, senza soldi.
-Fantastico- il viso di Tony si aprì in un sorriso -Quando cominciamo?
*
Alex disse qualcosa al tassista in italiano e gli porse tutti i nostri soldi.
Mi sentii male pensando che quelli erano gli ultimi risparmi.
Pensai questo mentre il taxi bianco ("bianco"? Perché cavolo è bianco?) sfrecciava via, lasciandoci davanti ad una palazzina di tre piani giallo limone (Questo è il colore dei taxi!).
-E ora?- chiesi fissando il citofono del numero 54 di via Primo Levi, dove tre nomi romani erano accompagnati da un bottone dorato per ognuno.
-Rossi- disse Tony -Claudia Rossi è la sua ospite. Suona a lei.
Alex premette il bottone collegato al nome.
Qualche secondo di silenzio, poi un fruscio, e una voce femminile disse due parole in italiano strascicato.
-Sono io, tesoro- fece il signor Stark -Il tuo Avenger preferito a tutti gli effetti.
Altri due secondi di silenzio.
-Tony, sai bene che non ho un Avenger preferito e anche se lo avessi tu saresti uno degli ultimi- fece la voce, piena di sarcasmo.
-Continua così- disse il signor Stark facendo un occhiolino a me e Alex -Ora aprici. Veloce.
-Sempre così, tu- commentò la voce prima che il cancelletto principale si aprisse con uno schiocco.
Attraversammo il vialetto e spalancammo un portoncino di vetro cigolante. Salimmo le scale fino al secondo piano, dove Alex suonò al campanello che emise un Drin! Soddisfatto.
Un attimo dopo ci trovavamo davanti una giovane donna sulla trentina alta poco più di me e Alex. Capelli mossi e castani, occhi a mandorla scuri e furbi, braccia muscolose e gambe sode... indubbiamente un'agente dello S.H.I.E.L.D.
Alzò le sopracciglia vedendoci.
-Non mi avevi detto avresti portato rinforzi- disse Daisy fissando me e Alex per poi tornare a Tony, il quale si ficcò le mani in tasca e fece spallucce.
-Cos'è, mi volevi tutto per te?
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Idiota- disse facendosi da parte per farci entrare.
La casa era carina, dipinta perlopiù di azzurro, il salotto arredato con un divanetto bianco e una libreria grigia. Insomma, una modesta sistemazione.
-Non ci hanno presentato- disse Daisy tendendomi la mano, poco dopo -Sono Daisy Johnson. Ma puoi chiamarmi Skye, se ti va.
-Peter Parker- le strinsi la mano -Piacere- in fondo non sembrava tanto propensa a ucciderci, no?
-E io sono Alex Potts- disse la mia amica sorridendo.
-Potts?- Daisy batté le palpebre -Ma sei parente di Tony?
-È mia nipote, modestamente- si intromise il signor Stark sedendosi sul divano senza permesso.
-Prego, eh- gli disse la padrona di casa indicandolo col mento.
-Oh, andiamo! Staremo qui finché non ci trovi una sistemazione decente, perciò considero questa come casa mia- spiegò Tony con disinvoltura -E poi questo divano è comodo. Da dove viene? Me ne faccio montare uno nella mia terza camera da letto.
Daisy sospirò, poi si rivolse a noi.
-Volete qualcosa, ragazzi? Una bibita, un tè?- ci chiese sorridendo.
-Prendo volentieri un caffè- dissi -Non è che abbia dormito tanto ultimamente.
Il sorriso di Skye si increspò un attimo.
-Qualcosa non va?- le chiese Alex.
-No- scosse la testa -Solo che non ho idea di come si faccia un caffè italiano.
-Ah!- Alex le sorrise -Faccio io, allora.
-Ok- le disse Daisy -E magari mi insegni anche.
*
-Certo che siete in un bel casino- commentò Skye mettendo i gomiti sul tavolo e appoggiando le guance sulle mani -Lo S.H.I.E.L.D vi da la caccia e avete un Mutante scomparso.
-Grazie dell'illuminazione- fece Tony -Mi serviva proprio qualcuno che mi rinfrescasse la memoria.
-Tu che fai parte dello S.H.I.E.L.D hai idea di dove potrebbe essere Logan?- le chiesi versando una bustina di zucchero nel caffè.
Daisy raddrizzò la schiena e scosse la testa.
-Sono un'agente di livello 3, e ultimamente non sono stata mandata a molte missioni: guarda come sono sistemata, non mi vogliono neanche vicino. Non so perché Coulson mi abbia chiesto di venire, si comporta in modo strano in questo periodo.
-Beh, il darci la caccia è abbastanza bizzarro- asserì Alex -Lo S.H.I.E.L.D non ha mai fatto cose del genere.
-Comunque sia l'unica cosa posso che posso darvi in questo momento è un posto dove dormire. Posso provare a chiedere a Phil qualche informazione in più ma non vi assicuro niente- disse Daisy.
-Meglio di nulla- fece Tony prendendo un sorso di Coca-Cola.
-Posso farti una domanda strana?- chiesi a Daisy.
Quella batté le palpebre.
-Certo.
-Perché ci stai aiutando? Se stai con Coulson non dovresti darci la caccia?
Skye sospirò.
-Sai, Peter, sebbene io sia un membro dello S.H.I.E.L.D a volte preferisco aiutare le persone in difficoltà piuttosto che obbedire al mio capo- scrollò le spalle -E poi è sempre un piacere dare una mano a degli amici dotati.
Rimasi un attimo in silenzio a fissarla, elaborando la risposta.
-Hai... dei poteri?- le chiesi, incerto.
Sorrise.
-Vuoi vedere?
*
Quando il pavimento prese a vibrare violentemente e la tazzina vuota del caffè si frantumò in tanti minuscoli pezzi, dovetti usare un grande forza di volontà per non urlare.
La sedia sotto di me veniva scossa da fremiti e le vibrazioni facevano su e giù dal mio corpo ad una velocità elevatissima.
Alex era in piedi e pareva divertirsi un mondo, tentando di mantenere l'equilibrio. Io, al contrario, ero assolutamente terrorizzato.
Daisy era tranquilla e sorrideva serena. Non sono sicuro, ma in quel momento giurai che lei non sentisse gli scossoni della terra e che rimanesse totalmente immobile.
Tony rimaneva piuttosto indifferente, quasi che nemmeno lui avvertisse la scossa sismica. Ovviamente comprensibile, vista la quantità assurda di poteri a cui aveva assistito in tutta la sua vita.
Quando il terremoto si fermò dovevo avere una faccia da scemo.
Daisy mi sorrise.
-Chiaro, ora, cosa so fare?
Annuii piano.
-Figo- dissi solo, completamente scandalizzato.
Skye scoppiò a ridere.
*
Ammetto la mia colpa, gente.
So che avremmo dovuto andare a cercare Logan, che gli umani della dimensione B continuavano a morire, che Cerebro II era ancora attivo... Ma cavolo! Io ero stanco morto! Con il fuso orario, l'irruzione dello S.H.I.E.L.D in hotel, la miriade di emozioni vissute in così poco tempo... avevo dormito in tutto meno di un'ora e mezza!
Penso sia normale che appena Daisy ebbe mostrato a me e Alex una stanza con un letto a castello in cui io e lei avremmo dormito, il sonno mi fosse crollato addosso tutto insieme sebbene avessi bevuto due caffè in meno di due ore di distanza l'uno dall'altro.
Mi accoccolai sotto le coperte del letto di sopra, e Alex spense la luce.
Da quel momento non pensai più a niente, il sonno mi avvolse lentamente e in meno di un minuto avevo l'aspetto di un ragno stecchito.
*
Battei le palpebre. Un sottile raggio di luce entrava dalle imposte chiuse: doveva essere pomeriggio ormai.
Il silenzio nella casa era totale e per un momento credetti di stare ancora dormendo.
Scostai le coperte e mi guardai intorno, la stanza era esattamente identica a come era poche ore prima: il tappeto arancione, la scrivania di legno e gli scaffali pieni di riviste.
Con un balzo saltai giù dal letto (sono Spider-Man, credevate davvero che avrei usato la scaletta?).
Alex dormiva placidamente nel letto di sotto, con i capelli castani spalmati sul cuscino e la bocca un tantino imbronciata.
In punta di piedi uscii dalla stanza, ritrovandomi in salotto.
Tony mi dava le spalle, seduto sul divano a guardare un film sul piccolo schermo che la casa aveva da offrire (Come avrà fatto a trovare un film in lingua originale?).
-Salve, signore- dissi.
Lui si voltò di scatto verso di me, ma si tranquillizzò subito vedendomi.
-Ah, Parker, sei tu- tornò a guardare la TV.
Mi sedetti sul lato opposto del divano rispetto al suo. Era davvero comodo!
-Dov'è Daisy?- chiesi non vedendola.
-Credo sia andata a comprare gli ingredienti per la cena o qualcosa di simile- Tony scrollò le spalle -Insomma, è uscita.
-E lei si è fidato che uscisse?- gli chiesi, dubbioso -E se fosse andata a chiamare Coulson?
-Non lo farà- rispose lui -E se lo facesse lo vedrei tramite la nano-spia che le ho attaccato alla giacca prima che uscisse.
Sorrisi.
Tony non cambierà mai.
Una volta assicuratomi che il signor Stark avesse preso quella precauzione mi concentrai sul film.
Era Interstellar, regia di Christopher Nolan, 2014.
Un tizio viaggia nello spazio per cercare un posto migliore come casa degli umani.
Per mezz'ora buona rimasi immerso nella trama, in totale relax.
-Ciao.
Io e Tony ci voltammo di scatto.
-Ah, sei tu- dissi sorridendo ad Alex, in piedi dietro di noi, con i capelli sparati in aria.
Alex si sedette tra me e Tony.
-Interstellar- commentò fissando lo schermo -Bel film.
-Sì, beh, penso che un film su di me sarebbe più interessante- affermò Tony con aria di superiorità.
-E perché dovrebbero fare un film su di te?- chiese Alex con un sorriso sarcastico -Vedono già la tua faccia su ogni cartellone di New York, che senso ha farci un lungometraggio, visto che tutti conoscono già tutta la tua storia?
Il signor Stark fece una smorfia.
-Continuo a pensare che avrebbe successo.
-Certamente non tanto da farci un sequel- commentai accavallando le gambe.
-E invece ti dico che ne farebbero almeno due- insisté Tony.
Alex sbuffò.
-Possiamo goderci questo film in silenzio, grazie.
Nessuno parlò più.
Passammo un'oretta così, stravaccati sul divano non pensando a niente, senza che nessuno si accorgesse della sospetta assenza di una certa agente dello S.H.I.E.L.D...
Sbadigliai mentre i titoli di coda del film venivano accompagnati da una musica d'azione. Mi ci voleva un po' di pausa, poco ma sicuro.
Manco a dirlo che il bracciale dorato di Tony iniziò a fare un suono stile "Allarme nei film horror", illuminandosi di rosso.
-Che roba è?- scattò Alex fissando lo zio con gli occhi fuori dalle orbite.
Tony non rispose e toccò il braccialetto, il quale fece partire un raggio luminoso, che si delineò in aria sotto forma di un filmato.
Era indubbiamente ripreso dalla nano-spia che Tony aveva affissò alla giacca di Daisy.
Intorno a Skye c'era una stanza, estremamente luminosa, con un tavolo ingombro di roba. Non si poteva vedere altro perché davanti a lei stava una persona in giacca e cravatta che bloccava la visuale sul resto del "paesaggio". La spia era bassa sulla giacca della ragazza e il voltò dell'uomo davanti a lei non era visibile.
-So che ti chiedo tanto- stava dicendo l'uomo -Ma tu sei l'unica che possa riuscire a rintracciarli.
-Ma perché?- chiedeva Daisy, quasi disperata -Perché gli state dando la caccia? Cosa ti hanno fatto? Stanno cercando la stessa cosa tua! Le tue azioni non hanno senso!
-Ti prego, Skye, ragiona. Loro vogliono distruggere il macchinario, invece se noi possiamo utilizzare la sua tecnologia per fare del bene, non è quello che vuoi anche tu?- continuò la voce, mentre le mani gesticolavano appena.
-Non lo farò, Phil. Ti stai comportando in modo assurdo ultimamente e io non posso accettare questa tua pazzia... Non puoi continuare così, inseguendo qualcuno che non ha fatto niente e rapendo persone.
-È un Mutante! È pericoloso!- ribatté l'uomo, risoluto.
-Ecco! Lo vedi? Non avresti mai detto una cosa del genere! Non avresti mai detto che un dotato è pericoloso, stai agendo in modo esagerato senza nessun motivo. Cosa ti prende?
-Mi dispiace che tu non accetti quello che faccio per lo S.H.I.E.L.D, ma io, ti assicuro, lo faccio per il bene di tutti.
-No, questo non sei tu- disse Skye e la visuale fece qualche passò indietro -E non farò quello che mi chiedi, non rintraccerò persone che hanno il tuo stesso obbiettivo e potrebbero addirittura aiutarti.
-Skye...
-No! Tenta tu di ragionare! Ti stai comportando come un pazzo, ancora di più di quando disegnavi mappe sulla scrivania. Non sei più tu, Phil, e io me ne vado!
-Lasci lo S.H.I.E.L.D?
-Finché non tornerai te stesso sì, lascio lo S.H.I.E.L.D a tempo indeterminato... e dirò a May di tenerti d'occhio- non aggiunse altro e Coulson non tentò di fermarla, uscì dalla stanza e la telecamera si spense.
-Oh, diamine! Sapevo di dover ricaricare la batteria- disse Tony picchiettando il bracciale con foga.
Io e Alex ci guardammo e nel suo sguardo lessi la mia stessa paura.
-Cosa sta succedendo a Phil Coulson?- chiese Alex -Io... Questo non è da lui!- balbettò.
-Ehi, adesso esageri- Tony si arrese con il braccialetto e la guardò -È sempre stato un po' strano.
-No, questo è diverso- fece Alex abbassando lo sguardo -Daisy ha ragione, non farebbe mai ciò che sta facendo.
-E se non fosse lui?- chiesi dopo un attimo di riflessione personale.
-Che intendi?- mi chiese Alex, facendo scattare lo sguardo su di me.
Mi morsi un labbro, scegliendo bene le parole da usare.
-E se ci fosse qualcuno che indossa le sue vesti... dopo tutti i poteri che ho visto dovrebbe essere una cosa possibile, no?
-Dici qualcuno che lo controlla a distanza?- chiese Tony, perplesso.
Scossi la testa.
-E se fosse qualcuno che si "traveste" da lui?- chiesi.
-Un Inumano come Skye?- domandò Alex, che iniziava a capire.
-No- la guardai –E se fosse un Mutante?
Nota di Coss:
La cosa di Daisy non ha senso? Già. Sì. Sono d'accordo.
Spero comunque che da qui in poi possa cambiare qualcosa nel mio stile e nello sviluppo della trama in sé, infatti passarono molti mesi da quando terminai questo capitolo e decisi di riprendere in mano la storia con il successivo. Nell'intanto avevo avuto la strabiliante intuizione di appuntarmi i possibili sviluppi della vicenda, dato che fino a qui avevo proseguito principalmente a... istinto, semplicemente senza avere la benché minima idea di cosa stessi facendo. Signori, ecco un genio.
Penso comunque che l'idea di programmare la trama, al posto di migliorare la situazione, abbia portato al totale collasso del racconto, mandando a quel paese quell'unica parvenza di logica che era rimasta fino a qui... Buona fortuna, voi che scegliete di continuare.
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