Capitolo 11

<< Peter, figliolo...>>
Mi sento richiamare da una voce. Ancora quella voce, rauca e dolce.
Sono steso per terra ma mi rialzo, guardandomi intorno.
<<Peter>> dietro di me.
Mi giro e la figura di un uomo alto, con capelli bianchi, così come il leggero strato di barba sul suo volto. Porta degli occhiali neri.
<< Figliolo>> pronuncia queste lettere con sollievo e contemporaneamente mi abbraccia.
<<Ti ricordi di me? >> mi chiede, ma non ho nessun ricordo. So solo di averlo già visto.
<< Veramente....no... >> rispondo.
Dalla sua bocca fuoriesce una lenta e gioiosa risata.
<< Giusto! >> si ricorda. << Come potresti?! In fondo sono proprio dieci anni che non ci vediamo! >> mi mette un braccio intorno al collo e cominciamo a camminare.
<<Come va laggiù? Tutto bene? >> mi chiede tenendo lo sguardo alto e fisso su un punto di fronte a lui, stampandosi un sorriso dolce e allo stesso tempo fiero, sul volto
<< Si, ho un sacco di amici e ho gente da salvare ogni giorno insieme a una mia compagna...ma... signore, io non so ancora chi è lei..>> chiedo incerto.
L'uomo si ferma e porta la sua mano dalla mia spalla alla sua tasca.
<< Figliolo, sono tuo padre, dovresti saperlo ormai! >> detto questo continua a camminare.
Mio padre? Secondo i racconti di mia zia, i miei sono morti da almeno dieci anni. E se lui è qui, dov'è la mamma?
<<Come va con la ragazza? >> mi chiede e subito sento le mie guance avvampare.
<< Oh...e-ehm....c-con Liz è stupendo vorrei chiederle di uscire, sai già chi è Liz, vero? >> dico nervoso.
<< Non intendevo lei, ma la ragazza italiana, Sara>>
<< n-no, io e-e l-lei siamo solo a-amici...>> distolgo lo sguardo, pensando probabilmente di aver detto una bugia.
Ridacchia. << Figliolo! Non devi dare retta solo al tuo cervello!>>
<< Se non gli dessi retta, non potrei svolgere funzioni manuali come aprire un barattolo di cetrioli o...>>
<< Dico che dovresti dare retta anche all'organo più importante che abbiamo >> mi indica il cuore sul lato sinistro del mio petto.
<<Oh...>> ...

Dopo un po' di camminata mi richiama <<Vieni ti mostro una cosa >> lo seguo fino ad una porta in un unico spazio nero. Gira la maniglia di ottone e con un "clic" la porta si apre.
<<Ecco >> si rialza dopo essersi piegato. Mi porge una valigetta marrone, leggermente sbiadita.
<< Cos'è? >> chiedo prendendola e osservandola.
<< È il frutto di tutta una vita intera di ricerche>> mi dice serio <<la troverai nello sgabuzzino di casa tua >> continua.
Senza togliere lo sguardo dalla valigetta marrone, leggermente sbiadita, dico <<Ma c'è l'ho qui, in mano >> sposto lo sguardo su di lui.
<< Non hai ancora capito? Peter, questo è un sogno! Sono frutto della tua mente! >> mi picchietta con il dito indice sulla fronte <<Lì fuori c'è qualcuno che sta cercando di capire se sei vivo o no! >>
Lo guardo stranito.
<<Svegliati Peter! >> vedo la sua immagine sfocata che piano piano si allontana e tutto diventa bianco.

Insieme, tra le mie mani, scompare con colui che dovrebbe essere mio padre, la strana valigetta marrone, leggermente sbiadita...

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