Capitolo 15
Mi sembra ancora di stare nell'acqua mentre le onde mi dondolano, ma in realtà sono nel mio letto, a pancia in su, aspettando si riuscire a chiudere occhio.
Niente da fare, saranno almeno le 03:00 di notte ma il sonno non c'è.
Così mi alzo e vado al piano di sopra, stando attento a non fare rumori.
Ho intenzione di prendere un po' d'aria nonostante questa casa sia grande e spaziosa, così apro una delle grandi finestre del soggiorno e mi arrampico allo stipite di legno della finestra per poi salire sul muro ed arrivare sul tetto spiovente.
Pensando di essere solo cammino sulle tegole rossastre, ma intravedo un'altra figura seduta che guarda in alto.
So per certo che si sia accorta della mia presenza, ma comunque resta immobile a fissare il cielo stellato cingendosi le ginocchia al petto.
Allora decido di unirmi a lei sedendomi alla sua sinistra.
<< Ci sono tante stelle stasera >> sorride Sara non spostandosi.
<< Una però l'ho accanto a me >> tento di dire anche se un po' impacciato...non sono bravo in queste cose.
<< Non c'è bisogno di dirmi frasi trovate su internet >> ridacchia beffarda.
<< Beh, ci ho provato >> ammetto grattandomi la nuca.
Lei ricambia ora il mio sguardo.
<< Sai che per la morte di una stelle bisognerebbe aspettare minimo trenta miliardi di anni, che poi il nostro Sole finirà per inghiottirci tutti, contraendosi... >>
<< ...a nana bianca? Si lo so >> sorrido finendo la sua frase.
<< Se io fossi una stella potrei vivere per anni e anni...però potrei distruggere il nostro pianeta, quindi distruggere te... >> diventa seria.
<< Ma tu non sei una stella...cioè...in modo figurato..non voglio dire... >> cerco di rimediare a quello che ho detto ma vengo fermata questa volta da lei che mi bacia, quindi ricambio il gesto.
<< Ho capito >> ritorna a sorridere e continuiamo adesso a guardare il cielo scuro della notte.
Lei appoggia la sua testa sulla mia spalla.
Adoro questi momenti: bastano solo poche parole o nulla per essere felici...
E bastano anche pochi secondi di pace perché un'esplosione, o qualcosa del genere, per rovinare tutto...
<< Cos'era? >> chiede alzandosi.
Lo faccio anche io << Non lo so, ci vediamo qui fra due minuti >> detto questo ci separiamo per raggiungere le nostre camere, infilare le tute ed uscire, evitando che qualcuno ci possa sentire.
Grazie a degli alberi possiamo dondolarci ed arrivare più velocemente... un'alternativa ecologica ai palazzi di New York!
Arriviamo ad un parcheggio in periferia della città, completamente vuoto se non per due camion.
Ci sono delle persone che stanno parlando.
<< Caren, fammi ascoltare quello che dicono >> chiedo e lei mi da questa possibilità.
<< Che forza! Vorrei aver superato anche io il "Protocollo Triciclo"! Io chiamerei la mia voce Alejandro! >> sussurra assumendo un accento spagnolo come la sua espressione.
<< Alejandro? >> chiedo.
<< Geloso? >> chiede scettica.
<< No... >> mento perché so di esserlo.
Ridacchia scuotendo la testa e quindi comincio a sentire le voci dei tizi vicino ai camion.
<< Perfetto, quindi Zero ci vuole qui con lui tra un'ora? >> chiede uno stranamente nella mia lingua.
<< Si, e sappiate che se tardate anche solo di un minuto, Zero non avrà pietà per voi >> afferma una donna per poi sparare ad uno dei camion alzando semplicemente un pugno con il braccio teso.
<< Cosa dicono? >> chiede Sara accanto a me.
<< Credo che vogliano catturarmi per poi portarmi qui, ed io ho intenzione di servirmi su un piatto d'argento>>
<< Cosa?! >>
Senza rispondere tiro una ragnatela su un palo della luce e arrivo davanti ai cinque individui atterrando con una capriola.
<< Mi stavate cercando? >> chiedo camminando verso di loro.
Sento i passi di Sara dietro di me, che evidentemente mi ha seguito.
<< Ehi amico! Figo quel cappello! >> indico uno che ha in testa un berretto della Lego.
<< Che facciamo Sam? >> chiede lui.
<< Prendiamolo. >> ordina un altro.
Così cominciano a sparare verso di me e provano a rincorrermi.
<< Niente da fare! Sono troppo fort... >> mentre parlo sento prendermi dal collo e neanche in un secondo sono con la schiena ad uno dei camion a qualche centimetro da terra.
Mi ritrovo davanti una maschera scura che non lascia intravedere nemmeno uno spiraglio di pelle.
Parla con una voce roca e bassa, come modificata << Ti piace fare lo sbruffone, eh? Ma in realtà sanno tutti che sei solo un ragazzino pieno d'orgoglio. >> provo a liberarmi dalla sua stretta ma anche se mi tiene con una mano, è troppo forte.
<< Come hai fatto con me, distruggerò tutto quello che ami... partendo da lei.. >>
Sento il collo libero e mi si attiva il senso di ragno e, come una moviola, riesco a vedere attentamente una striscia dalle sfumature blu andare verso Sara.
Perciò lancio una ragnatela verso il suo braccio e la tiro verso di me, mentre la freccia blu si dirige verso il tizio col cappello Lego.
Noto la sua mano trafiggere il suo stomaco mentre stringo fra le mie braccia Sara.
L'uomo mascherato lascia andare il corpo del poveruomo e dopo avermi guardato due secondi, vedo solamente una freccia blu scomparire.
<< Chi era quello? >> chiedo ai tizi restanti più serio che mai.
Risponde la ragazza dai capelli rossi e molto ricci.
<< Zero. >>
Ehi bæs!!
Purtroppo la scuola mi sta togliendo tantissimo tempo, quindi credo che pubblicherò i capitoli un giorno sì e un'altro no.
Vi sta continuando a piacere la storia? Se avete dei consigli potete condividerli con me🎈
Vi voglio bene ❤️🕷❤️
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