Capitolo 8



"Tu non ti fidi
e brucia più l'offesa
che la ferita."

L'indomani mattina, essendo domenica, ci trovammo a fare colazione insieme, anche se "insieme" lo eravamo solo all'apparenza, visto che non scambiammo neanche una misera parola.

Io iniziavo a sentirmi in colpa, sapevo che Ginevra mi amava, lo sentivo e sentivo allo stesso modo che non avrebbe mai potuto tradirmi, ma la sera precedente troppi fattori erano entrati in gioco e la lucidità dei sentimenti era venuta meno, era rimasta solo la logica inquinata dalla gelosia che aveva trasformato un sms in una condanna.

Rimaneva il fatto che mi sentivo ferito dal fatto che lei avesse parlato dei nostri problemi con quel tizio, chiunque egli fosse, invece che con me.

Nel pomeriggio non riuscii più a trattenermi e decisi di provare a parlarle. Ginevra si trovava fuori, nel campo di olivi di fronte a casa, dove spesso si sedeva a guardare il tramonto. Mi avvicinai e mi sedetti sull'erba vicino a lei, provai a richiamare la sua attenzione, ma sul momento non voleva ascoltarmi, continuava a ripetere che non mi fidavo di lei e che questa era la cosa che la feriva più di tutte.

A un certo punto sbottai: "E tu perché parli delle cose che non vanno bene tra noi con gli altri e non con me?!"

"Con te? Ma se è impossibile parlare di queste cose con te, tu sfuggi ai problemi e risolvi dicendo che va tutto bene, ma va tutto bene per te, non per me. Io volevo solo sfogarmi con qualcuno e Luigi è l'unico amico fidato che ho!"

Di fronte a quelle parole non seppi come reagire, c'era del vero in quello che diceva, la comunicazione non era il mio forte e spesso tendevo a sminuire i problemi. In quel momento, di fronte a quelle parole, passò in secondo piano anche chi diamine fosse questo Luigi, perché se Ginevra si fidava di più a parlare con lui che con me, qualcosa non andava.

Le chiesi scusa, non riuscii ad aggiungere molto altro, ero amareggiato e avevo bisogno di riflettere. Lei accettò le mie scuse e mi spiegò brevemente della sua amicizia con Luigi, ma in quel momento avevo la testa altrove.

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