Capitolo 4
"La tua corona
sbuca a pelo d'acqua,
regina Ninfea."
Ero in estasi, non sapevo cosa dire, Ginevra si mise di fronte a me, come per riportare l'attenzione su di lei. Se ne stava lì, al centro della radura, davanti allo specchio d'acqua, con le braccia incrociate e mi sorrideva: "Che ne dici? Piaciuta la sorpresa? Questo è il mio posto preferito al mondo!"
Annuii convinto, ma non trovavo le parole per risponderle, l'unica cosa che riuscii a dire fu: "È bellissimo!"
"Concordo! Adesso, però, facciamoci un bagno che l'acqua qui è stupenda!" rispose lei pacifica.
Io mi imbarazzai, non avevo un costume con me e l'intimo che portavo non era poi così affascinante, ma non feci nemmeno in tempo a esternare questo mio dubbio che lei mi prese per mano e mi portò fino al bordo del lago.
A quel punto si tolse i vestiti e rimase con del semplice intimo bianco, io feci lo stesso e ci gettammo nel lago.
Giocammo a spruzzarci dell'acqua, facemmo una gara di tuffi e di nuoto, lei si esibì in un amatoriale spettacolino di nuoto sincronizzato, dove io applaudivo e la lodavo a ogni esercizio per poi assegnarle un perentorio "due" come voto, di fronte al quale lei fingeva di essere offesa e poi finiva per ridere.
"Vediamo se tu sai fare di meglio!" mi incalzò dopo l'ennesima bocciatura.
"Adesso vedrai, in me scorre sangue di tritone!" dissi e mi tuffai sottacqua facendo una sgraziata piroetta subacquea e riaffiorando a un passo da lei che mi guardò con uno sguardo così perplesso che scoppiammo a ridere entrambi.
Una volta che le risa si placarono, però, l'atmosfera nell'aria parve cambiata: era come se quelle risate di gusto avessero trascinato via un velo che ci divideva e ci impediva di vederci realmente.
Lei mi era sempre sembrata bellissima, ma mai come in quel momento, in quel momento sembrava una creatura di un'altra dimensione.
Gli occhi sembravano aver preso il colore del lago, quelle iridi azzurre striate di verde e contornate da lunghe ciglia nere umide, fissavano intensamente i miei.
La sua bocca sorridente si era fatta improvvisamente seria e le labbra rosate spiccavano come un fiore su quel viso e su quel corpo niveo.
I lunghi capelli biondi si spandevano nell'acqua, come la corona di petali di una ninfea, il reggiseno di stoffa bianca ormai saturo d'acqua non riusciva a coprire più né le rotondità del suo seno né il martellare dei battiti del suo cuore.
Mi accorsi che le sue braccia si mossero impercettibilmente come colte da un fremito, sapevo che lei stava provando le mie stesse emozioni, misi d'istinto la mia mano sul suo braccio, il contatto con la pelle, il sentore dei battiti accelerati, non pensai più a niente, la trassi verso me e la baciai.
All'inizio fu un bacio delicato, come se dalle sue labbra dipendessero le sorti della mia esistenza e dovessi stare attento a non ferirle, poi la passione crebbe e ci baciammo con più intensità.
Ci stringemmo ancora di più l'uno all'altro, ci accarezzammo e andammo alla scoperta dei nostri corpi che fino a quel momento credevamo di conoscere, ma che in realtà ci erano così estranei.
Fu come se ci fossimo conosciuti per la prima volta quel giorno, in quella radura, non potevamo sapere, infatti, quanto quel momento ci avrebbe unito.
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