Verso la stazione Radio

Erano le 7.30 quando la sveglia suonò sul suo comodino. Helene fece quasi un salto sul letto. Aveva fatto fatica ad addormentarsi, il suo cuscino era piuttosto scomodo e troppo morbido invece il letto troppo duro. Stava diventando uguale a Federica? Forse era solo il fatto che Federica viaggiava spesso, forse poteva addirittura starci che cercasse una camera "adeguata" in qualsiasi posto andava. Veramente cominciava a capire il suo capo? Un brivido le passò lungo la schiena, inspirò a fondo e si misi seduta. Solo in quel momento la raggiunse al pari di uno schiaffo il ricordo di tutti i test che avrebbe dovuto fare in quella giornata. Si lasciò di nuovo andare sul letto quasi fosse stata colpita in pieno viso da un destro, poi si ruzzolò sul fianco e scese coi piedi nudi sulla moquette.

Alla luce del giorno la sua camera sembrava completamente diversa. C'erano alcuni aloni sull'angolo destro della carta da parati che non aveva notato la sera precedente e il colore della moquette sembrava spento ed impolverato. Si tappo il naso per inalare meno polvere possibile e si diresse verso il bagno. Rimase a guardarsi allo specchio allucinata. Aveva i capelli sparati in quindici direzioni diverse e delle borse sotto gli occhi e tutto il rimmel colato. Perché non si era ricordata di struccarsi! Si maledisse incominciando a bagnarsi la faccia strofinando fino a quasi a farsi male. Se non altro l'acqua gelida l'aveva svegliata. La sola idea di doversi truccare da capo  come di doversi rimettere le scarpe , così scomode la deprimeva.

Odiava quella parte delle trasferte, quella in cui bisognava essere rispettabili, eleganti, educati , contenuti, sempre sul pezzo e controllare anche che il trucco non fosse sbavato. Fin da quando era piccola le era stato chiaro che lei non era una di quelle ragazze che "tolgono il fiato" . A quel punto , tanto valeva sfruttare la cosa e prenderne gli aspetti positivi. Non mettere i tacchi e non truccarsi, questo in primis. Sbuffò davanti allo specchio si tirò la pelle del viso sotto gli occhi e poi si decise finalmente a truccarsi.

Nella stanza a fianco Federica era in piedi già da un'ora ed era non meno disperata di Helene. L'unico tratto positivo era che era sicura per quella giornata di non incontrare Jerome. Aveva ancora almeno 24 ore per prepararsi allo scontro finale. Nemmeno un esame l'aveva mai resa tanto nervosa: come faceva a convincerlo senza scenate a firmare le carte? Non voleva più offenderlo, né fargli del male. Non voleva più ferirlo , come il giorno precedente. Si distrasse per non pensare alla sua faccia mentre l'aveva lasciato lì immobile in quel corridoio.

Invece studiò la propria faccia, nonostante il trucco le sembrava che il whisky le avesse permeato la pelle: si vedeva spenta, giallastra, pallida e nonostante il blush sulle guance sembrava che avesse passato la notte precedente a piangere. Il che in realtà era più o meno quello che aveva fatto, solo che avrebbe voluto che non si vedesse così tanto. Si infilò la camicia e rimase indecisa a guardare i vestiti fuori dalla sua valigia. Pantaloni o gonna? Quanto tacco? In tutte le sue visite al CERN nei mesi precedenti non era mai andata alla stazione radio, ma sospettava che fosse in montagna.

Forse era meglio andare su pantaloni e scarpe non troppo alte. Per un attimo invidiò la scelta d'abito di Helene : si stava rivelando quasi più funzionale della sua. Il CERN in realtà non aveva mai brillato per eleganza da che si ricordava , ma in un certo senso le era venuto naturale presentarsi al massimo , forse per lasciare un bel ricordo di sé, forse per dispetto a Jerome. Non lo sapeva più. Quando scese a colazione Helene stava studiando il buffet. Si ricompose e cercò di riprendere un po' del controllo che aveva perso la notte precedente.

-Buongiorno- Helene era serafica come sempre, con il suo trucco leggero e la pelle perfetta come se avesse dormito le ultime 24 ore di fila. La invidiò sedendosi al tavolo di fianco a lei. La gioventù viene una volta sola.

-Dormito bene?- le chiese Federica versandosi del caffè. Il solo pensiero di toccare qualcosa di solido le faceva venire il voltastomaco. Non era più abituata a bere.

-Si, tutto ok- annuì Helene che aveva il piatto pieno tra marmellate e brioche. Federica non sapeva cosa dirle. Era come se avesse esaurito le raccomandazioni. Le fece un sorriso nervoso. Ringraziò il fatto che almeno Helene fosse abbastanza sveglia da non chiederle come aveva dormito. Chiacchierarono delle differenza tra la colazione europea e quella francese e poi si ritirarono velocemente nelle loro stanze per prendere la loro attrezzature. Quando Federica si presentò all'ingresso dell'albergo Helene non c'era ancora. Un tuono attirò la sua attenzione verso l'esterno.

-Spero che abbiate un ombrello signora? - fece educatamente il ragazzo alla reception.

–Non pensavo che dovesse piovere- ammise Federica.

–Posso lasciarvene un paio di quelli dell'albergo- offrì il concierge.

-Grazie sarebbe gentilissimo- annuì contenta Federica. –Le previsioni non davano pioggia- aggiunse guardando i nuvoloni che si addensavano.

-Al telegiornale hanno detto che c'è allerta meteo per oggi, che nessuno se lo aspettava ed è così in tutta Europa: i meteorologi non li capisco, sembra che usino la sfera di cristallo- aggiunse allungandole gli ombrelli che teneva sotto il bancone. Federica sbottò mordendosi la lingua per non rispondere. Da scienziata le suonava strana una perturbazione del genere che copre così velocemente un territorio così ampio. Perché mai non era stata prevista?

-Oh, Helene, eccoti, sembra che ci bagneremo un po' oggi, tieni il portatile ben al coperto, la borsa è impermeabile? - chiese Federica.

–Impermeabile? Non troppo credo, è di tela- aggiunse Helen preoccupata.

–Aspetta- aggiunse Federica prendendo dalla sua borsa del portatile una busta.

–Questa andrà bene- aggiunse. Helene la guardò stupita. –E il tuo computer? - chiese poi al suo capo.

-Non faremo un lungo tratto alla pioggia, il tuo computer è molto più importante oggi- le ricordò Federica. Helene arrossì e prese la busta mettendo al riparo il portatile.

-Non sarà pericoloso con questa pioggia su alla stazione radio?- chiese preoccupata Helene guardando alcuni fulmini scatenarsi sui monti lontani.

-Tranquilla, un temporale non ci darà alcun fastidio- aggiunse controllando il telefono.

–Sembra che internet sul telefono non vada... il tuo da segnale? - sbuffò poi Federica.

-Solo G - ammise Helene. Federica sospirò di nuovo. Poi controllò l'orologio.

–Sebastian è in ritardo e non mi ha avvisato- aggiunse poi irritata. Questa serie di imprevisti stava portando di nuovo a galla la solita Federica, pensò Helene. Intanto lei non faceva che studiare quei nuvoloni scuri che si avvicinavano da lontano. L'idea di andare su quella stazione radio non le piaceva affatto. Amava i temporali solo quando era al sicuro, al calduccio, in casa sua , magari sotto le coperte e senza molto altro da fare per tutta la mattinata, ma quella mattina, in realtà aveva un sacco di test da completare.

-Eccoli finalmente- Federica la riportò alla realtà. Helen si strinse l'impermeabile addosso ed uscirono nella pioggia. Il furgoncino si fermò davanti all'ingresso. Sebastian scese correndo e tenendosi la giacca in testa. Prese le loro valigette coi portatili e le caricò sul retrò del furgone. Rachel aprì loro il portellone e salirono a bordo. Helene si sentiva già bagnata fradicia. Michele era seduto davanti , di fianco a Sebastian che stava rientrando. Il mezzo ripartì con un sibilo.

–Un bel tempo da lupi- fece sorridendo.

-Il ragazzo alla reception parlava di allerta meteo in tutta Europa, ma com'è possibile che non l'avessero prevista? – chiese Federica amareggiata. Michele si voltò verso di lei , la guardò di traverso poi si rivoltò verso il finestrino senza una parola.

–Non ostacolerà i nostri piani Federica, non c'è problema- fece Rachel cordiale. Helene invece aggrottò la fronte e si perse a studiare Michele. Era nervoso. Perché? Cosa lo spaventava?

–A Michele non piacciono i temporali- aggiunse Sebastian quali le stesse leggendo nel pensiero. Helene sorrise. –I temporali non piacciono a nessuno- tagliò corto lui.

-Dovrebbero essere un fenomeno interessante da studiare per uno studioso del tuo calibro- gli rispose piccata Federica.

–Non quando la tua casa è sotto l'acqua- disse tagliente Michele. Il silenzio calò profondo nel van.

–Bene- si sgranchì la voce Sebastian. –A tutto gas su per la montagna- disse innestando al minimo la marcia.

– Le macchine elettriche non fanno fatica in montagna?- chiese Helene stupita.

–Non sono un razzo, ma per dove dobbiamo arrivare noi vanno benissimo- disse Sebastian lasciando la strada principale e inerpicandosi su per la montagna. Intanto la pioggia aumentava e i tuoni non demordevano. Helene guardava fuori dal finestrino la vallata che si allontanava, ogni tanto studiava la mano agitata di Michele.

-Guarda quella saetta ad ovest!- fece meravigliata Rachel ad un certo punto.

-Potenziale elettrico notevole !- le fece eco Sebastian.

-Il fulmine è dato dalla scarica elettrica , che si instaura fra due corpi con elevata differenza di potenziale elettrico. E' improprio definirlo esso stesso un potenziale- proclamò Michele trattenendo il respiro. Non si capiva se lo facesse per indole accademica, per dispetto a Sebastian o semplicemente per stemperare la propria tensione. Il tuono che seguì al fulmine li fece sussultare tutti. Solo Federica aggiunse: - Ci sono cumulonembi interessanti in questo temporale-

Helene la guardò strabuzzando gli occhi. – Hanno uno sviluppo verticale davvero impressionante- annuì Sebastian. Helene capì che parlavano delle nuvole.

-Speriamo non creino interferenze con i nostri test- intervenne Federica.

-È inevitabile, Il fulmine genera un forte impulso elettromagnetico, ci saranno sicuramente interferenze nella ricezione dei segnali radio- intervenne Michele.

–Possiamo adattare i calcoli o fare perno sui valori di ieri su cui avevano comunque riscontrato le differenze problematiche- propose Rachel.

-Mi sembra che comunque non blocchi le nostre attività, giusto, Helene?- aggiunse Federica. Helene si era incantata a guardare un paio di fulmini che si erano scaricati nella vallata a fianco. – Cosa? Si, certo- si affrettò a confermare.- Non ho mai visto un temporale così- confessò Helene.

Michele stritolava il bracciolo, ma non diceva nulla. Respirava lentamente, attimo dopo attimo, cercando di svuotare la mente. Era solo un temporale e lui conosceva il temporale, lui conosceva esattamente il fenomeno che innescava ognuno di quei fulmini. Bastava che continuasse a pensare che erano solo scariche generate dalle particelle negative delle nuvole che venivano attratte dalle particelle positive presenti nel suolo. Nient'altro... eppure le parole di Helene viaggiavano come un eco nella sua testa. Si riscosse e si impose di guardare la strada. Era un ricercatore ora, non un bambino. Non c'era motivo di temere ciò che lui conosceva. Nessun motivo.

-Ormai ci siamo quasi – annunciò Sebastian sorridendo, subito imitato da Rachel. Sentiva la tensione nelle mani, l'acqua scivolava sul vetro come un fiume e vedeva a meno di dieci metri davanti a se. Imboccò una deviazione a sinistra che saliva su dritta verso la stazione radio. Sentiva le ruote sbandare leggermente sulla ghiaia bagnata , ma tenne il mezzo saldamente. Pochi minuti dopo con un sospiro di sollievo di tutti frenarono davanti alla struttura e parcheggiarono il camioncino al coperto sotto un porticato laterale. Poi scese ad aprì il portello posteriore.

Michele lo precedette all'interno della struttura aprendo il portone in ferro battuto con le chiavi. Gli tremavano le mani dal freddo: la temperatura era scesa drasticamente da quando era partito quella mattina. Rachel lo seguì all'interno, poi tenne la porta aperta per far passare Sebastian e Federica. Helene si attardò un attimo dietro di lei. Guardava quelle nubi nere all'orizzonte che si avvicinavano e si chiese come potevano essere così scure, sembra che l'intera vallata fosse caduta nell'oscurità. Federica la richiamò. La sua voce a fatica sovrastò un tuono che si spense all'orizzonte. Helene si voltò e tenendo saldamente il portatile in mano entrò nell'edificio. All'interno Michele stava accendendo le luci. Helene respirò profondamente e sorrise rinfrancata di essere al coperto, si strizzò l'impermeabile.

-Perfetto, seguitemi pure – aggiunse Rachel precedendola lungo il corridoio.

Quando entrarono nella sala di controllo Helene si illuminò come se avesse visto l'eden. Rimase bloccata a bocca aperta. Federica la guardò stupita. Non aveva pensato di trovare qualcosa in grado di esaltare Helene. Sorrise e le fece segno di entrare. Helene passava da uno schermo all'altro, da una tastiera all'altra, da un display all'altro. Sebastian entrò poco dopo strofinandosi le mano.

–Molto bene – si sedette alla console. Fece accomodare Helene di fianco a lui e le mostrò le prese a cui attaccare il computer.

Rachel e Federica si accomodarono in un tavolo in fondo alla sala. Rachel estrasse il raccoglitore coi dati del giorno precedente. Michele si accomodò con loro. Rachel gli sbatté sulla spalla la mano in segno di incoraggiamento. Michele respirò profondamente e si sforzò di sorriderle. Sentiva gli occhi di Federica su di lui. Quella donna pensava di avere più fegato di lui. Si sbagliava. Michele estrasse il suo portatile.

–Ho elaborato una simulazione statistica della divergenza caricando i dati – aggiunse. Sia Helene che Sebastian si voltarono verso di lui. – Come potete vedere fino a qui le misurazioni collimano con la precisione di Sphere sempre intorno al 96/97%, poi dal 4 aprile iniziano a divergere drasticamente. – aggiunse.

Federica studiò il grafico.- Perché c'è un abbassamento delle rivelazioni?- chiese poi.

–Ci sono stati molti sensori malfunzionanti in questo periodo, abbiamo segnalato il comportamento già diverse volte ed escluso i sensori problematici- subentrò Rachel.

-Perché non sono ancora stati riparati?- chiese Federica.

-Si tratta di 10 giorni fa- fece stupito Sebastian. Rachel gli fece un cenno e prese le sue difese.

– Federica sai che queste richieste di finanziamenti sono sempre problematiche, hanno un iter abbastanza lungo- disse Rachel.

-Pensavo che il CERN disponesse di un fondo- obbiettò Federica.

-Non sono solo i nostri sensori. Abbiamo perso almeno 100 sensori sparsi in tutto il globo – intervenne Sebastian.

-Persi o corrotti? - puntualizzò la domanda Federica.

-Sono certamente da sistemare- annuì Rachel,- ma sono ancora in funzione-.

-Però abbiamo la simulazione di MAGNET- protestò Sebastian.

-Federica sai anche tu che non può divergere così tanto- Rachel la guardava dritta negli occhi.

-Ok, ammettiamo che MAGNET abbia ragione. Helen puoi avviare i tuoi test di base sulla configurazione di SPHERE?- aggiunse. Si respirava una strana tensione in sala. Helen annuì e si mise a caricare i test direttamente sul server su cui era ospitato SPHERE. Verificò la compatibilità del linguaggio di programmazione con cui aveva compilato il test che analizzava il database: python era correttamente installato e la versione era giusta. Quindi partì a verificare le configurazioni base. Era sempre stato abbastanza noioso fare quei test perché finché non terminavano non avevi molto da fare.

Federica stava spulciando il raccoglitore con Rachel e Michele come se stesse cercando un ago in un puntaspilli che ne conteneva milioni. Ne alzava uno alla volta, lo guardava , ne valutava la forma e poi lo riponeva. Helene si chiese come facesse a ricordarsi quali dati aveva già controllato. Aveva una penna rosa ed una blu in mano e stava tracciando dei cerchi sui fogli stampati. Ogni solco che tracciava vedeva una punta di nervosismo disegnarsi sulla fronte di Michele, quasi che gli stesse incidendo la pelle. Sebastian invece stava passando in rassegna i dati che registravano in quel momento sulla tempesta.

Vide Helene interessata per cui le fece segno di avvicinarsi: - quella che stai guardando è la rappresentazione grafica di un canale ionizzato che prende origine dalla nuvola e avanza verso il basso... è un po' come la traccia che seguirà il fulmine nella scarica a terra- le spiegò.

-sembra che vada a scatti- disse Helene.

- Certo è per quello che il fulmine non è dritto ma è tutto frastagliato. Quando il canale tocca terra...- le spiegò Sebastian. Helene vide i valori del grafico impennarsi.

- C'è il fulmine? - chiese stupita. Sembrava una bambina al luna park.

–Questo valore cosa significa? -chiese lei poi.

-E' la velocità, questo fulmine aveva circa velocità di circa 0.15 volte la velocità della luce. Più è veloce , più il fulmine è luminoso. Deriva tutto dal canale ionizzato: fulmine, tuono e lampo- le ricordò Sebastian.

-Anche il tuono? - chiese stupita Helene.

-Si è un risultato dell'espansione del canale che genera un'onda d'urto- annuì Sebastian. –Adesso scarico i dati per portarceli a valle, ho un paio di colleghi che li pagheranno oro. Credo il tuo programma abbia finito. Trovato niente?– chiese ansioso.

-In realtà no, l'unica cosa che dice è che uno dei dischi è danneggiato – disse esaminando il resto del report.

-Strano, il tecnico non me ne aveva parlato- aggiunse Sebastian.

-Dov'è ora?- chiese Federica perplessa.

-Ci raggiunge nel pomeriggio- rispose subito Rachel che aveva preso da lui le chiavi del posto.

-Cosa c'era su quel disco Helene?- chiese Federica.

–I backup dei dati, ma è una delle due copie di riserva, si può ripristinare a partire dall'altra immagine di backup una volta che c'è di nuovo il disco-spiegò Helene.

-Quindi non centra coi nostri problemi, mi pare di capire? - intuì Rachel.

-No, non centra, fai partire l'analisi dei log per eccezioni o malfunzionamenti, Helene?- chiese Federica.

-Ok, procedo subito- annuì. Mentre la seguivano lanciare il secondo test Federica spiegò:

- Procediamo per passi in modo da escludere i vari malfunzionamenti senza trascurare nulla, Michele potremmo guardare insieme i dati del 4 Aprile?- chiese poi Federica.

-Sono un po' complicati – disse Rachel come se cercasse una scusa. Federica la guardò stupita.

– Abbiamo qui con noi un grande esperto- rispose con un grande sorriso Federica. Rachel si chiese se prendeva tempo per ingannare l'attesa dei test o se volesse dimostrare che loro avevano sbagliato qualcosa, ma non erano solo loro. MAGNET diceva la stessa cosa. Sospirò e si sedette accanto a loro. Faticava ad ammetterlo ma i dati di quel giorno per lei erano un mistero.

Una tempesta geomagnetica come quella che si era verificata il 4 di Aprirle era un fenomeno abbastanza comune, anche se in questo caso era stata abbastanza forte. Si trattava di un disturbo temporaneo della magnetosfera terrestre causato dall'attività solare e rilevabile dai magnetometri in ogni punto della Terra. Durante una tempesta solare il Sole produce forti emissioni le cui particelle ad alta energia vanno ad impattare il campo magnetico terrestre. In genere queste particelle impattavano la terra dalle 24 alle 36 ore successive all'emissione. Le interazioni di queste tempeste con l'atmosfera terrestre causano le tanto famose aurore boreali.

Il 4 Aprile non era stata un eccezione e una fantastica aurora boreale era stata visibile dall'Alaska fino al Canada Meridionale. Le variazioni del campo magnetico terrestre in base all'arrivo di queste emissioni solari sembravano solitamente essere un po' come l'impennata di una moto su un rettilineo. C'era solo un piccolo problema in questo caso: nella metà dei sensori terrestri da quel 4 aprile sembrava che fossero iniziate le montagne russe: il che ovviamente non aveva una senso o una spiegazione fisica. E pensava che nemmeno Michele riuscisse a fornirla. Conosceva Federica. Non avrebbe accettato quello che aveva concluso la comunità internazionale: era semplicemente stata una tempesta solare di importanti dimensioni che aveva causato un comportamento anomalo.

I panini del pranzo vennero consumati discutendo interminabilmente su quei fogli. Sebastian sembrava aver accettato di buon grado il suo compito di aiutante ai test, piuttosto che spaccarsi la testa anche lui su quei dati. Eppure anche i test successivi non diedero evidenza di alcun problema. Nessuna eccezione nei log, nessun disservizio nei database: i pochi errori segnalati erano sensori che a volte non restituivano alcun dato, ma ciò era successo abbastanza regolarmente anche nei mesi precedenti. Ad Helene infine non rimase che l'attività più noiosa e che più temeva: il controllo delle configurazioni della base statistica.

Erano identiche alla varie versioni che avevano da loro eppure il risultato era diverso: perché? Decisero di controllarle una ad una a mano. Ormai le si incrociavano gli occhi a leggerle. Federica le giustificava ad una ad una o si metteva a discutere con Michele, eppure nessuna era sbagliata, al massimo era perfettibile nell'ordine dei millesimi. Quando terminarono Federica guardò Helene con uno sguardo che valeva più di mille parole. Doveva guardare meglio. Doveva inventarsi qualcosa, qualsiasi cosa. Eppure non sapeva più cosa guardare. I test erano andati anche troppo lisci. La macchina era performante, funzionante e procedeva indefessa come un orologino svizzero.

-C'è un'unica cosa diversa- aggiunse all'improvviso Helene. Federica la guardò perplessa: –Qui i dati sono veri, mentre nel test li prendiamo da MAGNET- si voltò verso Rachel.

–Abbiamo già preso in considerazione questa eventualità- protestò Rachel esausta.

-Lo so- aggiunse Federica. – Forse la notte ci porterà consiglio, dobbiamo raccogliere le idee, che ne dite?- erano le 17.00 del pomeriggio. Ci voleva almeno un'ora a tornare a valle.

–Mi sembra ragionevole- ammise Rachel. Così recuperarono i loro portatili e si apprestarono all'uscita. Helene rimase un attimo a guardare quella sala , quasi col rammarico di andarsene, poi pensò al fulmine che gli aveva mostrato Sebastian e si affrettò verso l'uscita.

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