Le riprese video
Rachel si svegliò di soprassalto. Si era addormentata appoggiata al lettino. Si stropicciò gli occhi, Sebastian le sorrise. -Tranquilla hai dormito solo qualche ora- le disse. Rachel si rimise seduta. La schiena le diede una fitta: ventilò per qualche istante.
-Fai piano, potresti esserti incrinata una qualche costola- suggerì Sebastian.
-Gli altri dove sono? - chiese Rachel massaggiandosi la spalla.
-Helene dorme sul divanetto dell'ingresso. Michele è crollato sul tavolo in sala comando- riportò.
-Tu hai dormito qualche ora? - chiese poi Rachel.
– Ci ho provato, ma ho paura a chiudere gli occhi- ammise Sebastian.
-Federica come sta? – chiese poi.
-Insomma, la febbre è un po' scesa, l'emorragia sembra si sia arrestata- disse Sebastian.
-Sei stato bravissimo- gli disse Rachel. -Veramente ti fa così impressione il sangue? – chiese poi.
-Un po', ma non è tanto il sangue in sé. È che non sopporto di veder morire la gente. – sospirò Sebastian.
-Credimi, non per vantarmi, ma sono un fisico di gran lunga migliore- disse sorridendole.
-O almeno lo ero prima di ieri- aggiunse poi torvo. Rachel si alzò, gli batté la mano sulla spalla, poi aggiunse: – A volte si sbaglia, questo è vero in tutto quello che facciamo, medicina o fisica non fa differenza. -
-Certi errori si pagano cari- sospirò Sebastian sentendo la fronte di Federica.
-Già- sospirò Rachel. Si rifugiò nel bagno della struttura, si lavò a fondo la faccia ancora coperta di fango, studiò gli occhi rossi. Provò ad alzare la camicetta e guardare la schiena allo specchio. Per un attimo ebbe la tentazione di crollare ma poi si ricordò che aveva del lavoro da fare. Uscendo sentì un borbottio dello stomaco. Nessuno di loro mangiava più dal pranzo coi panini del giorno precedente. Si chiese se il custode aveva una scorta di cibo. Si perse nel corridoio a guardare la cartina cercando di individuare un deposito o una cucina. Studiò Helene che dormiva profondamente. Averla lì alla fine probabilmente era stato un gran colpo di fortuna con Federica fuori combattimento.
Per lavorare avevano bisogno di energie. Decise infine da quali locali partire a controllare e si diresse verso la sala di controllo. Michele dormiva sul tavolo. Per un attimo Rachel cercò di ricordare la frase che aveva detto sull'impossibile. Raccolse il raccoglitore da terra e lo lasciò andare sul tavolo. Il braccio le cedette e il raccoglitore cadde sul tavolo producendo un rumore forte che svegliò Michele di soprassalto. -Scusa, sono stata io, torna pure a dormire- disse soltanto. Michele la guardò torvo. -Che ore sono? – aggiunse.
-Le nove, sto andando a cercare qualche provvista, vuoi unirti a me? – propose Rachel. Michele si alzò anch'esso dolorante e la seguì camminando lentamente. Prima nella foga Rachel non aveva notato che si trascinava una gamba. – Hai idea di dove cercare? - chiese mentre si fermarono nel corridoio.
-Non esattamente, so che di solito il custode viene di qua, ma in quest'ala non ci sono mai stata.– ammise Rachel. Tentarono un paio di porte e poi trovarono il cucinotto. Rachel entrò e cominciò a studiare i vari ripiani. -Cialde per il caffè, the, acqua minerale – disse Rachel.
-un caffè ci starebbe, controllo la macchinetta- disse Michele. Provo a schiacciare il pulsante di accensione, ma non si sentì nulla. Prese un paio di presine e studiò la presa, la staccò dalla parete e studiò un alone tutto attorno alla presa.
-Niente caffè temo- sospirò poi. Rachel abbassò le spalle, poi provò ad accendere il fornello del gas. Quello si accese.
-Ok, almeno qualcosa di caldo, faccio bollire un po' d'acqua, che dici? – propose studiando il resto della dispensa.
-Io ho trovato delle merendine, biscotti- comunicò Michele.
-Non male direi- gli sorrise Rachel.
– Porto di là un po' di tutto- propose Michele brancando un po' dai vari contenitori. Si diresse di nuovo verso la sala controllo, ma a metà strada venne incuriosito da una luce persistente che filtrava da una sotto la porta. Aprì la porta di ferro e si trovò in quello che doveva essere il centro di sorveglianza dell'edificio. Eccitato non entrò ma corse verso la sala controllo. Trovò Sebastian ed Helene seduti a controllare la console. Lasciò andare le merendine sul tavolo. Helene lo raggiunge subito contenta aprendosi una merendina. -Muoio di fame- disse per giustificarsi.
-Ragazzi c'è una cosa che dovete assolutamente vedere! - disse Michele entusiasta. Sebastian lo guardò curioso.
-Sapevate che questo posto ha quasi 20 telecamere di sorveglianza e che sono accese? - aggiunse poi Michele.
-Dove? – Sebastian alzò gli occhi della console.
-Di là, vicino alla cucina- spiegò Michele. Sebastian corse nella direzione indicata. Michele ed Helene lo seguirono. Sebastian rimase a bocca aperta.
-Quanto? Quanto pensi che abbiano registrato? – chiese agitato. Michele sorrise.
-Hai pensato se ci fosse registrato... tutto? – Michele si mise dietro di lui indicando gli schermi.
-Tutto cosa? - chiese Helene con la bocca piena mentre studiava delle cassette dietro di loro.
-La tempesta magnetica- disse Sebastian con voce sognante.
-Provate ad andare indietro- alzò le braccia Helene. I due fisici però continuavano a guardare lo schermo davanti a loro incerti. Si voltarono con fare interrogativo verso Helene.
-Ci sarò un programma per controllare il video o sbaglio? – disse poi Helene avvicinandosi.
-Guarda è minimizzato lì sotto- indicò Helene.
-Non c'è mouse o tastiera- protestò Sebastian. Helen sorrise, passò davanti a Sebastian e toccò lo schermo con un dito, la finestra si ingrandì davanti a loro.
-Touch screen? – chiese stupito Michele.
-Se non c'è mouse e tastiera- sorrise Helene. Si mise in bocca un altro pezzo di merendina e scomparve dietro di loro per non scoppiare a ridergli in faccia. Nel corridoio disse solo: - vado ad aiutare Rachel- giusto per salvare le apparenze. Entrò in cucina con un bel sorrisino sulla faccia. -Helene, ti sei svegliata? E ti stai già servendo, brava, come sono? – chiese poi.
-Penso che mangerei qualsiasi cosa al momento, anche una scatoletta di tonno- confessò Helene pulendosi la bocca dalla marmellata che era fuoriuscita dalla merendina. Rachel sorrise. -Ne abbiamo un sacco di scatolette di tonno e anche di pane per toast, moriremo prima di noia che di fame quassù- aggiunse contenta.
-I ragazzi di là hanno trovato un nuovo giochino- disse poi Helene. Rachel si rivolse a lei incuriosita.
-C'è la sala di controllo del sistema di sorveglianza del posto, un sacco di telecamere- alzò le spalle Helene.
– Un sacco? - chiese stupita Rachel.
-Una ventina, circa, puntate sia verso valle che verso monte- dettagliò Helene sedendosi al tavolo del cucinotto. -E sono funzionanti? – chiese Rachel timorosa.
-Certo, hanno detto che vogliono vedere se c'è la tempesta- alzò le braccia.
-Potresti controllare tu l'acqua? - disse solo Rachel.
-Si, certo perché? - chiese Helene. – Torno subito- disse lei ma era già sparita nel corridoio. Helene rimase lì nel cucinotto incerta; l'acqua non bolliva ancora. Controllò sbadatamente i vari ripiani, individuò la scatola della merendina che aveva appena finito, si leccò le dita incerta poi visto che non c'era nessuno in giro decise di prenderne un'altra.
Rachel arrivò senza fiato nella sala. Nessuno parlava, tutti i monitor erano occupati da immagini simili a quella che sembrava essere la più grande onda elettromagnetica che lei avesse mai visto. Rachel fece sparire la bocca tra le mani, sentiva i lacrimoni scendergli lungo le guance. Sebastian annuì e le mise una mano sulla spalla. Michele stava cercando di ingrandire dei dettagli su uno degli schermi. Studiava il video tracciando delle linee immaginarie.
-Se lo spieghiamo, se riusciamo a capire perché...- sillabò solo Rachel.
-Qui ci scappa il Nobel- urlò Sebastian abbracciandola.
-Abbiamo tutti i dati che ci servono, abbiamo MAGNET e SPHERE. Guardate come si muove, come si sposta, guardate le onde. È come essere in un esperimento su scala mondiale! – disse eccitato Michele.
-Non per sembrare un mostro, ma voi mi capite se dico che è bellissimo, giusto? - tentò di dire Sebastian.
-Saremo dei mostri tutti, ma questa è la nostra occasione. Michele, traccia le linee di movimento di quei campi, confrontiamo le immagini coi numeri dei sensori, istante per istante, abbiamo la corrispondenza diretta, non ci scappa – aggiunse Rachel. Si precipitò in cucina. Trovò Helene con un'altra merendina in bocca. Lei si bloccò imbarazzata, le guance tinte di rosso.
-Se ci avvii le simulazioni ora te ne porto quante ne vuoi di merendine, giuro! Portiamo di là il the – propose Rachel. Helene sorrise, si prese una merendina di scorta e la seguì verso la sala controllo. Intravide Sebastian e Michele che indicavano diverse linee su un monitor e mettevano fogli sopra i video segnando i punti principali dell'onda. Seguì Rachel verso la sala principale, poggiarono sul tavolo la caraffa col the e una colonna di bicchieri di carta. Sorseggiarono il the in silenzio, poi Rachel iniziò a cercare gli intervalli di analisi che aveva predisposto Michele ore prima. Helene studiò il foglio.
-Pensi che abbia ragione Michele? Che troveremo altre anomalie? – disse infine Helene.
– Non lo so, ma non voglio più rischiare, non voglio più lasciare nulla di intentato, anche perché una volta capito come funziona questa campo, dopo c'è la parte difficile- sospirò Rachel. Helene la guardò timorosa.
-Noi siamo stati fortunati, potremmo salvare Federica, ma giù a Ginevra non credo sia andata così. Se un'onda del genere ti attraversa corrisponde almeno ad essere colpiti da un fulmine, sai quante persone sopravvivono? – disse Rachel deglutendo a fatica.
-Immagino poche- aggiunse scettica Helene.
-Se ci aggiungi che non puoi scappare, che colpisce ovunque allo stesso modo e che potrebbe ripetersi, potrebbe essere una vera catastrofe per l'umanità. – sospirò Rachel.
-E come la fermiamo? - disse Helene.
-Oh, non credo sia possibile, ci vorrebbero strumentazioni con un potenziale infinito, un conto è in laboratorio, ma qui parliamo se va bene dell'Europa Centrale- ammise Rachel.
-Allora non abbiamo scampo? Siamo sopravvissuti per niente? - protestò Helene.
-L'uomo una volta non sapeva nemmeno cos'era una ruota, adesso è in grado di costruire mezzi che viaggiano più forte di qualsiasi altro animale in natura. Tutto passa attraverso la conoscenza, Helene. Prima di tutto dobbiamo capire come funziona, da cosa è provocato e poi vedremo se è possibile sopravvivere- spiegò Rachel. Così il discorso tornava di più anche ad Helene.
-Non per contraddirti, ma non abbiamo tutto il tempo dell'uomo con la ruota- sorrise Helene. -Su questo hai ragione, è ora di lanciare quella analisi- aggiunse convinta Rachel.
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