So che scavi il soffitto
con occhi di pianto
disteso
senza corpo mortale che più
ti àncori a questa terra
per qualche istante
che diventa ora
che diventa notte
una pausa sospesa
(respiro mozzato
sott'acqua)
tesa tra
ieri e domani
mentre fuori piove o muore il sole
o forse il mondo che parli non è più
se mai c'è stato.
La stanza d'intorno è sublimata cosa
tremolante
caldo del deserto,
sei
beduino fra queste dune d'intonaco
che vai cercando
un miraggio
acqua che non disseta
solo per scorgere di nuovo
un'immagine di felicità.

Cosa insegui
fuori di te
su e giù per queste ombre
di calce e di vernice
la povera figura di un'anima
sustanziale
dormiente in tutte le cose,
donna prosciugata d'amore
da cui uomo continui a pretendere
più di quanto a lei sia rimasto
da offrire.

Tu
Orlando impazzito
di passione
cieco
nel castello di Atlante
vedi
solo quando sei pronto a vedere.

Chissà da quale non-luogo
che ora rivive in te
è nata
la prima

parola.