Itaca
Uomo nato solo,
venisti al mondo una sera d'inverno,
Minotauro nel mezzo
d'un labirinto circolare
di sorrisi
e sotto a un firmamento
d'occhi
che ammiccavano
come stelle benevole.
Uomo nato solo,
conoscesti il mondo
dalle sbarre d'un cancello
che s'offriva d'insegnare a te
e a mille altri uguali a te
come il mondo funzionasse,
ma imparasti giocando
(contando a occhi chiusi e poi
volgendo il viso
a cercare qualcuno)
che sapevi tu dov'eri, ma degli altri nessuno.
Principio d'indeterminazione.
Non avevi le parole
per spiegarlo, e tuttavia capisti che
il mondo
è un teatro di esistenze
in cui non s'è protagonisti di niente.
Uomo nato solo,
vivesti solo nel mondo
per sogni, arte e amori
e perché confidavi che essi soltanto
avrebbero scacciato via le solitudini
come i Proci da Itaca.
Ma eri tu l'isola
e non un cancro le solitudini.
Esse ti abitavano:
erano Penelope, Ulisse, Telemaco.
Uomo nato solo,
invecchiavi tu, rifioriva il mondo.
Scrivesti l'istante,
a volte lo dipingesti,
altre lo cantasti, recitasti,
altre volte ancora lo vivesti
con chi non poteva
(e né voleva)
guarirti, ma leggerti.
Uomo nato solo,
dal mondo te ne andasti amato,
dal mondo te ne andasti amando.
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