Space Oddity
Breve guida ai Character x Reader:
• Y/N: your name (il tuo nome);
• Y/L/N: your last name (il tuo cognome);
• Y/H/C: your hair color (il tuo colore di capelli);
• Y/E/C: your eyes color (il tuo colore degli occhi).
☾
Combattere. Era questa l'unica cosa da fare.
Combattere. Combattere fino allo sfinimento; fino al collasso; fino, se così avesse dovuto essere, alla fine.
Riusciva a intravedere vagamente le tre figure che si ergevano ai suoi lati con la coda degli occhi. Non aveva importanza vederli, perché in cuor suo sapeva che c'erano.
E questo bastava.
Sirius si sentiva vivo, vivo come non lo era stato da tempo, con la fredda aria invernale che gli invadeva il corpo e lo spirito e il fitto profumo di pini che inebriava le sue radici.
La Foresta Proibita sembrava particolarmente spettrale, quella notte.
Ma Sirius non badava nemmeno a questo.
La sentiva scorrere nelle vene, nel corpo e nell'anima: l'unica e inconfutabile certezza che avrebbe solo voluto continuare a combattere.
Poco rimarchevole era il resto.
Nell'oscurità nella notte – resa più luminosa solo dalle scintille provenienti dalla bacchette dei duellanti – Sirius pronunciò un Avada Kedrava che, ne fu sicuro, uccise il Mangiamorte che gli si parava davanti.
Aveva vinto.
E, allora, cos'era quel senso di malessere, che pian piano sembrava trasformarsi in disperazione, nel suo petto?
Perché tutto pareva incupirsi attorno a lui, come se un'aura di terrore lo stesse imprigionando?
All'improvviso, non capì come, si ritrovò ai piedi del cadavere del Mangiamorte che aveva ucciso.
Con mani tremanti, scostò piano la maschera dal suo volto.
Mai un'onda tanto gelida gli aveva attraversato il cuore prima di quel momento.
Perché il corpo che giaceva a terra, privo di vita a causa sua, era quello di suo fratello.
Regulus.
Sirius si svegliò madido di sudore. Si rese conto solo dopo svariati minuti di star ansimando copiosamente.
Si passò velocemente una mano sul volto e sui capelli, poi, mettendosi a sedere, lanciò uno sguardo all'orologio sul comodino al lato del suo letto.
Le due e un quarto di notte.
Non seppe dire quanto tempo se ne stette in silenzio, riprendo lentamente un respiro regolare, a fissare le tende semi-chiuse del suo baldacchino scarlatto.
Provare a riaddormentarsi sarebbe stata semplicemente una perdita di tempo.
Come poteva farlo?
Come poteva riprendere sonno, con l'immagine del cadavere di Regulus così fissa nella sua mente?
No. Più avrebbe provato a riaddormentarsi, più sarebbero aumentati i terribili pensieri nella sua mente – già considerevolmente opprimenti in quel momento.
Doveva trovarsi qualcosa da fare per distrarsi, e di certo non avrebbe potuto farlo nella stanza del suo Dormitorio.
Percepiva il russare di Frank, qualche letto più lontano dal suo; alla sua destra, dove sapeva esserci il letto di Remus, non era udibile un suono: evidentemente l'amico stava dormendo profondamente, bisognoso di riposo dopo l'ultima Luna Piena; alla sua sinistra, sentiva James muoversi nel sonno, e mormorare parole incomprensibili e sconnesse; infine, udiva il respiro pesante di Peter, accanto al letto di James.
Sirius fece il più piano possibile nello scendere nel letto, camminare fino alla porta, aprirla lentamente (in modo da non farla cigolare) e chiudersela alle spalle.
Sperò di non aver svegliato nessuno e, sebbene avvertì i mormorii di James farsi più intensi aldilà della porta chiusa, si sentiva talmente stanco moralmente, che decise di credere che non avesse disturbato nessuno.
Scese le scale che conducevano alla Sala Comune senza nemmeno pensarci, la mente terribilmente confusa.
Fu mentre posava il piede sul terzo gradino, che lo sentì.
Era il suono armonioso, seppur lieve, di quella che gli parve essere una chitarra.
Lì per lì, pensò che la mancanza di sonno gli stesse dando alla testa.
Possibile che qualcuno stesse suonando, a quell'ora?
Certo, aggirarsi in Sala Comune in piena notte era vietato, quindi anche lui stava infrangendo una serie di regole. Ma addirittura suonare?
Eppure, man mano che scendeva i gradini restanti, si rese conto che era tutto vero.
La Sala Comune era immersa in una luce sommessa, rilassante.
Il fuoco era spento, ma qualcuno doveva aver aperto le tende di una delle finestre, perché la luce lunare illuminava metà della Sala.
Sirius scrutò nella Sala, in cerca di quel qualcuno, quando furono le sue stesse orecchie, invece che gli occhi, a condurlo da lui, o, per meglio dire, da lei.
«Ground control to Major Tom,
Ground control to Major Tom,
Take your protein pills and put your helmet on,
Ground control to Major Tom»
Quella voce dolce, talvolta stanca e malinconica, apparteneva ad una ragazza che, – Sirius lo riconobbe dopo un po' – stringeva delicatamente un ukulele tra le braccia, seduta sul davanzale della finestra.
La suonatrice teneva gli occhi chiusi e, sebbene a Siris sarebbe piaciuto incontrare il suo sguardo, fu sicuro di averla riconosciuta: era Y/N.
Non sapeva che suonasse. In effetti, non sapeva molto di lei.
Tanto per cominciare, non sapeva come mai fosse lì, in piena notte. Aveva forse avuto un incubo anche lei?
Mentre ci ragionava su, la ragazza continuava, ignara di non essere più sola nella sala:
«This is Major Tom to Ground Control
I'm stepping through the door
And I'm floating in a most peculiar way
And the stars look very different today
For here»
Ascoltarla era di fatto una cura, per lui. Sentiva il suo dolore attenuarsi, man mano che lei intonava la nota successiva e l'accompagnava con l'adorabile suono del suo ukulele.
Certo, Sirius era solito apprezzare tutt'altro genere di musica.
I Pink Floyd, gli AC/DC, i Led Zeppelin.
Ma conosceva David Bowie: l'aveva sentito nominare, qualche volta, da Remus.
Non immaginava che una sua canzone avrebbe avuto un impatto così profondo su di lui.
Quasi inconsciamente, si fece più avanti per ascoltare meglio.
Fu forse il rumore dei suoi passi, o forse la sensazione di avere compagnia, che fece sì che Y/N si destasse, aprisse gli occhi e smettesse di suonare.
Quando il suo sguardo si posò su Sirius, - i cui occhi, di un grigio intenso, sembrarono spegnersi quando lei posò altrove il suo ukulele - , ebbe un sobbalzo interiore.
«Scusami» disse, con un che di impacciato, «Non volevo svegliarti. Speravo di passare inosservata.»
Sirius scosse il capo, «Non mi hai svegliato.»
Rimasero qualche secondo fermi, a guardarsi: lei, imbarazzata; lui, come scosso da un sogno.
«Puoi ricominciare» le propose poi il corvino, ma sembrò quasi una supplica.
Se Y/N avesse potuto indietreggiare, l'avrebbe fatto.
«No...» fece, «Non sono così brava da...»
Sirius le sedette di fronte sul largo davanzale della finestra, «Y/N, immagino che anche tu sia qui perché non riesci a dormire. E questo non è mai un qualcosa di positivo, dico bene?» guardò la notte aldilà della finestra per un attimo, e poi aggiunse: «Non so te, ma io avevo bisogno di distrarmi.»
Lei annuì. Sembrava quasi surreale intrattenere una conversazione del genere con lui, che non gli era mai stato amico, ma solo un semplice conoscente.
Nonostante ciò, quella notte, si sentì legata a lui in una maniera destabilizzante.
«Tu hai la tua canzone per sentirti meglio, e io ho le orecchie per ascoltarti» continuò lui, «E poi, fidati, se iniziassi a cantare io probabilmente ti tornerebbero gli incubi» concluse.
Y/N ridacchiò. Non gli disse nient'altro, né lui lo disse a lei.
Si erano capiti a vicenda – avevano compreso le necessità di entrambi – nonostante la scarsa conoscenza reciproca.
Non era nient'altro che due ragazzi, in piena notte, che non desideravano altro che qualcosa a cui aggrapparsi per lasciarsi alle spalle le proprie sofferenze.
«Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do»
Y/N chiuse gli occhi nuovamente, mentre Sirius non osò farlo, quasi avesse timore che lei scomparisse.
Assaporò quel momento tanto intensamente, che non si accorse nemmeno dei suoi tre amici che, essendosi resi conto della sua assenza, lo avevano raggiunto, non senza una certa dose di preoccupazione.
Avevano sorriso quando lo avevano trovato seduto sul davanzale con quella ragazza, un'espressione beata sul volto.
Ed erano saliti nuovamente di sopra, rassicurati.
*****************************
☽ Angolo Moony:
Hey! Comincerei con il ringraziarvi, come al solito, per aver letto.
Questa One-Shot è, ovviamente, ispirata a Space Oddity, una canzone di David Bowie.
Sono solita ascoltarla quando mi faccio prendere dall'ansia, il che accade spesso, e questa canzone ha lo straordinario potere di tranquillizzarmi - almeno in parte.
Io mi sono ispirata alla canzone originale, ma devo dire che anche la versione della Langley School Music Project ha fatto la sua parte.
E niente, è nata l'ennesima One-Shot senza pretese.
Fatemi sapere cosa pensate di questo format! Dovrei continuare?
Un bacione,
Fatto il misfatto
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top