CAPITOLO 59

Dicono che non potrei, dicono che ho il cuore a metà

Scriverti fottuti versi d'amore e il dono dell'ubiquità

Perché potrei vederti ovunque, negli angoli della città

Mi basta immaginarti per averti qua!

C'hanno visti ma, siamo una canzone intima

Da non fare mai in pubblico!

Sanno chi siamo, sanno che parto e non ti richiamo

Amore tossico, amo il tuo prossimo

A patto che ti stia lontano

Questa è una trama che conosco già

Lascio che mi deprima

L'amore è un film in testa visto dall'ultima fila

Preferisco l'infarto

A vederti piangere quando riparto

E' come morire e sapere di averti guardata negli occhi una volta soltanto.

-Faraway, Salmo.

Raul controlla l'ora dal suo cellulare e poi lo ripone di nuovo nella tasca dei jeans. Guardo la mia camicetta color rosa antico e il reggiseno bianco a balconcino che si intravede da sotto. Oggi volevo fare colpo e penso di esserci riuscita. Spero che lui ricordi il modo in cui questa camicetta stretta valorizza le mie forme in queste due settimane che non ci potremo vedere. Abbasso lo sguardo sulle nostre mani, ancora intrecciate. Le fisso come se dovessi memorizzare la sensazione della sua mano morbida sulla mia, come se non avessi ripassato per un esame di vitale importanza che è arrivato troppo presto. Ho sperato in questi pochi giorni che questo momento arrivasse il più tardi possibile. Ho cercato di prepararmi psicologicamente al fatto che partirà di nuovo per le vacanze e che non mi è permesso andare con lui. Purtroppo da come si lascia dedurre sono tutto fuorché pronta per i saluti.

Uno strano senso di panico sta montando dentro di me e probabilmente Raul lo avverte, perché mi stringe ancora di più le dita.

''Hai tutto?'' gli chiedo per smorzare la tensione. ''Spazzolino? Pigiama? Costumi? Il mio profumo? Il caricabatterie?'' ebbene sì, gli ho prestato la mia boccetta della fragranza che indosso ogni giorno per rincuorarlo ogni volta che sentirà la mia mancanza. Io per quello ho le moltitudini di felpe che mi ha regalato.

''Si piccola, tranquilla, ho tutto'' se continua a chiamarmi così sarà ancora più difficile lasciarlo andare. Non voglio lasciarlo andare. Mi sento come una calamita impazzita, attirata tra due poli. Raul si alza dalla panchina dove siamo seduti e mi bacia le dita prima di lasciare andare la mia mano.

''E' ora di andare'' dice.

Vorrei dirgli un milione di cose, ma non so come. Mi avvicino e gli do un bacio simile a quelli che le persone si scambiano negli aeroporti, un bacio pieno d'amore e di disperato desiderio, che deve imprimersi nell'anima di chi lo riceve per la durata del viaggio. Con questo bacio cerco di comunicargli l'enormità di ciò che significa lui per me. Cerco inoltre di ringraziarlo per il bellissimo anniversario passato insieme e appena compiuto, perché a parole non sarei capace di farlo.

''Abbi cura di te, stai attento e non mettere il broncio dinanzi ai tuoi, non farti scoprire annoiato o scocciato, lo sai come sono!'' lo raccomando bonariamente. ''Avvisami di ogni spostamento poiché sarai molto lontano e avrò il triplo dell'ansia che ho normalmente. Non sia mai ti succeda qualcosa in acqua o durante il viaggio'' non riesco ad ammorbidire il mio cipiglio o a frenare il mio labbro inferiore che trema.

''Bimba, stai tranquilla. Andrà tutto bene'' al suono del secondo nomignolo uscito dalle sue labbra, una lacrima traditrice varca la mia guancia fino ad atterrare sulla mia camicetta leggera.

''Amber'' mi scosta un ciuffo di capelli dagli occhi. So cosa sta per dirmi.

''Ricordi cosa ti ho detto giorni fa? E' normale sentire la mia mancanza ma non voglio che tu ne soffra talmente tanto da essere triste intere giornate. Io lì non avrò molto tempo da dedicarti ma puoi star certa che ogni mio pensiero sarà rivolto a te. Sforzati di pensare in positivo, queste due settimane passeranno veloci, non te ne accorgerai nemmeno. Poi sarò di nuovo finalmente da te. Se hai qualcosa da dirmi non esitare, appena avrò tempo ti chiamerò''

Il mio viso si accartoccia in una smorfia disperata. Lo accosto al suo facendo entrare in contatto le fronti. Serro la mascella e ispiro il suo profumo, cercando di assorbire un po' di quella solidità dentro di me. E poi, prima che possa essere troppo tardi gli rivolgo un 'Ti amo' strozzato che avrebbe potuto essere un singhiozzo, un colpo di tosse o una risatina stupida, non so nemmeno cosa. Ricambia allo stesso modo. Mi prendo altri secondi per guardarlo un'ultima volta in quelle pozzi magnetiche che sono i suoi occhi. Così profondi ed impenetrabili. Dopodiché mi stringe, chiudo gli occhi beandomi di questa sensazione che so che durerà meno delle aspettative, per poi scivolare via dalla mia presa. Infatti il momento bello è già finito e ci incamminiamo entrambi in direzioni opposte: io a casa mia e lui nella sua vettura che lo attende per un lungo viaggio.

D'impulso mi volto un'ultima volta, lui magicamente fa lo stesso. I nostri sguardi si incrociano, lui solleva una mano, il palmo aperto, e io sollevo la mia come risposta. Fisso la sua figura per rievocarla nei giorni di malinconia, perché ci sarebbero stati giorni di malinconia. Non riesco a sorreggere tanto a lungo lo sguardo perché potrei essere colta dall'istinto di tornare indietro da lui per abbracciarlo, ma farebbe tardi alla partenza.

''Ti amo'' dico muovendo soltanto le labbra, senza sapere se lui avrebbe colto il mio messaggio da quella distanza.

* * *

I primi giorni passarono in fretta, la sua mancanza non mi pesò neanche un po'. Non so perché ebbi tutto questo timore di restare da sola, nella mia vita quotidiana non può esistere solo lui. Proprio per questo non ho fatto altro che uscire con le mie amiche oppure con mio cugino. Era da tanto che non mi dedicavo solamente a loro, e pensai che se lo meritassero. Non si poteva dire che le trascuravo in quel periodo, ho sempre avuto qualche oretta da dedicare a loro, perlopiù era molto difficile trovare del tempo per ogni cosa: Raul, me, i miei hobby, il mio allenamento, le mie amicizie e poi di nuovo Raul.

Molto spesso mia madre o Rose mi chiedevano se sentivo la sua mancanza oppure se sapevo come se la stesse passando, se si stesse divertendo e cose di questo tipo. Allora dipingevo un sorriso sulle mie labbra e rispondevo che se la passava bene, andava ogni giorno al mare ed usciva ogni sera con un suo amico stretto. Una mezza verità perché era assicurato che stesse facendo esattamente quello, ma non parlammo abbastanza per informarmi di ogni dettaglio. Mi aveva già avvertita che non avrebbe avuto tempo, speravo almeno in qualche mezz'oretta di buca, però poi mi ricordai che la vita in vacanza è molto frenetica.

Col pensiero dei suoi impegni, una mattina, svegliata dai raggi del sole e con una strana e potente energia in corpo, decisi di pianificare giorno dopo giorno, così da evitare spazi nella mia giornata nei quali mi era concesso pensarlo.

Sabato, il penultimo giorno della prima settimana senza Raul, uscii per fare serata. Impieghai molto ad abbellirmi, e provai nuove combinazioni di trucco per vedere quale potesse risaltare meglio i miei tratti. Dopodiché fui pronta per divertirmi.

La domenica fui molto stanca per la serata precedente appena passata e quindi sonnecchiai tutta la mattina, andai a pranzo dalla mia nonna paterna e passai la serata in compagnia di mio cugino; ingannammo il tempo iniziando insieme una nuova serie tv, che ci appassionò talmente tanto da non scollare gli occhi sul monitor nemmeno per un secondo. Mi si fecero gli occhi a palla.

Lunedì, mi alzai con una pigrizia innata e controllai sulla mia agenda cosa avevo organizzato per non annoiarmi e per non cadere in solitudine. ''Hobby''

Stava scritto solo questo. Quando mi diressi in cucina per fare colazione, non c'era nessuno. La casa grande e anonima mi diede un senso di angoscia e di smarrimento. Non so cosa avrei dato in quell'attimo per sentire la voce stridula di mio fratello che non fa altro che darmi fastidio o le continue lamentele di mia madre che esprimono il suo disappunto sul mio essere svogliato. Purtroppo i miei genitori non si possono permettere di chiudere il negozio nemmeno negli unici tre mesi di vacanza. Quello che si guadagna giornalmente è troppo poco per tirare avanti, dunque sarebbe una scelta stupida e avventata abbassare la saracinesca per godersi giorni di tranquillità. A dire il vero nemmeno ci sarebbero giorni di tranquillità senza il piatto sulla tavola.

Fissai prima l'orologio appeso sulla parete e poi il calendario. Inevitabilmente iniziai a fare il conto alla rovescia dei giorni che sarebbe dovuti passare prima del suo arrivo.

Scacciai immediatamente il pensiero, avevo promesso sia a me che a lui di non rattristirmi. Mi feci una camomilla per rilassarmi dato che il mal di testa non volle cedere. Quando fu pronta, mi voltai per ritornare nella mia stanza, ma i miei passi cessarono d'improvviso. Non so cosa mi fosse preso, ma esaminai l'arredamento moderno che mi circondava e inevitabilmente mi ritrovai ad immaginare tutte le volte che io e Raul lo abbiamo fatto in questa casa. Passai vicino al divano, toccai la pelle bianca su cui la mia schiena si è appoggiata ed inarcata. Ispezionai il lungo tavolo in legno e quasi il mio petto si schiacciò al ricordo delle mie cosce divaricate, talvolta addirittura sopra le sue spalle, mentre spingeva da alzato. Il marmo contro cui mi sono piegata..la sedia dello studio di mio padre su cui l'ho cavalcato. Anche il corridoio che separa il salone dalla mia stanzetta ha una sua storia. Galopparono come impazzite le immagini di lui che mi sbatte contro il muro gelido, mi bacia il collo, scosta i capelli e mi priva di ogni indumento. Una volta terminato il percorso e arrivata in camera mi appoggiai sul lettino e disposi la tazza di camomilla fumante sul comodino di fianco a me. Stesi i piedi, la testa sul cuscino morbido e chiusi ogni occhi reclamando la calma e la pace interiore. Non riuscii a ripescare nessuna delle due, il cuore mi batteva forte. Ripensai alla prima volta dopo mesi e mesi di relazione che ho avuto modo di assaggiare l'orgasmo, di viverlo. Prima di allora non sapevo nemmeno cosa si provasse o se avvenisse sempre. Stavamo proprio nel punto dov'ero sdraiata, io sopra di lui. Il sudore era la prova di quanto ci stessi andando forte quel giorno. Ero davvero su di giri, lo volevo come mai prima, mettevo le mie mani sul suo petto, e glielo artigliavo. Le mie unghie non gli facevano male, ogni volta che le affondavo nella carne morbida un lato della sua bocca si alzava compiaciuto. Cercavo di equilibrarmi tra movenze lente e veloci, ruotavo contro il suo membro o ci saltavo sopra. In tutto ciò lui mi guardava come se si trovasse in un altro mondo, era assorto in chissà quali pensieri che riguardavano la bellezza del mio corpo. Gli occhi lucidi, chiusi in fessure e le gote dipinte di un leggero rosso. Era tutto perfetto, l'ho tirato per le braccia così che lui si trovasse seduto e non disteso. La sincronia era perfetta, mi leccava i capezzoli a tempo con i miei movimenti. Sentivo le sue mani scorrere sulla schiena, poi sui fianchi e sul mio sedere palpeggiandolo di tanto in tanto. La mia pancia si scontrava con la sua, il mio seno contro i suoi pettorali, eravamo così vicini che riuscivo addirittura a sentire i suoi peli pubici che stimolavano la parte esterna del mio sesso. Accadde tutto così velocemente senza nemmeno rendermene conto, a piano a piano era sempre più intenso. Un formicolio che tutt'oggi attribuisco al piacere di quando ci si gratta nella parte che dà prurito, si espanse nel mio basso ventre. E' in quel momento che i pensieri più sporchi offuscano la mente e ansimai così forte che non riconobbi nemmeno più il mio timbro. Il piacere era così profondo che chiusi gli occhi. Era tutto buio. Mi aggrappai alle sue spalle come l'unica ancora, e fui felice di condividere la mia beatitudine con lui. Era tutto merito suo. Quando riaprii gli occhi la testa mi girava e solo dopo un po' misi a fuoco dove mi trovavo, avevo anche perso di vista il luogo. Mi sentii immediatamente senza forze, così mi accascia su di lui e lasciai che fu il suo turno di prendere il controllo.

Nel pomeriggio raccolsi tutta la mia decenza e mi impegnai su quello che mi ero prefissata di fare: vedere film, disegnare e riprendere molti libri che ho tralasciato. Sebbene la scuola fosse finita circa da due mesi non avevo trovato molto tempo libero per dedicarmi ad essi, quindi fu un sollievo toccare le pagine di un libro e sniffarne l'odore. Una volta che si fece sera, l'esperienza della lettura non si rivelò così d'aiuto come speravo, per il semplice motivo che sono una fanatica di romanzi e ogni cosa che leggessi era un campanellino di allarme che mi riportava con la mente a Raul. Fu come viaggiare con la testa ed averlo vicino a me. Dunque dopo un'oretta chiusi bruscamente il libro.

Il giorno dopo mi resi conto che non potevo rimanere un'altra giornata chiusa in casa da sola, quindi la mattina andai a trovare mia nonna materna che non la vedevo da molto. Mi sono sforzata di mantenere una conversazione ed un contatto visivo, ma per ogni cosa che diceva cadevo dalle nuvole, ero costantemente distratta. Non ho fatto altro che tremare ad ogni notifica che provenisse dal cellulare come se mi aspettassi chissà cosa. Quando invece osservavo la chat di me e di Raul sospiravo nell'assenza di messaggi. Anche se non volli ammetterlo sentivo una strana sensazione che mi attorcigliava lo stomaco, e sapevo che era il vuoto che mi aveva rimasto. Mi mancava. Me lo si leggeva in faccia, non potevo prendere in giro nessuno, la mia esistenza sembrava vuota senza di lui.

L'anziana signora dinanzi a me mi guardava comprensiva attendendo che io aggiungessi altro. Anche se non avevo lo sguardo su di lei sapevo che le sue mani rigate dall'età erano incrociate e aveva inclinato di un po' la testa. Mi sorprese quando però fu lei a farsi sentire.

''Problemi di cuore vero?'' una fitta allo stomaco mi colpí, non potei far altro che alzare lo sguardo sul suo. I capelli dorati le incorniciavano la faccia paffuta, proprio come quella di mia madre. Come potevo mentire a lei che mi dedicava questo tipo di sguardo? Pure se volessi negarlo aveva già capito la verità. Annuí perché le parole morirono in gola.

''So che è partito, è normale sentirne la mancanza se è vero amore. Ma vedrai che passerà tutto molto velocemente'' recitò le stesse parole che disse Raul pima di andarsene.

''Con la distanza i piccoli fuochi si spengono, ma quelli grandi ardono ancora di più'' riuscí a strapparmi un sorriso. Pensai che forse non aveva tutti i torti.

''E se non ti convince questa frase te ne dirò un'altra: Le storie sono come barche. Non c'è storia di lotta o ricerca che non porti il nome di una donna sullo scafo. La donna è il viaggio e la meta. E quale amore riesce a farsi storia? Solo l'amore che non smette mai di avanzare, qualunque sia la tempesta che incontra.''

* * *

Dopo aver ascoltato mia nonna decisi di non perdermi d'animo. La sera stessa parlai con Raul, fu soddisfacente risentire la sua voce, gli raccontai delle belle parole che ci ha dedicato mia nonna. Anche lui era altrettanto felice, sentivo l'emozione che si celava dietro il suo tono. Dopo un po' non sono riuscita a trattenermi e mi sono sfogata dicendogli che ho infranto la promessa poiché mi sono lasciata sopraffare dalla nostalgia. Non è rimasto stupefatto di questa rivelazione. Come dargli torto!

Mercoledì, dopo la piacevole chiacchierata col mio ragazzo avvenuta il giorno prima, fui di buon umore e lavorai sodo tonificando il mio sedere. Uscii per andare nella villetta dove io e lui ci allenavamo, la differenza fu che non c'era nessuno che mi prendesse in giro se sbagliavo qualche passo, e potei concentrarmi a pieno sulle mie capacità. Giovedì ero a pranzo da mio cugino ma quasi non lo calcolai perché io e Raul messaggiammo minimo per due ore. Mi raccontò di come aveva passato le giornate e che anche lui non immaginava fosse così arduo stare senza me. Mi rivelò che sono il senso di ogni cosa, il sole intorno cui la sua vita ruota. Mi sfuggiro dal controllo poche lacrime per via dell'emozione, fortunatamente Greg non se ne accorse.

Venerdì uscii di nuovo con le mie amiche ma la serenità non durò a lungo stavolta. Ogni posto che giravo, ogni marciapiede che calpestavo, mi faceva rivivere i nostri giorni insieme. Il ricordo aveva già cominciato ad ossessionarmi, e a volte sembrava più vero della realtà. Sentivo la mano di Raul nella mia e lo vedevo scrollarsi l'acqua del mare dai capelli. D'altro canto però, mancavano solo altri due giorni e iniziai a sentirmi impaziente come quando da bambina aspettavo le vacanze estive.

Quella notte non riuscii a dormire, mi rigiravo nel letto, parlavo a me stessa, avevo anche la sensazione di vomitare. In tutto ciò volevo soltanto poter trovare un interruttore con la funzionalità di spegnere il mio cervello così da mettere a tacere una volta e per tutte le vocine nella mia testa. La mattina successiva mi svegliai in un bagno di sudore, ed ero persino addolorata dal torcicollo. Avevo dormito pochissimo ma ebbi lo stesso le forze di sistemare la camera. Quando sono di malumore il disordine nella mia stanza è il riflesso di ciò che sento dentro. Sabato invece di uscire nuovamente a fare una passeggiata, mi dedicai a me stessa. Mi feci un lungo bagno rilassante, raschiai via tutti i peli che si erano formati per via che non ho avuto abbastanza cura di me stessa. Con la musica a palla che rimbombava in tutte le stanze, passai accuratamente lo smalto sulle unghie, perfino su quelle dei piedi. A quel punto mi rimaneva solo piastrare i capelli così che l'indomani sarebbero stati liscissimi. Quando ebbi finito mi guardai allo specchio, finalmente riconobbi la me in forma. Iniziai a fantasticare su cosa Raul mi avrebbe potuto fare se mi avesse vista in quel momento, preparata così scrupolosamente, con il mio completino intimo più bello. Quando mi scrisse dopo tempo, non potei far altro che rivelargli la natura selvaggia dei miei pensieri. Non mi fermò, anzi, sembrava altrettanto trasportato. Senza preavviso, dopo un'oretta di chiacchiere incentrate sempre sullo stesso argomento, finimmo per masturbarci contemporaneamente in chiamata. Mai in vita mia avrei immaginato di poter fare una cosa così sporca. Ma in quel momento non me ne preoccupai minimamente, né mi sentii in imbarazzo ad ansimare nel microfono di un cellulare. Quando lui venne soffocando il mio nome, pensai a quanto dev'essere perfetto il nostro rapporto per aver raggiunto tale livello di confidenza. Fare pazzie con lui mi ha sempre fatta sentire piena di vitalità ed invincibile. Quello fu il momento più appagante di tutte e due le settimane appena trascorse. Dopo di esso, le ore passarono come i secondi, ed in un battito di ciglia lui fu qui.

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