CAPITOLO 58
Ora sono libera come gli uccelli che inseguono il vento
Ho sempre pensato che sarei affondata, quindi non ho mai nuotato
Non sono mai andata in gita in barca, non capisco come possano galleggiare
E a volte mi spavento di ciò che non riesco a capire
Ma io sono sono qui, accanto a te. -Malibu, Miley Cyrus.
16 Luglio.
Questa notte non riesco a dormire, ho troppi pensieri e grattacapi che albergano la mia mente. Sarà la centesima volta che mi giro e rigiro, mi alzo per andare a bere, scorro il dito sulla home di Facebook e controllo la luna da fuori la finestra. E poi ancora mi rimetto il lenzuolo perché sento freddo, me lo tolgo velocemente due minuti dopo perché sento caldo. Ricontrollo di nuovo la luna e al suo posto scopro esserci l'alba. Tra qualche ora dovrei alzarmi definitivamente perché per il nostro anniversario andremo a Brixton dove si trova una delle spiagge più belle, un mix tra l'atmosfera di Miami Vice e l'Electric Avenue: Brixton Beach Boulevard. Il problema è che non mi sento pronta, non che rinuncerei mai ad un'occasione simile, ma perché tra l'eccitazione di rischiare dicendo ai miei che invece andrò in piscina con Rose, e l'ansia di essere scoperta, non sono riuscita a chiudere occhio. In più la situazione in casa continua a non essere delle migliori: mamma ancora non si è decisa a risolvere il problema con mio padre e sarà passata minimo una settimana. Una settima in cui non ho scambiato nemmeno un saluto col mio papà. E' così arrabbiato o forse deluso che non riesce nemmeno a guardarmi negli occhi quando siamo tutti a tavola. Devo ammettere che sento una sottospecie di mancanza che mi apre il petto in due. Ero abituata al fatto di non avere molto di cui parlare con papà, ma adesso che non apre la porta nemmeno per dare una controllata a quello che sto facendo mi sembra una situazione insostenibile e ridicola. Mi sento come se non esistessi, come se non abitassi sul serio con lui. Mai nessuno è riuscito ad ignorarmi in questo modo.
Senza nemmeno accorgermene è già mattina e, l'ottava sveglia che ho impostato nel caso spegnessi le sette precedenti, sta risuonando nelle mie orecchie. La spengo svogliatamente come se tra trentatré minuti non dovessi stare alla stazione. Quando finalmente il criceto che mette in funzione il mio cervello inizia a correre per far girare la ruota, vado nel panico più totale. Corro tra il bagno e la mia stanza. Mentre ascolto gli audio di Raul che mi ha inviato con la preoccupazione che non fossi sveglia, mi spazzolo i denti e il dentifricio finisce su una ciocca libera dei miei capelli. Impreco risistemandomi la coda, ma dimentico di avere un cellulare in mano e per forza di gravità cade per terra. O meglio, prima rimbalza sul mio piede ricoperto dalla pantofola viola, e poi con un suono sordo finisce per terra. Cinque minuti dopo sto saltellando sul posto per far entrare gli shorts. Due sono le cose: o gli shorts si sono rimpiccioliti almeno di una taglia o gli squat che sto facendo hanno rassodato il mio sedere. E da quanto vedo allo specchio penso di essere anche ingrassata perché le forme del mio corpo sono molto più rotonde e piene a differenza di come erano spigolose prima.
Se non fosse per il fatto che devo fare una corsa per arrivare in tempo alla stazione prima di perdere il treno, mi dedicherei altri cinque minuti per ammirare il nuovo risultato allo specchio. Dopodiché sorriderei soddisfatta di questa nuova immagine di me.
Per quando finalmente arrivo in stazione e mi butto come un sacco di patate tra le braccia di Raul, puzzo di sudore, i capelli sono nuovamente arruffati e ho la gola secca. Non faccio in tempo a prendere la bottiglia d'acqua che ho nello zaino perché dobbiamo immediatamente salire, ma mi riprometto più tardi di dissetarmi a dovere.
Il treno sobbalza e si rimette in movimento, procede lento, appena più veloce di un corridore in buona forma. Avanziamo a fatica, superando magazzini, ponti, capannoni, serbatoi dell'acqua e modeste abitazioni in stile vittoriano. Ogni volta che viaggio in treno mi ripeto sempre di assimilare quanti più dettagli possibili, non voglio farmi sfuggire niente, quando gli anni passeranno vorrò ricordare le esperienze più significative. E questo di sicuro sarà uno dei primi viaggi più belli e una delle giornate più spensierate di sempre. Così appoggio la testa al finestrino e vedo sfilare il retro degli edifici.
Sento la mano di Raul picchiettare sulla mia spalla nuda e subito mi volto scoprendo che ha stampato sul volto un sorriso a trentadue denti e nella sua mano destra ha un auricolare rivolto nella mia direzione. In questo modo passiamo il tempo a sentire le canzoni che ci siamo dedicati l'un l'altro e a guardarci negli occhi quando qualcosa ci colpisce particolarmente e vogliamo esser certi che il messaggio sia stato recepito anche dall'altro. Scendo dal treno disorientata dal via vai di persone: chi si saluta con un caloroso abbraccio, chi invece da solo si dirige chissà dove trasportando delle valige, chi si gira intorno esaminando i vari negozi come quelli di intimo, la libreria, oppure l'accomodante bar. Persone di tutti i colori e di lingue diverse che allegramente varcano in gruppi le porte scorrevoli. Sistemo meglio lo zaino sulle mie spalle e con la mano sinistra lo tengo ben saldo, il braccio destro invece è allacciato a quello del mio ragazzo. Attraversiamo l'atrio in silenzio sforzandomi al contempo di ignorare il cuore che mi batte all'impazzata. Mi volto verso di lui, gli occhi gli brillano così tanto che il suo abituale caramello è così acceso da sembrare arancione. Un arancione vivo che si incastona nel mio sguardo caldo. In quel momento mi meravigliai di quanta strada avessimo fatto e di quanti altri ostacoli avremmo dovuto sorpassare. Ma il modo in cui tiene così vicino il mio corpo al suo con fare protettivo e il fatto che ogni volta insiste per mettersi lui dalla parte delle auto, mi rende sicura sul fatto che qualsiasi cosa accadrà nel futuro, saremo ancora insieme, più uniti che mai.
Oggi è una splendida giornata, il sole mi acceca. Rimango senza parole guardando una città mai esplorata, differente dalla mia; più o meno l'effetto è lo stesso ogni volta. Decidiamo di fermarci a fare colazione in un bar, Raul dice di esserci già stato e di conoscere il proprietario, un amico di famiglia, un certo Richard. Mi fa cenno di sedermi sullo sgabello accanto al suo.
''Allora cosa mi consigli Raullino? Cosa offre di buono questo bar?'' lo schernisco e proprio in questo esatto momento quello che dev'essere il proprietario si avvicina a noi con la sua cartellina in mano.
''E' tutto buono qui'' borbotta evitando di farsi sentire da Richard.
Sembra simpatico, socievole e i suoi tatuaggi sulle braccia scolpite come il leggero accenno di barba sulla sua mascella pronunciata mi danno l'impressione che piaccia molto alle donne -me compresa-. Si salutano come amici di una data, con la sua grossa manona dà delle pacche sulle spalle di Raul e ho paura che si possa spezzare.
''Da quanto tempo, qual buon vento ti porta qui amico?'' il mio ragazzo è estremamente divertito e mi dà l'impressione che lui sia il burlone con cui ha riso un sacco nei momenti di noia con i suoi genitori.
''Io e la mia ragazza siamo qui per trascorrere una giornata a mare, ma volevamo prima mettere a tacere i nostri stomaci. Sai com'è!'' d'un tratto smette di prestare attenzione al ragazzo al mio fianco ed il suo sguardo profondo è sul mio. Mi guarda prima in viso, poi scende giù perlustrando tutto il mio corpo e risale di nuovo all'altezza dei miei occhi.
''E' un vero piacere conoscerti bellezza'' mi stringe la mano e mi lascia stupefatta il modo spavaldo in cui strizza l'occhio. Dev'essersi accorto anche lui il modo in cui Raul si sta sforzando di sorridere ma i suoi occhi in realtà vorrebbero incenerirlo, perché subito dopo aggiunge: ''Tranquillo, per adesso che sta con te non proverò a soffiartela da sotto al naso. Ma nel caso vi doveste lasciare non mi lascerò sfuggire un simile bocconcino''
''Bene..adesso potremmo ordinare?'' avvolge un braccio intorno alle mie spalle; a stento cerco di trattenere la mia risata per la sua sconfinata gelosia. Però affondo la faccia nel menù per non metterlo ulteriormente in imbarazzo. Alla fine opto per un mocaccino e Raul per un semplicissimo caffè. Restammo in silenzio mentre Richard ci serviva e il mio ragazzo si metteva a suo agio come fa sempre in ogni bar, sistemandosi sullo sgabello come se fosse la sua poltrona preferita. La semplice presenza di una superficie solida su cui appoggiare i gomiti sembra creare immediatamente una sorta di rifugio spirituale per lui. Per tutto il tempo in cui siamo stati in quel bar non si è staccato da me, dandomi colpetti di apprezzamento sulla coscia o tenendomi la mano. Ancora più felici di prima ci dirigiamo finalmente alla spiaggia, non aspettavo altro. Il mare si presenta come una distesa pacata e cristallina, dove se ti specchi riesci a vedere il tuo riflesso. Il sole è ancora alto quando stendiamo sulla sabbia i nostri teli e immediatamente ci appollaiamo sopra per alleviare il bruciore ai piedi. Il momento della crema solare è il mio preferito perché posso godermi la sensazione paradisiaca delle sue mani che scorrono su tutta la mia schiena.
Ci sa davvero fare con quelle mani!
Ogni tanto mi lascio scappare qualche mugolio di piacere non riuscendomi a controllare del tutto.
''Sta zitta per favore che sennò devo rimettermi il pantalone. Non credo che tu voglia che le altre si accorgano che qualcosa lì giù non vada'' mi perdo tra le nostre risate finché non ci buttiamo finalmente nell'acqua. All'impatto è gelata e la pelle d'oca domina ogni centimetro della mia pelle. Raul invece che è più coraggioso si immerge completamente, compresa la testa. Io invece cerco di riscaldare il mio corpo senza fare nulla di avventato, galleggio fin dove i miei piedi toccano. Raul però non sopporta l'idea di stare a riva e per dirigersi più lontano deve per forza portarmi in braccio dal momento che non so nuotare. Allaccio bene le braccia intorno al suo collo e le cosce intorno al suo bacino ossuto -stando ben attenta a non calargli il costume-. Stiamo per molto tempo così, in silenzio, a goderci il sole che picchia sui nostri corpi bagnati. A baciarci in modo casto o passionale. A sussurrarci quanto si sta bene avvinghiati l'un l'altro e quanto ci amiamo. Mi perdo molteplici volte ad ammirare le sue ciglia lunghe attaccate tra loro per l'acqua, le spalle larghe che mi sorreggono e il modo in cui gli donano i capelli bagnati che gli ricadono morbidi sulla fronte. Mentre le nostre labbra continuano a scontrarsi e le nostre lingue a danzare mi muovo involontariamente su di lui e riesco a sentire il grugnito che gli scappa quando sfioro il suo membro. Scende sempre più giù fino a stringere nelle sue mani il mio sedere.
''Non sai quanto autocontrollo ci vuole per non scoparti proprio adesso a riva, con le tue cosce divaricate e io in mezzo ad esse. Ma ci vedrebbero e non so quanto ci conviene. -ridacchia e poi riprende a sussurrare- E mi sto sforzando anche di non guardare le tue tette che ogni tanto mi ballonzolano in faccia''
* * *
Una volta che l'acqua si fa gelida e le nostre dita iniziano a ricoprirsi di grinze usciamo e ci andiamo ad asciugare al sole. All'ora di pranzo visitiamo il centro della città e mi indica lo spiazzale in cui è andato a vedere il concerto di uno dei suoi rapper preferiti. Vaghiamo per molto e quando finalmente troviamo un posticino che fa per noi mi sembra di essere anziana per il modo in cui mi esalto quando sprofondo su una sedia.
Il pomeriggio, dopo aver mangiato, finiamo di visitare il resto della città, ci perdiamo in qualche libreria -per volere mio- e in negozi di musica e di videogiochi -per volere suo-. Per il resto del tempo finché non arriviamo di nuovo al nostro quartiere di Londra consideriamo insieme il modo in cui le nostre vite sono cambiate da quel 16 luglio dell'anno scorso. Parliamo anche di come adesso siamo dipendenti l'uno dell'altro e, la sintonia che c'è sempre stata tra noi, invece di diminuire è andata ad aumentare giorno per giorno. Come il nostro amore d'altronde. Una volta che ci siamo ribaditi ancora e ancora quanto ci amiamo per salutarci, mi incammino serena verso casa mia. Sento l'animo più leggero, so di star vivendo finalmente come ho sempre desiderato vivere. Raul ha saputo esternare il mio lato migliore e fare leva sui miei difetti. Sono più aperta con le persone, è stato capace di eliminare quasi del tutto la timidezza e la vergogna. Anche se mai nessuno lo direbbe mi sento anche più sicura sul mio aspetto fisico, sulle cose che mi piacciono fare e sul mio carattere. Invece di essere sempre ancorata al passato ha saputo sbrogliarmi dalle catene, adesso vivo bene il mio presente e progetto e sogno per un futuro migliore, mettendo sempre in conto gli imprevisti, dato che dal canto suo tutto è imprevedibile.
Adesso capisco qual è la felicità vera: un senso di pienezza e di serenità presente in ogni attimo, si insinua nel modo di vedere le cose e nel modo di fare. E' la tranquillità che tutte le persone cercano, muta ogni tua giornata con la forza di alzarsi ogni mattina e sapere di dover dare il meglio, la forza di accettare i problemi e impegnarsi per trovare la giusta soluzione, e la caparbia di portare avanti le cose che si amano.
Che si tratti di sport, politica, cavalli, musica o fede... le persone più tristi sono quelle che non credono in niente. Passione e soddisfazione vanno in pari passo, e senza di esse la felicità è solo momentanea, perché non c'è nulla che possa farla durare nel tempo.
La felicità la rappresento come dei pilastri che danno stabilità ed equilibrio, un sentiero ben delineato e così luminoso che non c'è ombra di dubbio sul fatto che sia la diritta via.
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