CAPITOLO 45
''Quindi..cioè..ti sono piaciuto?'' la sua infinita insicurezza predomina, in quanto gli si incrina la voce. Immagino che stia usando un tono cosi' basso per non farsi beccare dalla madre.
''Che scherzi? Il miglior sesso della mia vita'' urlo praticamente ridendo allo stesso tempo, ma perlomeno sono sincera. Peccato che due giorni fa, quando stava per raggiungere il culmine, hanno bussato alla porta del bagno. E' stato esilarante, lui si è fatto prendere dal panico perché non sapeva che scusa inventare per giustificare il fatto che stavamo nel bagno insieme. Io invece tutta tranquilla, con il trucco sbavato, sono uscita fingendo di avere capogiri. Erano dei bambini a cui urgeva il bagno e dunque mi sono scusata gentilmente del fatto che avevo vomitato e Raul mi stava aiutando. Ce ne siamo scappati da quel bar prima che chiamassero il personale. Noi intanto l'abbiamo fatta franca sotto il naso di tutti; appena siamo usciti fuori ci siamo piegati dalle risate. Poi purtroppo è arrivata l'ora di rincasare e ci è voluto molto per salutarci. Prima di lasciarmi andare mi ha riempita di baci e mi ha anche rincorsa per abbracciarmi un'ultima volta.
''Cosa ti urlii piccola? Ti potrebbero sentire'' mi ammonisce.
''Nah, tranquillo, non c'è ancora nessuno, i miei genitori torneranno tra poco. Oggi è il compleanno di Todd, compie undici anni. Facciamo una piccola festicciola in famiglia fuori al nostro grande terrazzo. Pancia mia fatti capanna!'' sento già il mio stomaco brontolare immaginando tutti gli stuzzichini e le pietanze che saranno appoggiate sui tavoli da esterno.
''Todd? Tuo fratello?'' chiede.
''Si si, lui. Però c'è un problema, non so cosa indossare, è una tragedia'' commento iniziando ad aprire le ante dell'armadio. Scorro le grucce vedendo vestiti troppo colorati per i miei gusti e alcuni troppo eleganti.
''T-shirt e pantalone, esagerando pantaloncino dai'' sbarro gli occhi per la sua risposta.
''Ma che sei matto? Non esiste. Non compro i vestiti e le gonne per farli marcire nell'armadio; inoltre se non li indosso in queste occasioni, quando li dovrei mettere?''
''Gonne? Quanto corte? Ci saranno dei coetanei?'' mi interroga velocemente ed io spazientita alzo gli occhi al cielo.
''Corte..emh..sopra al ginocchio. Cosa fai il geloso adesso? E comunque sono io la stilista'' ribatto sbuffando. Poi agguanto una gonna a quadri neri e rossi ed una semplice t-shirt nera da abbinare sopra.
''Si sono geloso e non mi hai ancora detto se ci saranno dei tuoi coetanei maschi.'' insiste. Appoggio i capi che ho scelto sul mio letto e poi controllo l'ora. Sono già le otto di sera, tra un'oretta saranno tutti qui, quindi meglio che inizi a prepararmi.
''Si si come vuoi, ho trovato. Adesso devo proprio andare a prepararmi, ciao bae'' parlo sbrigativa senza neanche dargli il tempo di infierire, perché attacco la chiamata prima che lui possa farlo. Ridacchio immaginandomi la sua espressione. Però mi richiama subito dopo.
''Che c'è? Ho detto che mi devo muovere'' replico scocciata anche se a dire il vero mi fa piacere sentirlo.
''Daiii non fare la cattiva con me, hai detto che avevi due cose da raccontarmi. Ci hai solo girato intorno. Continuo a chiamarti finché non me le dirai'' intrappolo il telefono tra l'orecchio e la spalla, mentre osservo bene i capi che ho indossato, allo specchio.
''Mh..non ricordo prop..ah sii! Praticamente ho detto a varie persone quello che è successo sabato, ovviamente non che lo abbiamo fatto, sia chiaro. Solo che ci siamo baciati e che adesso siamo più che semplici amici. E mi hanno domandato tutti se stiamo insieme, ma io non sapendo cosa rispondere ho detto che la questione è complicata. In effetti è indecifrabile anche per me. Siamo amici, scopiamo, ma ammettiamo di amarci, ha senso?''
''Amber siamo stati d'accordo di non iniziare nulla di serio perché entrambi abbiamo paura che si rovini il rapporto che c'è tra noi. Non cambierebbe molto se ci fidanziamo, ma potrebbero esserci di mezzo quei vincoli di cui tu hai voluto tanto sbarazzarti. Così abbiamo più libertà, ecco tutto. Diciamo che siamo 'non fidanzati' '' conclude la sua teoria. Rido per l'appellativo che ci ha dato.
''Oh si giusto. Allora immagina che tu mi regali una felpa ed una mia amica la nota e mi chiede dove l'ho comprata. A quel punto risponderò che me l'ha data il mio NON FIDANZATO'' marco le ultime due parole.
''Esatto è buffo'' commenta. ''Vabbè, non voglio rubarti altro tempo, cosa riguarda la seconda cosa?''
''Marius, un amico di Vincent. Non lo conosci, non ti ho mai parlato di lui. Mi ha contattata su Facebook e mi ha chiesto se voglio mettermi insieme a lui. Diciamo che quando stavo insieme a Vincent di tanto in tanto ci parlavo, ma non pensavo di risentirlo adesso che la storia è finita'' nella mia mente si materializza l'immagine di Marius: alto, grande come un frigorifero, quindi abbastanza in carne. Diciamo che non rispecchia i miei canoni di bellezza.
''Ah, trovo divertente come se ne fregano che sei stata la fidanzata per molto tempo di un loro compagno di gruppo. Immagino che tutto questo Vincent non lo sa, sennò si potrebbe arrabbiare''
''Infatti, dopo che l'ho rifiutato mi ha chiesto di rimanere la cosa segreta, solo tra noi due, affinché le voci non si spargessero nel suo gruppo''
''Bene, sono contento che tu gli abbia dato il palo. Dopotutto sei solo miaa!''
''Si ma puoi stare tranquillo con Marius, perché si è sempre mostrato buono, tranquillo, ingenuo e taciturno. Infatti non so come fa a frequentare quella gente''
– –
La festa è iniziata già da due orette, adesso stiamo gustando tutti la pizza fatta da papà. Mio padre fin da piccolo ha la passione per la cucina, infatti si è costruito da solo un forno a legna con cui si diverte ogni qualvolta vuole stupirci con le sue abilità. Ammetto che potrebbe avere una promettente carriera come pizzaiolo se solo ci provasse. La pizza che ho appena finito di divorare è farcita con della mozzarella filante, inoltre la pasta non è pesante, leggera al punto giusto. Papà ovviamente si è ispirato alla ricetta italiana. Se fossimo in buoni rapporti adesso di sicuro gli farei dei complimenti, così da potergli strappare un piccolo sorriso.
La leggera brezza che di tanto in tanto aleggia tra di noi e mi scompiglia i capelli, mi fa sentire molto serena e rilassata. Partecipare alle feste di famiglia mi ha sempre messo abbastanza allegria, non solo perché posso farmi gli affari di tutti quanti, ma anche perché mi ricordo che siamo tutti uniti dinanzi alle bollicine scoppiettanti delle bevande zuccherate ed ai deliziosi dolci.
Difronte alla mia postazione è situata mia nonna materna, diciamo che è lei l'anima della festa, quasi più di tutti i bambini messi insieme. Ci racconta ogni tipo di cosa, da quello che cucina giornalmente, ai battibecchi con suo marito -nonché mio nonno materno- fino a delle battute che ha sentito dire o che si è inventata lei su due piedi. Mi piace molto come carattere. Inoltre mi ritengo molto fortunata ad avere tutti e quattro i nonni ancora in vita.
''Allora Amber, con il ragazzo come va?'' ed ecco qui che la solita, nonché tradizionale domanda, viene posta senza alcun timore. Mio padre fortunatamente si trova dall'altro capo del tavolo, dunque non può sentire questa conversazione.
''Nulla nonna, assolutamente niente'' abbozzo un sorriso pregando Dio di cambiare argomento all'istante. Non le ho mentito tecnicamente, io e Raul non siamo insieme; di certo non posso risponderle che da poco sono diventata la scopa amica di qualcuno.
''Ma come, sei una ragazza così bella. Vedrai che troverai l'uomo che fa per te'' Diciamo che più o meno credo di averlo già trovato, il problema è che lui non vuole avere una relazione seria, l'unico scopo che mi riserva è divertirsi. Inizialmente pensavo di volere lo stesso anche io, ma adesso che ci penso, le cose sono cambiate. Quando il sedici luglio mi ha proposto di diventare amici con benefici mi sembrava l'opzione più adatta per divertirsi senza rimorsi. Poi piano piano ho capito di aver accettato perché pensavo di non essere in grado di dargli nulla, oltre il mio corpo. L'ho fatto per evitare di innamorarmi nuovamente, ma alla fine ci sono ricaduta lo stesso. E quindi adesso a quale scopo sto continuando con questa avventura?
Nel fondo della mia mente so che questa situazione, se non avrà fine al più presto, mi si ritorcerà contro; in quanto finirò per soffrire dato che lui vuole solo svagarsi, ed io invece, sono andata oltre con i sentimenti.
''Si, tra poco questa bambina si sposa!'' ingiunge mia nonna paterna intromettendosi nella conversazione. Okay, le cose stanno un tantino degenerando.
''Non esageriamo, non penso a queste cose già da adesso, sono troppo giovane. Per favore, non saltiamo gli step, andiamo con calma'' cerco di smorzare l'entusiasmo di entrambe. Che poi da quando sono così in armonia loro due?
Poco dopo stiamo già cantando 'Happy birthday to you' a Todd che si affretta a spegnere le candeline. Dopo aver gustato due fette di torta e aver salutato tutti gli invitati che adesso stanno uscendo dal nostro cancello, ritorno di nuovo fuori al terrazzo. Mi è stato ordinato da mamma di aiutarla a pulire il casino che c'è qui fuori. Oltre le cartacce, i bicchieri e le posate sporche, una bottiglia di vetro in particolare cattura la mia attenzione.
Mi guardo dietro le spalle per essere sicura che nessuno mi veda. Voglio berne il contenuto, non ho tempo per informarmi di che tipo di alcolico si tratti. Ne tracanno velocemente un sorso. L'impatto è devastante perché mi va in fiamme la gola. Scorgo che il liquido è trasparente e sembra avere il sapore della fragola. Non vorrei sbagliarmi.
Dei miei genitori non c'è ancora nessuna traccia, dunque decido di bere il secondo sorso.
Poi il terzo.
Il quarto.
Il quinto.
Ed infine il sesto. Sento dei passi che si stanno avvicinando, dunque ripongo la bottiglia dov'era prima. Mi passo una mano sulla fronte, sto sudando e sento tanto calore per tutta la trachea. E' possibile che io sia già ubriaca? Dopotutto so che non reggo per nulla l'alcol.
Mia madre fa l'ingresso già in pigiama, essendo che si è presa del tempo per spogliarsi, e mi assicura che posso andare in camera mia, perché non ho una bella cera, a detta sua. Contenta che si occupi lei di ripulire, mi do un'occhiata allo specchio. Scopro che mia madre ha ragione, ho il viso pallido e gli occhi lucidi, con delle venature rosse all'interno.
Mi butto a peso morto sul letto sbloccando il cellulare per leggere i messaggi che Raul mi ha inviato: uno solo in cui mi chiede come sta andando la festa.
Amber: ''Penso di aver fatto una cazzata''
Piccolo: ''Che è successo? Stai bene? Che hai fatto?'' mi spunta un sorriso per il fatto che mi abbia risposto subito e perché si sta preoccupando per me. Non merito un ragazzo così buono come lui. Improvvisamente mi sento in colpa, perché io faccio i guai e lui deve stare in ansia per la mia testa irragionevole.
Amber: ''Ho bevuto un po', è stato un gesto irrazionale. Non ci ho pensato due volte, l'ho fatto e basta. Ed io non reggo l'alcol''
Piccolo: ''Cosa? Quanto hai bevuto? E poi per quale motivo?'' Sbuffo pesantemente. Adesso mi gira più velocemente la testa e la vista si sta offuscando. Il motivo per il quale ho bevuto è lui. Mi stavo tormentando troppo ponendomi domande a cui non riesco a trovare delle risposte. Il fatto che lui preferisca rimanere in questo rapporto complicato, nonostante dice di amarmi, mi fa sentire frustrata. Perché io non voglio e non posso continuare così, non durerò a lungo. Finirò per affezionarmi sempre di più a Raul, fino a desiderare cose che lui non può darmi. Dunque ho bevuto, non perché pensavo che riuscissi a trovare una soluzione al problema, ma perché pensavo dimenticassi direttamente l'enigma, la fonte.
Invece adesso mi sento peggio di prima e non riesco a formulare nessun pensiero ottimista.
Piccolo: ''Cosa c'è che non va? Rispondimi'' sento il suono di un altro messaggio da parte del mio 'non fidanzato'.
Amber: ''Il punto è che io non voglio continuare in questo modo, mi fa sentire male. Diamine, hai detto che non sarebbe cambiato nulla tra di noi se ci fossimo messi insieme.'' Mi stupisco di come l'alcol riesca a farmi esporre le cose con più facilità.
Amber: ''Cosa hai tu che non va. Perché non vuoi che io sia la tua ragazza? Non sono abbastanza per te? Non sono alla tua altezza? Hai perso la verginità con la sottoscritta. Ti sei messo con certe puttanelle che non hanno fatto neanche metà di quello che io ho fatto per te. Allora perché con loro ci sei stato insieme e con me no? Sono bella, simpatica, pacifista, comprensiva e ti aiuto in tutto, perché allora mi rifiuti?'' Inizialmente non volevo che la situazione prendesse questa piega, ma ora che ci sono direi che è meglio dirgli tutto per filo e per segno.
Amber: ''Per favore Raul, degnami di una risposta, sono davvero disperata. Ho pensato durante tutto lo svolgimento della festa a questo, mi sono torturata la mente per te. Io ti amo e mi hai detto che provi lo stesso anche tu, allora perché non ci proviamo? Mi hai detto di essere speciale, perfetta per te, non capisco allora perché dobbiamo complicare di più le cose quando la soluzione è davanti ai nostri occhi'' piango mentre scrivo l'ultimo messaggio. Attendendo che lui mi scriva, inconsciamente passo dal letto morbido al pavimento freddo. Non so perché succede sempre, ma quando mi trovo in una situazione difficile, mi siedo sul pavimento, come se dovessi mantenere un contatto con la terra; oppure perché ho paura di cadere per via della forza di gravità.
Piccolo: ''Sono confuso, mi dispiace tanto, ma non è il momento di parlarne. Sei ubriaca, magari non sai nemmeno quello che dici. Preferisco parlarne con te domani, quando sarai sobria, scusami.'' mi dilegua con la stessa facilità con cui io scoppio in un pianto isterico. Ormai non ho più il controllo di me stessa.
Amber: ''Non è giusto, ho bisogno di chiarire adesso. Non mi importa se sono ubriaca, queste cose le penso veramente e di sicuro domani me le ricorderò''
Piccolo: ''Ti prometto che ne parleremo presto, per favore, cerca di stare tranquilla''
Scoppio a ridere cambiando in un battito di ciglia il mio umore. Rido così forte che mi fa male la pancia e butto il cellulare più lontano possibile dal mio corpo. Adesso mi stendo completamente a terra, ed inizio a girare su me stessa. Rotolo ridendo con il viso paonazzo. Faccio talmente rumore che mia madre fa irruzione nella camera e mi chiede che mi prende. Non la rispondo e riprendo in mano il telefono. Penso che mi sia salito ufficialmente tutto l'alcol alla testa.
Amber: ''Ok, adesso sto meglio, sai cosa sto pensando?'' non so se sto veramente in condizioni migliori, ma di sicuro non sono triste come prima.
Piccolo: ''Menomale. Cosa?''
Amber: ''Che voglio succhiarti tutto l'uccello e farti venire nella mia bocca'' rido di me stessa e della sua reazione dopo aver scritto il messaggio. Mi sento come se fossi leggerissima come una piuma e potessi prendere il volo da un momento all'altro.
Piccolo: ''..Amber, sei sicura di sentirti bene?''
Amber: ''Certamente. E poi il tuo seme un giorno lo useremo per fare tanti bambini, dopodiché ci potremo sposare. Oppure vuoi prima sposarmi e poi fare i bambini?''
Piccolo: ''Non voglio nessuna delle due cose, cazzo. Scusami ma ho davvero tanto sonno e tu stai davvero male. E' meglio se entrambi andiamo a dormire. Ti amo davvero tanto, cerca di stare tranquilla e mettiti a letto. Notte, a domani'' Rimango di sasso davanti il cellulare per la sua rivelazione. Non lo rispondo nemmeno tanto che sono spiazzata. Faccio come mi dice e cerco di addormentarmi mettendomi a letto. Ma dopo un'ora mi sento davvero male. Inizio a grondare di sudore, la testa e le tempie sembrano che mi possano scoppiare. Mi giro e rigiro nel letto alla ricerca di un po' di pace e tranquillità, ma il dolore si fa ancora più intenso. Mi alzo sbattendo contro la mia sedia, contro la parete del corridoio e la porta del bagno. Mi tocco il naso indolenzito, imprecando, perché non voglio che i miei si sveglino. Una loro ramanzina è l'ultima cosa di cui ho bisogno adesso. Rimango per un po' dinanzi al water aspettando i conati di vomito, ma nulla. Esausta e con la testa che pulsa di meno, mi corico di nuovo nel letto, sprofondando in un sonno profondo.
Il giorno dopo mi sveglio verso mezzogiorno con il suono dei messaggi che vengono inviati uno dopo l'altro senza sosta. Con gli occhi aperti a fessure, mi precipito a leggere i messaggi di Raul. E' mortificato del fatto che mi ha risposto male e chiede scusa per avermi rimasta da sola da ubriaca. Mi scuso anche io per aver insistito con quelle domande assurde e gli dico di non preoccuparsi. Mi fa promettere di non bere mai più e di esporre i problemi a lui quando ce ne sono. A questo punto mi tolgo il dubbio chiedendogli se sul serio non vuole né avere figli, né sposarsi. Spero con tutto il mio cuore che mi abbia risposto in quel modo solo perché ieri sera era infastidito dalla situazione; invece mi dice che preferisce godersi gli anni di libertà come gli pare, senza avere figli tra i piedi ed il vincolo del matrimonio a cui non crede, dato che lui è ateo. Rimango un po' atterrita, ma preferisco cambiare argomento per non ritrovarmi di nuovo in una situazione scomoda.
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