CAPITOLO 42
Centro di attenzione ancora una volta
non capiscono, poi cercano di dirmi chi sono.
Non ho bisogno di vivere secondo le tue regole, tu non mi controlli
fino a quando non avrai camminato un miglio nelle mie scarpe, tu non mi conosci.
E' la mia vita così vera da essere raccontata.
Pensi di conoscermi, ma c'è più da vedere, mio amore. -You don't know me, Ariana Grande.
I giorni seguenti sono abbastanza difficili, tanto per cambiare.
Questo pomeriggio sono di nuovo con Rose, voleva sapere faccia a faccia com'è andata per l'esattezza quella famosissima sera. Non ometto alcun dettaglio, so che di lei posso fidarmi. Infatti non mi giudica, neanche quando le dico che adesso sono ufficialmente la scopa amica di Raul. La situazione è diversa stavolta: sono stata usata da quello che era il mio fidanzato, ma Raul che è il mio migliore amico non commetterà lo stesso sbaglio. Vogliamo solo divertirci, in più siamo andati avanti insieme. Ci siamo aiutati entrambi. Stavamo tutti e due incespicando sulla strada da prendere quando poi stava proprio davanti ai nostri occhi. Avevo solo bisogno di una mano che mi tirasse su, anche lui, così che ce la siamo dati a vicenda. Da quella sera le cose tra me e Raul sono molto più confidenziali. Ho scoperto un lato di lui che non pensavo di poter conoscere: sapevo fosse dolce, ma adesso è oltre l'immaginabile. Oltretutto si è dimostrato anche molto profondo facendo certi discorsi e mi riempie di attenzioni (quando può logicamente). Essendo che è in vacanza e che la linea va e viene, non ci possiamo sentire ventiquattro ore su ventiquattro, ma quando può, non si fa sfuggire l'occasione di dirmi che mi ama. Io molto contenta ricambio ogni volta, sembra davvero tenerci e gli sto dando la possibilità di dimostrarmelo. A volte devo ammettere che mi capita di sfiorarmi le labbra per il bacio che non ho mai avuto. Adesso mi sento una persona completamente nuova, mi sono finalmente liberata dalle catene che mi tenevano prigioniera e mi impedivano di essere sul serio felice. Mi sento molto più forte e sicura, come se mi stessi finalmente prendendo cura di me. Ci voleva proprio, anche Rose ha affermato che a sentirmi parlare sente come se io sia ritornata di nuovo quella di un tempo. La mia migliore amica dai capelli azzurri mi conosce molto prima che mi invaghissi di quella testa di cavolo di Vincent, perciò che lei sa com'ero prima che lo iniziassi a frequentare. Mi ha detto che mi ha sempre sopportata, ma che preferisce molto di più questa parte di me: quella che si sa godere le cose. Forse in tutto questo tempo Vincent ha fatto uscire solo il lato peggiore di me, ma dopotutto non sono poi così male. E adesso voglio manifestarlo a tutti.
Logicamente adesso vi starete chiedendo allora cosa c'è che non va. Quale altra cosa mi dà il tormento. Ecco, avete presente tutti gli amici di Vincent? Insomma tutto il suo gruppo: Luke, Marius, Praticia, Eleonor, Antony, Silvia, Stewart. Ok ammetto che sono troppi da ricordare, ma per me che ho dovuto averli fra i piedi per ben due anni è impossibile dimenticare le loro brutte facce.
Comunque sia, adesso sono tutti raggruppati al centro dell'enorme villa comunale, compreso Vincent. E proprio quando mi illudo che non mi abbiano adocchiata mentre io e Rose passeggiamo indisturbate, iniziano a urlare. Il primo a prendere parola è Luke, per precisare è il cugino di Vincent. E' sempre stato schietto nelle sue cose.
''Ambeeer, ti è piaciuto il pacco di Vincent?'' mi chiede da lontano. Purtroppo per me, le sue parole mi trapassano le orecchie. Loro sanno tutto e adesso mi vogliono mettere in ridicolo davanti a tutti.
''Infatti, ti ha fatta godere tanto?'' chiede stavolta Antony, il fratello di Patricia. D'un tratto il cervello mi va in subbuglio. Non posso credere che sta succedendo sul serio. No, no, non è la realtà. E' un incubo.
''SEI SOLO UNA PUTTANA'' la voce stavolta è femminile. Non ho il coraggio di alzare lo sguardo da terra, ma sono curiosa di sapere chi lo ha detto, dato che non riesco a riconoscere la voce. Rose mi tocca la spalla come per intimarmi di stare calma. Alzo il capo giusto per guardarla nei suoi occhi preoccupati e lei mi fa cenno di girarmi nella loro direzione. Con una grande morsa verso il petto e la vergogna stampata sulle mie guance rosse, li scruto uno ad uno. Eleonor mi ha detto di essere una puttana, lo riconosco dal fatto che sta aspettando una mia reazione. E' questo il gioco, stanno tutti cercando di farmi incavolare. Vogliono mettermi in imbarazzo e vedermi scoppiare, così da creare una sceneggiata che tutta Londra si ricorderà. Mi spiace per loro, ma ho promesso di non lasciare che il passato interferisse più con il mio presente. E non darò loro questa soddisfazione, anche se internamente sto cadendo a pezzi piano piano. C'è ancora molta strada da fare prima che noi possiamo scomparire dal loro raggio visivo, ma pare che ce la stiamo facendo. Io e Rose proseguiamo in silenzio, tendendo le orecchie per vedere se hanno il coraggio di dire altro. Stavolta non sono altri insulti o beffe che mi colpiscono, ma un pallone, precisamente uno di quelli da pallavolo -quindi potrete immaginare quanto sia pesante-. Patricia mi ha colpita giusto in testa e adesso tutti sono scoppiati in un grande riso. Perfino Vincent sta ridendo con le mani sulla pancia, mi chiedo se stia stato lui a chiedere ai suoi amici di farmi questi dispetti infantili o il suo gruppo che ha deciso di metterli in atto di sana pianta. Fatto sta che Vincent oltre a ridere e a prendersi gioco di me né li incinta né li ammonisce. Il senso di derisione mi appanna la vista e il calore insistente della vergogna si insinua sotto la pelle e in tutti gli organi. Non sono capace di fare più nulla, so solo che Rose sta agendo a posto mio. Si è fermata di scatto agguantando il pallone ai nostri piedi e furiosamente si sta avvicinando a loro.
Non lo fare per favore, è quello che vogliono.
Quest'ultima frase vorrei avere il coraggio di dirla per far ragionare Rose, ma come ho già detto, non sono più capace di fare nulla. Vorrei sprofondare negli abissi e fare ritorno sulla terra ferma a distanza di venti anni.
Assisto a tutta la scena, inizia a prendere la rincorsa e con tutta la forza che ha in corpo, scaglia violentemente la palla sui gioielli di Vincent. So per certo che la palla era indirizzata solo ed esclusivamente a lui, non l'ha colpito per caso. Chissà quante volte ha desiderato di farlo e anche io, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Rimango a bocca aperta per qualche attimo proprio come i suoi amici, le sue amiche femmine, invece, sotto i baffi stanno sghignazzando. Vincent fa una smorfia, senza dire nulla si piega su se stesso trattenendo il dolore. Per quanto lo conosco, so che adesso starà digrignando i denti per non emettere lamenti.
''Ben ti sta brutto verme, un'altra volta impari a giocare con la mia migliore amica. E alzati che non ti ho fatto nulla, non le hai le palle dopotutto!'' mi scappa un sorriso sentendola prendere le mie difese. Mentre gli altri continuano a fare le mummie, Rose si avvicina a me e mi abbraccia prontamente.
''Grazie'' sussurro sentendo una lacrima calda scendere.
''Tutto per te, adesso andiamo via'' mi risponde con premura.
* * *
La sera stessa quando ritorno a casa trovo dei messaggi di Raul. Decido allora di cogliere l'occasione in pieno perché mi sembra giusto che lui sappia cosa sia accaduto questo pomeriggio. La sua reazione non è delle migliori, è molto arrabbiato. Raul suppone che Vincent abbia avuto l'iniziativa di fare quei dispetti perciò che se la prende quasi completamente con lui. Mentre gli parlo, i ricordi delle risate sottovoce e della parole pronunciate mi riaffiorano in mente rendendomi molto confusa.
''SEI SOLO UNA PUTTANA''
''Ti ha fatta godere tanto?''
Mai mi sono sentita così umiliata in vita mia, ma forse in fondo in fondo me lo merito. E' questa l'impressione che do, quella di una ragazzina eccitata che si è subito prestata a Vincent. Una ragazza facile che non ha valori, che pensa solo a scopare. Adesso la sottoscritta è anche divenuta la scopa amica di Raul. Forse non hanno tutti i torti, non ho cercato di evitare nulla, mi sono lasciata andare. Quando Vincent mi obbligava a fare delle cose, io senza fiatare, obbedivo. Mi sono lasciata toccare e scopare in una lurida villetta, su una scomoda panchina, senza avere il minimo ritegno. Ho perso completamente tutta la mia dignità da quando ho accettato di mandargli quelle foto intime solo per tenere Vincent ancora con me. Sono andata contro tutta la mia famiglia per cosa? Per farmi scopare, addirittura con il rischio di rimanere incinta, su una lurida panchina verde, in pubblico. Chissà se qualcuno ci ha pure notati. Mia madre mi ha sempre ripetuto di fare le cose con calma, di non concedermi al primo che mi capita e invece ho fatto tutto il contrario di ciò che ha detto. Se solo lo scoprisse, solo Dio sa quanto ne sarebbe delusa.
''Amber, ci sei ancora? Perché non mi rispondi?'' mi ero anche scordata di stare in chiamata con lui.
''Sono arrabbiata'' affermo decisa perché è vero, non potrei essere più pentita di ciò.
''Per quello che ti hanno fatto quegli scemi? Ti ho detto che non ci devi pensare, la loro opinione non conta'' cerca di rincuorarmi anche se so che anche lui non riesce a mantenere la calma su questa questione.
''La mia però si. Con quello che ho fatto ho perso completamente la mia purezza, dignità ed autostima. Non posso crederci che sia avvenuto sul serio'' passano dei secondi prima che lui possa rispondermi.
''Scusami, non capisco a cosa ti stai riferendo?'' le lacrime si celano dietro i miei occhi per quello che dirò.
''Vuoi sul serio saperlo?''
''Si'' afferma risoluto.
''Mi riferisco al fatto che hanno ragione. Non hanno alcun torto, fanno bene a sfottermi, me lo merito dopotutto. E sai perché? Perché è vero, sono una lurida puttana che si è fatta scopare su quella cazzo di panchina e non ha neanche una volta negato. Ti sei innamorato di una cazzo di cagna da quattro soldi'' strillo furiosa facendomi perdere gran parte della voce. Una volta che ho finito non sento nulla, c'è il silenzio tombale. Quest'ultimo lo spezzo con un mio singhiozzo strozzato, non voglio che sappia che sto piangendo e che ci sto malissimo per questo.
''Scusami, non credo di sentirmi bene'' proferisce quasi in un sussurro, ma lo sento benissimo.
''Raul, no, scusami. Non voglio che tu ti senta male per colpa mia, è l'ultima cosa che voglio. Lo giuro'' inizio a piangere senza un contegno. Dopo vari minuti in cui è udibile solo il mio pianto isterico, si schiarisce la voce e prende parola.
''Il mondo. E' lui quello sbagliato. Il mondo è incoerente e spesso anche chi ragiona di più si fa condizionare. Colpa di una società che mette in testa cose stupide. Vogliono la verità, ma chi la dice è il primo a essere giudicato male, a essere trattato di merda. Tu sei una persona... wow. Sei indescrivibile, irresistibile. Non piaci agli altri? Sinceramente, non mi importa. Così come ti giudicano, parlano male o cose varie. Non sanno che dicono, non sanno che parlano di qualcuno di veramente raro adesso. Io ti amo, io sono impazzito per te, per come sei, lo sai benissimo. E odio quando hai queste crisi per colpa di questo schifo che ci sta intorno. Io non so che altro pensare, a sentire quella frase mi si è fermato il cuore e non voglio sapere chi ti ha messo in testa una cosa del genere, meglio di no. Voglio solo rassicurarti che sei la perfezione per me. Mi fai solo stare un po' male quando dici questo, è un po' come se io non riuscissi a renderti felici come dovrei, come fai tu'' mi ammutolisco di colpo. Il suo tono dolce è quasi come se mi colpisse nel punto giusto. In questo momento mi sento pasta modellabile nelle sue mani.
''Perché stai facendo tutto questo per me? Perché hai deciso di frequentare una persona complicata come me?'' tiro su con il naso.
''Perché tu hai scelto di complicartela con me, perché sei stata a sentirmi mentre mi lamentavo e mi hai tirato su, ogni volta. Perché mi sei stata a sentire quando io ricordavo i momenti di merda con cui io sono dovuto crescere. Hai i demoni in testa e sei un disastro? Bene, allora lo sarai per gli altri, ma non per me, perché io sono il tuo riflesso nello specchio''
''Ti amo troppo piccolo'' dico senza pensarci. Mi maledico subito pensando che forse non gli potrà piacere il nomignolo che io gli ho dato a mia volta.
''Ohoh e adesso sarei piccolo? Ma se sei tu la nanetta qui. Ti ricordo che io sono un gigante in tuo confronto'' scherza dandosi delle aria sul fatto che lui è altissimo e io sono un metro ed una vigorsol. Scoppio a ridere sentendomi immediatamente più serena solo grazie a lui.
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