CAPITOLO 38
È amore, quando è così facile dirsi addio?
È amore, quando abbiamo rinunciato prima di provarci?
È amore, quando hai rubato la mia pace mentale?
È amore, quando piangi, piangi e piangi?
Così, quando esci da quella porta, non tornare mai più.
Il mio cuore ne ha abbastanza del prendere e lasciare.
Perché se hai intenzione di amarmi e di lasciarmi in sospeso qui,
allora preferisco che mi lasci sola. -Leave me lonely, Ariana Grande.
Quando finalmente varco la soglia di casa mia, quasi piango per l'emozione. Non credevo che rivedere questa città, dopo una settimana che di mia spontanea volontà mi sono barricata dentro, mi avrebbe fatto quest'effetto. Adesso sto imboccando la strada per arrivare all'abitazione di Raul. Respiro a polmoni pieni l'aria pulita, per fortuna qui a Londra non fa poi così caldo ed una leggera folata di vento passa sempre. Sorprendentemente i palazzi o le stradine che prima etichettavo come noiose o monotone, adesso che le osservo meglio, mi stabiliscono tranquillità e non potrebbe essere visuale più nuova.
Il senso di serenità però dura poco, in quanto il mio corpo lascia spazio ad un'altra sensazione: nervosismo. Mi rendo conto che più mi avvicino alla mia destinazione, più tremo come una foglia in autunno. Poi giro un altro angolo e il petto mi si stringe al punto che non riesco a respirare più dal dolore. Perché lui è lì. E' fuori casa sua mentre butta nel secchio dell'immondizia la spazzatura. E non me ne frega nulla di quanto potrebbe essere insolita la scena del mio migliore amico bellissimo, mentre butta un sacco puzzolente. Anzi, la sua azione a malapena la registro nella mia mente, mi concentro solo sulla sua figura. Sta per salire di nuovo i gradini. Indossa una t-shirt semplice bianca, larga e lunga, è strano vederlo senza felpa, ma devo ammettere che sta benissimo anche così. Il sole ha già toccato la sua pelle, perché è almeno un minimo abbronzato. Sbaglio o da abbronzato è ancora più bello? Gli dona! I suoi capelli sono cresciuti ancora un po', infatti le ciocche più lunghe si afflosciano sul viso.
Sbatto le palpebre più e più volte, sembra che io non lo veda da una vita. Sono impietrita, ma so che dovrei fare qualcosa per attirare la sua attenzione, prima che se ne rientri in casa. Il problema è che dubito di saper balbettare almeno un 'ciao'.
Prendo un grosso respiro e urlo il suo nome. La mia voce non sembra molto ferma e lui si gira di scatto. Appena la mia figura rientra nella sua visuale, potrei giurare di vedere i suoi occhi illuminarsi anche da lontano. Mi corre incontro ed io a questo punto che dovrei fare? So per certo che se mi muoverò anche solo di un passo, finirò a terra. Infatti appena mi stringe in un fortissimo abbraccio mi si mozza il fiato, rabbrividisco e le gambe sembrano ancora di più fatte di gelatina. Il cuore mi martella furiosamente e sono imbarazzata, perché so che può sentirlo.
''Mi sei mancata, mi sei mancata, mi sei mancata tantissimo'' sussurra ad un centimetro dal mio orecchio e poco dopo mi stampa un dolce bacio sulla guancia. Arrossisco di botto e flebilmente gli rispondo che anche lui mi è mancato molto.
''Oddio, non ci speravo più. Come ti è venuto in mente di farmi questa sorpresa? Oh cavolo, sono felice come un bambino!'' pronuncia euforico mentre ci muoviamo verso gli scalini della sua abitazione. Quando ci fermiamo davanti la sua porta, mi prendo un attimo per analizzare la espressione. Il sorriso gli parte da un orecchio e termina dall'altro. E' così splendente e bello che vorrei baciarlo all'istante. Cerco di ispirare a fondo e di darmi un minimo di contegno. Purtroppo però sono talmente agitata che non riesco a spiccicare una parola.
''Al termina di questa settimana ti ho inviato dei messaggi, pensavo rispondessi stamattina. Invece non ti sono arrivati. Non hai ancora accesso il telefono, vero?'' mi bagno il labbro inferiore con la lingua.
''No, la prima cosa più importante da fare è stata questa: venire qui da te'' biascico in imbarazzo. Faccio un passo malfermo all'indietro senza accorgermene. Lui mi afferra prima che cada dagli scalini. Quando la sua mano entra in contatto con il mio braccio, su di esso i peli si raddrizzano e mi viene la pelle d'oca. Da quand'è che lui ha questo effetto sul mio corpo?
''Woah! Penso sia meglio se entriamo in casa'' fa per aprire la porta ma afferro la maniglia prima che lo faccia lui. ''E se è un disturbo per tua madre? Insomma, mi sono presentata qui senza preavviso'' ho la gola secca.
''Mia madre? Oh, non c'è, abbiamo casa libera'' mi rivolge un sorriso ammiccante e io deglutisco. Quando finalmente entriamo e mi fa accomodare sul suo divano, l'imbarazzo è palpabile. Ho aspettato tutto questo tempo per rivederlo e adesso siamo entrambi a disagio?
E' solo questione di tempo, dobbiamo solo sciogliere il ghiaccio, ripeto tra me e me.
''Allora come hai passato questa settimana senza di me?'' prendo il coraggio di chiedergli, mentre passo le mie due mani sulle mie cosce nude. Ho le mani sudatissime.
''Vuoi davvero saperlo?'' mi guarda dritta negli occhi e mi sento attratta da lui come una calamita. Annuisco frettolosamente, sono sul serio curiosa.
''Mi sono sentito solo, annoiato, perché non avevo nessuno con cui parlare seriamente. Le uniche occasioni in cui ho aperto bocca sono state con mia madre e le poche volte che sono uscito con i miei amici. Ma comunque con loro ho avuto conversazioni futili, non come quelle che ho con te. E dico 'poche volte' perché in questa settimana è risultato così noioso stare con loro, che a volte ho preferito starmene a casa a pensarti. Il cellulare non l'ho usato proprio, eccetto per sentire musica o per controllare il tuo accesso nel caso avessi cambiato idea'' spalanco la bocca. Non credevo che la mia mancanza gli provocasse tutto questo. Allora sono più importante di quello che credevo per lui.
''Tu invece?'' mi chiede vedendo che non rispondo.
''Ah si..io..emh..non ti piacerà sentirlo, ma voglio essere sincera. I primi giorni è stata dura, non facevo altro che piangere, tagliarmi, sentire la mancanza di Vincent e..'' mi interrompe prendendo il mio braccio.
''Aspetta cosa? Ti sei tagliata?'' lo rigira scorgendo i tagli che adesso si stanno togliendo a poco a poco.
''Amber'' pronuncia il mio nome in un tono così severo che mi si stringe lo stomaco.
''Mi dispiace'' sono sul serio mortificata, non si aspettava questo da me. Pensava che quella pausa mi facesse del bene, non che mi spingesse ad autolesionarmi. Sottraggo il braccio dalla sua presa.
''Fammi finire per favore'' lo supplico e mi fa cenno di continuare.
''Mi sono tagliata è vero, magari ti aspettavi altro da me, magari credevi che io avessi imparato dalle lezioni precedenti e che non lo avessi fatto più. Ma ci sono ricaduta, mi spiace. Sono mortificata anche per il fatto che ho pensato di togliermi la vita'' esito un po' a continuare per vedere la sua reazione. Il caramello dei suoi occhi si fa talmente scuro da diventare un castano. Stringe forte i pugni, noto la vena del suo collo pulsare e si strattona violentemente i capelli.
''Cazzo'' mugola.
''Per favore, scusami, è stato uno sbaglio anche solo pensarlo. Non volevo togliermi la vita nel mio profondo. Ma quando ho preso in mano la candeggina sembrava la cosa più giusta da fare. Poi però nella mia mente è passata come un flashback tutta la mia esistenza. Da quando ero piccola, le feste, i miei hobby. I miei sogni da realizzare, le mie amiche, lo studio e te. Ho pensato a te, ho pensato che non avrei mai potuto farti un torto del genere. Che ti saresti sentito perso sapendo dalla mia morte e che non posso stare senza parlarti o senza vedere i tuoi occhi'' abbasso lo sguardo perché so che a momenti scoppierò a piangere dall'emozione. Ed è vero tutto quello che ho appena detto, nel momento in cui l'ho pensato ho messo a confronto me e lui. Lui che combatte nonostante tutto, nonostante abbia delle giornate ''no'' o un passato che lo tiene prigioniero. Nonostante i suoi momenti di debolezza, è sempre stato ottimista, col sorriso stampato in volto. E non ho mai conosciuto nessuno come il mio migliore amico, aiuta gli altri -tra cui me- quando lui è il primo ad aver bisogno di una mano che lo tiri su. Sono davvero una debole, sennò non avrei pensato neanche per un nano secondo di suicidarmi. A volte penso, se non fosse stato per Raul, su chi avrei fatto affidamento. Con chi avrei parlato dei miei problemi, chi mi avrebbe ascoltata e dato dei consigli. Chi mi avrebbe sopportata come ha fatto lui. Chi mi avrebbe urlato che non ne è valsa la pena tutto quello che ho fatto per Vincent. A volte ripenso che, forse, se non avessi avuto la sua presenza costante giorno dopo giorno, io non sarei qui.
''Vieni qui, abbracciami'' mi invita con voce commossa. Senza neanche darmi il tempo di muovermi, mi fa sedere sulle sue gambe e mi abbraccia fortissimo. Io affondo il viso nell'incavo del suo collo e lui mi accarezza la schiena e i capelli lisci. Quando mi stacco e mi rimetto al mio posto, finisco di raccontargli tutto. Gli racconto che nei giorni seguenti nonostante io mi sia sentita sola, ho avuto la forza di rimettermi in sesto. Gli espongo il giorno in cui mamma ha notato i miei tagli e quello successivo in cui le ho spiegato il perché di essi.
''E quindi dopo questa esperienza cosa hai capito di Vincent?'' speravo me lo chiedesse. Sfoggio il mio miglior sorriso e schiarisco la voce.
''Ho capito che non è fatto per me. Che il motivo per cui la mia famiglia mi ha vietato di vedermi con lui c'è e non hanno poi così tanto torto. Vincent è il mio opposto, non si impegna in nulla, non ha hobby né frequenta la scuola. E' un tipo poco raccomandabile che non avrà mai un futuro. Ed è per questo se io non mi ci sono mai immaginata sul serio con lui in una vita lontana. Passa la mattina e la sera con i suoi compagni e chissà quante altre cose mi nasconde. E' bugiardo, non ci tiene sul serio a me; forse ha dimostrato di tenerci solo nei primi mesi. Pretende di avere sempre ragione e scaturisce il putiferio per ogni minima cazzata. Non si preoccupa di me, in nessuna circostanza e quando mi lascia è sicuro che io sia sempre lì ad aspettare che lui mi riprenda. Ma le cose sono cambiate, non attenderò più che mi riprenda quando dice lui. Ho dei sentimenti e per tutto questo tempo lui me li ha calpestati. Ho bisogno di una persona migliore di lui. Un ragazzo che mi possa capire, con cui possa parlare liberamente, con cui io sia me stessa al cento per cento. Uno di cui io mi possa fidare, che mi ami e me lo dimostri, perché sono una ragazza che ha sempre bisogno di attenzioni.'' concludo il mio sproloquio orgogliosa di me stessa. Raul spalanca la bocca ed io rido della sua espressione.
''Non te lo aspettavi eh?'' scoppio a ridere piegandomi su me stessa.
''Finalmente ci sei arrivata, fessacchiotta'' si butta su di me all'improvviso e cerca di farmi il solletico.
''Ah ah, io non lo soffro'' gli faccio la linguaccia. Lui tenta sotto al collo, sotto le ascelle, finché non tocca i miei fianchi. Sgrano gli occhi quando mi rendo conto che ha trovato l'unico punto sensibile che mi fa schiattare dalle risate.
''Ah no? Non lo soffri? Allora perché stai ridendo sotto di me?'' continuo a ridere dimenandomi e scalciando velocemente. Quando rallenta i suoi movimenti con le dita ed io smetto di ridere, mi guarda dritto negli occhi senza dire nulla. Il suo viso è vicino e io cerco di rallentare il mio respiro affannoso ed il mio battito.
''Sei bellissima quando ridi'' è incredibilmente serio. Arrossisco, in questo momento vorrei anche io fargli qualche complimento, ma sembra che il gatto mi abbia morso la lingua. Comunque non dovremmo trovarci in questa situazione, quindi con un movimento veloce mi sottraggo dalla sua presa e mi allontano.
''Emh..mi chiedevo, perché non accendi il cellulare adesso?'' probabilmente è la prima cosa che gli è venuta in mente per distarmi dall'accaduto di poco fa. Annuisco impercettibilmente e mi siedo affianco a lui. Quando lo accendo noto: 15 chiamate da parte di Rose e 23 da parte di Greg. Accedo immediatamente su Whatsapp e devo aspettare un po' per far caricare tutti i messaggi.
Le chat mi si materializzano in questo seguente modo:
Rose: 74 messaggi.
Raul: 4 messaggi.
Greg: 110 messaggi.
Martina: 1 messaggio.
Andrew: 6 messaggi.
Gavin: 1 messaggio.
''Uff, che vuole ancora questo Gavin? Secondo me gli piaci!'' proclama Raul sbirciando dal mio cellulare.
''Ehi chi ti ha detto di leggere?'' gli chiedo scherzosamente e quando alzo il viso sul suo, noto un grosso broncio.
''Sei geloso per caso, Raullino?'' continuo io scherzando, anche se a questa domanda ho sempre voluto una risposta.
''Emh, direi che Rose e Greg si sono preoccupati davvero tanto. I miei messaggi puoi anche non leggerli, non ce n'è bisog..'' non risponde alla mia domanda precedente, allora io leggo proprio i suoi messaggi.
Raul:'' E' finalmente finita quest'infernale settimana, non ce la facevo più a stare senza di te, credimi''
Raul:''Mi manchi davvero tanto Amber, quand'è che ti ricolleghi? Ti voglio un mondo di bene''
Raul:''Ok mi sto preoccupando, avevi detto solo una settimana, perché non hai ancora acceso il cellulare?''
Raul: ''Muoio dalla voglia di risentirti''
Mi sciolgo completamente buttandogli le braccia al collo.
''Non è niente, chiunque avrebbe fatto come me'' tenta di giustificarsi, ma non capisce che mi ha fatto piacere leggere la sua preoccupazione attraverso dei messaggi. Quando scorro ancora la home di Whatsapp noto un piccolo particolare che prima mi era sfuggito: Vincent mi ha sbloccata.
''Raul, ehi, guarda qui'' sposta lo sguardo da me, al cellulare e mi guarda preoccupato come se avesse già capito le mie intenzioni.
''Non vorrei mica.. -nell'esatto momento in cui inizia a parlare invio un messaggio a Vincent- Ma cosaa? Perché lo hai fatto? Oh andiamo!''
''Non voglio correre di nuovo da lui, voglio solo parlargli un'ultima volta prima che sia finita per sempre'' cerco di convincerlo ma lui non si scioglie neanche un po', anzi, sembra addirittura più teso.
''Ma Amber, che senso ha? Se voleva dirti qualcosa ti avrebbe contattato lui, per tutta questa settimana non si è preoccupato minimamente di che fine avessi fatto''
''Non mi importa. Sono testarda lo sai'' sussultiamo entrambi quando Vincent risponde.
''Ecco ormai il guaio lo hai fatto, mi tiro fuori'' sbuffa Raul alzando le mani in segno di resa. Lo ignoro e digito il mio prossimo messaggio: ''Penso che noi due dobbiamo proprio parlare.''
''Daii! Stammi affianco soprattutto adesso, non sei curioso di sapere come andrà a finire? Ho bisogno del tuo sostegno mentale'' tento di persuaderlo cacciando il labbro all'infuori e facendo gli occhi dolci. Mossa infallibile, infatti cede. ''Eh va bene'' sospira.
Vincent: ''Di cosa vuoi parlare?''
Amber: ''Voglio solo che la situazione sia chiara, quindi ti chiedo per una volta nella tua vita di essere sincero con me. Mi hai usata soltanto?''
Vincent: ''Senti non sono cose di cui voglio parlare, lasciami in pace''
Amber: ''E invece c'è bisogno che le affrontiamo. Non puoi sempre fuggire dai problemi, ho bisogno di risposte e solo tu puoi darmele''
Vincent: ''Ti ho detto di lasciarmi in pace, non ti dirò nulla. E' finita tra noi, ti basta sapere questo''
Amber: ''No, non mi basta perché non è giusto. Mi hai lasciata perché ti sei arrabbiato del fatto che sono uscita senza avvertirti con il nostro amico. Quando poi tu sei uscito con la tua ex ragazza. Cosa pensi che avrei fatto? Che me ne sarei stata buona e calma, mentre tu fai tutto quello che ti pare? Ovviamente tu puoi uscire con le tue ex ed io non posso avere rapporti con persone di sesso maschile''
Vincent: ''Mi stai già rompendo le palle. Non hai capito che non me ne frega niente di te? Sono uscito con la mia ex e allora? Tanto il nostro rapporto stava già andando alla rovina parecchio tempo fa''
Amber: ''Ah si? E quando precisamente? Che fino a qualche settimana fa stavi scopando con me!''
Vincent: ''Mi hai proprio stancato. Ti ho usata, va bene? L'ho ammesso, non provo amore per te già da molto tempo. Ma volevo scoprire lo stesso cosa si provasse a fare sesso e tu eri lì disponibile per me. Bastava che aprissi bocca e tu eri già ai miei piedi''
Amber: ''...''
Vincent: ''Che c'è? Sei sbalordita? Ho fatto usa e getta con te, meglio che tu te ne faccia una ragione. SEI SOLO UNA PUTTANA.''
Mi sono anche scordata della presenza di Raul finché non schianta un bicchiere di vetro per terra. Rimango immobile a fissare il bicchiere che è si appena frantumato in mille pezzi e adesso giace sul pavimento. Proprio come il mio cuore.
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