CAPITOLO 37

''Credevo che la sensazione peggiore fosse perdere qualcuno che ami, ma mi sbagliavo. La sensazione peggiore è quando capisci che hai perso te stesso.'' -Elena Gilbert.

Dopo aver finalmente aperto gli occhi e aver dedotto che Vincent ormai non aveva più niente da riferirmi per giustificarsi, ho cacciato gentilmente Raul fuori di casa. Gli ho spiegato che avevo bisogno di riflettere e di stare da sola per un lungo periodo di tempo. Inizialmente ho visto sul suo viso un grosso cipiglio, era deluso, pensava piuttosto che io lo ringraziassi per essermi stato vicino in un momento così cupo. Nella mia mente in realtà l'ho fatto, ma sappiamo tutti che non sono molto brava ad esprimere i miei sentimenti a parole. Spero di non avergli dato un'impressione sbagliata di me, perché al contrario, tutti i gesti che ha compiuto sono stati di vitale importanza. Quando mi ha stretto la mano sotto al tavolo perché era preoccupato ho sentito una scarica di brividi pervadermi a quel contatto. Quando ha battuto ripetutamente i pugni contro la porta implorandomi di parlagli, mi ha dato la dimostrazione che non si arrenderà mai per me. Quando mi ha soffiato il cellulare di mano perché credeva fosse troppo per me leggere altre parole cattive da parte del mio ex, mi ha fatta sentire una bambina indifesa. E' stato così buono nei miei confronti, che il mio cuore è scoppiato il lacrime quando ho annunciato che per una settimana volevo sparire sulla faccia della terra. Non proprio letteralmente, ma gli ho fatto intendere che non uscirò di casa né mi farò sentire tramite messaggi o social newtork e non accetterò visite da parte di nessuno. Mi ha detto, infine, prima di varcare il cancello di casa mia, che sarà dura stare senza di me, non potermi chiedere come sto, o non potermi raccontare cosa succede giornalmente. A quelle dolci parole l'ho abbracciato come se fosse l'ultima volta, l'ho pregato di resistere perché questo periodo di pausa mi potrà fare solo che bene. Ho ammesso, prima che sparisse dalla mia vista, che mi sarebbe mancato un sacco nei giorni seguenti.


Primo giorno.

Mi barrico in camera chiudendo la porta a chiave. Esco dalla mia stanza solo per andare in bagno o prendere da mangiare. Anche se non so con quale forza di volontà mi stia sforzando di nutrirmi. Per tutta la mattinata ho tenuto le tapparelle chiuse così da non far trapelare la luce solare. Voglio stare al buio tra i miei pensieri. Passo ore intere a fissare un punto indefinito della mia parete lilla, mentre le mie orecchie si tendono ascoltando il tintinnio delle lancette dell'orologio. Pare che ogni cosa stia rallentando, anche il mio battito del cuore va in sincrono con i secondi che passano lenti. Mio fratello chiede parecchie volte di entrare in camera, ma lo rispondo sgarbatamente di andare a farsi benedire. Mia madre invece è troppo impegnata con le faccende di casa per rendersi conto della situazione in cui mi trovo. Nel pomeriggio escono tutti e le mie ore passano proprio come quelle precedenti. A volte mi sposto dal mio letto al pavimento freddo che mi fa raggelare il sedere. Porto le gambe al petto e mi stupisco di come io non senta nulla. Sono talmente rimasta delusa da Vincent che non riesco a formulare un solo pensiero. Forse dovrebbe essere meglio così, non provare alcuna emozione a volte serve, ma non mi piace per niente tutto ciò. Preferirei piangere a dirotto o caricarmi di energia negativa dovuta alla rabbia. Invece sono solo una povera anima vuota che si sta facendo cullare dal silenzio; purtroppo non il silenzio delle pareti che mi circondano, ma quello che è presente dentro di me. Prima di addormentarmi e dunque di saltare la cena, ricordo solo di essere andata in cucina a frugare nel frigorifero. Ricordo che era straziante il buco enorme nel petto che mi stava divorando e ho bevuto un po' mischiando alcuni alcolici.


Secondo giorno.

Mi sveglio con un mal di testa fortissimo che mi fa venir voglia di addormentarmi per il resto della settimana e svegliarmi quando tutto sarà finito. Non ricordo quanto alcol ho ingerito ieri, ma dev'essere di sicuro una bella quantità se in questo momento sono accovacciata -di nuovo- contro il water a vomitare. Questa mattina non mi sforzo nemmeno di mangiare, il sapore aspro del vomito mi ha fatto passare tutto il poco appetito che mi rimaneva. Perciò che mi chiudo di nuovo in camera, sorprendentemente oggi riesco a pensare a tutto l'accaduto. L'alcol deve aver funzionato, perché finalmente le mie emozioni sembrano essersi sbloccate. La mia mente però mi schernisce in quanto mi fa ripensare solo ai momenti belli che ho passato con Vincent ed al fatto che l'ho perso.

Non so perché, ma mi ritrovo a piangere per il motivo che non potrò mai più riviverli. Non riesco a concentrarmi su tutto il male che mi ha fatto. Le uniche scene che mi balenano in mente sono soltanto quelle allegre. Scene di me e lui che ci scambiano le prime parole. Scene delle prime uscite, dei primi messaggi, del primo ''ti amo''. Ricordi del primo bacio che gli diedi, perché lui aveva vergogna e quindi dovetti fare io il primo passo. Ricordi di quando ero felice se mi teneva la mano pubblicamente, spiattellando a tutti che io fossi sua. Ricordi di quando ce ne stavano tranquilli seduti da qualche parte, io in braccio a lui, mentre si faceva coccolare e parlavamo un sacco. Ricordi dei primi messaggi lunghi e delle prime litigate innocenti, che si concludevano con le scuse di entrambi. Devo ammettere che non è stata completamente brutta la nostra relazione. Inizialmente sembrava sul serio tenerci a me, poi però piano piano le cose sono andate a decadere. E non so a chi dare la colpa per questo, se a me per averlo fatto arrabbiare molteplici volte o a lui che si è fatto conoscere per la vera persona che è. Nonostante abbia un carattere di merda e ne abbia combinate tante, in questo momento non riesco che a bramare le sue labbra. Quanto mi mancheranno se non potrò più assaggiarle. Il loro sapore buono, la loro morbidezza e la caratteristica di essere così carnose; mi piace un sacco succhiarle o prenderle tra i denti. Mi rendo conto che così non posso andare avanti, non posso passare il mio tempo ad autodistruggermi per la mancanza che provo del suo corpo. Ci dev'essere un modo.

Inconsciamente mi ritrovo proprio ad autodistruggermi. Mi sto tagliando così forte per punirmi del fatto che mi sono innamorata di lui. Ad ogni pensiero carino che gli dedico mi procuro un taglio.

Mi mancherà accarezzargli quei suoi capelli folti color nocciola. Taglio orizzontale.

Mi mancherà accarezzargli quelle sue guance paffute e vedere la sua faccia rilassata grazie al mio tocco leggero. Taglio ancora più profondo che mi fa uscire quasi subito il sangue.

Mi mancherà anche farlo con lui, è bello sentirlo dentro di me e vedere i nostri corpi attaccati. Taglio che mi fa gemere dal dolore. Questo è stato un colpo passo. Non posso permettere a me stessa di pensare al sesso con lui, dal momento che lui mi ha solo usata.

Mi mancherà farmi stringere da quelle sue braccia possenti e sentirmi al sicuro. Ricalco la mia 'V'.

Un pensiero suicida mi passa per la mente e mi dirigo in cucina. Come ogni mattina i miei genitori sono a lavoro e mio fratello è da mia nonna. Tremante apro lo sportello dove sono presenti tutti i detersivi. Sto per farlo? Voglio sul serio metter fine alla mia vita per Vincent? Forse questa è la punizione perfetta per essermi innamorata di un tipo come lui. Sto davvero malissimo e i tagli bruciano. Senza di lui le cose andranno solo peggio, mi sono così abituata alla sua presenza nella mia vita. Svito il tappo della candeggina.

Proprio quando sto per avvicinarla piano alle mie labbra penso ai miei sogni e a tutte le persone a cui voglio bene. Che effetto potrà avere su di loro la mia morte? Potrebbe devastarli e io non voglio che a causa mia soffrano. Sarebbe da egoisti e vigliacchi togliersi la vita per un amore che si è rivelato la mia distruzione. Dopotutto è anche colpa mia se adesso sono in queste condizioni; per tutto questo tempo ho fatto girare la mia vita solo ed unicamente intorno a lui, fino a diventarne indipendente.

Terzo giorno.

Sono abbastanza scossa e delusa da me stessa per ciò a cui mi sono ridotta ieri. Pensavo di essere più forte di così, ma a quanto pare mi sbagliavo. Sono caduta davvero troppo in basso e adesso ne pago le conseguenze. Me ne sto a letto ma qualunque posizione non va bene, perché i miei tagli entrano a contatto con il lenzuolo. Stamattina mi sono svegliata con il sangue attaccato ad esso. Mi ci è voluto un po' per liberare il braccio, perché il sangue si era essiccato. Mi bruciano un sacco e si stanno gonfiando, inoltre mi è sempre più difficile nasconderli a mamma. Stamattina si è presentata in camera chiedendomi il perché del mio comportamento, ma ho fatto finta di dormire. Ci ha creduto fortunatamente, ma ha rimandato la conversazione al pomeriggio. Mi ha detto che è molto preoccupata per me e che mio cugino ha cercato di mettersi in contatto, purtroppo però sono irraggiungibile. Le ho spiegato che in questo periodo non mi va di uscire né di usare il cellulare. In effetti pensandoci bene l'unica persona che ho avvisato di questo mio periodo di pausa è stata Raul. Il resto, compreso le mie due migliori amiche, ne sono completamente all'oscuro. Mi chiedo quanti messaggi e chiamate mi aspettino quando riaccenderò il cellulare per dare segni di vita. Ricollego tutto subito al mio migliore amico, dato che è l'unico a sapere la questione per filo e per segno, sarà preoccupatissimo di come sto passando questi giorni. Vorrei sentirlo e chiedergli se sente almeno un po' la mia mancanza, perché io la sua la sento moltissimo. Proprio in questo momento vorrei che fosse qui ad abbracciarmi, vorrei piangere sul suo petto e smetterla quando sarò più tranquilla. L'impulso di accendere il cellulare solo per lui o quello di scappare e di presentarmi a casa sua è fortissimo. Ma voglio rimanere ferma sulla mia idea, non voglio sembrare incoerente e mi farà bene stare sola senza nessuno, per concretizzare quello che penso di Vincent. Infine, prima che mamma esca dalla mia stanza, nota i miei tagli e mi chiede il perché di quelli. Il suo viso è il ritratto dell'angoscia e le prometto che un giorno le spiegherò tutto.

Quarto giorno.

Questo giorno soffro in particolar modo la solitudine. Forse non è stata poi una così grande idea quella di estraniarmi da tutte le persone. L'uomo non è fatto per stare da solo e non so quanto darei adesso per stare con le mie amiche. Vorrei ridere e scherzare con loro come se non fosse successo nulla. Rimpinzarmi di pizza e schifezze varie, mentre guardiamo un film horror o comico. Penso che per stare bene io debba fare qualcosa.

Quinto giorno.

Mi sono ufficialmente scocciata di passare ore intere sul mio letto a non fare nulla. In questi giorni non ho neanche curato il mio corpo e penso sia arrivata l'ora di mettermi all'opera. Prima di tutto corro in bagno a buttarmi sotto la doccia. Evito maggiormente lo specchio, non mi va di guardare l'aspetto che ho. Faccio scorrere a lungo l'acqua tiepida sul mio corpo. Sfrego per bene il bagnoschiuma su di esso e sulla cute. Sotto alle mie dita sono più sporgenti le ossa. Penso che in questi giorni sia anche scesa di peso. Quando esco dalla doccia e mi guardo allo specchio affermo la mia tesi: il mio viso è sciupato e i miei occhi scavati. Sembro un fantasma, sono anche abbastanza pallida. Subito asciugo i lunghi capelli e mi faccio una coda alta una volta finito. Adesso che il viso è totalmente scoperto, prendo striscette per baffetti e pinza, per togliere i peli che non ho curato in questi cinque giorni infernali. Una volta in camera, indosso il mio intimo preferito: un completino in pizzo nero. Mi trucco appena, applico il correttore per eliminare le occhiaie, un po' di mascara e la matita per dare vivacità ai miei occhi. Adesso che mi vedo bella penso che sono sulla buona strada della normalità. Mi stendo sul mio letto e mi accorgo subito che il mio corpo è più rilassato. Mi accarezzo le cosce, sentire che sono lisce senza quei fastidiosi peli che crescono è una bella sensazione. Mi ricorda di quando mi curavo ogni giorno per attrarre fisicamente Vincent. Senza rendermene conto mi sto toccando perché mi manca farlo. Non credo di essere in astinenza, credo solo che se penso a tutto quello che Vincent mi ha fatto prima che ci lasciassimo, mi viene una gran voglia e questo è l'unico metodo per rimediare.

Sesto giorno.

La mattina, appena mi sveglio, esordisco a tutti che ho una fame da lupi, perciò che mamma mi porta a fare colazione fuori. Penso sia anche perché vuole incalzarmi per parlare dei miei tagli. Non ci penso su due piedi, mi preoccupo più che altro di mandare giù i due cornetti alla crema e di bere la spremuta d'arancia. La sua domanda però non si fa attendere molto e per me è arrivato il momento della confessione. Con gli occhi puntati nei suoi le confesso che per tutto questo tempo mi sono frequentata con Vincent, all'oscuro di tutta la famiglia. Che ci siamo visti clandestinamente, ma che qualche giorno fa è finita male. Non sembra sorpresa della mia rivelazione, mi guarda come se avesse già capito che si trattava di qualche ragazzo. Ovviamente non le dico che ho perso la verginità con Vincent né che mi ha usata per tutto questo tempo. Lei mi dice che forse è meglio se è finita e che al contrario le farebbe molto piacere se ci fosse qualcosa tra me e Raul, dunque mi convince a parlagli di lui. Le dico che in tutto questo casino lui è l'unico che ho permesso di starmi accanto e con cui mi confido. Le rivelo che ci siamo avvicinati ancora di più, che siamo diventati migliori amici e abbiamo bisogno l'uno dell'altra. Una volta uscite dal bar, sospiro pesantemente, sollevata di aver parlato con qualcuno. Quando ritorno a casa, il pomeriggio, vengo travolta dalla rabbia. Se in tutti questi giorni ho evitato di pensarci e di accettare la verità crudele, adesso siamo io ed essa faccia a faccia a fare i conti. Sto rimuginando da ore ormai sulla mia prima volta. Sto rivivendo passo passo quell'esperienza e solo ora ricordo in modo vivido che lui non ha mostrato un minimo di preoccupazione o di interesse durante l'atto. Era impassibile, addirittura, quando mi è uscita una lacrima di dolore, lui non si è fermato. Non mi ha chiesto se mi facesse male né si è preoccupato di fare piano. Le altre volte in cui ci siamo ritrovati a farlo, era sempre più distante e quasi non mi rivolgeva la parola dopo aver finito. E se proprio dovevamo parlare, l'unico argomento era: i suoi desideri erotici. Più che rabbia per lui, la provo per me stessa, perché era così evidente che mi stesse sfruttando; invece c'è stato bisogno che me lo facesse capire lui, con le parole, per rendermene conto.

Mi ha convinta a segarlo dicendo che è quello che fanno le ragazze ai propri ragazzi. Non avevo mai visto un uccello prima di allora, figuriamoci se sapessi cosa ci dovevo fare. Con certezza sapevo solo che non volevo deludere le aspettative di Vincent e se bastava quello per essere la sua ragazza, allora mi stava bene. Piano piano è diventato il nostro rituale serale e anche se era una seccatura, l'ultima cosa che volevo era dire di no a Vincent.

Mi sbatto una mano in fronte per la mia stupidità e sento gli occhi bruciarmi. Poco dopo lasciano scendere le lacrime.

Ho passato la vita a programmare e pianificare, organizzare e prevedere, ed eccomi qui senza altro che guance rigate di mascara e progetti saltati. Non ho neppure l'idea romantica dell'amore che avevo tratto dai libri, quello a cui credevo. E adesso che mi interrogo se amo sul serio Vincent dopo tutto quello che mi ha fatto, la risposta pare ovvia sulla punta della mia lingua. No, non lo amo. Vincent mi stava solo usando e io ero troppo giovane e ingenua per capirlo.

Settimo giorno.

Il settimo giorno, quindi l'ultimo, va decisamente meglio, in quanto sono consapevole che domani, secondo i miei piani, potrò di nuovo dare notizie di me. La prima cosa che voglio fare è quella di andare a casa di Raul per fargli una sorpresa. Questi giorni senza di lui sono stati un disastro, solo Dio sa quanto mi è mancato. Mi è mancato più lui che tutti gli altri, francamente. Ed è proprio questo a cui penso mentre il pomeriggio sento svariate canzoni. Raul è una persona fantastica, fin quando non ho conosciuto lui non pensavo nemmeno esistessero persone come lui, così uniche e diverse, ma così uguale a me. Lui è un ragazzo dal cuore d'oro, sempre disponibile, altruista. Proprio come me gli piace parlare di cose profonde, noi due non siamo fatti per conversazioni superficiali e futili. Ed è proprio per questo se fin dal primo momento siamo in sintonia, riusciamo a parlare di filosofia, arte, musica, scrittura, scienza, tutto ciò che c'è di più strano. Inoltre è intelligentissimo, pensa sempre in grande, non stoppa mai la sua mente. Sta con i piedi per terra, ma mai con la testa, è determinato in qualsiasi delle sue cose. Di solito si presenta anche abbastanza socievole, nel senso che parla con chiunque, ma per chi davvero sta nel suo cuore e ha una certa importanza per lui, si nota la differenza. Con questo voglio dire che è difficile conquistare la sua fiducia o avere un posto nella sua vita. E se lo hai, bè, allora sei una persona speciale. E' così che mi fa sentire per la maggior parte delle volte: speciale. In ogni suo gesto, che sia un messaggio, una carezza, una domanda, o il fatto che ti sta raccontando qualcosa di suo personale. Sono queste piccole cose che per noi fanno la differenza. Un'altra cosa che mi piace del suo carattere, oltre che lotta per libertà e che è una persona molto autonoma, è il fatto che è testardo, non si fa comandare da nessuno. Ascolta i consigli di tutti, ma solo lui sa sul serio che strada prendere, impossibile inoltre fargli cambiare idea. Si chiude in sé stesso spesso quando pensa che le persone non possano capirlo, perciò che io sono tra le poche che mi riesco ad avvicinare a lui, dal momento che abbiamo la stessa testa e la pensiamo allo stesso modo su ogni cosa. E' anche molto attraente, forte, scommetto che sarebbe anche un ottimo fidanzato se si innamorasse sul serio. E' dolce, passionale, divertente e sa essere serio nei momenti che lo richiedono. Penso proprio che alla fin fine Raul mi piaccia. E' un tipo che ti stupisce sempre, con cui non ci si annoia mai. A volte risulta impacciato, passivo, si scusa di continuo anche quando non è colpa sua. Mi piace proprio perché è diverso da Vincent.

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