CAPITOLO 31

Non ho bisogno del permesso, ho deciso di mettere alla prova i miei limiti,

sono affari miei, Dio mi è testimone.

Tutto quello che hai, pelle contro pelle,

Oh mio Dio non fermarti ragazzo!

Qualcosa di te mi fa sentire una donna pericolosa,

qualcosa di te mi fa voler fare cose che non dovrei fare. -Dangerous Woman, Ariana Grande.

E' accaduto tutto troppo in fretta, senza che neanche me ne accorgessi. Non so bene cosa le persone si aspettassero da me, ma sicuramente non è quello che è successo. Neanche io me lo sarei aspettata da me stessa, a dire il vero. Sapevo di star andando incontro ad una cosa più grande di me, ma soltanto quando la magia ha avuto fine, mi si è scaricato tutto addosso come una valanga; tutti i sensi di colpa. Mi ripetevo  ''se una cosa la vuoi sul serio, non te ne pentirai in futuro''. E pensavo andasse veramente in questo modo, pensavo di essere almeno un pochino consapevole del grande sbaglio che stavo commettendo. Ma la mia testa era altrove, nelle nuvole, non stavo connettendo più, l'unico a prendere il comando era l'istinto del momento, e forse anche un pochino il cuore.

La verginità era la cosa che dovevo, e volevo, preservare al più a lungo possibile; mi sono sempre immaginata una mia prima volta da favola. Ma quella che è stata, è lontanamente definibile 'prima volta da favola'. Forse perché eravamo entrambi incoscienti, o inesperti; Vincent non l'aveva mai fatto con nessuna, e questa cosa mi tranquillizzava parecchio. Sapere di essere il suo primo bacio, la sua prima ragazza, la sua prima volta, mi rendeva almeno un minimo sicura che forse non era un completo errore. Che forse a lungo andare non me ne sarei pentita, ma tempo fa ho fatto la mia scelta, e si sa che non si può più tornare indietro. Una volta che è data, non ritornerà nelle tue mani, la custodirà il ragazzo con cui hai deciso di perderla.

Le ragazzine come me, hanno sempre aspettative giganti per quanto riguarda la loro prima volta. Pensano, e pensavo anch'io, che debba esser fatto tutto nel momento giusto, nel luogo giusto, con la persona giusta, nei modi giusti. E ditemi, quanti di voi non hanno desiderato una prima volta a casa del proprio ragazzo, sul suo letto matrimoniale, dopo essersi fatti le coccole? Quanti di voi non hanno immaginato che il proprio ragazzo vi tranquillizzasse dicendo che si sarebbe svolto tutto cautamente, senza il minimo dolore?

Ho capito soltanto dopo che la realtà è ben differente, quando ormai era troppo tardi. La mia verginità di certo non l'avevo persa nel luogo giusto, perché si è svolto tutto nella solita villetta fiorita dove andavamo sempre io e Vincent.

Ricordo che c'era stato un periodo in cui per colpa dei suoi problemi in famiglia, mi dovette lasciare. Quando tutto entusiasta la settimana a venire mi disse che non si doveva trasferire più, e che quindi poteva rimanere con me, mi sono sentita la persona più felice del mondo. Finalmente le cose andavano nel verso giusto, eravamo tutti e due super euforici, e desiderosi di vederci. Dopo che mi diede appuntamento nel solito luogo, mi disse che voleva spingersi oltre, che voleva fare il grande passo con me, e che si sentiva pronto. Non potevo dire lo stesso di me stessa, non pensavo di perdere la verginità a diciassette anni, volevo almeno compiere la maggiore età. Ma in fondo in fondo anche io ero attratta da quella pericolosa proposta.

Ci rimasi attimi a rifletterci su, ma di una cosa ero certa: la volevo perdere con lui, pensavo fosse l'uomo della mia vita. Era l'unico con cui avevo avuto una relazione seria, e lo amavo follemente, avevo combattuto così tanto per lui. Perlopiù non mi convinceva il fatto di perderla in una villetta, su una stupida panchina verde. Ma quello che pensavo fosse importante, era la persona. Già sapevo che la mia prima volta non sarebbe stata come avevo sempre immaginato, ma perlomeno lo feci con una persona che ero sicura di amare, quindi tutto si svolse comandato dal cuore. E non solo per il gusto di avere una nuova esperienza.

Un po' perché non volevo rifiutare la proposta perché si sarebbe arrabbiato, un po' perché anche io lo desideravo, pur non ammettendolo, mi incamminai verso la villetta con le gambe flosce. Quel pensiero non riusciva a togliersi dalla mia mente, più mi avvicinano a destinazione, più avevo voglia di scappare, o di tirarmi indietro. Ma la decisione l'avevo già presa, e avrei portato tutto a termine. Ero ansiosa, guardavo le mie scarpe per terra, e la parte di sotto del mio vestitino blu, svolazzare. Era ormai Marzo, tirava un po' di vento, che procurava alle mie cosce e alle mie braccia, la pelle d'oca.

Mi chiedevo se stessi per farlo sul serio, ormai era palese che non fossi del tutto convinta, ma continuavo ad avanzare con i miei passi. Finché non me lo ritrovai difronte, ricordo che anche lui a primo impatto mi apparve più taciturno del soluto; più che altro capivo che fosse pensieroso dal fatto che aveva le sopracciglia aggrottate, guardava in basso, e non mi aveva rivolto neanche un saluto. In quel momento però preferii il silenzio, neanche io avevo il coraggio di proferir parola, e comunque probabilmente nemmeno mi avrebbe sentita, troppo immerso nei suoi pensieri. Ero del tutto convinta che anche lui non fosse sicurissimo di quello che stava per accadere. Ma le cose procedettero come dovevano procedere, lui non mi fermò, ed io non diedi segni di cedimento. Allargai le gambe e mi misi a cavalcioni su di lui, come non facevo da tempo. Ero ufficialmente divisa in due, una mia parte mi urlava di smetterla di baciarlo, e di muovermi su di lui; l'altra invece era completamente felice di ripoterlo baciare, e di sentire le vecchie emozioni. Mi era mancato, era innegabile. Io ero travolta completamente da una scarica di adrenalina, che iniziava dal mio basso ventre, e si propagava nelle braccia che lo stringevano, e nella bocca che lo baciava. Il desiderio di averlo, di avere lui, era percepibile in ogni mio respiro, non stavo neanche pensando più ormai. Ero travolta da quell'uragano di emozioni; stavo commettendo qualcosa di pericoloso, ed il rischio mi aveva sempre affascinata. Da lì presi coraggio, era il rischio la fonte che mi fece fare tutto quello che è venuto dopo.

Era abbastanza eccitato, perciò che potevo fare la prossima mossa: calai i suoi pantaloni, e lo presi in mano per qualche attimo, giusto per renderlo pronto alla penetrazione. Una volta fatto quello, ci guardammo intensamente negli occhi, come per chiederci all'unisono se fossimo pronti per farlo. Lui nei miei occhi trovò la convinzione, e l'adrenalina; io nei suoi soltanto desiderio. Perciò che allargai di tanto le cosce, le ginocchia già mi facevano male dal momento che si scontravano sulla panchina.

Scostò con le sue dita il tessuto delle mie mutandine, così da crearvi l'accesso; e mi fece capire che dovevo sorreggermi sulle ginocchia, per facilitare la penetrazione.

Lo feci, inizialmente l'azione risultò un po' ardua, le mie gambe tremavano dallo sforzo enorme che stavano facendo. E nonostante fossi stata allargata per bene da tre delle sue dita, il suo sesso sembrava proprio non voler entrare. Mentre armeggiava con la sua intimità, ricordo che mi guardai bene intorno, per assicurarmi un'ultima volta che nessuno vi fosse presente nella villetta. Per nostra fortuna nessuno ci fu, era sempre così deserta.


Quando finalmente si fece spazio tra la mia intimità, e penetrò soltanto la sua punta rosea, ricordo di aver sentito un dolore lancinante. Era talmente forte che mi fece strizzare gli occhi, e ringhiare con la mascella serrata. Era troppo da sopportare, inoltre stavo sudando tantissimo da tutte le parti: sotto le ascelle, sulla fronte, dietro la nuca, il mio vestitino in men che non si dica era imperlato di sudore.

Ma lui non mollò, si alzò di più con il suo bacino, e penetrò ancora di più dentro di me, poco sotto la sua punta. Faceva ancora più male, e senza accorgermene mi scese una lacrima. Lui la notò ma non disse nulla, da quel momento capii che nulla era come lo avevo immaginato.

Pensavo che almeno si preoccupasse vedendomi piangere, ma non battè ciglio, anzi, avanzò ancora di più dentro di me. Mi aggrappai a lui, lo stringevo forte, cercando di sopportare il dolore. Stavo quasi per dirgli di fermarsi, di mettere fino a tutto, e che non ero più convinta; quando ad un tratto sentii il mio imene rompersi. A quel punto, con tutto il coraggio, e la forza che riuscii a ricavare, mi abbassai con il bacino, facendo pressione, permettendo che entrasse in tutta la sua lunghezza.

Ricordo che è stato strano, ho riaperto gli ho occhi, e sentivo una nuova sensazione di pienezza, in più c'era molto calore lì dove eravamo uniti. Quasi non ci credevo che in quell'esatto momento avevo perso la verginità.

Ci misi un po' a far abituare il mio corpo alla sua presenza, quel tempo che è bastato per far affievolire il dolore, dando spazio al piacere. Quest'ultimo tra l'altro era anche moltiplicato dal momento che non indossava in preservativo; ovviamente prima di convincermi a farlo senza, gli ho fatto promettere di stare attento, e di venire fuori di me. Fidarsi di lui non è stato un problema, ero preoccupata si, ma lo conoscevo, e sapevo che sarebbe stato prudente.


Inizialmente non sapevo come muovermi, nei romanzi che leggevo di solito i movimenti sono spontanei, ma io mi ritrovai ad essere così impacciata. Feci la prima cosa che si insinuò nella mia mente, saltellai su di lui, nel vero senso della parola; ricordo che il mio petto andava su e giù per i miei movimenti. Ero travolta da un piacere assurdo, ero talmente stretta da sentire ogni sua minima venatura, e mi piaceva. Presi ad ansimare ancora più forte quando Vincent appoggio le sue mani sui miei fianchi, e mi condusse a fare dei movimenti circolare intorno al suo membro. Mi piaceva da impazzire, ma soprattutto avevo il controllo delle danze, e non potevo chiedere di meglio.

La cosa però che mi lasciò un po' perplessa era il fatto che lui non mi baciava, non mi stringeva, non mi accarezzava, non batteva ciglio. Addirittura non mi guardava in faccia, né negli occhi, il suo sguardo era puntato lì dove eravamo uniti. Sembrava non stesse provando nulla, o forse non lo voleva dare a vedere; però non diedi molto conto a ciò, nel momento in cui stava accadendo.

Quando credevo di star per impazzire tanto dal piacere, uscì fuori, e venne nei suoi boxer bianchi. Mi rimise apposto le mutandine, e mi baciò a fior di labbra; ero così soddisfatta e felice, mi sentivo piena in tutti i senti.

Quando si sistemò del tutto, rialzando anche il pantalone elastico, mi abbracciò, e li capii che eravamo passati allo step successivo.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top