CAPITOLO 3


Abbiamo vissuto come angeli, abbiamo vissuto come diavoli,

renditi conto che tu ed io stiamo sulla stessa barca, stessa barca, si;

mi uccide come tu mi ami e poi mi tagli via.

Sto amando il dolore

non voglio vivere mai senza di esso.

Allora perché ci provo?

Si fammi impazzire,

ora stiamo urlando solo per vedere chi è più forte.

Tu ed io abbiamo ridefinito l'amore malato, amore malato,

attraverso tutto questo potresti far saltare ancora il mio cuore, saltare il mio cuore;

anche quando urli contro di me

penso ancora che tu sia bellissimo. - Why Try

''Che ci fai qui Amber?''

Al suono del suo tono rivolto all'improvviso contro di me mi congelo sul posto, vorrei riuscire a formulare qualche frase di senso compiuto ma ormai mi ha fatta andare nel panico e nella mia mente c'è solo il vuoto.

Lo guardo dritto negli occhi ancora per qualche istante finché lui non si scoccia e si rigira di nuovo verso il monitor, dando poco conto alla mia presenza ghiacciata difronte alla sua.

Solo quando le sue attenzioni non sono più rivolte su di me, riesco a sciogliermi, e molto indecisa faccio qualche passo avanzando verso la sedia che si trova giusto accanto alla sua.

Mi siedo molto lentamente e con la stessa lentezza mi giro nella sua direzione, stando ancora qualche minuto in silenzio, ammirando il suo profilo e le sue ciglia folte e lunghissime.

''Dovrei parlarti'' mi decido a dire quasi in un sussurro, un po' intimidita da quella che sarà la sua reazione.

Lui continua a fissare lo schermo senza manco guardarmi con la punta dell'occhio, mi chiedo allora se mi abbia sentita, o se sta facendo finta.

''Dovrei parlarti'' ripeto stavolta con tono più elevato e più sicurezza nella mia voce.

A quanto pare è proprio lui che fa finta di non sentirmi data la sua indifferenza anche dopo questo nuovo tentativo. Decido dunque di continuare a parlare sperando di smuoverlo.

''Vincent, stammi bene a sentire, so che ora come ora, di me non vuoi sapere proprio niente, ma quante volte mi hai ripetuto che era finita? Ogni volta che litighiamo togli tutto così facilmente da mezzo, e ad ogni mio sbaglio mi minacci di lasciarmi. Non lo trovo assolutamente giusto tutto questo, ne potremmo semplicemente parlare tranquillamente giungendo poi ad un accordo. Non devi per forza far finta di lasciarmi ogni volta. Sappiamo benissimo tutti e due che alla fine ritornerai comunque da me dicendomi di voler far pace, ma io questi tuoi metodi complicati non li posso più tollerare, non posso aspettare settimane finché tu non ti decida a riallacciare con me; non possiamo fare questo ogni volta, e tu non puoi litigare con me per ogni singola cazzata.'' dico tutto di un fiato.

Il massimo che riesco ad ottenere dal mio discorso è uno sguardo nella mia direzione per qualche secondo ed un ''mh''.

Sono stufa, tutto questo mi manda in bestia, non può fare così. Non posso fare di corsa tutta la strada per raggiungerlo in questo locale, sprecare il mio fiato dicendo parole una dopo l'altra senza fermarmi, per poi guadagnare solo un ''mh'' da parte sua.

''Vincent guardami e rispondimi, la cosa che mi manda più in bestia è quando mi ignori. Non puoi, cazzo, no! urlami anche contro se vuoi, ma parlami!!'' sono incazzata nera e mi sento uscire le vene fuori dal collo, ma a quanto pare le mie urla sono ripagate dato che di scatto si gira con la sedia verso di me, e butta la sigaretta nel posacenere sulla scrivania.

''Amber, non ti permettere mai più di usare questo tono con me, e chi cazzo te lo ha detto di venire qui a rompere i coglioni con le tue lamentele, eh?'' rimango a bocca aperta dallo stupore, e per poco le sue parole non mi offendono.

''Se tu non complicassi tutte le cose e non mandassi tutto a quel paese io non starei qui a romperti i coglioni!''  la finezza ormai qui è altrove, come la mia pazienza.

''Se tu non sbagliassi continuamente con me, io non sarei costretto a mandare tutto a puttane. Trovi sempre il modo di farmi incazzare e ripeti sempre gli stessi errori, lo sai come sono fatto e sinceramente mi sono rotto il cazzo Amber'' risponde a tono.

''Ma ti senti? mi hanno mostrato una fottuta foto dove tu stavi baciando quella puttanella di Patricia, cosa dovevo fare?  dovevo farti i miei più sinceri complimenti?''

''Ma di che cazzo stai parlando? io non l'ho mai baciata, continui con questa storia!!''

''Ah si? allora c'è bisogno che te la mostri di nuovo?" estraggo in fretta dalla tasca dei jeans il cellulare e gli mostro la foto mentre urlo la parola: ''Eccola''.

Dopo averla guardata attentamente per qualche attimo punta i suoi occhi pieni di rabbia nei miei, e penso che ormai lui veda solo rosso dall'astio.

Scatta in piedi e scaraventa la sedia contro il muro per poi avvicinarsi sempre di più al mio volto. Sento il suo respiro pesante su di me ed oramai sto tremando. Strizzo forte gli occhi quando lo sento ancora urlare...

''Le stavo baciando le guance per farle gli auguri, venerdì ha compiuto diciotto anni, e se la tua testa di merda si sta chiedendo dove stavamo e perché non te l'ho detto:

1. Stavamo tutti a festeggiare in una discoteca nel centro;

2. Non te l'ho detto perché avresti iniziato a rompere le palle, ed a preoccuparti su quello che avrei potuto fare con le mie amiche.'' sputa tutto con disprezzo, e quando ha finito, riapro di nuovo gli occhi ormai colmi di lacrime.

Ho sbagliato ufficialmente, ma almeno venendo qui ho ottenuto le spiegazioni che dovevo ottenere.

''M-mi dispiace'' dico tra un singhiozzo e l'altro.

''Eh ti dispiace, ma va va'' dice mentre rimette in piedi la sedia e ci si siede di nuovo sopra avvicinandosi al computer.

''Dico davvero, ti prego perdonami ancora, prometto che la prossima volta non mi scaglierò contro di te senza sapere la vera versione dei fatti''

Non mi risponde, allora decido di seguire il mio istinto: spostare di colpo la sua sedia, permettendomi così di sedermi su di lui; a quel punto è costretto a guardarmi negli occhi, e lo vedo tranquillizzarsi dal momento in cui porto la mia mano ad accarezzargli il braccio tatuato.

Sento il suo battito del cuore aumentare e i nostri occhi si incastrano. Mi perdo per qualche attimo nelle sfumature verdi dei suoi occhi, finché non abbasso lo sguardo sulle sue labbra carnose. Lo bacio.

Sento il sapore della sua bocca e mi sento subito meglio, le mie labbra sottili si muovono dolcemente e lentamente sulle sue che di tanto in tanto ricambiano il bacio. Porto la mia mano libera dietro la sua nuca e lo avvicino a me facendogli capire che voglio di più da questo bacio casto. La mia lingua tocca il suo labbro superiore permettendomi l'accesso ed in pochi secondi il bacio diventa più passionale. Le mie lacrime riescono a bagnare anche le sue guance, le nostre lingue danzano insieme, e lui porta la sua forte mano lungo la mia schiena e sui miei fianchi.

Mi stacco leggermente e lo guardo negli occhi, i nostri nasi quasi si sfiorano.

''Ora mi perdoni?'' dico con un ghigno in faccia e voce innocente.

Lui annuisce ed io porto subito le braccia dietro al suo collo e lo stringo forte, mentre mi si forma un grande sorriso quando mi sento stringere in altrettanto modo da lui.

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