CAPITOLO 29
Hey baby, anche se ti odio
voglio amarti, ti voglio
e anche se non posso perdonarti, voglio davvero
dimmi, dimmi baby perché mi hai lasciata.
Dovrei essere più saggia, e capire che ho
un problema in meno senza di te.
E la cosa migliore adesso, è probabilmente lasciarti andar via.
Ti lascio andare, ti lascio tornare. -Problem, Ariana Grande.
La mattina dopo è domenica, il mio prelibatissimo sonno viene interrotto da mia madre che mi scuote per le spalle.
''Mhh, che c'è mamma? E' domenica, ho tutto il diritto di dormire fino a tardi'' bofonchio con la voce impastata dal sonno. Schiaccio ancora di più la guancia contro il cuscino, e con la mano destra sistemo meglio le coperte calde.
''C'è Raul in cucina, ha detto che ti vuole parlare'' proferisce serena.
''E che mi impo.. -scatto subito con il busto in avanti realizzando quello che ha appena detto- cosaaa?!'' urlo. Che è venuto a fare? Stavo dormendo beata, adesso anche la domenica mi devono rovinare?
''Abbassa il tono di voce signorina, ti potrebbe sentire di lì. Alzati e va a parlargli, ti ha portato anche la colazione'' sorride parlando del gesto affettuoso del mio migliore amico.
''Digli di aspettare due secondi, il tempo di andare in bagno'' sguscio fuori dalle coperte, e mi dirigo nel nostro bagno. Sospiro guardandomi allo specchio, ho un pochino di rossore intorno agli occhi, ed i capelli scapigliati. Do una sciacquata al mio viso cercando di rigeneralo, e faccio una coda alta, che terrà bloccata quella criniera che ho a posto dei capelli.
Ancora con le pantofole rosa, ed il pigiamone, mi dirigo in cucina. Lui a differenza mia, sembra assai riposato, ha il suo solito aspetto squisito, ed appena mi vede, un grande sorriso si fa spazio tra il suo volto. Come fanno le persone a sorride la mattina?
Sbadiglio accomodandomi sulla sedia di fronte a lui, e lo guardo ansiosa in attesa di spiegazioni.
''Buongiorno dormigliona, hai ancora sonno vero?''
''Si purtroppo alle dieci di mattina si è presentato un rompipalle a casa mia'' replico scocciata.
''Sono puramente offeso, ti ho portato addirittura la colazione'' indica il sacchetto bianco sopra la tavola, ed in men che non si dica lo agguanto per scoprire cosa mi riserva.
''Di solito preferisco la colazione inglese -addento il cornetto al cioccolato- ma i cornetti della pasticceria non mi provocano dispiacere'' parlo mentre mangio quella delizia appena sfornata.
''Se tu li avessi addirittura rifiutati, ti avrei sculacciata'' mi risponde a tono, addentando il suo cornetto.
''Mhh -mando giù il pezzo di cibo- mi avresti messa a novanta come ieri?'' chiedo sfacciata sapendo di prenderlo alla sprovvista. D'improvviso ogni colorito sul suo volto scompare, ed inizia a tossire rumorosamente, guardandosi in giro per vedere se qualcuno ci ha sentiti. Rido di gusto della sua reazione, e prendo un sorso del caldo cappuccino.
''Bastarda! E' proprio per questo che sono venuto qui, dovevo parlarti. Solo spostiamoci in camera tua, qui non mi sento tanto al sicuro'' asserisce, e dopo aver terminato la colazione facciamo come ha detto. Non pensavo fosse venuto qui per parlare di ciò che è accaduto ieri, anzi, credevo che nessuno avrebbe avuto il coraggio di parlarne, ed avremmo fatto finta di nulla.
''Devo chiedertelo, eri seria ieri?'' l'imbarazzo è evidente nel suo tono.
''Cosa? No, ovvio che no; ti ricordo che eri completamente fatto, ed io brilla'' mi affretto a dire. Non ero nemmeno io tanto cosciente di quello che è accaduto, e mai ho pensato di prendere le sue parole seriamente.
''Ah ecco oddio! -rilascia un sospiro di sollievo- ricordami che quando sono fatto, non dobbiamo parlare di quello. Sono un coglione!'' ammette iniziando a ridere, ed io lo seguo.
''Anche io ti ho dato corda, ma solo perché sapevo che non potevi capire''
''Tu mi hai chiesto se io avessi voluto fare pazzie con te, e giustamente la mia mente perversa e strafatta ha pensato immediatamente al sesso'' dice e poi continua a parlare. ''Quelle cose le potrei pensare pure normalmente, ma di certo non te le verrei a dire'' specifica ancora ridendo, ed io mi accaldo di botto. E se ha fatto qualche pensierino su noi due da sobrio? E' possibile che non sia stata la prima volta quella di ieri?
''A parte che mi è sembrato tutto abbastanza strano, a te non piacciono le ragazze come me'' forse pronuncio tutto con troppa convinzione, perché si acciglia.
''Facciamo finta di niente'' mi risponde divertito togliendomi un grosso peso dalle spalle.
* * *
Il pomeriggio stesso ho concluso in fretta tutti i compiti per il giorno dopo, e sono corsa ad andare a fare un bel bagno rilassante. Per me è il miglior modo per rilassarsi, e non pensare più a nulla, se non al dolce profumo del bagnoschiuma, all'acqua calda che ti riscalda fino al mignolo del piede, ed alle bolle di sapone con cui si può giocare. Di solito mi piace aggiungere a questa fonte di relax, anche la mia playlist preferita, che canticchio per tutto il tempo che sono a mollo nell'acqua. Quando esco, il gelo dell'inverno di Londra si abbatte sul mio corpo avvolto dall'accappatoio arancione, ed in tutta fretta entro in camera, e chiedo a Rose di uscire.
L'appuntamento fissato è alle 17:00 e scopro di avere soltanto mezz'ora per finirmi di preparare. Dal mio grosso armadio estraggo una grande felpa rosa che mi arriva a metà coscia, delle parigine grige che mi arrivano alle ginocchia, ed i miei soliti anfibi.
Avverto mamma di uscire, e lei mi ricorda di indossare il berretto. Mi guardo un'ultima volta allo specchio situato all'ingresso di casa mia, e mi vedo davvero bella, stranamente. Vedermi carina succede raramente, ma quelle poche volte che capita, sono al culmine della mia sicurezza; cammino in mezzo alla strada consapevole che la maggior parte dei ragazzi hanno gli occhi puntati sul mio corpo slanciato, con le forme nei punti giusti.
Guardando ancora il mio riflesso per le vetrine dei negozi, mentre raggiungo la mia migliore amica dai capelli azzurri, mi convinco sempre di più che Vincent è stato uno sciocco a lasciar andare una ragazza come me. Tralasciando il carattere, non sono per nulla male di aspetto fisico, e lasciarmi incolpandomi ingiustamente, senza darmi spiegazioni, è una bravata che non posso perdonargli. Non ci sentiamo da qualche settimana, e mi manca, ma credo sia un bene che mi stia distante; capisco di essere più in pace con me stessa, e meno stressata, quando lui non è al mio fianco. Ultimamente sto cercando di mettere al primo posto me stessa, e non lui, questo concetto avrei dovuto capirlo tempo fa; devo imparare ad amare più me stessa, ad accettarmi così come sono, a migliorarmi giorno dopo giorno. Dopotutto merito di meglio di quello scansafatiche di Vincent, e provo odio per avergli permesso di trattarmi in quel modo rozzo.
Lasciarmi, implorarlo di stare al mio fianco, riprendermi, discutere, e poi lasciarmi di nuovo; ed in tutto questo dove è andata a finire la mia dignità?
Abbraccio Rose appena la incontro, e mentre facciamo una passeggiata per la solita villa, mi avverte che a momenti verrà Vincent Adams. Non è il Vincent che pensate voi, Adams è stato il mio primo bacio quando avevo all'incirca quattordici anni. Lo conobbi grazie alla mia migliore amica, lei voleva a tutti i costi farci mettere insieme, e forse perché si è sentito obbligato, o forse semplicemente per il gusto di provare, mi ha baciata.
Ricordo che non mi aspettavo per niente quel bacio, dal momento che non perse tempo ad infilarmi la lingua in bocca; ma in fin dei conti baciava bene.
Dopo quel bacio abbiamo deciso di fare un passo indietro; stavamo per metterci insieme, quando ad un tratto ho messo le cose in chiaro, ed abbiamo deciso invece di lasciar perdere tutto. Lui semplicemente non riusciva ad interessarmi più di tanto, sebbene fosse un bel ragazzo, cercavo di meglio. Non era riuscita a nascere quella scintilla, ed anche lui si trovava d'accordo con me. Dopo quel confronto non ci siamo più visti, qualche volta ho provato ad instaurare di nuovo un rapporto, perlomeno di amicizia, via messaggi, ma niente da fare. E tra pochi minuti circa lo rivedrò di nuovo, non sono per niente in ansia per questa notizia; dopotutto non mi ha mai provocato grandi emozioni, quindi non vedo il motivo per cui debbano riscontrasi in me proprio adesso.
D'un tratto i miei passi rallentano, fino a cessare completamente; avvisto Vincent seduto su una panchina, ed al suo fianco c'è la sua migliore amica Patricia, il fratello di quest'ultima -Antony-, ed un ragazzo mai visto in vita mia. I battiti del cuore iniziano ad accelerare, ma stavolta non ho intenzione di fare come tanto tempo fa, correndo verso la sua panchina per parlargli. Mi ha lasciata, ed io sono arrabbiata con lui; dovrebbe rincorrermi, e darmi delle spiegazioni. I tempi in cui gli sto dietro sono finiti!
I miei buoni propositi però non hanno la meglio, dal momento che Patricia si avvicina a me e a Rose con passo felpato. Io e la mia migliore amica ci scambiamo sguardi confusi alla ricerca di un motivo per cui mi ha appena rivolto la parola.
''Scusami Patricia, ma non sono davvero in vena di parlare, tanto meno con te. Quindi noi adesso andiamo'' tiro per il braccio Rose, per farla muovere, ma Patricia mi ferma ancora una volta.
''No, per favore, non andare. Devo dirti delle cose a proposito di Vincent'' proferisce per convincermi. Per quanto io voglia mostrarmi indifferente, a lei non sfugge il mio velo di preoccupazione, e mi trascina verso la loro panchina.
''Adesso che sei anche davanti a lui, posso dirti che è un codardo. So che vi siete lasciati, ma non ti ha spiegato il vero motivo, ti ha soltanto detto che hai sbagliato, non facendoti capire in cosa. Da come avrai potuto capire, questa è tutta una menzogna, perché tu non hai fatto assolutamente nulla di male nei suoi confronti. Adesso non sarò io a dirti cosa c'è sotto, voglio che lo faccia lui, perché mi ha rotto con questa situazione, ed ha davvero bisogno di aiuto. E se non lo aiuti tu, non saprei davvero chi può farlo ritornare di buon umore'' parla per tutto il tempo con tono di voce altissimo per farsi sentire bene da Vincent, che sta facendo finta di giocare con il cellulare.
''Aiutarlo in cosa? Se non mi spiega cosa c'è che non va non so davvero come potergli dare una mano. Prima che mi lasciasse avevo notato che c'era qualcosa di strano nel suo comportamento, molteplici volte gli ho chiesto quale fosse il problema. Non me ne ha mai voluto parlare, finché non ha scaricato tutta la colpa su di me'' dico sapendo di avere lo sguardo di tutti addosso. Antony ed il suo compagno sono seduti vicino al mio ex, e Rose è affianco a me in piedi.
''E' un coglione, ma fidati, se questo può farti sentire meglio, il problema non sei mai stata tu'' le sue parole mi tranquillizzano un tantino, tanto da far smettere ai miei piedi di tremare.
''Sorellona, lasciamoli parlare da soli, magari Vincent le dice tutto e finiamo questa storia una volta e per tutte -adesso si riferisce al diretto interessato- ma dai! Lo dici a tutti i tuoi amici, e non alla tua ragazza? Guarda come sta! E' bianca in volto, penso abbia aspettato anche abbastanza'' Patricia è in accordo con le parole di suo fratello Antony, perciò che tutti e tre proclamano di fare una passeggiata. Rose invece mi dice di andare a prendere Vincent Adams, così che rimane in sua compagnia finché io non avrò finito di discutere con il mio ex.
Mi siedo cautamente sulla panchina con poca distanza dal suo corpo, sospirando rumorosamente. Passano i minuti, e non osa staccare lo sguardo da sopra al suo telefonino; sento di starmi irritando molto, odio essere ignorata, è palese ormai che deve parlarmi di qualcosa di serio. Perché allora si ostina ancora ad escludermi fuori dalla sua vita e dai suoi affari?
Esausta, gli strappo il cellulare dalle mani, e lo porto lontano dalla sua portata, con il braccio, implorandogli di parlarmi, di darmi la mia meritata spiegazione. Invece, riafferra il suo cellulare in modo brusco, e per quando Patricia, suo fratello, ed il loro amico, sono ritornati dalla loro passeggiata, mi trovano piangendo. Sto piangendo dalla frustrazione proprio accanto a Vincent, con le gambe portate al petto, ed il corpo scosso da dei grandi singhiozzi.
''Vincent che le hai detto?'' chiede preoccupata Patricia.
''Non le ho detto nulla, non deve sapere niente'' risponde lui, e piango ancora più forte.
''Mi sono scocciata del tuo comportamento da mulo, adesso se non glielo dici tu, confesso tutto io, intesi?'' lo minaccia, sembra davvero starle a cuore che io sappia cosa sta succedendo.
Lui non si scompone minimamente, perciò che Patricia decide di prender parola davanti a tutti.
''Ti avevo avvertito! Vincent ti ha accusata di aver commesso uno sbaglio nei suoi confronti, per avere un pretesto per lasciarti. Ti ha dovuta lasciare, perché si è ripresentato di nuovo il problema della legge di tanto tempo fa, nella sua famiglia. Stavolta la questione sembra essere ancora più rischiosa, tant'è vero che, tra una settimana, se le cose non si saranno sistemate, si trasferirà per sempre al Nord, dove abitano i suoi nonni'' dice schietta, ed io passo lo sguardo tra lei, ed il mio ex. Finalmente si decide a guardarmi negli occhi, e le mie lacrime iniziano di nuovo a scorrere sporcandomi le guance.
Quindi è per questo che stava male nelle ultime settime, per questo se non si poteva far vedere in giro, per questo che mi ha chiesto di non frequentarci per un po'. Per questo motivo per cui sono stata lasciata senza una valida motivazione, era tutta una bugia!
Non so se essere sollevata nel sapere che lui non è mai stato arrabbiato con me, ma è stato nuovamente costretto a lasciarmi; o distrutta dalla crudeltà che ha in serbo il destino per noi, in quanto, se le cose non andranno nei migliori dei modi, non lo rivedrò per anni ed anni. Una relazione a distanza è certamente da escludere, non sono abbastanza forte emotivamente per reggere la mancanza di una persona talmente importante.
Ancora più frustrata da tutta la situazione mi metto le mani nei capelli e proferisco a bassa voce che non ne posso più di stare male.
''Ti capisco, anche io ultimamente sto passando un brutto periodo. Vincent mi ha detto anche che sei autolesionista, sono felice di non essere l'unica'' si scopre prima le maniche della sua maglia per farmi vedere i tagli su tutte e due le braccia; poi rimango sbalordita quando si alza anche la maglia, per farmi scorgere i tagli presenti sulla parte alta del suo seno, quella che esce fuori dalle sue coppe. Non so più che ribattere, mi accomodo di nuovo sulla panchina con la testa che mi gira.
''So che non mi devo immischiare nei tuoi affari, non ti conosco nemmeno, ma penso che tu sia una persona abbastanza forte da superare tutto questo'' il ragazzo di cui non so ancora il nome, ha appena preso posto affianco a me, e mi sta incoraggiando.
''Tu che ne sai?'' tiro su col naso, cercando poi con le dita di togliere il mascara sciolto.
''Ho seguito attentamente tutto quello che hai detto fino ad ora, e mi trovo in pieno accordo con te, hai il mio appoggio'' fa su con il pollice regalandomi un sorriso rassicurante.
''Mi chiamo Amber'' allungo la mano per presentarmi.
''Gavin Green, sono un amico fidato di Antony e di Patricia'' me l'afferra con tale piacere e spontaneità che penso che io e lui potremmo andare molto d'accordo. Noto adesso che è anche un bel ragazzo: alto, snello, capelli biondo cenere, occhi di un blu intenso, piercing al sopracciglio, e labbra carnose.
Dopo averlo scrutato per bene in ogni minimo dettaglio, vedo finalmente arrivare nella nostra direzione Rose in compagnia di Vincent Adams.
Dico agli atri di dover andare e di dover uscire con loro, e mi allontano sotto lo sguardo circospetto di Vincent, che adesso starà sicuramente morendo dalla gelosia. Ben gli sta, così impara a rifilarmi palle, a dare la colpa a me, e a non confidarsi di cose serie che succedono nella sua famiglia.
Alla fine devo ancora assimilare tutto quello che ostacola la nostra relazione, e per distarmi, una volta ritornata a casa, trovo su Facebook Gavin Green; per cui gli mando la richiesta, che accetta quasi subito, ci scambiamo i numeri, parliamo a più non posso, e vado a dormire felice di essermi fatta un nuovo amico.
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