CAPITOLO 26

Tu mi hai detto di esser triste e di aver perso la tua strada

tu mi hai detto che le lacrime sul tuo viso non se ne andranno facilmente

tu mi hai detto che sei ferita e che provi dolore

e posso vederlo qui, stai tremando

ma io voglio vederti sorridere di nuovo.

Ma non bruciarti

anche se gridi ed urli

tornerà indietro

e io sarò qui per te.

Oh io ti porterò oltre le fiamme e l'acqua per il tuo amore

e ti stringerò con forza

spero che il tuo cuore sia abbastanza forte

quando la notte si avvicina a te,

noi troveremo una via attraverso il buio -Through The Dark, One Direction.

E' notte fonda, la mia sveglia porta esattamente le <2:20>, ma io non riesco a prendere sonno. Eppure dovrei se non voglio fare un mega ritardo domani a scuola. Una lacrima solitaria varca la mia guancia, mi sento vuota. Non so ben definire quest'emozione, ma sento un grande buco nel mio petto all'altezza del cuore.

Il mio cellulare si illumina, per la prima volta sono dispiaciuta che la chiamata sia di Raul, perché la persona che più desidero sentire in questo momento è il mio ragazzo. Non ho voglia di parlare con nessun altro. Nonostante questo, un po' esitante accetto la chiamata, penso sia qualcosa di urgente, dopotutto è tardi.

''Amber sei ancora sveglia?'' la sua voce è ansimante.

''Si, perché?'' mi sforzo di rispondere, la mia voce è bassissima.

''Perché non mi hai risposto più ai messaggi? Stavamo parlando, mi sono preoccupato'' risponde alla mia domanda con un'altra domanda.

''Non mi andava più di parlare''

''Allora mi faresti entrare a casa tua se ti dicessi che mi va bene anche stare in silenzio tutto il tempo?'' sbarro gli occhi, che significa questo?

''Non sarai mica..''

''Si Amber, sono venuto qui adesso, di corsa, aprimi, fuori si gela'' sono assolutamente sbalordita.

Attacco e butto il cellulare sul letto. Scendo con cautela le scale per non farmi sentire da nessuno, se papà scopre che sto facendo entrare un ragazzo a quest'ora, senza dirglielo, sarà la fine. Non che accetterebbe ad ospitare qualcuno, se glielo dicessi.

Apro il portoncino con tutte le mandate, davanti alla mia vista mi si presentano due belle guance arrossate, un naso raffreddato, ed una bocca ansimante.

''Perché cavolo sei qui?'' ok penso di essere stata troppo scorbutica con questa domanda, dopotutto ha fatto tutto questo tratto per me, di corsa, e a quest'ora della notte.

''Te l'ho detto, all'improvviso non mi hai risposto più, stavamo parlando del tuo malessere, e per prevenire che ti lacerassi la pelle sono venuto in tuo soccorso. Dovresti essere felice del mio gesto, non tutti si preoccuperebbero così tanto per te. E a quanto vedo, Vincent se ne frega altamente'' quelle parole mi colpiscono coma una lama affilata, lo faccio entrare in completo silenzio. Non sono più nella condizione di dire nulla.

Lo intimo a fare piano, e ci chiudiamo subito nella mia stanzetta.

Mi risistemo sotto le coperte, e anche lui si mette sotto di esse con nonchalance. E' la seconda volta che succede, e sono tesa come la prima.

Mi guarda, vorrei dirgli di non starmi così appiccicato, e che avevo bisogno di stare in pace da sola, ma al contrario mi stupisco di come il suo raro colore degli occhi sia vivido anche di notte.

Raul mi sistema le ciocche di capelli bagnate dalle lacrime, dietro le orecchie, nonostante io non abbia pianto molto. Devo imparare ad essere meno emotiva, e a non piangere per ogni minimo problema. I minuti passano e mi rendo conto che non mi spiace. Non mi spiace il fatto che Raul sia in silenzio in questo momento, anzi gliene sono grata.

Non c'è sempre bisogno di parlare, chi ti conosce bene è in grado di capirti e di ascoltarti anche in silenzio.

Mentre mi tiene stretta contro il suo petto il mio respiro si regolarizza, lui è magico.

''Tanto per avvisarti, starai qui per qualche altra oretta, non ho intenzione di dormire per la prima volta con un ragazzo, e sapere che sia tu; e poi così facendo riscontrerei problemi con mio padre'' alza gli occhi al cielo per l'acidità con cui ho messo in chiaro le cose. Sbuffa, è lui che ha deciso di venire qui, e adesso sopporta il mio malumore.

''Ti va di parlare ora?''

''Questo pomeriggio Vincent mi ha detto che è proprio giù di morale e non mi vuole dire perché; anzi lui dice di non sapere il motivo, ma mi spiace comunque non averlo potuto vedere oggi, e non poter fare nulla per lui. Mi ha spiegato che nei giorni a venire preferisce che non ci vediamo, non so cosa gli prenda. Ormai è palese che c'è qualcosa che non va, ma devo sapere cosa''

Il mio migliore amico resta in silenzio e continua ad accarezzare il mio braccio per tranquillizzarmi.

''Forse sono io il problema..forse è difficile sopportarmi. Non sono più il motivo della sua felicità, sono una rompipalle'' blatero con un nodo alla gola.

''No, secondo me è felice di stare con te'' cerca di convincermi, ma non riesco a vedere quella sicurezza nei suoi occhi. Per questo motivo mi alzo e raggiungo l'armadio, lo apro e frugo all'interno tra i tanti vestiti.

Sobbalzo quando sento le sue mani sui miei fianchi e il suo respiro sul mio collo. ''Che fai?'' mi chiede appoggiando la testa sulla mia spalla. Gli do poco conto e prendo ciò che cercavo: l'ultimo vestitino che ho messo quando sono uscita con Vincent.

''Su questo vestito si sente benissimo il suo profumo'' dico quando stringo di più tra le mani il tessuto blu notte, quasi ancorandomi ad esso; lo porto al naso per sniffare quel profumo forte e caratteristico di Vincent.

Mi guarda addolcendosi e non so se è pena quella che vedo nei suoi occhi. Sembrerò patetica, ma non importa. Ho bisogno che il mio ragazzo sia qui con me.

''Io ho mollato Giselle'' annuncia ed io sbarro gli occhi guardandolo. Era ora.

''E' tornata di nuovo a rispondermi di merda, non è possibile andare avanti così'' si sente in dovere di dare spiegazioni visto il mio sguardo.

''Oddio e l'hai mandata a fanculo?'' mi sembra quasi surreale. Che volgare che sei Amber.

''Hai fatto bene, quando è troppo, è troppo -dico dopo averlo visto annuire- e lei che ha detto?''

''Niente, non risponde, cazzi suoi'' scrolla le spalle.

Restiamo per qualche altro minuto in silenzio, e stavolta è lui che lo interrompe.

''Sai stavo pensando a quando qualche giorno fa avete fatto un anno e undici mesi. Beati, io sono durato massimo due mesi, anzi fui lasciato il giorno dei due mesi'' ride di gusto e mi rendo conto di quanto i realtà sia stato sfortunato in amore.

Credo di aver capito che ami ancora la sua prima ragazza, quella biondina di nome..Alexa. Si Alexa. Fa tutto questo per lei, ma continua a tenersi i suoi sentimenti per sé, sigillando quella storia in un angolo remoto della sua testa. Dopo di lei sono venute queste relazioni insulse, che anche se di poco conto, nessuna di esse è durata. E mai nessuna ragazza lo ha trattato come merita di essere trattato.

E' ingiusto, è un ragazzo da un cuore così grande, spero che un giorno incontri la ragazza che fa per lui; una che lo sappia ascoltare, che lo sappia capire, e che lo sappia amare come merita di essere amato.

''Parlami di quest'altra ragazza. È impressionante il numero di ragazze con cui ti sei frequentato. Un giorno la mia testa scoppierà nel tentativo di ricordarle tutte'' cerco di alleggerire la situazione, e prima di prendere parola affonda le dita nei miei capelli.

''Si chiama Abby. Ha la mia stessa età e sta nel mio corso di lingue. E' riccia ed ogni volta che la vedo entrare nell'aula con quelle sue scarpe color canarino, mi salgono i conati di vomito. E' stronza, direi anche troppo. Come ti ho detto mi ha lasciato il giorno dei nostri due mesi, perché ha preferito a me, un ragazzo di ventuno anni che la poteva portare in giro con la macchina'' Non so se essere più schifata dal suo comportamento da troia, o dalle sue scarpe gialle.

''Non ti meritava'' affermo convinta.

''Ha sempre preferito i ragazzi più grandi. Affari suoi, io sono così perfetto'' alza le sopracciglia dandosi delle arie ed io alzo gli occhi al cielo. Quando mai no.

''Voglio essere felice ora'' le parole nella mia mente le ho appena asserite ad alta voce. Corruga le sopracciglia e riprende ad accarezzarmi i capelli.

''Mi basterebbe anche poco, mi sa che devo andare a trovare la mia felicità altrove'' decido allora di dare voce ai miei pensieri, tanto se lo devo fare con una persona, quella più indicata è lui. E' come parlare con me stessa, l'unisco che mi capisce.

''Il problema è?''

''E' freddo, non lo sento come prima, mi risponde diversamente. Mi è sempre più distante, soprattutto dietro un cellulare, sta cambiando qualcosa nel nostro rapporto'' non posso fare a meno di parlare di Vincent. È un punto fermo nella mia testa, gira tutto intorno a lui.

Sento di nuovo le lacrime risalire. Non di nuovo porca paletta!

''Ehii no'' mi riprende prima che sia troppo tardi e mi fa alzare la testa per incrociare il suo sguardo. Ci guardiamo per qualche istante senza dire niente, mi trasmette un po' di forza.

''Sa di amarmi ma non ha voglia di dimostrarmelo, sarà solo giù di morale forse'' dico rendendomi conto che in tutto quello che mi ha fatto passare il mio ragazzo, non ho mai dubitato del fatto che mi amasse.

''Se tu fossi adesso con lui cosa faresti?'' perché questa domanda??

''Mi piacerebbe coccolarlo. Vorrei che lui si appoggiasse con la testa sul mio petto mentre gli accarezzo i capelli, oppure mentre gli accarezzo quelle sue guanciotte. Mi perderei nei suoi occhi verdi acqua, finché non li vedrei chiudersi'' mi fa sentire meglio pensare a quando l'ho fatto, a quando la pace regnava tra noi e tutto il resto scompariva.

''Io adoro essere coccolato. Okay, so che non sarebbe lo stesso, ma magari se tu lo facessi a me, immaginando che ci fosse lui al mio posto, potresti sentirti meglio'' ascolto attentamente le sue parole e non capisco se lo abbia proposto pensando veramente che possa aiutarmi, o per farsi coccolare da me con una banale scusa.

''Ma se non vuoi..ecco...cioè..se non ti va...'' inizia ad essere insicuro dato che non ho risposto, ed io lo fermo.

Lo incito a distendersi su di me mentre io sto seduta, e porta la sua testa sul mio seno. Titubante porto le mani tra i suoi capelli e scopro che sono morbidissimi. Istintivamente abbasso la testa per sentirne meglio l'odore, e il loro buono e dolce profumo mi inonda le narici.

Mi sento subito rilassata, ma non perché sto pensando a Vincent, ma perché sto osservando il mio migliore amico con la bocca schiusa, le guance rosse, ed gli occhi socchiusi; gusta a pieno le mie carezze, che sembrano piacergli molto.

A lungo andare sto sempre meglio, mi piace far felice le persone a cui tengo, soprattutto se si tratta di lui che fa tanto per me. Mi piace vederlo così appagato ed in pace col mondo solo grazie alle mie mani.

Faccio scorrere le dita sulle sue guance fino ad arrivare alle sue labbra. Inizialmente apre gli occhi, ma dopo si lascia andare, ed io disegno il contorno della sua bocca che risulta ruvida, proprio come pensavo.

Tutto il resto avviene così in fretta. Si alza con la testa e raggiunge di scatto l'altezza della mia. Indietreggio e mi ritrovo con lui sopra di me, mentre sorregge il suo peso sui suoi gomiti.

I nostri nasi quasi si sfiorano e non ho mai visto tanta determinazione nel suo sguardo. Sembra essere rinato e lo noto da come i suoi occhi luccicano alla vista del mio corpo intrappolato sotto il suo.

Non so bene quali siano le sue intenzioni; quando si avvicina di più a me, per una volta in tutta la mia vita do ascolto alla mia testa, e non al mio cuore -che credo stia scoppiando- , o alla mia volontà.

''Non posso'' mi costringo a dire, nonostante il desiderio di assaporare le sue labbra si fa sentire in ogni fibra del mio corpo, in ogni cellula.

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