CAPITOLO 23
Sono così presa da te che riesco a malapena a respirare,
e tutto quello che voglio fare è quello di cadere a fondo,
ma vicino non è abbastanza vicino
fino a quando non superiamo la linea di confine.
Oh baby, guarda ciò che hai iniziato
la temperatura sta salendo qui,
sta per succedere? Sono in attesa che tu faccia la prima mossa,
prima che faccia io la mossa.
Così, baby, illuminami e forse te lo mostrerò,
un po' pericoloso, ma baby, è così che lo voglio,
un po' meno conversazione e tocca un po' di più il mio corpo.
Tutti ci stanno guardando, baby, ma teniamolo segreto,
un po' scandaloso ma non fare in modo che loro lo vedano. -Into You, Ariana Grande.
Mi torturo le mani. L'ansia mi sta divorando. Perché ho deciso di fare questa cosa? Per aiutare il tuo migliore amico, ovvio.
Mi risponde il mio alter ego e per una volta gli do ragione.
Sono sicura che Giselle si sta prendendo gioco di lui e Raul è troppo importante per me affinché io lasci perdere questa situazione, già lui non vuole prendere provvedimenti.
''Io gliel'ho detto che se si è stancata fa prima a dirmelo, piuttosto che mentirmi'' esordisce mentre sposta il suo peso da un piede all'altro dinanzi a me facendomi innervosire ancora di più. Santo cielo perché non si siede anche lui su questa benedetta panchina?
''Te l'ho detto che non era amore'' ribatto scocciata. Entrambi sentiamo la vibrazione dei messaggi provenire dal suo cellulare e lui impaziente lo estrae da dentro la tasca del giubbino. Dev'essere lei.
''Sono stanca di vivere, è diverso'' mi legge ciò che ha scritto la sua ragazza e io sono stufa di lei. Stufa delle sue scuse di merda. Stufa delle sue bugie.
''Adesso le scrivo che la vuoi incontrare, così che quando oggi le parlerai faccia a faccia non si troverà spiazzata'' sbuffo e spero che questa cosa si possa rimandare ad un altro giorno, perché proprio stasera? E' vero che ho proposto io stamattina di parlarle per chiarire la situazione e per difenderlo, ma non mi aspettavo che il confronto potesse avvenire proprio questa sera.
''Giselle si sta arrabbiando sempre di più'' mormora con lo sguardo fisso sul cellulare mentre finalmente si decide a prendere posto accanto a me. ''Mi sta facendo esplodere i nervi'' mi porge il cellulare per farmi leggere il suo ultimo messaggio:
'Mi da fastidio che progetti incontri con persone che non conosco e comunque non ci parlo con questa, ciao.'
Leggo velocemente il suo messaggio indisponente e scatto in piedi.
''Questaaa!'' urlo buttando le braccia in aria ed attiro l'attenzione delle persone che passeggiano tranquillamente per la villa. ''Come osaaa? Voglio solo dare una mano'' dico stavolta con tono più basso. La odio sempre di più.
Raul passa la sua mano nei suoi capelli folti ed alti e mi fa segno di risedermi. Mentre lo faccio avverto anche io la suoneria dei messaggi, ma questa volta provengono dal mio Iphone. Lo sblocco velocemente e mi scappa un sorriso quando vedo il mittente: Vincent.
''Tranquilla adesso cerco di convincerla'' dice Raul ma io quasi non gli do ascolto. Una vampata di calore improvvisa mi raggiunge e io sbatto più e più volte le palpebre per avere la conferma che non ho sbagliato a leggere. Mi muovo ancora più nervosa sulla panchina, sento ogni parte del mio stomaco contorcersi. Il mio migliore amico si gira nella mia direzione e notando le mie guance rosse e i miei occhi sgranati assume uno sguardo interrogativo.
''Non voglio perdere la verginità!'' esclamo ad alta voce scuotendolo dalle spalle. Lui è ancora più confuso e si sporge oltre la mia figura per controllare se qualcuno ha sentito.
''Vincent mi ha chiesto di incontrarci domani al solito posto ma.. mi ha proposto una strusciatina'' cerco di spiegare nonostante il mio tono di voce sia instabile.
''Non capisco, tu ti strusci sempre su di lui'' si gratta la fronte e capisco di non aver reso per niente bene l'idea.
''No, non questo. Mi ha proposto esattamente di provare la sensazione di strusciare i nostri sessi senza l'intimo che ci impedisce di entrare in contatto'' deglutisco e spero di essere stata abbastanza schietta per permettergli di capire le intenzioni di Vincent.
Che poi da quando si progetta di fare queste cose? O da quando si parla di queste cose così intime e delicate via cellulare? In tutti i libri che ho letto o nei film che ho visto, tutto accade senza preavviso e per mezzo della spontaneità e della volontà dei protagonisti.
Per un nano secondo mi sembra di intravedere un velo di amarezza intorno ai suoi occhi, ma subito dopo scoppia in una risata.
''Bè non sei mica obbligata'' non sono convinta della frase che ha appena detto, perché in realtà è proprio così che mi sento. Obbligata. Obbligata ad esaudire i suoi desideri più intimi; obbligata perché lui non chiede mai il mio permesso o il mio parere. Obbligata perché non sono del tutto convinta di spingermi oltre; ed obbligata perché se rivelo i miei problemi al riguardo, potremmo finire in una discussione ed io non voglio. Ho una tremenda paura di accettare e pentirmene. So che potrebbe accadere qualcosa, vorrei evitarlo, ma so che non ho scampo. Ci stiamo spingendo troppo oltre ed io ogni volta che lo incontro sto perdendo il mio controllo. Non del tutto, ma lo sto perdendo. Lo sto lasciando fare, purtroppo è questa la verità; io Amber, maniaca del controllo, mi sto lasciando andare al mio ragazzo, gli sto permettendo di toccare le mie parti più delicate. E so benissimo che manca poco al prossimo passo. Anche se non ne sono convinta, la mia parte più impulsiva lo vuole. Vuole farlo, vuole provarci, vuole fare nuove esperienze, vuole rischiare; sono sempre stata attratta dal rischio.
Continuo a guardare il mio migliore amico che sta armeggiando con il cellulare. Ho bisogno che mi dia consigli su questo, sto andando in confusione. Lo fisso supplichevole mordendomi il labbro inferiore ancora per molto.
''E' inutile che mi guardi così, non hai scampo al tuo desiderio. Ammettilo, nel tuo profondo non vedi l'ora di farti Vincent'' dice scherzoso dandomi una gomitata ed io arrossisco di botto.
''E' un'idea intrigante, ma non so. Andiamo, è palese che dal momento che i nostri sessi verranno a contatto, finiremo per farlo direttamente. Il mio problema è che non voglio perdere la mia verginità a sedici anni e sopratutto non su una panchina. E' squallido''
''Poi il preservativoo! E se poi..cioè.. insomma'' non riesco a finire la frase con un nesso logico, infatti lo ringrazio mentalmente per aver capito lo stesso a cosa mi riferivo.
''Io ho paura che mio padre li trovi'' ammette ed io sgrano gli occhi. A che gli servono? Li usa? Lui fa sesso e non ne sono a corrente?
''Non voglio perdere la verginità e non voglio rimanere incinta'' concludo incrociando le braccia al petto.
''L'importante è avere il preservativo o non venire dentro'' la fa facile lui. E comunque perché stiamo parlando di questo? Sto davvero pensando alla mia prima volta così presto?
''Quando stavo con quella figa della vacanza ed andavo a dormire con lei, mia nonna mi diceva sempre di non farci ritrovare con un figlio, senza sapere che avevo i preservativi'' Ah.
La sua espressione adesso sembra felice, con un sorriso timido e gli occhi luccicanti mentre rammenta quei ricordi che a me non provocano proprio le stesse emozioni. Cerco di sorvolare sul 'quella figa' e di concentrarmi non solo sul fatto che andava a dormire con lei, ma che si aspettava di fare qualcosa con lei.
''Viva i preservativii, noi donne li ringraziamo''
''Ma soprattutto noi, evitiamo di dover scappare in Messico per evitarci il bambino'' scherza ed io lo trucido con lo sguardo dandogli una gomitata nelle costole. Risponde alla gomitata con l'espressione da cucciolo bastonato ed io mi addolcisco. Rompo quel momento dolce domandandogli della decisione di Giselle, per evitare di incantarmi sui suoi occhi a mandarla, sulle guance rosse e sul labbruccio roseo che mi tenta così tanto.
''Ah si, ha detto che verrà qui verso le otto. Ma per quell'ora io non ci sarò, perché ho promesso a mia madre di non ritirarmi tardi stavolta, dato che vuole cenare presto'' annuisco e mi preparo all'idea di dover parlare con la sua odiosa ragazza completamente da sola.
-
''Mi chiamo Amber, piacere di conoscerti, sono la migliore amica di Raul'' cerco di essere il più cordiale possibile mentre le stringo la mano.
Annuisce e passa la sua lingua sul suo labbro fine accentuato dal rossetto rosso fuoco. Mi prendo una pausa per guardare ogni suo dettaglio che compone il suo aspetto fisico. Giselle è poco più alta di me, minuta e ha una pelle olivastra. Il suo viso è ovale e i suoi occhi scuri sono a mandorla. I capelli neri come la pece le ricadono in morbide onde sulle spalle tese e dal suo abbigliamento scuro come il make-up, deduco che le piaccia avere questo stile punk.
''Raul mi ha raccontato un po' di cose''
''Ha detto che mi dovevi parlare, quindi..ti ascolto'' scrolla le spalle e mi incinta a proseguire.
''Si. Lui mi ha raccontato che è da giorni che ti comporti in maniera strana, sei assente per lui e molte volte i vostri dialoghi sono freddi e piatti. Non riesco a capire quale sia il problema, se tu o lui'' cerco di spiegare al meglio mentre l'ansia mi divora ed io sono portata di nuovo a torturarmi le mani.
''Cose mie, che non dico perché sono private; semplicemente un momento molto no'' risponde anche a me con molta riservatezza da farmi schiudere la bocca.
''Io credo che ti serva qualcuno con cui sfogarti, non puoi semplicemente trattare male gli altri e non dare spiegazioni''
''Più mi sfogo e più sto male, è una cosa strana..ma sono fatta così'' la guardo perplessa e decido di non dare molto conto alle sue parole.
''Si può sapere almeno di cosa si tratta?'' cerco di chiedere e me ne pento subito.
''No cazzo. Cose mie, fatti che non posso dire!'' urla quasi infuriata. Bé cosa ti aspettavi? Che si sfogasse con te che sei una sconosciuta?
''Non prenderla a male, non mi sto facendo i fatti tuoi, sono una persona altruista, a cui piace aiutare gli altri ed in questo momento sto aiutando Raul. Non ho il minimo interesse nel sapere cosa accade nella tua vita e non pensavo comunque che ti sfogassi con me, ma sarebbe preferibile che tu lo facessi con il tuo ragazzo'' alzo le mani e spero di averla calmata un pochino. Non vedendo nessuna reazione continuo..
''Non solo tu hai problemi che ti tormentano, sai? Io ad esempio ho ancora i segni sulle braccia'' quasi sono tentata dall'alzare la manica del giubbino e del maglione e farle vedere il mio taglio profondo a forma di 'V' di cui è rimasto una grossa cicatrice. Ma cosa diamine sto facendo?
''Più cresci, più i problemi aumentano e più le persone ti pugnalano alle spalle. Ero come te, poi ho imparato ad essere egoista e a pensare solo a me stessa..fidati, è meglio così'' sbuffa finendo il discorso ed io scuoto la testa sicura del fatto che non riuscirò mai a pensarla in questo modo.
''Ora vado che è tardi, ciao'' mi saluta con quel suo tono scontroso, io invece ricambio con un cenno della mano.
Mah che strana.
* * *
Il giorno dopo inizia di merda. Mi ci vuole molto per alzarmi, rimando mille volte la sveglia, finché il mio sesto senso non mi fa aprire gli occhi e scopro che porca paletta è tardissimo. Vengo accolta in macchina di mio padre dalla brutta notizia su Greg: insufficienza renale; ciò significa che passerà ancora molto tempo prima che io lo riveda. Appena scendo dall'auto, ancora assonnata, sbatto contro un palo e Joy ride alle mie spalle.
Stordita raggiungo con lei la classe e mi affretto a salutare Rose.
Devo assolutamente parlarle: le parlo di quello che ultimamente sta succedendo con Vincent, e mi rivela quanto sia preoccupata del fatto che potremmo spingerci oltre. Dopo paranoie sul pentimento e sul rimanere incinta, qualche occhiata alla lavagna e scarsa attenzione alle spiegazioni delle prof, ritorno a casa sconfitta.
Mi butto come un sacco di patate sul letto e decido di ammuffirmi su di esso.
Quando ormai è ora di iniziarsi a preparare per uscire con Vincent, mi catapulto nella doccia e decido che devo fare qualcosa per far concludere bene la serata. Penso che il mio ragazzo e le sue dita grosse possano essere una bella distrazione dai compiti e dalla situazione critica di mio cugino. Per questo motivo esagero con il trucco e forse anche un po' con l'abito. Non ho potuto fare a meno di indossare questo tubino corto nero e stretto che avvolge alla perfezione le mie curve, con una scollatura a V sul davanti. Cammino velocemente per la mia stanza alla ricerca del mio rossetto scuro color bordeaux; lo applico subito alla perfezione sulle mie fini e morbide labbra dopo averlo trovato sotto la pila di vestiti buttati disordinatamente sul mio letto. Do un'ultima occhiata al mio smokey eye ed a i miei capelli lisci color prugna, per assicurarmi che in tutto questo movimento non si siano scombinati come al loro solito. Infine afferro la mia borsetta. Devo riuscire a distrarmi, a non pensare a nulla, devo solo divertirmi con lui e sarà fatta.
In meno di quindici minuti, grazie al passaggio di mia madre, sono arrivata alla solita destinazione. Mi affretto a raggiungere la figura smagliante di Vincent, che tiro in un forte abbraccio appena me la ritrovo davanti.
E' bellissimo come al solito, con la sua corporatura possente e i suoi tanti tatuaggi sugli avambracci. Noto che esita a varcare il cancello verde della nostra abituale villetta, troppo occupato a passare velocemente il suo sguardo su tutto il mio corpo, dalla mia testa fino ai miei piedi. Sorrido soddisfatta di aver fatto più colpo del previsto su di lui e mentre lo invito ad entrare, mentalmente batto il cinque con la mia coscienza.
Andando più veloce di lui di qualche passo, ho il minimo tempo di prendere il cellulare dalla mia borsetta in pelle nera e di scrivere un messaggio a Raul. Gli scrivo di incontraci più tardi al semaforo qui vicino per fare insieme la strada del ritorno. Poso velocemente il cellulare ed il tempo di girarmi su me stessa che Vincent è già seduto sulla panchina.
Quello che viene dopo non saprei spiegarlo bene, so solo che più la mia entrata (e si sto parlando di quella) viene stimolata dal suo dito, più mi sento leggera. E' decisamente quello che mi serviva e non voglio fermarmi. Dopo aver concluso il suo lavoretto con me, estrae il dito dalle mie mutandine fracide. Io piuttosto mi sposto lasciando libero spazio alle mie mani di vagare dove vogliono. Si soffermano sul suo petto e poi proseguono scendendo verso i suoi pantaloni.
Lo guardo dritta in quel pozzo di occhi verde acqua prima di abbassare leggermente sia il pantalone che il boxer bianco, che lasciava vedere ogni dettaglio del suo sesso.
Senza pensarci più lo prendo in mano iniziando a muovere le dita su e giù, sentendomi improvvisamente coraggiosa. Mentre lo faccio evito di guardarlo negli occhi per non riscontrare imbarazzo; dunque mi concentro sul suo sesso, contornato da dei pochi peli castano chiaro, quasi biondi. Mi soffermo sulla visuale della sua pelle che viene alzata ed abbassata e raccolgo con il pollice la gocciolina che si è fermata sulla sua rosea punta.
Improvvisamente quasi come investita dal mio lato razionale, mi fermo e mi sento sporca per aver fatto una cosa del genere. Decido di non portare il mio lavoretto a termine e gli sono grata quando rialza sia il boxer che il pantalone.
Tutta l'adrenalina, la voglia che avevo prima è svanita, si è vaporizzata nell'aria di questa fresca e buia serata. Mi giro di scatto intravedendo da lontano la figura di un anziano che sta passeggiando indisturbato in questa villetta e sospiro pesantemente dal sollievo che non abbia notato niente di ciò che è successo poco fa.
Senza darmi il tempo di girare il viso, il mio ragazzo mi attira a sé ed unisce di nuovo vogliosamente le nostre labbra, poi passa le sue mani lungo la mia schiena e sul mio sedere.
La sua mano si intrufola ancora nelle mie mutandine e tocca tutto con prepotenza. La mia voglia di ucciderlo all'istante nei peggiori dei modi si triplica quando vaga con le dita fino a raggiungere il mio ano. E senza darmi il tempo di capire le sue intenzioni mi infila il suo dito in quel posto remoto e strettissimo. Ringhio dal dolore e faccio appello a tutte le mie forze per non dargli un ceffone in faccia che lo lasci spiazzato, proprio come lui sta rimanendo spiazzata me in questo momento. Cerco di allargare il più possibile le pareti del mio buco per evitare di farmi maggiormente male; muove di poco il dito dentro il mio ano e riesco a percepire più o meno quanto sono stretta lì dietro.
Scoppio dalla felicità quando decide di mettere fine alla mia tortura. Mi alzo dalla panchina e faccio alzare anche lui dato che per me è arrivata l'ora di rincasare. Prego le mie gambe di non cedere proprio ora, ed appena mi raggiunge mi appoggio alle sue spalle.
Mi sorregge fino al semaforo, il punto in cui ci separiamo. Nel frattempo penso che la sua folle idea di entrare in contatto senza l'intimo, sia stata archiviata in una parte remota della sua mente, e sono sollevata.
Dopo qualche minuto da quando ci siamo salutati, vedo Raul raggiungermi più euforico che mai a passo svelto.
Appena è vicinissimo senza manco salutarmi urla: ''Ho passato la miglior serata della mia vitaaaaaa!!!'' barcolla e finisce sulla mia esile e bassa figura. Si mantiene a me.
''Sei fatto?'' gli chiedo senza riflettere, quando unisce i suoi occhi rossi nei miei capisco di avergli posto una domanda scontata.
''Si'' adesso si appoggia con un braccio al lampione affianco a noi.
''Cosa ti sei fumato? Le canne? E quante? Hai esagerato?'' do inizio al mio questionario guardandolo preoccupata.
''Boh quattro o cinque'' afferma con nonchalance e lo guardo sbigottita. Decido dalla sua risposta di non parlargli di quello che mi è successo oggi, molto probabilmente per lo stato in cui sta sarebbe fiato sprecato. Ma perché fa così? Cosa lo spinge a ridursi in questo stato?
''Che hai nella testa?'' gli chiedo severa.
''Il cervello'' risponde ovvio e ride. Risata che influenza anche un po' me.
''Perché così tante?'' continuo col mio interrogatorio anche se l'atmosfera si è alleggerita.
''Stavo con nuovi amici, abbiamo fatto festa'' spiega ed io non esito a fargli notare che è ridotto malissimo.
''Ma se non sono mai stato così bene'' alzo gli occhi al cielo passandomi una mano tra i capelli. Come devo fare con lui?
''State bene'' dichiara ad un tratto ed io lo guardo perplessa.
''A cosa ti riferisci?'' corrugo la fronte.
''Tu e Vincent, state bene insieme'' adesso due sono le cose: o non capisce nulla di quello che sta blaterando o lo pensa sul serio.
''Già peccato che lui non mi ami più'' mento per vedere la sua reazione. Scommetto che non è per niente cosciente e non capisca un cavolo di bruxelles.
''Io non ti amo più?'' chiede all'improvviso. Ho una fitta allo stomaco quando lo guardo pronunciare soavemente quelle parole. Mostra di nuovo il labbruccio, anche la sua voce è un pochino incrinata. In questo momento mi ricorda un bimbo che chiede alla propria madre se l'ha fatta arrabbiare.
Mi sciolgo, è troppo bello, come può esistere un angelo del genere?
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