CAPITOLO 21


Dimmi qualcosa che ho bisogno di sapere,

poi prendi il mio respiro e non lasciarlo più,

se mi lasci invadere il tuo spazio,

prenderò il piacere, lo prenderò col dolore.

E nel momento in cui mi morderò il labbro,

baby, in quel momento saprai che è qualcosa più grande di noi,

e oltre l'incantesimo; dammi una ragione per crederci.

Perché se mi vuoi tenere devi, devi, devi, devi amarmi più forte,

e se davvero hai bisogno di me devi, devi, devi, devi amarmi più forte.

-Love me Harder, Ariana Grande.

Raul mi sta accompagnando dal mio amato Vincent. Sono grata di ciò perché questo sentiero buio che ci porterà alla villetta sperduta, di solito, lo percorro da sola. Almeno adesso ho una buona compagnia, dal momento che Vincent non si è mai offerto di condividere il tratto di strada. E' passato esattamente un giorno ed il mio migliore amico ha avvertito la necessità di vedermi, anche solo per poco; una volta che mi avrà accompagnata, lui uscirà con il suo solito gruppo di amici. Adesso mi sta tenendo informata sulla sua vita sentimentale, proprio come gli ho chiesto di fare. Purtroppo le cose tra lui e Giselle non sono per niente migliorate  ed io ogni secondo di più nutro astio verso di lei.

''Ci devo pensare, sai i suoi punti deboli?'' mi ha appena chiesto quale vendetta voglio mettere in atto. Ma non ne ho la più pallida idea, devo trarre più informazioni su di lei per rendere la vendetta appagante. Lui scuote la testa, dunque gli chiedo di solito di cosa parlano.

''Bé di solito parliamo poco, almeno per telefono. Siamo quasi sempre insieme o scherziamo o parliamo del più e del meno; niente di ché'' scrolla le spalle. La loro relazione è senza basi e senza fondamenta.

''Non ti parla di lei? Di come è fatta? Del suo carattere?'' alle mie domande sbuffa. Sono esasperata.

''Cavolo non sai niente di lei?'' chiedo alterata, è mai possibile che sia così stupido da mettersi con una persona che non conosce?

''Mi metto sempre nella merda, lo so, sono un coglione che ci casca sempre'' è dispiaciuto, nell'udire la sua bassa voce mi ammorbidisco.Faccio qualche passo in più rispetto a lui e mi paro davanti facendolo fermare per avere più contatto visivo.

''Scusami, non volevo usare quel tono con te'' mormoro a bassa voce torturandomi le mani dal nervosismo. Lui annuisce comprensivo ed io porto una mano ad accarezzargli il braccio coperto dal grande giubbotto nero.

''E' che sono preoccupata e sto facendo questo per te, perché sei il mio migliore amico e nessuna può giocare con i tuoi sentimenti, okay?'' cerco di esprimermi al meglio, facendo il possibile per non sembrare stupida o impacciata. Non sono mai stata brava con le parole dette a voce, ma al contrario me la cavo molto con la scrittura. E' da quando avevo circa otto anni che ho iniziato a scrivere, perlopiù erano diari segreti in cui raccontavo delle mie cotte infantili.

''Oh wow, mi sento importante'' Arrossisce e mi accarezza una guancia. Affermo che lo è, è decisamente importante, fin troppo.

''Sono indebitato più io con te, che un povero con lo stato'' riprende il sentiero per non farmi tardare ed io ridacchio.

''Dunque..cosa hai intenzione di fare con lei? Io ti consiglio di chiedere spiegazioni appena vi vedete, se non vuoi parlarle via cellulare'' abbasso lo sguardo sulle mie cosce nude ricoperte dalla pelle d'oca. Come ogni volta che esco con Vincent sono stata costretta ad indossare vestitini o minigonne senza calze. Stavolta si tratta di un vestitino a campana nero, merlettato sull'orlo delle maniche a tre quarti; è abbastanza semplice.

''Non ti appellare alle sue scuse'' continuo io volendo fargli aprire gli occhi sul torto che gli sta facendo Giselle. E' mai possibile che non se ne accorga? Che non voglia prendere provvedimenti? O semplicemente non gli importa niente?

''Infatti faccio finta di farlo'' ammette, spero che non si trovi mai a mentire anche a me.

''Non va bene così, ti sta solo sfruttando a suo piacimento. Non è innamorata, sei solo un passatempo per lei. Ha solo bisogno di qualcuno con cui trastullarsi ed una volta che avrà finito con te, ti butterà via''

''Può essere, spero che non sia così e che sia solo un momento'' parla piano ed io guardo di fronte a me accorgendomi che ci mancano pochi passi alla tanto bramata villetta.

''Lo spero anche io, con tutto il cuore, per te. Ma comunque io rimango dell'opinione che lei ti stia usando solo per il tuo corpo, avete fatto cose che io con Vincent ho fatto solo dopo molti mesi'' penso ad alta voce e lui sembra iniziare a ragionare.

''Eh si, mi vuole scopare e non vede l'ora'' puntualizza, detto in questo modo schietto è bruttissimo da sentire, soprattutto per le mie orecchie fragili. Come osa pensare minimamente di scoparsi il mio raga.. migliore amico?

''Lo credi amore questo?'' chiedo cercando di essere il più neutrale possibile, non deve capire il fastidio che mi provoca quando si parla dei desideri di Giselle.

''Non so''

''Io penso sia lussuria, attrazione fisica e niente di più, non è amore- lo guardo- ma tu invece sei innamorato?'' mentalmente incrocio le dita sperando sia un bel e netto: NO.

''Mi piace tantissimo, non dico di amarla alla follia, ma si'' Arghh! Eppure è così indeciso quando pronuncia le parole che mi fa dubitare.

''Credo che sia una cotta quella che hai tu, ti passerà in fretta vedrai'' giungo ad una conclusione che fatico a capire se sia più conveniente per me o per lui.

Annuisce. Ormai siamo all'incrocio dove iniziano le sbarre di ferro per la villetta stretta e lunga, dove lì all'entrata ci sarebbe stato il mio ragazzo.

''Ora Raul devo andare, non puoi proseguire più con me, vorrei evitare che ti veda Vincent; non gli ho mai parlato di te per via della sua gelosia e non vorrei litigare con lui proprio oggi. Tu divertiti con i tuoi amici, mi raccomando'' mi volto nella sua direzione e gli sorrido sinceramente. Porta le sue mani sulla mia vita e mi alza leggermente per rinchiudermi nel suo abbraccio senza dire niente. Appoggio la mia testa sulla sua spalla, con ancora i piedi sospesi nell'aria e gli sussurro all'orecchio: ''Ci sono io con te''

Apprezza molto la mia frase, mi stritola ancora di più e solo dopo qualche minuto mi lascia andare.

Gli rivolgo l'ultimo sguardo della giornata mentre mi allontano. Svolto per andare incontro al mio ragazzo che come previsto è appoggiato al cancello della villetta con le braccia conserte, che mi aspetta spazientito.

Mentre la distanza tra i nostri corpi si minimizza sempre più, io liscio il mio vestitino nero e penso che l'impazienza è l'unico tratto in comune che abbiamo e che in questi giorni mi è mancato tanto.

''Ehi'' lo saluto abbracciandolo e lui non si scompone come al suo solito.

Che ragazzo freddo..
Si sposta ed apre il cancello per far entrare entrambi. Lui con le mani nelle tasche del pantalone largo raggiunge la ''nostra'' panchina, prima di me.

Si siede e mi guarda mentre io sono ancora in piedi dinanzi alla sua figura.  Sbuffando e lamentandomi dello sforzo enorme che sto facendo, mi metto a cavalcioni e stringo forte gli occhi quando l'interno coscia mi inizia di nuovo a far male. Sospiro quasi come se fosse uno sforzo baciarlo o iniziare a creare quell'atmosfera di desiderio e passione.

Mentre lo bacio penso che mi sono mancate tanto queste labbra carnose e il loro sapore caratteristico; ma anche che nonostante lui fosse qui sotto di me, io lo sento distante, come se mi fosse lo stesso lontano o semplicemente quelli che sono lontani sono i nostri cuori. Ricaccio indietro le lacrime, non posso permettermi di piangere.

Cosa sta succedendo al nostro rapporto? Perché mi sta dando meno dimostrazioni del solito? Mi ama ancora? Gli riesce difficile abbracciarmi semplicemente?

Mi stacco non riuscendo più a sopportare questa situazione, ho bisogno di certezze. Con lo sguardo mi chiede cosa c'è che non va ed io finalmente faccio parlare i miei pensieri.

''Va tutto bene tra noi?'' chiedo con il cuore in gola.

''Si Amber, lo sai che sono timido e non parlo molto'' porta le sue mani dietro la mia schiena ed io decido di credergli, perché è vero. Dovrei conoscerlo dopo tutto questo tempo e sapere che non è mai stato dolce, solo orgoglioso e di poche parole.

Lascio scivolare lungo il mio corpo tutte le preoccupazioni e quando lo abbraccio ancora in quella posizione, il suo cuore batte forte contro il mio petto. Io sorrido e riprendo le forze necessarie per continuare quello che stavo facendo con più audacia.

Quando faccio scontrare le nostre intimità lui ha già una bella erezione, su cui mi muovo fin dal primo momento velocemente. Cosa che sembra piacergli dato che con le mani sul sedere mi incinta ad andare sempre più forte mentre il mio respiro si fa irregolare. Fa scorrere una sua mano sotto al mio vestitino e quando mi accarezza le natiche io lo lascio fare, avendo superato la vergogna ed il disagio di quando lo faceva per le prime volte. I cinque sensi sembrano amplificati quando la sua mano dalle natiche, sempre sotto al vestitino, passa alla mia coscia e poi all'interno coscia dove si ferma e fa qualche cerchietto sulla pelle sensibile, ricoprendomi di brividi. Proseguendo il suo percorso, mi stuzzica giocando con l'elastico delle mie mutandine rosa e quando la sua mano si fa spazio dentro di esse mi si arresta il respiro. Lo lascio fare anche stavolta, desiderando almeno per poco che lui tocchi la mia intimità che sta andando a fuoco. In un battito di ciglia lui lo fa, strusciando i suoi polpastrelli lungo la mia pelle morbida ed io schiudo la bocca allontanandomi dal suo bacio.

Senza fermarsi ci mette sempre più forza, fino a crearmi quasi fastidio per la prepotenza con cui mi sta toccando. Senza che me lo aspetti e con estrema facilità, infila un dito all'interno del mio sesso. Sussulto. Sgrano gli occhi e trovo appiglio sulle sue grandi spalle quando va sempre più veloce, toccando le mie strette pareti.

Fuori e dentro.

Fuori e dentro.

Sento di impazzire, il movimento che fa è così appagante e diverso rispetto alle poche volte in cui ho provato io da sola a crearmi piacere. Ansimo involontariamente e trovandomi con la bocca vicino al suo collo, inizio a lasciargli dei piccoli baci casti per cercare di smorzare i miei ansimi sempre più frequenti e più forti.

Mentre lui continua a toccare ogni parte più sensibile di me, sentendomi audace o semplicemente in dovere di farlo, ancora ansimante passo a far scivolare una mia mano sopra la sua maglietta; raggiungo il cavallo dei suoi pantaloni e gli accarezzo l'erezione. Dopo qualche secondo molto indecisa ritraggo la mano.

Raggiungo il culmine del piacere, per cui porto gli occhi all'indietro e mi mordo il labbro quando vengo, sentendomi subito dopo felice e soddisfatta.

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