CAPITOLO 2
Non appena ci dimentichiamo come ci sentiamo
gestendo emozioni che non abbiamo mai lasciato
giocando con la mano che ci è toccata in questo gioco;
forse sono la peccatrice, non una santa
perché puntare il dito comunque?
Rompere, rimetterci insieme
una totale perdita di tempo
possiamo deciderci?
E smettere di comportarci come se fossimo ciechi.
Ragazzo lo sai che sto tenendo il mio amore per te,
perché tu sei il miglior errore che ho mai fatto,
ma resistiamo, resistiamo. - Best Mistake, Ariana Grande.
Il rumore della pioggia che batte forte contro il vetro mi fa alzare di soprassalto, mi guardo intorno e dopo un po' mi rendo conto di dove sono e che è domenica, per fortuna. Ieri sera dopo essere scoppiata di nuovo in lacrime, mi sono addormentata tra le braccia di Rose, sul suo divano; dopodiché i suoi genitori mi hanno riaccompagnata a casa, ed ora mi ritrovo nel mio letto, della mia camera, oscurata dal mal tempo di quest'altra orribile mattinata.
Mi stiracchio leggermente, e penso al da farsi : devo assolutamente chiarire con Vincent; non posso far passare altro tempo, è da due giorni che non lo sento, e mi manca terribilmente.
Vorrei anche solo parlargli per poi sentirlo sbraitarmi contro, sentir dire tutte le parole che mai nessuna desidererebbe sentire; guardarlo fisso negli occhi e vedere l'odio, l'odio che lui non riesce mai a trattenere con nessuno. Vincent è sempre stato un ragazzo strano, riesce a trattenere dentro tutte le sue emozioni tranne la rabbia e l'ostilità , in quel caso non ci mette niente a scagliarsi contro chiunque dicendo anche le cose non pensate realmente. Lui è un ragazzo di poche parole, molte volte è difficile capire le sue emozioni data la sua riservatezza, ma dopo un anno di fidanzamento penso di conoscerlo più di qualsiasi altra persona al mondo, e con il tempo sono riuscita a decifrare quello che prova grazie alle sue azioni, ed ad accettare i suoi infiniti difetti.
Vi chiederete ovviamente chi cacchio me lo fa fare, ma semplicemente la risposta è l'amore; Vincent, il mio cattivo ragazzo, è stato il mio primo amore, la prima persona per cui sono sempre stata pronta a battermi, la prima persona per cui avrei fatto anche l'impossibile; e lui è fottutamente un'ossessione per me, capisci di essere veramente innamorata quando ti rendi conto che riesci a sorvolare sopra tutte le ingiustizie, il dolore che si prova, i pianti, le risse, le urla, gli sbagli, le difficoltà, solo perché sei consapevole che alla fin dei conti ne vale la pena. Semplicemente perché si continua ad avere bisogno di quella determinata persona, nonostante sia lei la prima che ci butta giù, quasi come la droga.
Prendo in mano il cellulare e controllo l'orario; è mezzogiorno ed adesso dovrebbe essere sveglio.
Digito il suo numero e metto il viva voce, sperando intensamente che non faccia il vigliacco come al suo solito, e risponda; dopo vari squilli attacca la segreteria telefonica ed io impreco mentalmente.
Provo a richiamare di nuovo, ma stavolta è lui che attacca dopo giusto uno squillo.
Continuo a chiamare sperando che prima o poi si stufi, e mi risponda, però attacca direttamente la segreteria telefonica, che mi sta a significare che lo ha spento per non avere più niente a che fare con me.
Per un nano secondo mi passa per la mente, che possa essere sul serio l'ultima volta per noi due, ma mi riprendo subito. Più determinata di prima, decido di andare a fare una doccia, vestirmi per poi pranzare, aspettando che si faccia in fretta pomeriggio così che io possa raggiungerlo nel posto in cui lui si reca spesso: la sala giochi.
–
Sono le cinque del pomeriggio e dopo aver fatto in fretta e alla rinfusa i compiti per domani - nonostante molte lacrime abbiano ricoperto le pagine del libro di letteratura- ho avvertito mia madre di uscire con le solite amiche; ed ora sto scendendo a due a due le scale di casa. Chiudo in fretta dietro di me il portoncino.
Non c'è tempo da perdere, prima chiariamo e meglio è; raggiungo il posto lontano dal centro correndo, e proprio quando mi fermo sulla stradina che mi porta alla sala giochi, mi accorgo che lì dinanzi è presente tutto il suo gruppo di amici, compresa quella brutta stronza di Patricia.
Mi incammino lentamente verso di loro, e solo quando l'amichetta oca di Patricia, Eleonor, mi nota, si girano tutti nella mia direzione ed io inizio a sentirmi a disagio.
Non mi sono mai piaciute tutte le attenzioni puntate addosso, soprattutto se sono da parte di persone che detesto come loro.
Tra tutti quelli che si trovano all'entrata, non esiste minimamente che io rivolga la parola ad Eleonor, quindi sono costretta a chiedere informazioni alla migliore amica di Vincent.
''Emh hey Patricia'' mi schiarisco la voce.. ''Sai per caso se Vincent si trova dentro?'' la guardo dritta negli occhi.
La vedo sporgersi tra la marmaglia di gente che si trova all'entrata per guardare dentro e cercare la figura del mio ragazzo.
Mi rivolge di nuovo lo sguardo.. ''Sinceramente Amber non lo so, non lo vedo, io ora sono arrivata con loro'' indica il gruppo con cui poco fa stava starnazzando.
Annuisco dispiaciuta e faccio per andarmene, finché non sento una voce femminile ed una mano calda che mi afferra il polso; mi giro di scatto e guardo la figura più alta di me della sorella adottiva di Patricia che poco tempo fa stava parlando con Luke, il suo fidanzato.
''Stai cercando Vincent quindi?''
''Si, gli dovrei parlare'' ammetto
''Avete di nuovo litigato?'' sento la voce stridula di Eleonor che ha deciso di mettersi anche lei in mezzo con un ghigno divertito sul viso.
''Si abbiamo litigato, adesso per favore potete dirmi dove si trova?'' cerco di fare buon viso a cattivo gioco.
''Se non sbaglio si trova nel retro della sala giochi, nello stanzino dove si trova il computer, vieni ti ci porto'' e mi strattona velocemente dentro trascinandomi in fondo al locale, per poi vederla lentamente aprire la porta e guardare al suo interno.
''Si, è qui'' annuncia entusiasta girandosi verso di me.
''Grazie mille'' le dico sinceramente per poi entrare. Sento la porta chiudersi dietro di me, dopo che Silvia ha pronunciato la frase ''Ora vi lascio soli''.
E finalmente lo noto, rimango per qualche attimo immobile ad osservarlo in ogni suo dettaglio.
E' seduto sulla sedia vicino alla scrivania. La luce del monitor illumina la piccola stanzina buia, ed il suo sguardo accigliato. Ha come al suo solito i capelli folti e color castano chiaro portati all'indietro, ed è vestito con un pantalone largo della tuta ed una t-shirt altrettanto larga. Osservo i suoi movimenti lenti mentre usa il mouse e con l'altra mano, invece, tiene una sigaretta che di tanto in tanto porta alle sue labbra rosee e carnose. Mi perdo così tanto a fissare la sua corporatura possente e la sua pelle ambrata, che quando punta le sue iridi verdi nei miei occhi color cioccolato quasi non me ne accorgo, e per distrarmi dice con tono alterato:
'' Che ci fai qui Amber?''
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