CAPITOLO 19
Sono egoista, lo so
ma non voglio mai vederti con lui.
Spero tu possa vedere lo stato in cui mi trovo,
mentre lui sta toccando la tua pelle.
Lui è proprio dove dovrei, dove dovrei essere io -Woman, Harry Styles.
Avanti e indietro.
Avanti e ancora indietro.
Inclino la testa e socchiudo gli occhi, le sue mani sui miei fianchi mi fanno andare sempre più veloce ma continuo a non provare nulla. Continuo a non provare piacere.
Eppure le mie mutandine bagnate sul suo cavallo del pantalone elastico la dicono lunga. Riapro gli occhi e noto che lui li aveva già fissi su di me. Vincent ha la bocca schiusa e corruga la fronte quando io smetto di muovermi, capendo che c'è qualcosa che non va.
Decido allora di calmare il battito e il respiro irregolare, gettandogli le braccia al collo per abbracciarlo, cercando tranquillità e sicurezza.
Chiudo gli occhi ispirando il suo forte profumo e penso a tutto ciò che non va: è ormai iniziata la scuola ed io non mi sto concentrando per niente, ho troppe materie su cui farmi interrogare e una sfilata in arrivo; devo terminare la mia gonna a due pannelli nera e devo prepararmi psicologicamente a sfilare davanti a tutte quelle persone.
Stringo di più la presa sul mio ragazzo quando ricordo anche le pessime condizioni in cui sta mio cugino Greg. Pochi giorni fa gli è stata diagnosticata la mononucleosi infettiva: una malattia molto diffusa tra gli adolescenti che si contrae attraverso lo scambio di saliva infetta. E' chiamata anche malattia del bacio e può essere trasmessa sia direttamente -appunto attraverso un bacio o un rapporto sessuale- o indirettamente attraverso oggetti contaminati, come bicchieri o posate. Mi è stato detto che la maggior parte delle persone infette sono all'oscuro di averla e che i sintomi più gravi si manifestano solo se il soggetto è immunodepresso, esattamente come mio cugino, che per causa di queste ridotte difese immunitarie è andato incontro alla febbre e alla perdita di peso.
Le mani di Vincent mi accarezzano la coscia e si fanno spazio sotto la mia minigonna ed io ormai sto tremando.
Mi sento oppressa da tutti questi problemi e non riesco a trovare una via di fuga; soprattutto se le sue mani mi accarezzano l'interno coscia fino ad arrivare alle mie mutandine. Il mio ragazzo non mi sta aiutando a calmarmi, per niente!
Sento di aver passato il limite di sopportazione quando un suo dito si sfrega contro la mia intimità sempre attraverso il tessuto bagnato. Allora mi alzo di scatto da dosso a lui per andare via.
Ho bisogno di prendere aria, di sfogarmi con qualcuno, non di aumentare la mia ansia e la mia tensione.
''I-io devo andare Vincent, si è fatto t-tardi per me'' balbetto.
Lui annuisce senza dire nulla ed io in tutta fretta gli lascio un bacio a stampo. Senza nemmeno farmi accompagnare, scappo via da lui e da quella situazione. Cammino velocemente per isolati senza badare alla mia gonnellina che si alza ad ogni mio movimento ed al freddo che si abbatte sulle mie cosce nude.
''Ambeeeer'' metto a fuoco la figura e vedo venirmi incontro la mia migliore amica Martina, che non vedevo da un bel po'.
''Martinaa, mi sei mancataaa'' le dico sinceramente stringendola in un forte abbraccio. Uno di quelli calorosi che ti tolgono il respiro, uno dei nostri soliti abbracci.
''Anche tu, mi spiace se in questo periodo ci siamo sentite poco. Sono stata abbastanza impegnata con i compiti per le vacanze di Natale e non ho avuto neanche il tempo di dirti che ho apprezzato molto il tuo regalo''
''Oh tranquilla non ce n'era bisogno! Anche a me ha fatto molto piacere il tuo, ma soprattutto avevo bisogno di una nuova cover per il cellulare; le rovino sempre tutte'' mi sorride di rimando.
''Allora..sai come sta Greg? La notizia è giunta anche a me'' cambia argomento e la preoccupazioni è nitida nei suoi occhi.
''Stanno combattendo per far scendere la febbre, rimarrà all'ospedale ancora per un po' '' sospiro sentendomi ancora più oppressa ed infelice.
''Ah okay, comunque ti dovrei dire una cosa''
''Fai in fretta, devo andare'' le dico sbrigativa spostando il peso da un piede all'altro. E' vero, non posso rimanere un secondo di più, devo andare dritta a casa; solo quando sarò sola e perfettamente in pace con me stessa, ritroverò la mia calma mentale.
''Mh okay, qualche giorno fa ho parlato con Emmanuel e lui ha detto tante brutte cose sul conto di tuo cugino. Mi ha detto che hanno litigato di nuovo e che è felice del fatto che lui stia in ospedale. Lo ha offeso in tanti modi e ho trovato semplicemente scorretto che si parli di lui, che è anche un mio amico, in questo modo, per giunta ora che sta soffrendo molto. Ci tenevo a dirtelo, magari quando Greg starà meglio, gliene parlerai tu con cautela'' mi racconta. Era da un po' che non sentivo nominare Emmanuel, non è uscito nemmeno dalla bocca di Greg quando siamo andati a trovarlo.
''Certo, adesso vedo anch'io Emmanuel per la persona che è: un bastardo! Lo dirò io a Greg, tranquilla, ora vado, ci vediamo sister''
Dopo due baci sulle guance mi incammino nuovamente e stavolta vado a sbattere contro il petto di un ragazzo.
''S-scusa, non volevo'' mi affretto a dire e lui porta due mani sui miei fianchi per sorreggermi, gesto che mi stupisce. Perché mai un estraneo dovrebbe mettermi le mani addosso? Come osa?
''Sei sempre persa'' ridacchia. All'istante alzo il viso incontrando il suo, per confermare la mia ipotesi su quella voce fin troppo familiare.
''Raaaauul'' getto le braccia alla base del suo collo -felice di rivederlo- e lui mi stringe fortissimo a sé riscaldando il mio corpo infreddolito.
Appoggio di nuovo la pianta dei miei piedi a terra -dato che mi sono alzata sulle punte per abbracciarlo- e lui mi scompiglia i capelli come se fossi una bambina. Quando sono in sua presenza in effetti mi sento sempre così, è una cosa che mi piace.
''Dove stavi andando di corsa?'' mi chiede scrutandomi. Mi guarda dalla testa ai piedi. Guarda i miei capelli lisci color prugna ricadere morbidi dietro la schiena, guarda attentamente la mia maglia nera stretta e corta che finisce giusto sopra al cinturino della mia minigonna a teli bianca e nera. Noto il suo pomo d'Adamo andare su e giù dal momento che deglutisce quando il suo sguardo cade sempre più giù raggiungendo le mie cosce nude, serrate tra loro dal mio imbarazzo.
Tutta rigida gli rispondo: ''Stavo andando a casa, ma adesso che ho incontrato te non ne avverto tanto il bisogno''
Lui mi guarda negli occhi ed io penso che sono stata fortunata ad averlo incontrato, magari lui riuscirà a distrarmi e a farmi sentire bene facendomi dimenticare di tutte le cose che mi fanno andare in tilt il cervello.
''Allora facciamoci un giro che ti devo raccontare un paio di cose'' dice subito e serra la mascella, che gli sarà successo qualcosa di grave?
''A scuola, dopo qualche giorno dal rientro, sono stato accusato di spaccio, mi hanno spalato merda addosso, tutto questo da ignoranti che non sanno nemmeno di cosa parlano; ed ora i miei sono furibondi. Sto pensando di fare tante, tante cazzate'' sentenzia. Ripeto ogni sua minima parola nella mia mente per realizzare ciò che ha appena detto e dopo porto il mio sguardo sgranato su di lui.
Cammina lentamente affianco a me per queste strade buie, con lo sguardo per terra, con la vena del collo che sembra gli stia per scoppiare e la mascella ancora serrata, sintomo che è molto più arrabbiato di quanto si possa credere.
''Che coosaa? Ti hanno accusato di spaccio?'' chiedo io ancora incredula.
Lui si gira di scatto verso di me, facendosi ancora più vicino per zittirmi, portando una sua mano alla mia bocca dal momento che ho praticamente urlato.
Annuisco e lui si stacca, riprendendo a camminare e a raccontare..
''Si perché un mio amico ha fumato con me e giustamente questo è spaccio -incrocia il suo sguardo disperato col mio- i miei mi hanno tolto anche la possibilità di suonare'' all'ultima frase la sua voce si incrina, segno che sta sull'orlo del pianto ed io a vederlo così mi si stringe il petto.
Gli hanno tolto la sua passione.
''Non ci posso credere, ti hanno vietato di suonare'' ripeto io per realizzare.
''Per fortuna ho Giselle. Mi criticano anche per come mi vesto, mi vogliono portare da uno psicologo. Non posso continuare ad essere insultato e picchiato per delle idee mie che non impongo a nessuno. Sono arrivati a decidere su come devo vestire e cosa devo ascoltare'' continuo ad ascoltarlo attentamente e a stare al suo passo veloce.
Stiamo camminando senza una meta anche troppo in fretta, perciò che lo afferro per un braccio e lo faccio girare.
''Fermati, so che sei nervoso, ma non riesco a stare al tuo passo, le mie gambe sono più corte'' dico cercando di farlo sorridere. Lui ridacchia e si avvicina di più a me posando una mano sulla mia guancia e con l'altra mano mi stringe il braccio.
''Hai il mio appoggio, sappilo'' gli dico guardandolo dritto negli occhi e lui abbassa il viso per farlo più vicino al mio, come per ascoltare meglio le mie parole dette cautamente.
''Grazie veramente. So essere sempre auto ironico nelle peggiori situazioni, ma non ora, sembra di stare in carcere -quando sospira lo sento sulle mie labbra- grazie davvero'' ripete ed io gli sorrido sinceramente.
''Sono tua amica, è il minimo che possa fare'' dico lentamente per via del mio battito accelerato. Perché il mio corpo deve reagire così al suo?
Che mi sta succedendo? Non è la prima volta che in sua presenza avverto strane e forti sensazioni. Sensazioni a me sconosciute, mai provate prime. Spero vivamente che non si accorga di nulla.
''Se un giorno mi servisse qualcosa posso contare su di te?'' mi chiede mentre mi accarezza con i polpastrelli la guancia.
''Certo'' sussurro e chiudo gli occhi beandomi di questo soave tocco.
''Sappi che avrai un gran ringraziamento'' sussurra anche lui, ma stavolta lo sento sempre più vicino. Infatti quando riapro gli occhi rimango immobile nel vedere le sue labbra così vicine ed il suo sguardo fisso sulle mie.
Le schiudo non sapendo cosa fare, ritraggo tutto il mio respiro e sento il mio corpo finire nel panico. Quando lui smette di fissare le mie labbra ed alza lo sguardo sui miei occhi, sento una forte fitta allo stomaco.
Sbatte più volte le palpebre e mi perdo i quegli occhi caramello, che in questo momento luccicano; ma riesco a notare dietro di essi anche una nota di tensione, la stessa che ho anche io per la nostra vicinanza.
Avanza col viso e mi illudo quasi di sentire le sue labbra ruvide sulle mie.
Ma lui indugiando da che parte andare, porta le sue labbra sulla mia guancia ed io ritorno a respirare.
Quando si tratta di azioni irrazionali mi dimentico immediatamente della situazione in cui le cose stanno. E quello che stavamo per fare secondi fa era sicuramente sbagliato. Lui è fidanzato e anch'io lo sono.
Ma tutto questo ''pericolo'' mi elettrizza così tanto da farmi desiderare questa cosa palesemente sbagliata.
''Torna qui e baciami'' mi urla il mio istinto.
''Non puoi concederti di baciare il tuo migliore amico'' mi ribadisce il mio cervello. Ahimè quest'ultimo ha ragione. Ci sono infiniti motivi per lasciar correre e non rischiare di fare cazzate.
Mi stacco da lui un po' titubante dopo il soffice bacio sulla guancia e lo incito a riprendere la passeggiata.
''Spero di riuscire a portare avanti il mio sogno, perché è l'unica cosa che so fare, oggi prima di uscire con Giselle ho scritto tanto di quella musica. D'ora in poi creo solo casini, così trovo l'ispirazione..l'odio da cacciare'' riprende a parlare facendo irrompere la sua voce nel silenzio imbarazzante che si era venuto a creare.
Annuisco senza altro da aggiungere, sono ancora sconcertata per ciò che stava per accadere poco fa.
''Il ringraziamento comunque lo avrai tra anni, ora sono un povero disagiato'' ridacchia e mi fa riprendere.
''Ma non è vero, sei una bellissima persona'' ammetto continuando a camminare al suo fianco.
''Aww graziee'' stupito ed addolcito si ferma e si gira di nuovo nella mia direzione per rinchiudermi in un abbraccio.
''Ti voglio benee Raul'' gli dico appoggiando la testa sulla sua spalla.
''Anche io, grazie ancora'' dice tutto felice stringendomi quasi per spezzarmi le costole e ad un tratto mi sento anche io estremamente contenta di essergli stata d'aiuto.
Non so quanti 'grazie' mi abbia detto da quando ci siamo incontrati, assolutamente suo tipico.
''Ehi, mi chiedevo..domani ti va di venire a mangiare a casa mia? Ti passo a prendere io dopo scuola. E' ora che tu venga a casa mia e che tu conosca quella vecchietta di mia madre'' mi propone ancora stretti nell'abbraccio.
Alzo il viso e corrugo le sopracciglia.. ''Vecchietta?'' domando.
''Oh si, sta sulla sessantina di anni, ci manca poco che va in pensione'' scherza io rido fortissimo.
''Allora non vedo l'ora di conoscere la vecchietta di tua madre'' il sorriso mi spunta da un occhio e finisce dall'altro. Si abbassa e avvicina le labbra al mio orecchio per sussurrare: ''Adoro il tuo sorriso''
–
Dopo una mezz'oretta raggiungiamo la villa e stanchi ci sediamo sulla prima panchina che vediamo.
''Oggi ha mosso il bacino mentre era a cavalcioni su di me'' esordisce appena si siede ed io sento di aver perso un battito. Come siamo finiti a parlare di Giselle di punto in bianco?
''Ti sei eccitato?'' chiedo senza pensare e mi porto una mano alla bocca subito dopo. Sono curiosa è vero e non ho collegato il cervello alla bocca prima di parlare, ma come mi è saltato in mente?
Mi guarda neutro e poi fa spallucce.
''Chi non si sarebbe eccitato? Ho mantenuto le mani sul suo culo'' dice schietto ed io apro la bocca dallo stupore. Allora questa Giselle ci sa fare?
''Come Vincent..mmh avete delle ragazze così focose'' in realtà non è proprio così. Forse Giselle sarà pur focosa per fare questo genere di cose dopo poco tempo che si conoscono; ma io mi sento quasi ''obbligata'' a soddisfare i bisogni del mio ragazzo. Maggiormente ho paura di finire in un altro litigio per questo ed ultimamente di discussioni non ne stiamo avendo proprio, quindi vorrei mantenere questa serenità.
''Oggi lei ansimava e mi ha detto che sentiva la..'' inizia guardandomi in modo perverso ed io alzo una mano per non farlo continuare.
''Si ho capito Raul'' lo interrompo e mentre lui ride, io abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni.
Cosa cavolo stai facendo Amber? Togli immediatamente lo sguardo da lì, se ti stai chiedendo se è eccitato anche ora e puoi scorgere anche tu la sua erezione, è un no. Poi per cosa si dovrebbe eccitare ora? Di certo non per te.
Distolgo lo sguardo sotto ordine nel mio alterego e aspetto che finisca di ridere per continuare a parlare.
''Ogni volta che andava più piano io la spingevo sempre di più; se non era per il fatto che eravamo su una panchina..'' lascia la frase in sospeso a me viene da vomitare.
''A volte sembrate così vicini, non ci metteremmo niente in effetti'' dico. Per non fargli notare il mio malessere faccio un sorriso forzato.
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