CAPITOLO 17


Ogni volta che sto con te, io vado in una zona

e mi ricordo tutti i luoghi in cui siamo andati,

portami dove vuoi.

Non ho nessuna intenzione di toccarti, toccarti,

perché ogni volta che ti vedo non so come comportarmi;

sono stanca di essere paziente, quindi cerchiamo di accelerare il passo.

E' ovviamente folle, perché entrambi sappiamo quello che vogliamo,

baby cediamo all'amore. -Touch it, Ariana Grande.

Clicco velocemente i tasti del mio joystick ma non riesco a vincere, sono assai ben lontana dalla bramata vittoria. Semplicemente non mi riesco a concentrare, già il suo dolce profumo che mi invade le narici è sintomo di distrazione; poi c'è la sua bella presenza qui sul mio divano bianco e come se non bastasse nella mente balena quello che ieri pomeriggio ho scoperto con le mie amiche.

Non me lo sarei mai aspettata, non che baciasse così bene ovvio, ma che non mi abbia detto niente di questa nuova figura nella sua vita. Perché? Mi tormento a chiedermi..io gli dico di tutto. Gli ho sempre detto tutto, anche quando lo conoscevo appena, ho una tale fiducia nei suoi confronti, pensavo che per lui fosse lo stesso, ma a quanto pare mi sbagliavo.

Cos'altro mi nasconde Raul Lamia?

''Vintooooo!!! Sono fortissimo! Un campione. Voglio una statua in oro'' esulta. Ruoto gli occhi nella sua direzione.

''Dove la vuoi?'' chiedo sbuffando e mi stendo a pancia in giù con le gambe all'aria, nella parte più lunga del mio divano.

''Nella tua stanza, così mi trasferisco direttamente lì, senza che quasi ogni pomeriggio debba fare tanti chilometri per venirti a trovare'' poggia il joystick nero sul tavolino in vetro dinanzi a noi.

''Non c'è bisogno che ti scomodi, puoi anche non venire a trovarmi'' rispondo seccata e lui si stupisce quanto me. E' evidente che non lo penso veramente, ma non posso fare a meno di comportarmi in questo modo, ci sono ancora troppe cose che non mi sono chiare.

''C'è per caso qualcosa che non va? Ti vedo scocci..'' inizia ma io lo fermo di colpo.

''E tu hai per caso un motivo per essere così entusiasta? O un motivo per nascondermi le cose?'' sputo fuori. Non sono mai stata brava a velare le mie emozioni, sono tutte talmente ovvie.

''Io..non so di cosa tu stia parlando'' si preoccupa ed acciglia lo sguardo. In un'altra situazione mi avrebbe fatto tanta tenerezza. Infatti il mio tono rude un po' si perde.

''Scusami, sono abbastanza agitata per mio cugino Greg e per una cosa che tu non mi hai detto'' ammetto.

''Tuo cugino? Cos'ha? Ed io cosa non ti ho detto?'' si tortura le mani segno che è sotto pressione.

''Stamattina mi è giunta notizia che è stato portato all'ospedale perché la febbre insistente non accenna a scendere di gradi. E' in bilico tra i 39 e i 40, siamo tutti abbastanza preoccupati, è da una settimana, se non di più, che va avanti così'' spiego con un accento di tristezza nella mia voce.

''Ah cavolo mi spiace, vedrai che all'ospedale si rimetterà in un batti baleno. E per quanto riguarda la mia questione invece?'' esita un po' a chiedere.

Mi rimetto seduta composta e dico infastidita: ''Dovresti sapere tu cosa mi nascondi no? Comunque ieri pomeriggio ti ho visto baciare una ragazza abbastanza magra e dai capelli neri''

Acciglia ancora di più lo sguardo e si porta due dita sotto al mento.

''Scusa ma non so davvero di chi tu stia parl...Ahh! Si! Giselle intendi -gli esce dalle labbra una lieve risata e poi continua- me n'ero dimenticato, penso che ci siamo messi insieme da qualche giorno'' dice tutto con massima tranquillità. Si era addirittura dimenticato di lei?

''Pensi?'' adesso la confusione prende il posto dell'agitazione.

''Si -ridacchia ancora- la conosco da due giorni massimo, non so con certezza cosa siamo. Stasera che ci dobbiamo vedere glielo chiedo'' mi sorride imbarazzato con una mano sui capelli folti.

Decido di lasciar perdere il fatto che poco tempo fa si stava frequentando con quella Sabrina ed il fatto che non me ne ha parlato; forse non ha avuto tempo o non lo avrà fatto semplicemente perché non è ancora una cosa ufficiale. Lo incito a continuare con lo sguardo.

''Ha 18 anni, mi piace abbastanza e ieri ero troppo entusiasta per riuscirne a parlare'' Oh. Qualcosa però continua a non convincermi, voglio il meglio per lui e sono felice che lei lo renda così contento, anche se si conoscono da poco; ma mi chiedo se lei abbia buone intenzioni con lui. Se finirà per usarlo o farlo soffrire? Nella maggior parte dei casi sono i maschi che si comportano così con le ragazzine più ingenue e di certo questo ragionamento non si può basare sull'età delle persone, bensì sui loro caratteri. Raul è fin troppo buono e sensibile, è un tale ragazzo d'oro che ci rimarrei troppo male se qualcuna lo ingannasse.

''Io e Giselle ieri abbiamo passeggiato molto, ci siamo seduti vicino casa sua e lì ha appoggiato la sua testa sulla mia spalla . Dopo varie chiacchiere ci siamo avvicinati piano piano e ci siamo baciati'' esordisce.

''Com'è stato il bacio? Quant'è durato? Con la lingua?'' sono davvero fin troppo interessata a questa questione.

''E' durato un minuto forse e sì, con la lingua. Bacia bene lei'' risponde divertito.

''Io so per certo che quando bacio Vincent il bacio dura anche di più di mezz'ora, praticamente ci divoriamo la faccia'' rammento il tutto ed il buon umore si fa di nuovo vivo.

''Vi baciate solamente voi?''

''Bé..i primi mesi della nostra relazione uscivamo o con il mio gruppo di amici o con il suo. Pian piano ci siamo limitati ad uscire da soli, invece, proprio ultimamente passiamo le ore a baciarci. La maggior parte delle volte io gli sto a cavalcioni e lui mette le mani dove non dovrebbe'' dico tutto d'un fiato.

''Ovvero dove?'' è quasi allarmato.

''Solo sul sedere tranquillo'' ridacchio per la sua espressione epica. Chissà se ha mai provato una sorta di gelosia o di protezione nei miei confronti.

''Oddio, tra una mezz'ora dovrei incontrarla, meglio che vada'' dice sicuro alzandosi dal divano e subito dopo lo accompagno verso l'uscita.

''Grazie della compagnia Raul e divertiti'' mi bacia la guancia ed io gli apro il portoncino per farlo uscire.

* * *

Dopo mangiato senza nessun preavviso decido di uscire con il mio ragazzo. Con o meno il permesso dei miei, oramai sono fuori casa. Avevo troppo bisogno di evadere da quelle quattro mura e di non pensare più al mio migliore amico. Ho bisogno di distarmi.

Lo cerco tra la folla, cerco il suo viso tra la gente che mi passa davanti, allargando la mia visuale per cercare di scorgere la sua figura anche a destra e a sinistra.

Vedo solo visi di persone sconosciute, bambini che giocano, adulti camminare a passo svelto, comitive di ragazzini passeggiare e chiacchierare allegramente tra loro, donne con buste della spesa nelle loro mani. Ma tra tutta questa confusione non riesco a trovare quelle iridi verdi che tanto amo, non riesco a sentire quel profumo forte ed intenso che emana il mio ragazzo.

Mi trovo nel punto di incontro che ci siamo dati e lui ancora non c'è. In questo momento provo un desiderio così acuto di averlo tutto per me e di assaggiare di nuovo le sue labbra, ho così bisogno di sentire sotto al mio tocco la sua pelle calda. E nel giro di qualche secondo è proprio la sua mano calda che da dietro si appoggia d'un tratto sulla mia spalla e mi scuote dai miei pensieri.

Mi giro in un'istante e getto le braccia al suo collo buttandomi praticamente a peso morto su di lui. Vincent scioglie subito l'abbraccio e mi guarda mentre prende una mia mano tra la sue. Lo osservo sussultare dal freddo che emana il mio corpo e non perdo tempo per esporgli la mia idea.

''Vincent, prima mentre venivo qui mi è saltato in mente un posto in cui potremmo stare solo noi due tranquilli, senza gente ficcanaso intorno. Ti va di andarci?''

Lui annuisce e mi giro subito prendendolo per mano conducendoci in quella villetta, scoperta da me e mio cugino Greg, qualche anno prima.

Si tratta di una villetta priva di persone, ben lontana dal centro di Londra; qui vicino ci sono gelaterie e una libreria, ma comunque la zona non è molto popolata. Sfioro con i miei polpastrelli i cancelli verdi fino a spingerli per farci entrare.

Inizialmente mi perdo ad inspirare il buon profumo di tutte le rose rosse, rosa e bianche che si trovano nelle aiuole al centro. Intorno a quelle aiuole ci sono delle semplici panchine anch'esse verdi; mentre altre ancora sono posizionate ai lati e sono ben nascoste dal momento che sono coperte da dei grandi alberi proprio affianco.

Lascio la sua mano superandolo e non prestandogli attenzione quando mi dice che tempo fa ci era già stato in questo luogo.

Prendo posto sulla panchina che a mio parere è quella più ignota e mentre vedo la sua figura raggiungermi, mi mordo il labbro inferiore dal nervosismo ricordandomi la scommessa di cui mi aveva parlato pochi giorni fa.

Ultimamente le nostre conversazioni finiscono sempre nell'argomento 'sesso' e lui aveva scommesso con me il fatto che io non sarei riuscita a toccarlo. Se lo avrei fatto, la mia ricompensa -sempre scelta da lui- sarebbe stata la stessa: anche lui mi avrebbe toccata.

Vado nel panico più totale e cerco di ricordarmi tutti i piani che ho fatto e che mi sono costretta a seguire: perderò la verginità a 17/18 anni circa, con l'uomo della mia vita. Non devo fare alcun sbaglio e soprattutto quando la starò per perdere devo essere sicura di volerlo, ed il ragazzo in questione mi dovrà tranquillizzare a dovere.

E' una cosa a cui ho sempre prestato fin troppo importanza, ho iniziato a pensare a questo da quando avevo più o meno l'età di 12 anni, ovvero da quando mia madre ha affrontato discorsi di questo genere con me per la prima volta. Mi ha sempre ribadito che si deve far maturare l'amore tra la coppia e aspettare del tempo prima di concedersi; che la verginità è un valore che pochi sanno custodire e che io non mi devo far abbindolare dai futuri ragazzi. Infine mi ha parlato di come sia importante il sesso protetto e del fatto che si deve sempre stare molto attenti ad ogni minima cosa, avere la testa sulle spalle ed essere consapevoli di ciò a cui si sta andando incontro.

Ogni volta che ne parlo con lei ho sempre l'ansia e inizio a farmi le peggio paranoie: maggiormente ho paura di commettere il suo stesso sbaglio o di non farlo con la persona giusta.

La mia prima volta l'ho sempre immaginata in un determinato modo: un grande letto matrimoniale con sopra dei petali di rose, avvolto dall'oscurità della notte, con l'uomo della mia vita steso sopra di me mentre mi bacia dolcemente ed accarezza ogni parte del mio corpo. Forse ho una visione fin troppo romantica della mia prima esperienza, ma sono decisa a fare il possibile per far accadere, ovviamente in futuro, un qualcosa di simile ai miei piani.

Quando il mio ragazzo si siede non ho ancora deciso sul da farsi, sono davvero pronta a toccarlo? Voglio farlo o semplicemente mi sento obbligata? E dopo averlo fatto lui non esiterà a fare lo stesso con me?

Appena mi metto a cavalcioni penso che sia patetico scommettere cose del genere; se veramente devono essere toccate certe parti del corpo ci dev'essere la passione e la voglia di farlo.

Il punto è che io non voglio, questo è solo un suo capriccio che mi ha chiesto di esaudire tramite una stupida scommessa, ma io non ho il coraggio.

Inizio a baciarlo ma la voglia che avevo prima di passare del tempo con lui svanisce e prende posto la tensione e l'ansia, dal momento che non so più come comportarmi. Tutto il mio corpo si irrigidisce come un pezzo di legno e devo per forza staccarmi da lui per riprendere a respirare.

Lui mi guarda perplesso ed io abbasso lo sguardo sul cavallo dei suoi pantaloni elastici. La sua erezione è già evidente e scommetto che non vede l'ora che io faccia la prima mossa. Deglutisco e decido allora di non pensarci più e di lasciar fare tutto al mio istinto, così che col bacino mi avvicino di più a lui ed allargo le cosce.

Dal momento che sono più vicina, sento come mai prima i nostri sessi a contatto e riprendo a baciarlo. Lo bacio dolcemente e lentamente senza muovermi su di lui, mentre sono aggrappata alle sue grandi spalle; fin quando non fa scivolare una sua possente mano lungo la mia schiena e sul mio sedere, stringendolo leggermente.

Ansimo nella sua bocca e lui picchietta la sua lingua sul mio labbro inferiore per avere l'accesso che gli consento quasi subito. Nel mentre il bacio si fa più passionale e le nostre lingue si muovono più velocemente, un calore dal basso ventre si espande lungo i nostri corpi ed io inizio a sudare. Preso dal bacio, porta tutte e due le mani sui miei fianchi per indurmi a muovermi su di lui sfregando le nostre intimità.

Quando lo fa, apro di scatto gli occhi e lo vedo con gli occhi saldamente chiusi e la testa un po' chinata all'indietro. Penso allora che si stia completamente lasciando andare e spero di riuscirlo a fare anche io.

Prendo allora coraggio ed inizio a muovermi di mia spontanea volontà su di lui, sentendo subito la presa sulle mie natiche farsi sempre più potente ad ogni mio movimento.

Io allora stringo ancora di più le mani dietro al suo collo, quasi per mantenermi,  la sua erezione è sempre più dura. Mi porta a muovermi sempre più velocemente e a me pare quasi di starlo facendo; per un attimo mi accorgo di star provando anche io un minimo di piacere per questo sfregarsi dei nostri sessi.

Capisco che ha perso del tutto il controllo del suo corpo e di quello che sta facendo, quando fa una cosa che si era sempre rifiutato di fare per la troppa timidezza: stringe nella sua mano un mio seno. Mi lascio scappare un gemito, ma allo stesso tempo inizio a pensare a quanto in fondo Vincent sia cambiato: prima aveva vergogna di tutto ed aveva paura anche di baciarmi per primo. Ed ora? Bé ora la situazione è leggermente cambiata.

La sua mano calda scivola dal mio seno alla mia pancia ed afferra l'orlo della mia maglietta per far entrare all'interno di essa la sua mano; quest'ultima vaga per il mio addome fino a fermarsi di nuovo sul mio seno destro, per stringerlo forte da sopra il reggipetto.

Dopo altri pochi minuti avverto il bisogno di staccare la mia bocca dalla sua, per mettere in pausa il nostro bacio e per prendere finalmente fiato. Mentre respiro ansimante noto che i suoi occhi verdi sono ancora più chiari e ha le pupille dilatate, il viso rilassato. Immagino il mio aspetto come possa essere adesso, di sicuro avrò i capelli tutti arruffati e scombinati, gli occhi sgranati e le guance arrossate.

Lui però sembra non averne abbastanza di me ed avvicina il suo viso per continuare ad amoreggiare, ma io prontamente mi scosto. Invece di incontrare le sue labbra carnose, abbasso il viso sul suo collo e passo a lasciargli dei piccoli baci su di esso.

Porta ancora di più la testa all'indietro e fa vagare tutte e due le sue mani lungo tutto il mio corpo..le sento sulle spalle, sulla schiena, sulle cosce fino a fermarsi sul mio sedere.

Ad un tratto sento due delle sue dita giocare con l'elastico dei miei leggings, da dietro e mi viene la pelle d'oca.

Mi paralizzo completamente quando, facendosi spazio, infila la sua mano all'interno del leggings e mi accarezza il gluteo da sopra agli slip. Rimango completamente pietrificata e sottraggo il respiro, oramai ho smesso anche di baciargli il collo. Associo di nuovo il mio corpo ad un pezzo di legno, stringo forte gli occhi implorando Dio che non continui e che non scenda sempre più in basso.

Quando avverto la sua mano fare tutto quello che avevo pregato di non fare, sento la suoneria del mio cellulare ; lui sobbalzando ritrae la mano e si ricompone. Io riapro gli occhi e rilascio il respiro che non sapevo di star trattenendo, mentre prendo il cellulare in mano.

Mi accorgo prima che è tardi e che devo rincasare. Poi del mittente, in questo caso Raul, che mi ha salvata l'ennesima volta.

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