CAPITOLO 13
''Ma che cosa? Ma stiamo bene? Io gli offro il mio aiuto, una spalla su cui piangere, gli ho detto che lo aspetto e che voglio lottare per lui, mentre lui che fa? Mi ignora'' sbraito e Greg quasi si tappa le orecchie.
Sono in compagnia di mio cugino, siamo usciti da poco di scuola, e lui mi è venuto a prendere. Ho colto l'occasione per sfogarmi anche con lui, deve sapere cosa sta succedendo nella mia vita.
''Giuro, la cosa più brutta del mondo è quando una persona ti ignora'' continuo io infuriata. Quando passo il mio sguardo su di lui noto che ha gli occhi spenti e la testa chinata, ed il fatto che lui non parli a manetta come suo solito mi fa pensare molto.
''C'è per caso qualcosa che non va?'' Forse lo sto scocciando a parlare sempre di Vincent, ma non ne posso fare a meno, è ormai da più di un anno che sembra che la mia vita giri intorno a lui, e questo non mi piace. Fin da piccola sono sempre stata autonoma, e sapere di dipendere da un'altra persona mi incute terrore; ma allo stesso tempo non posso far niente per rimediare, sono innamorata ciecamente di quello stronzo.
Poggio la mia mano sulla sua spalla come per dargli conforto, e lui finalmente mi guarda.
''No niente..'' risponde solamente, e mi preoccupo sempre di più.
Il suo tono è basso, quasi come se volesse trattenere in gola tutte le parole che deve evidentemente cacciar fuori. Non so ultimamente cosa succeda a mio cugino, tra la scuola ed i miei problemi non sono stata molto presente; ma adesso che lo vedo così, avverto il bisogno di rimediare, deve capire che io ci sono per lui -come ci sono sempre stata-, e che può sfogarsi con me.
''Avanti, si vede che c'è qualcosa che non va, non nasconderlo proprio a me'' lo incito; spero che queste parole bastino, non sono mai stata brava ad esprimere ad alta voce i miei sentimenti.
''Ho una sola domanda: perché lottare per una persona che non lotta per me?'' proferisce e mi colpisce. Questa domanda me la sono posta mille volte anche io, ma sentirla dire da un'altra persona, ad alta voce, rende tutte le cose più chiare, più vere; finalmente si prende consapevolezza della questione.
''In effetti -sospiro- ma tu a chi ti riferisci?''
''Emmanuel, sono troppo legato a lui, lotto sempre per lui, per mantenere viva la nostra amicizia, sai come mi affeziono in fretta alle persone. Ma litighiamo sempre, è troppo permaloso, ed incolpa ogni volta me. Passano i giorni prima che lui si decida a fare pace, ma in questi giorni io non mi sento proprio bene, ecco'' un peso dal cuore si toglie sapendo che finalmente si è deciso a dare voce ai suoi pensieri.
E così si tratta del suo migliore amico..è da un po' che non lo vedo e non lo sento. Da quando Vincent mi ha detto di prendere le mie distanze non ho avuto più contatti con Emmanuel, devo ammettere però che la cosa non mi fa né caldo, né freddo.
Mi sorprende però che in fondo in fondo, le nostre situazioni, pur se in ambiti diversi, sono simili.
''Cazzi suoi, ci perde lui -sembro così rude a primo impatto- cioè, so come stai adesso, proviamo lo stesso dolore, e mi spiace, per entrambi. Ma devi capire, anzi dobbiamo capire, che noi non stiamo sbagliando; Emmanuel e Vincent sono nel torto, noi due più di questo non possiamo fare'' mi spiego meglio. Noto che ormai siamo quasi arrivati all'abitazione di Greg.
''Cosa ci sta perdendo? A quanto pare non gli fa differenza, se mi perde è anche meglio'' boccheggio, è la stessa cosa che avrei risposto anche io.
''Ma è lui quello che poi se ne pentirà'' rispondo titubante. Anche Vincent si pentirà di tutto questo? Del male che mi sta facendo?
Sospira rumorosamente, e secondi dopo gli faccio notare che ormai è arrivato a casa.
''Bene, grazie mille di questa conversazione, mi serviva sfogarmi'' mi sorprende abbracciandomi ed io sfrego le mie mani lungo la sua schiena.
''Serviva anche a me, resisti ed abbi pazienza Greg, qualsiasi cosa succeda chiamami, non esitare. Ci si vede.''
E con questo lo saluto e riprendo il mio percorso verso casa mia.
–
Domenica..
Mi sveglio con la luce del sole che filtra dall'alto dalle mie finestre, e che mi va dritta negli occhi. Sbatto più e più volte le palpebre meravigliandomi del sole qui a Londra ad inizio Dicembre; sembrerebbe una bella giornata, chissà se anche oggi sarà come tutti gli altri giorni o avrò qualche bella sorpresa.
Decido allora incitata dal buon umore che mi ispira questa mattinata di sole, di alzarmi dal letto, e di dirigermi subito a fare una calda doccia. Subito dopo vado in cucina per fare colazione, anche se molte volte sono solita non farla proprio.
Dopo l'abbondante colazione, (costituita da spremuta di arance, bacon, ed uova) provvedo a vestirmi, intenzionata poi ad uscire per prendere una boccata d'aria fresca.
Apro l'armadio e opto per una lunga e grande felpa grigia, con sotto un jeans molto stretto con degli strappi sulle ginocchia. Infilo il mio giubbino, il mio solito berretto, i miei soliti guanti neri, e sono pronta per uscire.
Appena chiudo il portoncino dietro di me sento la prima ondata di vento travolgermi e respiro intensamente quell'aria così pura e fresca. Sono circa le 10:30 e non ho assolutamente una meta, così che decido di farmi trasportare dal vento...
Dopo un'altra mezz'ora di cammino per questa città piena di verde, mi ritrovo in una delle strade più grandi e popolate; per un attimo mi perdo ad ammirare tutti i vari negozietti che mi circondano. Finché una voce non mi chiama da dietro facendomi voltare.
Solo dopo qualche minuto riconosco il ragazzino che con passo svelto e con sguardo furbo si sta avvicinando a me.
''Cosa stai facendo tutta sola?'' mi chiede per la troppa curiosità che ha sempre avuto, con la sua solita voce rauca. Corrugo la fronte, era da tanto che non vedevo in giro il mio compagno delle medie, di solito sta sempre in sella alla sua bici, e non mi aveva mai fermata prima d'ora.
''Niente una passeggiata, cosa vuoi?'' gli chiedo volendo sapere le sue intenzioni. Lui non è mai stato una delle persone più affidabili, ne aveva fatti di casini a scuola, e non veniva da un buon contesto familiare; inoltre, come aveva sempre affermato, la testa non lo aiuta.
Si avvicina ancora di più a me fin quando non sento il suo lurido fiato sul mio collo. Mi irrigidisco subito sentendo la pelle d'oca, quando dice: ''Volevo stare un po' con te''
''Senti..'' inizio io impaurita, ma una voce più profonda della mia che proviene dalle mie spalle, mi interrompe.
''Ohh allontanati immediatamente da lei!'' sento dire minacciosamente da quella voce fin troppo familiare. Con il battito accelerato, e le lacrime agli occhi che mi appannano la vista, mi giro per confermare la mia ipotesi che risulta essere miracolosamente vera.
Vincent è qui, a qualche passo dal mio, e mi ha appena difesa..
Sento il mio cuore perdere altri battiti quando il suo sguardo si incrocia col mio, e per poco non crollo a terra; intanto il mio ex compagno di classe -di cui non ricordo più il nome- si sta avvicinando alla persona che ho bramato per tutto questo tempo.
''Oh che c'è? Perché ti metti in mezzo Vincent?'' urla lui. Cosa? Si conoscono?
''Vedi di andartene prima che ti apro la testa in due, e non provarci mai più con lei'' risponde furioso Vincent, manifestando la sua gelosia.
Il ragazzino dalla pelle olivastra, e dall'aspetto trascurato, fa per controbattere ma si zittisce subito vedendo il coltellino che Vincent sta estraendo dalla sua tasca. Rimango sbalordita, sto provando troppe emozioni contrastanti in questo momento. Fulmino con lo sguardo il mio ex per il fatto che porta ancora il suo coltellino in tasca. L'ultima volta che lo avevo visto era durante i nostri primi mesi, in cui mi promise di non utilizzarlo più.
Stavamo tutti e due osservando la figura del mio ex compagno di classe allontanarsi nella direzione opposta alla nostra, con la testa chinata verso il basso.
Impaziente di vedere di nuovo le iridi verdi di Vincent, mi giro, ma non trovo nessuno; il mio sguardo intanto perlustra ogni centimetro della strada senza trovare minima traccia di lui. Se n'è andato proprio quando mi sono girata, e questo mi provoca solo frustrazione.
Prima che le mie lacrime scendino giù rigandomi le guance, decido di chiamarlo, per farmi dare delle spiegazioni. Tremante, sblocco il mio cellulare, e cerco il suo contatto nella mia rubrica, avviando la chiamata subito dopo. Ho bisogno di risentirlo ora più che mai.
Risponde al secondo squillo con un flebile: 'Ehi' che mi sta a significare che si è calmato. Ma il suono della sua voce non fa calmare me, ed in un nano secondo sto piangendo con tanto di singhiozzi.
''Ti prego -dopo vari singhiozzi continuo- ho bisogno di te, ho bisogno di spiegazioni Vincent'' provo a dire mentre il mio pianto peggiora diventando un pianto isterico.
''Rispondimi e dimmi la verità, ti prego parliamone'' piagnucolo ancora, e lo sento sospirare.
''Che devo dire?'' mi chiede con tono di voce basso.
''Perché lo hai fatto? Sei ancora geloso di me? Ci tieni ancora a me?'' azzardo camminando avanti ed indietro per il marciapiede.
''Si, sono ancora geloso Amber'' ammette dopo un po' di tempo e sento una sensazione di sollievo e di calore verso il mio cuore.
''Q-quindi..provi ancora qualcosa per me? Mi ami?'' chiedo balbettando.
''Si'' sussurra ma fortunatamente la sua voce raggiunge lo stesso le mie orecchie.
''Mi riprenderai allora? Ci rimetteremo insieme? Avremo il futuro che abbiamo sempre desiderato?'' chiedo tutto velocemente volendo delle certezze, volendo finalmente delle risposte a queste domande, che non smettevano di tormentarmi da quando mi ha detto che era finita.
''si Amber, aspetta che le acque si calmino, e ti riprenderò sicuro'' dice e sento il mio cuore sprofondare avendo perso non so quanti battiti.
''Allora resisti, promettimi di essere felice ti prego, il mio umore dipende dal tuo'' dico io cercando di calmarmi.
''Eh Amber, non so se ci riesco, sto malissimo ed il problema è grave. Adesso devo andare, ci risentiremo quando le cose si aggiusteranno'' dice tutto molto velocemente attaccando subito dopo, senza manco darmi il tempo di salutarlo.
–
Al solito orario suona il mio citofono, ed in fretta e in furia scendo tutte le scale per aprire al mio migliore amico, oramai ha preso l'abitudine di venirmi a trovare verso quest'orario quasi tutti i giorni. Gli sorrido appena apro il portoncino e lui mi tira in un abbraccio per salutarmi.
''Ehii, la sai la novità?'' gli chiedo subito.
''Dimmi'' risponde guardandomi negli occhi, dall'alto.
''Vincent ieri mattina ha fatto una scenata di gelosia per via di un ragazzo che ci stava provando con me, ti sembra normale? Prima mi lascia, e mi ignora, e poi fa il geloso!'' dico io alterata soffermandomi a pensare alla sua figura alta difronte alla mia così piccola e minuta.
Lo vedo per qualche secondo schiudere la bocca dallo stupore per poi sentirlo dire: 'Mah, è strano'
''Infatti, penso che sia talmente confuso che ormai non sa più quello che sta facendo, dovrebbe fare chiarezza'' mi esprimo mentre salgo velocemente le scale per raggiungere l'appartamento con lui che mi segue. Avverto subito la sensazione di essere osservata, spero che non stia guardando il mio sedere, ma mi libero subito da quei pensieri.
''Aaaah'' esclamo voltandomi subito vedendo che ha a malapena varcato la soglia di casa mia.
''Per poco non me ne dimenticavooo! Ha ammesso che mi ama, che è geloso, e che ci rimetteremo insieme a breve'' dico io tutta euforica saltellando sul mio posto con un sorriso imbarazzato stampato sul mio viso, mentre riprendo un po' di fiducia.
Lui mi guarda attentamente e ridacchia alla vista di un mio sclero.
''Vediii'' ridacchia ancora con gli occhi luminosi.
''Gli ho chiesto di promettermi di essere felice, e mi ha detto che non sa se ci riesce perché il fatto è serio -prendo respiro- ma chissà che cosa è successo'' dico io riflettendo, e faccio accomodare Raul sul mio divano bianco.
''Uff appena arrivo a casa devo pulire la stanza, ho fatto un casino'' dice cambiando argomento mentre si siede sul mio divano.
''Anche io dovrei farlo, se vai a vedere nella mia cameretta, ho una camicia, lo zaino ed il mio giubbino sul mio letto'' ridacchio mentre prendo posto accanto a lui.
''Io devo farlo altrimenti non ho dove dormire, ho i cuscini sparsi per il corridoio'' rammenta quello che ha fatto poco fa sorridendo.
''Che hai combinato?'' gli chiedo mentre continuo ad osservare la sua espressione.
''Stavo in chiamata con un'amica e ci siamo messi a fare gli stupidi'' dice divertito mentre guarda un punto della parete del mio salone. No aspetta, cosa??
Schiudo involontariamente la bocca riflettendo sul motivo per cui mi ha stupito così tanto...dunque ha molto confidenza con questa? Si frequentano? E perché non me lo ha mai detto? Io gli dico tutto, e lui mi nasconde delle cose?
''Chissà cosa vi siete detti'' gli dico alludendo ad altre cose mentre gli do una gomitata per non far capire quanto in realtà sia delusa da tutto questo.
Lui riporta lo sguardo nel mio e dopo un: 'Eehm' lo vedo sorridermi imbarazzato con un po' di rossore alle guance.
''Si...'' continuo io volendo scoprire di più.
''Sh, cose molto nostre'' mi dice vago ridacchiando.
''Che voglio sapere'' puntualizzo.
''Bè lei piace a me, ed io piaccio a le, ma siamo un po' lontani, allora ci vediamo così'' ammette con tono cauto abbassando lo sguardo, così che non può accorgersi del mio che è del tutto contrario.
Cooosaaa??
''E tu me lo dici così???'' gli chiedo alzando il tono di voce non riuscendo a rimanere indifferente, e lui nello stesso momento aggiunge: ''E stavamo scherzando''
''Voglio sapere immediatamente tutto!'' urlo io gesticolando intromettendomi nella sua vita privata.
''Si chiama Sabrina ed ha 18 anni'' dice finalmente guardandomi.
''Come vi siete conosciuti?'' chiedo subito io curiosa.
''Amica del mio compagno di banco, poi ho scoperto che è l'ex di un mio vecchio amico. Piccolo il mondo seriamente'' risponde calmo.
''Hai ragione'' dico io ridacchiando cercando di smorzare questo... nervosismo? Fastidio? E poi perché mi sento così?
''Boh spero di poter andare da lei un giorno'' continua portando gli occhi al cielo forse infastidito da questa distanza che li separa.
''Com'è fatta?'' indago.
''E' alta 1,60, capelli lunghi e castani'' dice ma io lo interrompo.
''Tutte basse oh'' lo schernisco.
''Ovvio, mai presa una più alta di 1,65, e comunque occhi scuri''
''Meglio così'' aggiungo io riferendomi alle ragazze basse. Secondo me sono mille volte meglio di quelle alte, non so, non mi ispirano proprio; perciò che almeno della mia altezza non mi lamento.
''Di corporatura come dire -ci riflette su- robusta'' aggiunge poi con sguardo, e tono interrogativo.
''Ti piacciono le ragazze robuste?'' chiedo subito agitandomi senza alcun motivo.
Annuisce, e mi perdo nei miei pensieri. Tutte le parole offensive che mi dicevano da piccola mi ritornano in mente.
'Anoressica' mi urlavano. Non rispondevo, stavo zitta, ed abbassavo il capo. Sono sempre stata magra, da poco mi sto rimettendo in forma, ma c'è da dire lo stesso che non mi piaccio e combatto spesso con lo specchio, e le mie paranoie.
''Ah e poi ha una quintaaaa'' dice ricordandosi quest'altro particolare, entusiasmandosi subito con un luccichio negli occhi che mi fa sprofondare. Ed io? Ho abbastanza forme? Raul cosa pensa del mio corpo?
''Ma più che altro non mi piacciono quelle praticamente anoressiche o troppo magre, che poi sono piatte..'' cerca di giustificarsi vedendo la mia espressione, ma complica solo le cose. Abbasso lo sguardo sul mio seno. Ho una terza, ma non è niente di ché, di certo non sono paragonabile a questa Sabbina..Sa.. com'è che si chiama?
Sabrina si chiama.
Si giusto quella, non sono di certo paragonabile a Sabrina che dalla descrizione sembra essere tutta tette e culo.
''Non dico che sono brutte, solo che preferisco questo tipo di ragazze'' dice lui osservando bene il mio volto.
''Ci mancherebbe" alzo gli occhi al cielo, e lui scoppia a ridere.
''Le mie robuste sono tettone, ma non di grasso. Che poi quelle snelle hanno le gambe troppo magre, ed il seno è sproporzionate al resto del corpo; sono viziato su questo'' dice lui divertito, e io abbasso lo sguardo sulle mie gambe, per poi pronunciare un semplice: 'Capisco'
''Sto morendo'' dice lui con quasi le lacrime agli occhi dalle risate.
''Tetteee! Così morbide e coccolose aww'' continua lui dimenandosi come un verme sul mio divano, con sguardo da bambino mentre si lecca le labbra; gesto che mi provoca ancora più fastidio, per poco non sbava!
''Calmati'' dico io stizzita.
''Una quintaa, ci posso dormireee'' si struscia contro il mio divano, e in questo momento mi dà l'impressione di essere così superficiale. Da quando la bellezza delle donne sta nel seno?
''Sbavo ahh -dice con la bocca schiusa- ok basta'' finalmente mette fine a quest'irritante conversazione, ed io alzo per l'ennesima volta gli occhi al cielo sospirando subito dopo.
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