CAPITOLO 10


Due mesi dopo..

Sento i battiti del mio cuore accelerati, sono così forti che sembra quasi che il mio cuore voglia uscire fuori dal petto. Il pavimento sotto di me è freddissimo e per questo tutta la mia spina dorsale è scossa da dei lunghi brividi che sembrano non avere fine. Già, sembrano non avere fine proprio come le mie calde lacrime che si riversano velocemente lungo le mie guance, rigandole e formando delle striature nere di mascara che terminano sotto il mio mento. Vedo le mie gambe che poco prima ho portato al petto, tremare, come tutto il resto del mio corpo d'altronde, che mano mano si sta lasciando andare alle tenebre.

Lo strato di umidità causato dalle mie lacrime che si trova davanti alle mie pupille, mi fa vedere tutto offuscato, e mi ci vuole un po' per capire che sono nel mio solito angolino della mia stanza; come ogni volta che volevo cadere in depressione e cacciare fuori tutte le lacrime che mi sentivo di dover cacciare per stare meglio o per sfogarmi. Sento dei vari singhiozzi uscire dalla mia bocca schiusa, che fa di tutto per riprendere fiato.

Vedo nella mia mano destra impugnata una lama arrugginita, che si avvicina piano piano tutta tremolante all'altro mio braccio, che è stirato e mette in mostra i pochi e freschi tagli che mi sono procurata fino ad ora.

Il mio petto si alza e si abbassa, sembra quasi di scoppiare con questo mal di testa che martella la mia fronte e le mie tempie.

Chiudo gli occhi per qualche secondo quando mi decido finalmente a fare l'ennesimo taglio, portando leggermente la lama sulla mia delicata pelle; la familiare sensazione e il familiare bruciore mi fanno sentire come la prima volta che ho provato a procurarmi dei tagli.

E' già da un annetto che sono un'autolesionista e non so davvero come uscirne, ogni volta che mi accade un qualcosa di grave ricorro a questo per smorzare il dolore che in realtà provo all'interno, nel profondo del mio cuore, che ora è in frantumi.

Quando riapro gli occhi vedo una goccia di sangue seguita da molte altre ricoprire il mio taglio, mentre scivola per tutto il mio braccio e gocciola per terra. Tutto questo mi fa venire la pelle d'oca e per proseguire nel mio intento di ferirmi ancora più profondamente con la lama, devo fare un lungo respiro. Quest'ultimo viene interrotto dal rumore della porta della mia stanza, che si apre all'improvviso e sbatte forte facendomi perdere non so quanti battiti.

Alzo lo sguardo per vedere chi, con passi veloci ed in tutta fretta ha aperto la porta scaraventandosi nella mia stanza; ma la mia vista appannata non me lo permette, e vedo solo una figura alta, vestita di nero, avvicinarsi velocemente a me, e racchiudermi in un abbraccio. Rimango immobile mentre continuo a tremare tra le braccia di questa persona, che porta addosso lo stesso profumo dolce e delicato che sento solo addosso al mio migliore amico.

''Ehi ci sono io con te'' quando la sua voce dolce e premurosa raggiunge le mie orecchie, ho la certezza che è davvero il ragazzo in questione. Scoppio in un pianto isterico che mi fa emanare dei forti singhiozzi, e lui li sopprime contro il suo petto.

Sento i battiti del suo cuore aumentare e diventare sempre più forti, sincronizzandosi con i miei, e dopo un po' non riesco neanche più a distinguerli.

Mi stacco leggermente e vedo la sua figura in ginocchio davanti al mio corpo fragile; lui porta dolcemente due mani sotto il mio mento per far unire il mio sguardo col suo. Dopo vari rifiuti in cui faccio vagare il mio sguardo da qualsiasi parte tranne che nel suo, mi decido a far incrociare i nostri occhi. I suoi occhi a mandorla mi guardano fissi, quasi come per scrutarmi dentro, per capire cosa mi stia succedendo; ed in un attimo riesco a tranquillizzarmi vedendo le sue iridi color caramello. Quando anche lui si accorge che il mio respiro si sta regolarizzando, mi regala un premuroso sorriso che mi fa sciogliere completamente.

Ancora con gli occhi puntati nei miei sussurra: ''Adesso mi racconti cosa è successo?''

Faccio un respiro profondo e l'unica cosa che riesco a dire è: ''Vincent''

Lo vedo un attimo irrigidirsi e la presa sul mio corpo aumenta di poco, dopodiché con un sorriso forzato e con lo sguardo mi incinta a continuare.

''Non può più stare insieme a me'' biascico mentre sento i pezzi del mio cuore frantumarsi in altri pezzi ancora più piccoli.

''Che significa 'non può'? Chi glielo impone? Che ti ha detto?'' mi pone queste domande fissandomi.

''La sua famiglia. Dice che ha dei problemi gravissimi in famiglia, tanto che è arrivata la polizia; ha detto che mi deve lasciare, ed appunto così ha fatto'' proferisco con voce spezzata.

Il suo sguardo turbato, e la sua preoccupazione nei miei confronti cresce dietro i suoi occhi, a tal punto che non riesco più a mantenere il confronto. Abbasso lo sguardo sulle mie gambe, e poi sulle mie mani che stringono sempre di più il tessuto della mia maglietta, mentre delle lacrime copiose scorgono di nuovo sul mio viso.

Vedo la sua figura prendere posto per terra affianco alla mia, e tirandomi più vicino a lui mi chiede: ''Ti ha spiegato che genere di problemi?''

''Con la legge, si ostina a non farmi sapere altre informazioni'' emetto quasi vergognandomi di tutto ciò. Sapevo che la sua parentela non è ben vista, e neanche rispettabile, ma non pensavo arrivasse a tanto; chissà che guaio hanno combinato e chi della sua famiglia lo ha commesso.

''Capisco -emette un sospiro- mi dispiace'' biascica con sincerità.

''I-io sono addolorata, già ci sono passata in questa situazione'' mi confido. Oramai lo faccio da tempo con lui.

''Ma il motivo preciso per cui ti ha lasciata? -chiede indagando- Magari tu l'avresti potuto aiutare col morale, o anche in altri modi'' continua.

''I suoi familiari  glielo hanno imposto, a quanto pare la cosa è pericolosa anche per lui'' dico stringendomi di più tra le sue braccia. Mi dà un senso di sicurezza non indifferente.

''Non capisco, può essere vero e anche molto serio, così come una scusa assurda'' alzo di scatto la testa verso l'alto guardandolo con sguardo accigliato un pochino infastidita dall'affermazione appena fatta.

''No, non è una scusa. Lo conosco bene, se mi voleva lasciare lo avrebbe fatto e basta, senza inventare palle'' dico prontamente alzando di poco il tono della voce.

''Allora può essere molto seria come cosa'' dice scrollando le spalle.

''Lo è, ha detto che potrebbe andare a finire nella casa famiglia -faccio un lungo respiro- sono terrorizzata, è impossibile'' abbasso di nuovo lo sguardo, stavolta sul pavimento notando la lama arrugginita vicino a qualche goccia di sangue.

''Addirittura! Mi dispiace per te, ma se ci tieni davvero, ogni tanto prova a chiedergli come sta, come vanno le cose, cosa gli succede''

''Ma infatti io non lo abbandono, lui non abbandonerà me. Siamo sempre stati forti, o meglio io me l'ho trascinato dietro. Fin dal nostro primo mese insieme abbiamo avuto problemi con le nostre famiglie. I miei genitori non lo hanno mai accettato, l'otto marzo sono stata picchiata per lui'' dico tutto d'un fiato e lo sento irrigidirsi mentre ancora una volta la sua presa aumenta su di me.

''I tuoi ti hanno picchiata per lui?'' alzo il viso e vedo i suoi occhi inumidirsi quando io annuisco. E' un ragazzo molto sensibile.

''Oddio -biascica dopo aver schiuso la bocca dallo stupore- per come sono io, già me ne sarei andato'' continua.  Come dargli torto?

''Lo so..io te l'avevo già accennato che quest'anno per me è iniziato male. Il mio più bel sbaglio è stato lui, sono caduta in depressione per lui. Insomma, è l'unica persona di cui io mi sono innamorata, e mi sono messa contro tutti. Ho lottato fino all'ultimo, la prima volta che sono stata scoperta sono stata una settimana chiusa in casa senza cellulare in modo che io non lo potessi contattare.  La seconda volta sono stata scoperta il giorno delle donne, direi il giorno più brutto della mia vita, non volevo ritornare a casa. Quando sono ritornata mio padre mi ha dato vari schiaffi, tra cui uno schiaffone che mi ha fatto sbattere con la testa per terra. Una volta andato, mi sono messa in questo preciso angolino della mia stanza con la gambe al petto, e piangendo ho detto a Vincent che era finita; ricordo il sangue che scorreva per il mio braccio '' gli spiego tutto mentre tremo.

''Mi devi promettere di non tagliarti'' dice con sguardo e tono di voce serio.

Vedo la sua espressione rattristirsi quando nota che le lacrime stanno di nuovo per risalire in superficie. L'ho fatto di nuovo, ci sono ricaduta.

''Mi spiace'' sussurro abbassando lo sguardo.

Segue il mio sguardo, e sento il suo corpo essere scosso quando si accorge della lama accanto ai nostri piedi e alle varie gocce di sangue.

Prende in fretta tra le mani il mio braccio girandolo per scorgere i tagli che ormai si stanno per gonfiare. Nello stesso momento alzo il mio sguardo velato verso il suo viso, e noto la sua mascella serrata.

Punta severo i suoi occhi divenuti castano scuro nei miei, per poi proferire convinto: ''La prossima volta ti sfoghi con me o con chiunque altro''

''Mi spiace'' ripeto in preda alla disperazione.

''No, tu lo fai e basta, ti aiuto io'' mi supplica quasi.

''E' come se il mio incubo si stesse ripetendo. Di nuovo, ancora e ancora, mi sta tormentando -un singhiozzo mi interrompe- sono esausta del fatto che tutti ci vogliono dividere..prima i miei..ora i suoi''

''Ce la devi fare, puoi farcela'' cerca di convincermi, e nel frattempo mi accarezza la guancia.

Inizialmente sono un po' insicura di questo gesto e mi sposto leggermente, ma poi cedo e vedo i suoi occhi tranquillizzarsi, e ritornare del loro solito bellissimo e raro colore.

''Ho combattuto per tutto questo tempo'' dico per poi ispirare meglio il suo odore che risulta davvero, ma davvero buono. Totalmente differente da quello di Vincent, che invece è forte.

''Non ti arrendere subito''

''Ho sempre dimostrato di essere più forte, che il nostro amore è più forte. Magari un giorno potremmo avere la soddisfazione di dire 'ne abbiamo passate tante, ma alla fine ce l'abbiamo fatta'' dico un po' più serena.

''Ecco, vedi? Sei forte'' è sicuro e mi fa sorridere di rigetto.

Sono molto felice che lui sia qui, qui per me. Ci conosciamo da qualche mesetto ma in questo poco tempo è stato più presente lui, che tutti gli altri messi insieme.

''Ti dispiace se mi sfogo ancora con te? Voglio farti leggere una cosa'' lo osservo speranzosa.

''No anzi, sfogati, dimmi tutto e fammi leggere'' dice premurosamente mentre mi guarda alzarmi per raggiungere la mia libreria. Passo lo sguardo tra i vari quaderni di scuola, finché non trovo il quaderno che stavo cercando.

Ritorno da lui che mi guarda impaziente, ed incrociando le gambe mi siedo aprendo il quaderno, e prendendo tra le mani un foglio.

Sorrido al ricordo della mia prima lettera che ho scritto al mio amato molto tempo fa.

Quando gliela porgo, lui la prende prontamente tra le mani, e lo osservo mentre inizia a leggere ad alta voce.

''Sembrerò pazza, di te sicuramente. Ma ascolta quello che ho da dirti..può funzionare, può funzionare perché per me ne vale la pena. La verità è che abbiamo dato la colpa ad una distanza che in realtà non esiste, eri convinto che quella distanza ci avrebbe fatto star male, ci avrebbe logorati dentro fino a farci mancare il respiro, a farci piangere; e così è stato.

Ma la verità è che eravamo noi a farci del male, non ne abbiamo colpa, né io, né tu. Solo al pensiero di non essere con te mi faceva, e mi fa stare male.

Forse questa distanza vuole solo metterci alla prova, con mille ostacoli da superare e la convinzione di potercela fare fino alla fine. Voglio prenderti in parola, credere in quella promessa che mi hai fatto, e fidarmi di te come ho fatto sempre; perché credo in te, cavolo se ci credo! Voglio dirti che se dovessi scegliere fra questa strada o un'altra, io sceglierei altre centomila volte questa, perché è la più bella che io abbia potuto vivere..grazie a te. E adesso sto piangendo, non so esattamente se sono lacrime di tristezza perché non possiamo essere la coppia che tanto desideriamo essere, o se sono lacrime di gioia; perché nonostante tutto, noi siamo ancora qui. Sono fiera di te, sono fiera di avere un ragazzo che mi supporta, che lotta fino alle fine, anche se tutte le nostre speranze e convinzioni sono propense a crollare. Credo che perderò la testa, c'è qualcosa nel profondo di me alla quale non riesco a rinunciare, una sensazione che prende tutto, prende tutto quello che ho. Perché nessuno ti conosce come ti conosco io, e nessuno ti ama come ti amo io.'' legge tutto con espressione rispettando correttamente i tempi delle punteggiature.

Al termine di tutto io sto sorridendo come una cretina e ho gli occhi lucidi, proprio come i suoi quando si volta per guardarmi.

''Vincent sarà impazzito leggendo queste cose, ti verrà a riprendere'' dice sicuro sorridendo, ed il mio cuore perde dei battiti a queste parole.

''Dice che questa lettera la legge sempre, per me è un ricordo di tutto quello che abbiamo passato'' continuo a sorridere.

''Poi dici che non sei dolce - fa un grosso sospiro- ti si prenderebbero tutti'' è sincero quando punta i suoi occhi nei miei, ed all'improvviso sento le farfalle nello stomaco.

SPAZIO AUTRICE.

Eccomi di nuovo quii!! Allora spero che per voi questo capitolo non sia troppo pesante.

Mi ha fatto commuovere molto scrivere dei tempi in cui mi tagliavo, ma già da allora c'era il mio migliore amico pronto a risollevarmi.

Cosa ne pensate di questo nuovo personaggio? Rimarrà nel mistero ancora per poco, curiose di conoscerlo a fondo?

Grazie infinite a chi vota, commenta, o a chi semplicemente legge. Fatemi sapere cosa ne pensate. Bacii!

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