Night Stand&Sea

I miei piedi affondano sulla sabbia fredda e umida, mentre una fredda brezza marina inonda le mie narici e scompiglia i miei capelli.
I miei passi sono impacciati per via del dislivello creato dalle piccole irregolarità e dossi di sabbia.

Porto dietro l'orecchio una piccola ciocca, sfuggita dalla mia coda, che continuava a svolazzare davanti ai miei occhi.

Come al solito, sono stregata dal movimento delle onde, che sono accompagnate dal loro rumore creato dal loro continuo infrangersi sul bagnasciuga.

Sento la mia mano essere presa da quella del ragazzo biondo, che mi guida fino a quando non ci troviamo vicino alla riva.

«Amo il mare» confessa lui, gli occhi puntati sull'acqua, affascinati dal riflesso della luna che si specchia su quella distesa oscura.

«Io lo odio.»

Nonostante venga costantemente attirata dal mare, esso non mi piace proprio per nulla.
Odio il senso di appiccicume sulla pelle, dovuta alla salsedine e alla sabbia, odio il sole cocente battere sulla testa e odio l'umidità che si respira nelle giornate afose.

«Ma è così poetico.»

«Mi dispiace deludere le tue aspettative, Walt Whitman.»

Lui mi guarda decisamente confuso.

«Il mare è per me un miracolo senza fine,
i pesci che nuotano - gli scogli - il moto delle onde -
le navi che portano gli uomini,
quali i miracoli più strani di questi?» recito, come a spiegargli di chi diamine io stia parlando.

È una delle poche poesie che mi ricordo, ad essere sincera, ma è quella ad essere rimasta più impressa nella mia mente.

Mi piace la letteratura inglese e americana, anche perché altrimenti non avrei scelto questo corso di studi all'università, ma preferisco molto di più la prosa alla poesia. Whitman, però, mi ha sempre affascinato nel suo attaccamento alla natura e alla sua visione del mare che paragona più volte alla sua poesia.

«Non mi hai deluso, tutto il contrario invece.»

I miei occhi, che prima erano puntati sul mare, ora sono su di lui.

Ha un profilo perfetto e mi chiedo se Dio abbia impiegato tutta la sua forza creativa per plasmare un essere così bello. Il suo fascino è un misto tra Mr.Darcy e Dorian Grey, personaggi complessi e per nulla scontati.

Scuoto la testa per distogliere questi pensieri.

Devo smetterla di associare i ragazzi ai personaggi dei miei libri preferiti, soprattutto se le probabilità di cadere in errore sono altissime, proprio come è successo con Dylan O'Brien.

Da Romeo Montecchi, affascinante, spensierato, pieno di passione, a Ralph del libro "Ritratto di signora", follemente innamorato di una ragazza che non lo ricambierà mai, quasi da risultare patetico.

«Ti intendi di poesia?», gli domando sempre più curiosa di scoprire chi diamine è il ragazzo che ho davanti.

È una strana sensazione quella che provo per lui, non è lontanamente vicina al volerlo come anima gemella o anche il semplice colpo di fulmine, è un qualcosa che non riesco a capire.

«No, apprezzo soltanto le cose belle» ammette, per poi guardarmi.

«Che ne dici se ci sediamo un po' qui in silenzio?»

Annuisco solamente mentre, imitandolo, mi siedo a terra, con le gambe strette al petto e il mento poggiato su di esse.

Mi domando cosa stiano facendo le ragazze ora, anche se posso sospettarlo.
Già immagino Cele far girare verso di lei qualsiasi ragazzo alla disperata ricerca di Harry Styles, Cassie a mandare qualche messaggio sexy alla sua anima gemella Ashton e May... sinceramente non lo so proprio; ultimamente è sempre con la testa fra le nuvole, quindi potrebbe benissimo ballare il merengue su un tavolo o starsene da sola a fumare una sigaretta a riflettere su quanto sia tonda la luna.

Mi chiedo quale sia stato il vero senso di questa sottospecie di festa.

Improvvisamente, come se mi fossi risvegliata da un lungo sonno, prendo coscienza di che giorno sta per avvicinarsi e, il più in fretta possibile, guardo l'orario sul mio orologio.
Tiro un lungo sospiro di sollievo quando vedo che manca più di un'ora e mezza alla mezzanotte.

«Cosa ti turba?» mi chiede il ragazzo, notando evidentemente il modo in cui ho guardato subito l'ora.

«La mia soulmate», confesso.
È divertente quanto una persona riesca a confidarsi con un'altra di cui non conosce nulla, non so come sia possibile dato che raramente ci si confida con quelle a noi care, ma succede sempre.

Ci illudiamo che esse possano stravolgere qualcosa o è la semplice credenza che non ci giudicherebbero così duramente?

«Non hai ancora diciott'anni?»

Faccio segno di no con la testa.
Non lo sto guardando, ma mi sento osservata e, sinceramente, anche un pochino in soggezione.

«Non lo sapevo.»

«E come avresti potuto? Non conosci neanche il mio nome.»
Dalle labbra mi esce una risata forzata, una di quelle che si è soliti a fare quando ci si trova in una situazione imbarazzante.

«Hai ragione. Ma non è meglio così? Non sapere nulla dell'altro e, chi lo sa, magari rimanere solo un bel ricordo?»

I suoi discorsi sono di una grandissima semplicità, ma riescono sorprendermi e darmi modo di riflettere.

Lui potrebbe rimanere sempre il ragazzo che conobbi ad una squallida festa, oppure...

«E se fossi la mia soulmate?» chiedo a bruciapelo.
Sono impulsiva il più delle volte, però con lui sto decisamente andando oltre al limite che ho sempre cercato di impormi da sola.

Se lui fosse realmente la mia anima gemella, non sarebbe più quel ragazzo, magari potrei anche odiarlo perché lo guarderei come una "costrizione", una cosa che avrei potuto scegliere ma che, per colpa di chi ci sta sopra, è stata imposta.

«Chi ti dice che io non ne abbia già una?»

Si volta verso di me e, con un sorriso enigmatico, inizia a squadrarmi.

«Mi hai mostrato il braccio», gli ricordo.

«Era il destro, non il sinistro.»

Mordo il mio labbro inferiore, presa in contro piede e non sapendo bene come rispondergli.

«In teoria non staresti qui, ma appunto con la tua anima gemella.»
Senza volerlo, mi stringo il braccio sinistro con la mano destra, come a volergli nascondere quelle due iniziali che potrebbero apparire all'improvviso, sebbene sappia che, prima della mezzanotte, non può accadere nulla.

«Il fatto che ce l'abbia, non mi costringe ad amarla, quindi non sono costretto a stare sempre con lei. Sono spesso stato indottrinato dai miei genitori che, solo dopo i diciott'anni, avrei trovato la mia persona, ma non ci ho mai creduto più di tanto.»

Rimango colpita dalle sue parole, dal suo pensiero. Lo trovo vicino al mio e per questo sono sorpresa. Non mi era mai capitato di imbattermi in qualcuno che la pensasse come me, soprattutto non con Cassie, che dice di aver trovato l'amore della sua vita, Cele, che ne è ossessionata solo perché crede di essere destinata ad Harry Styles, e May, che è praticamente innamorata dell'amore e non vede l'ora di trovare la sua anima gemella. Tra tutte quante, io rimango quella leggermente più negativa su questa storia, anche se non metto in dubbio il fatto che, tra poco, anche Cele si aggiungerà al club non appena scoprirà che Harry non è il suo futuro.

Il ragazzo poggia una mano sulla mia, discostandola dal mio braccio, che rimane comunque coperto dal tessuto del mio cappotto.

«Hai paura di non trovare la tua soulmate?» mi domanda preoccupato, come se avesse interpretato la mia espressione e il mio silenzio come timore, piuttosto che stupore.

«No, assolutamente no.»

«Allora che cosa hai?» chiede preoccupato. Il suo tocco è dolce e rassicurare, cerca di mettermi in qualsiasi modo a mio agio, anche se non so bene perché.

È un ragazzo curioso? Studia psicologia all'università? Ma la frequenterà?
Non so assolutamente nulla di lui e questo mi porta ad avere qualche piccolo sospetto, ma allo stesso tempo grande voglia di conoscerlo.

«Ehi, sicura di sentirti bene?» chiede nuovamente e, solo dopo aver sentito un suo pollice sulla mia guancia, mi accorgo di star piangendo.
Il mio non è un pianto disperato, ma uno sofferto e preoccupato.

Non so che tipo di vita condurrò da domani, non so a chi sarò destinata e, in cuor mio, spero proprio a nessuno.

Ho il terrore di ribellarmi a tutto ciò, è una cosa più grande di me, il governo è più grande di me.

Se fossi affidata a un ragazzo violento? A uno stupratore? Chi mi da la sicurezza che la mia vita non cambierà?
Cassie è stata fortunata, ha trovato un ragazzo che, per ora, sembra rispettarla e che le augura una vita ricca di occasioni, sia nella sfera scolastica che lavorativa.

Dovrò rinunciare ai miei studi?
Dovrò smettere di fare quello che mi piace?

«Devi stare tranquilla,»il ragazzo mi afferra le mani, accarezzandole con moti circolari e delicati.
«Troverai la tua anima gemella.»

«Io non la voglio.»
Il mio esce come un lamento sofferto e mi odio per questo. Con le mie amiche non ho mai lasciato trasparire alcuna debolezza, sono sempre risultata quella più dura e scettica riguardo a tutta questa storia dell'amore, ma in fondo ho semplicemente represso emozioni e sentimenti che non facevano altro che opprimermi sempre di più.

È come il Principio di Archimede.
Prima o poi, quello che spingi verso il basso, ritorna verso l'alto con una spinta uguale alla forza applicata in precedenza.

E qui, davanti ad uno sconosciuto, le mie ansie e preoccupazioni sono uscite fuori.

Non so per quale motivo, probabilmente perché il suo viso d'angelo era troppo vicino al mio, forse le sue parole e il suo essere qui a confortarmi, o forse per il consiglio di Cele dato poco fa, ma mi sporgo verso di lui per baciarlo.

Le sue labbra sono soffici e la sua leggera barbetta mi solletica un po' il viso, ma sono cose che non fanno altro che spegnere ancora di più il mio cervello.

Gli occhi chiusi, le mie mani, ormai lasciate libere dalle sue, poggiate sulla sabbia per tenermi in equilibrio.

Un bacio casto che, superata la sorpresa, diventa più profondo e passionale, non appena il ragazzo poggia le mani sulle mie guance, attirandomi di più verso di lui.
Rabbrividisco al contatto del freddo metallo dei suoi anelli sulla mia pelle accaldata.

I suoi denti mordicchiano leggermente il mio labbro inferiore prima di staccarsi, portandomi così ad aprire di nuovo gli occhi.

Rimane in silenzio, con le mani che scivolano via da me, privandomi di quel piacevole contatto.

«Ho fatto qualcosa di sbagliato?» chiedo subito. Dopotutto lui non mi ha dato il permesso di baciarlo e, il fatto che sia un uomo, non significa che lo volesse.

«No, sono io che sto sbagliando. Non avrei dovuto ricambiare, si vede che sei sconvolta e hai solo bisogno di dimenticarti di tutta questa storia delle anime gemelle.»
Si passa una mano fra i lunghi capelli biondi, facendomi venire la voglia di sostituire la sua mano con la mia.

Mi avvicino nuovamente a lui con il viso.

«Esatto, è proprio quello che voglio fare» confesso. È inutile mentire, è troppo sveglio per non capirlo da solo.
«E non vuoi anche tu spegnere il cervello e ritornare domani mattina alla tua solita vita? Alla tua soulmate?» domando suadente, accarezzandogli leggermente le labbra con le mie.

Ora lo vedo nei suoi occhi il disperato desiderio di sentirsi libero un'ultima volta, proprio come me.

***

Le chiavi cadono rumorosamente a terra, su quello che non riesco a capire se sia pavimento o parquet, insieme al mio pesante cappotto, mentre la porta dietro di me si chiude e due mani mi afferrano per le natiche.
Le labbra del biondo si tuffano fameliche sul mio collo, portandomi a chiudere gli occhi e a inclinare la testa di lato.
Le mie braccia si stringono ancora di più sul suo collo, portandolo sempre più vicino, per poi fare la stessa cosa con le gambe, allacciandole intorno al suo busto.

«Non mi hai detto... ancora il tuo nome» mormoro tra i gemiti, portando quei due occhi azzurri -lucidi per l'eccitazione- su di me.

«Per quanto ne so, potresti scoprirlo domani» dice, prima di avventarsi sulle mie labbra, mordicchiandole e giocandoci con la lingua.

Cosa dovrebbe significare ora? Che me lo dirà solo quando avremo finito di fare sesso come ricompensa? Crede che sarà lui la mia anima gemella?

Vengo distolta dai miei pensieri per via di un repentino spostamento, seguito da una serie di passi, fino ad arrivare al tavolo della cucina. Mi fa sedere con delicatezza, azione che stona leggermente con i baci che mi sta ancora dando. Lo interrompo per sfilargli la giacca di pelle e, da sotto la camicia, inizio ad accarezzargli il petto. Non è per niente muscoloso e, forse, mi piace ancora di più per questo.
È un ragazzo normale, non ha una tartaruga o dei muscoli ben definiti, ma riesce ad attrarmi lo stesso. Non che ne avessi dubbi.

«Sul tavolo no», riesco a mormorare tra le sue labbra, al che lui mi solleva nuovamente e percorre un breve corridoio. Con il piede, abilmente, apre una porta socchiusa, per poi ritrovarmi,dopo un brevissimo tempo, con la schiena sul materasso.

Lui si toglie in fretta la camicia rossa e la lancia in un angolo remoto della stanza.

Torna a baciarmi con ancora più passione e irruenza di prima, spogliandomi della mia bellissima tutina nera.

Si ferma un attimo, destabilizzandomi.

La sua mano inizia ad accarezzarmi tutto il corpo con dolcezza, quasi avesse paura di farmi male.

Arriva lentamente ai miei capelli, sciogliendoli dalla coda alta che li teneva legati.

È un'azione, talmente opposta a quelle di prima, che non riesco ad interpretare; è come se stesse guidando una macchina con il piede perennemente premuto sull'acceleratore e, all'improvviso, tirasse il freno a mano con violenza, senza alcun motivo apparente. Non rallenta, non è graduale, è un gesto irruente.

«Non ho un'anima gemella» confessa, prima di tornare a baciarmi, questa volta non nello stesso modo passionale di prima.

Bacia ogni lembo della mia pelle, lasciando una scia bollente al suo passaggio.

È delicato, premuroso, diverso.

«Okay,» rispondo del tutto disinteressata, mentre anche i suoi pantaloni volano a terra.

Non voglio che si confidi troppo, non voglio conoscerlo più di così.

Da domani sarà tutto diverso, non ha senso approfondire una conoscenza che sarà destinata a finire.

Però c'è sempre quella piccola parte di me che ha voglia di conoscerlo, capirlo.

«Da cosa scappi allora, se non da lei?» chiedo, dopo un po', in un momento di lucidità, mentre le sue labbra sono sulla mia pancia.

Sto sbagliando, lo sento, non dovrei concentrarmi su di lui, ma solo sulla mia ultima "fuga", quell'ultimo briciolo di libertà che è sempre stato per me fondamentale per continuare a vivere. Alla fine quello che stiamo facendo noi è una specie di sopravvivenza: far prevalere l'istinto animale per non lasciarci soffocare dai nostri pensieri.

«Dalla paura di rimanere solo.»
Le sue parole, all'apparenza così semplici e scontate, risultano complesse da interpretare, per il tono da lui usato e probabilmente, se non fossi totalmente presa dal momento, riuscirei anche a tirare fuori qualche teoria.

Stringo forte le lenzuola del suo letto, lasciandomi trasportare da lui, da noi, da questa irrefrenabile voglia di fuggire via dai problemi.

Ed è proprio in una notte come questa che mi sento viva come poche altre volte al mondo.

Nella notte prima del mio diciottesimo compleanno ho toccato il mio ultimo momento di libertà.

🍕❤🍕👑🍕❤🍕
Se siete felici per la situazione che si è venuta a creare, allora non mi conoscete bene. Ricordatevi che le gioie, Ylenia, non le regala mai.

Non ho voglia di approfondire, anche perché non credo ci sia tanto da dire BUT spero vi sia piaciuto ❤

Non ho voglia di annoiarvi con le mie chiacchiere, quindi vi ringrazio per aver letto e mi dileguo ❤

byeeeeee ❤❤

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