Date&Mess

Non appena abbiamo finito, usciamo fuori e, in un gesto istintivo, mi stringo nel mio cappotto, alla ricerca di altro calore.
Continuo a lanciare sguardi perplessi nei confronti del ragazzo, chiedendomi quali picchi di stupidità sì possano raggiungere solo per apparire "figo".

«Ti prego, dimmi che ora andiamo in un altro posto caldo.»

Lui sorride sghembo, passandomi un braccio intorno alle spalle in modo giocoso.
«Ruby, per chi mi hai preso?»

«Per un cretino che va in giro in giacca di pelle e camicia in pieno inverno.» rispondo alla sua domanda retorica, divincolandomi poi dalla sua stretta.

«Non so come controbattere,» si avvicina alla moto, afferrando i caschi. «Ma ti posso assicurare che non patirai il freddo.»

Lo guardo, cercando di capire se possa effettivamente fidarmi o meno delle sue parole; per quanto fino ad ora non mi ha mai dato modo di dubitare, non ho una tale confidenza che possa permettermi di affidarmi a lui ad occhi chiusi. Anche se, pensandoci bene, avrebbe avuto altre occasioni per trarmi in inganno.
«Non è che abbia altre opzioni.» sbuffo, rivolta più a me stessa che a lui, prendendogli il casco dalle mani e infilandolo.

Questa volta, durante il tragitto, Luke tiene una velocità molto più moderata, che mi permette di osservare il paesaggio che scorre davanti ai miei occhi, illuminato dai lampioni, unica fonte di luce.
Appoggio la guancia sulla sua schiena, cercando di liberare la mente dai miei soliti pensieri invasivi, sempre legati alla legge e a quello che potrebbe comportare questa uscita.

«Tutto bene?» la voce di Luke arriva confusa alle mie orecchie, per colpa del vento.

«Sì, mi stavo solo rilassando.» gli urlo all'orecchio, tornando poi alla posizione di prima.

Nonostante senta il freddo penetrarmi nelle ossa, non sono per nulla infastidita ma, al contrario, mi sembra quasi di respirare aria nuova.
Ho sempre amato la velocità e le moto, anche se tendo ad avere uno spirito di autoconservazione molto elevato e queste che possono apparire le principali mancanze di difesa, non mi fanno alcuna paura.
Chiudo gli occhi e inspiro a pieni polmoni, godendomi appieno questo momento.

Purtroppo, il viaggio non dura poi tanto e, dopo soli pochi minuti, mi ritrovo ad aprire gli occhi.
«Siamo arrivati.»

Scendo dalla moto e, non appena tolgo il casco, inizio a guardarmi intorno nella speranza di capire dove ci troviamo, ma senza successo.
Mi chiedo se ci troviamo ancora a Liverpool o siamo finiti da qualche altra parte, forse il tragitto è durato più di quanto mi è sembrato... eppure non perdo mai il controllo in queste situazioni, essendo di mio una persona abbastanza maniacale e che odia sentirsi persa, quindi mi sembra strano che abbia viaggiato così tanto senza che me ne accorgessi.
No, dobbiamo per forza essere ancora a Liverpool.

«Deduco dalla tua espressione smarrita che non sei mai stata qui.» interrompe i miei pensieri Luke, con un evidente sorriso soddisfatto stampato sul viso.
«Lo avevo immaginato, dopotutto mi hai detto che non è da tanto che ti sei trasferita.»

Io annuisco, mordendomi subito dopo il labbro inferiore pensierosa.
«Quindi hai intenzione di dirmi dove siamo?» borbotto leggermente spazientita.

«Ti presento Albert Dock!» annuncia lui, alzando le braccia al cielo in modo solenne.

Scruto nuovamente il paesaggio, cercando di cogliere qualche riferimento alle storie raccontate da parte di Claire che, da brava mamma chioccia, mi h sempre sconsigliato di venire da queste parti per la sua fama diciamo non molto splendida.
«Sbaglio o è una zona malfamata?»

«Lo era, ma l'hanno ripulita già da un paio di anni ed è diventata un vero gioiellino.»
Lo guardo scettica e, probabilmente, è proprio questo che lo invita a continuare a parlare.
«Fidati, prima non ti ho riservato una brutta sorpresa o sì?»

Scrollo le spalle, annuendo subito dopo.
Mi si avvicina e mi circonda le spalle con un braccio, attirandomi di più a sé.

«Amici Luke, amici.»

«Lo so, ti volevo solo dare un po' di calore.»

«Non ne ho bisogno.» mi scosto da lui, sistemandomi il cappotto che si è inevitabilmente stropicciato un poco.

«Ma io sì. Fa freddo con solo questa.» si lamenta, indicando la sua famigerata giacca per poi incrociare le braccia al petto alla ricerca di ulteriore calore o, semplicemente, per assumere un'aria offesa.

«Ma ti rende sexy.» imito la sua voce, canzonandolo.

Lo vedo alzare gli occhi al cielo, però con un sorriso sulle labbra.

«Andiamo, acidella, c'è un panino che non spetta altro che essere mangiato da te.»

***

Non appena il cameriere ci porta i panini, i miei occhi si illuminano, certi di non aver mai visto un tripudio di carne assemblata in maniera così appetitosa.

«Dimmi tu se posso essere geloso di un panino. Sei assurda.» mi canzona, mentre lui inizia a mangiare.

«Questo me lo chiami panino? Io lo chiamo Paradiso In Terra

Dò un altro morso al mio cheeseburger, per poi guardarmi intorno per osservare meglio il locale in cui ci troviamo.
Oltre a fare dei buonissimi panini, è anche super accogliente e molto moderno.
Partendo dal fatto che è tutto illuminato da delle luci calde, che creano un'atmosfera molto soft e accogliente, la vera particolarità del posto è il soffitto composto da mattoni che, andando via via verso il centro, vengono sostituiti da asse di legno chiaro, dove vi è in corrispondenza il bancone della zona bar.

Non ci sono tavoli nel mezzo, quanto divani color beige accostati alle parete, con un piccolo tavolino di legno al centro, quasi a voler costruire un piccolo ritaglio intimo che separa chi sta mangiando da chi si sta semplicemente godendo un drink.

«Hai scelto proprio un bel posto, i miei complimenti.»

Lui sorride compiaciuto, riservandomi uno sguardo pieno di furbizia.
«Wow, è la prima volta che fai un complimento alle mie doti intellettive.»

«Scusami se pensavo che neanche le avessi.» ribatto subito piccata.
Sono solita a rispondere duramente alle persone, soprattutto se ho la sensazione di essere in qualche modo minacciata da loro o dalle loro lingue biforcute; proprio per questo non provo alcun tipo di senso di colpa, ma vedere il sorriso di Luke per nulla scalfito dalla mia acidità, mi stupisce e, in qualche modo, mi fa sentire sbagliata, come se lui non se le meritasse queste risposte.
Decido di cambiare subito discorso.
«Che hai in mente per dopo? Una tranquillissima passeggiata lungo il porto tra amici?»

«Credi che io sia così scontato? Mi deludi Ruby, pensavo tu avessi già capito la mia indole ad essere un vero e proprio cliché dei libri.»
Si imbroncia, assumendo una vera e propria espressione da bambino offeso che, ad essere sincera, cozza un pochino con quello che in realtà lui è.

«Ti definisci un cliché come se fosse un complimento.» Ribatto, per poi portarmi una mano al cuore. «Sono seriamente preoccupata.»

Lui rimane in silenzio per un po', squadrandomi così tanto che quasi mi chiedo se questa volta abbia decisamente  passato il limite; poi, dopo alcuni minuti, vedo un sorriso comparire sul suo viso, facendomi capire che la sua era solo una farsa.
«Non riesco a capire se sei acida perché ti diverte esserlo o perché è proprio nella tua natura.»

Ricambio il suo sorriso, sinceramente divertita da tutto questo.
Vorrei poter dargli una risposta, ma alla fine preferisco tacere e concentrarmi sulle patatine fritte, anche perché non saprei che cosa dirgli.
Ormai sono talmente abituata a farlo che non rifletto così tanto sul perché.

«Non vuoi porre fine ai miei dubbi?» la sua domanda non mi coglie per niente impreparata, anzi, dalla frase enunciata prima, mi sarei sorpresa di più se fosse rimasto zitto.
Il Luke misterioso che voleva tenere la sua identità nascosta, è svanito la sera stessa in cui l'ho conosciuto mentre passeggiavamo sulla spiaggia.

«Che gusto ci sarebbe?» rispondo, lanciandogli uno sguardo di sfida mentre mangio l'ennesima patatina. Non mi sono mai definita una giocatrice, soprattutto con le persone, ma con lui mi riesce tremendamente facile. È come se riuscisse a toccare le corde giuste per lasciare uscire una parte di me che non avevo mai conosciuto, o meglio, non avevo mai sentito il bisogno di far emergere.

«Nessuno.» sussurra pensieroso, mordendosi il labbro inferiore.
Mi sento oggetto di desiderio sotto il suo sguardo e, non appena questo si sofferma sulle mie labbra, ne ho la conferma.
Da una parte trovo ingiusta la mia scelta del non avergli concesso un vero appuntamento, ma dall'altra trovo che sia la scelta più ovvia. Non voglio che per colpa mia incorri un qualche tipo di rischio, alla fine stiamo trasgredendo alle leggi e dubito che al governo piaccia questa cosa.

«Mi piace...» lo sento mormorare, così gli rivolgo una tacita domanda con gli occhi.
«Il rossetto, intendo. Mi piace molto, ti sta bene.»

«Lo so.» affermo sicura di me, per poi sorridere. «È un po' come se fosse la mia firma.»

«Infatti mi hai marchiato l'altra notte...» afferma in modo teatrale, mettendosi poi la mano sul cuore. «Proprio qui.»

Mi passo una mano davanti gli occhi delicatamente, ma con grande amarezza.
«Ti prego, dimmi che c'è lo zampino di Internet in questa frase e non è frutto della tua testa.»

«Internet si utilizza solo quando si vuole realmente conquistare qualcuno...» con aria furba, poggia il gomito sul tavolo come base a sostenere il mento con la mano. «E io non ci provo con le mie amiche.»
Ha un fastidioso sorriso vittorioso stampato in faccia, che non fa altro che innervosirmi ancora di più.

«Sei irritante.»

«Ma ti piace, altrimenti te ne saresti andata seduta stante.»

Si pulisce le mani con il tovagliolo, per poi chiamare con un gesto il cameriere.
Con gentilezza gli chiede il conto e, dopo aver sentito e negato tutte le mie proposte di pagare almeno la metà e di decidere così di offrire tutto lui, usciamo.
Ci troviamo davanti il caratteristico porto di Albert Dock che, proprio come aveva precedentemente detto, è stato decisamente messo in riga e sistemato, facendolo diventare una vera e propria perla.

Passeggiamo sotto questi archi di mattone, mentre i miei occhi vengono continuamente catturati dalle luci che si riflettono nell'acqua del porto che si trova alla nostra sinistra.

«È veramente un bel posto» sussurro sovrappensiero, stringendomi nel mio cappotto.
La temperatura è diventata più fredda, probabilmente dato dal fatto che, essendo uno spazio aperto, c'è un circolo d'aria maggiore, e questa deve sentirla anche Luke, perché vedo che trema leggermente, cercando però di nascondere la cosa. 

Sospiro, per poi liberarmi dalla mia sciarpa nera e cederla a lui.
«Continui ad essere un idiota, ma non meriti di morire di ipotermia per questo.»

Lui mi sorride, accettando di buon grado la mia calda sciarpa.
«Sapevo che, infondo infondo, avevi un debole per me.» si gongola lui tutto contento.

«Per cortesia, lo avrei fatto per chiunque.» sbuffo, incrociando le braccia al petto.

«Sarà, ma non mi sembri una ragazza così gentile e amorevole.» scrolla lui le spalle, per poi prendermi delicatamente il braccio e portarmi verso una piccola salita, in modo da allontanarci dal porto.

«Tu non sai proprio nulla di me.» dalle mie labbra esce una piccola risata isterica.
«Pensi di conoscermi solo dopo una piccola avventura e un'uscita tra amici?»

«No, ed è proprio questa la funzione di questo appuntamento.» mi fa l'occhiolino, per poi indicarmi con la testa la ruota panoramica che risalta nel mezzo della piazza.

«Avevo proprio ragione, sei un cliché vivente.» sorrido per nulla sorpresa.
Non so perché, ma Luke lo vedo veramente come quel tipo di ragazzo che appare bello e impossibile e invece non lo è, anzi.

«Non mi piace deludere le aspettative.» mi fa l'occhiolino per poi avvicinarsi alla ruota, mentre io rimango ferma a guardare quello scenario.
Sembra così sbagliato e per nulla un comportamento da amici.
Tutto questo mi preoccupa e, per quanto io non possa essere d'accordo con la politica di questo governo, non posso fare a meno di sottrarmi.
Per non parlare poi del fatto che soffro di vertigini...

Vedendo la mia titubanza nel seguirlo, Luke si ferma per poi guardarmi.
«Tutto bene? Ti vedo turbata.»

«Non possiamo Luke, lo sai benissimo.»
Scuoto la testa con vigore, sottolineando ancora di più le mie parole.

«Non stiamo facendo nulla, è un semplice giro su una ruota.»
Le sue parole dovrebbero rassicurarmi, ma la sua aria furba non passa di certo inosservata.

«Luke...» lo guardo dubbiosa, tentennando.
Da una parte vorrei seguirlo, ma dall'altra ho quasi paura a farlo.

«Coraggio!» mi sorride sereno e spensierato, abbandonando quell'aria furba solo per tranquillizzarmi.Annuisco lievemente, giusto per dargli il beneficio del dubbio e fidarmi una volta tanto.

Non appena saliamo, sento il cuore battere un po' più veloce, non perché sono sopra a questo coso con Luke, ma quanto per le leggere vertigini che fanno la loro comparsa ad ogni attimo che saliamo sempre più su.
Prendo dei grandi respiri, stringendo poi i pugni per prendere un po' di coraggio e illudermi di essere forte.

«Ruby, sembri un po' pallida...» mi dice Luke preoccupato, non appena la ruota raggiunge il suo picco e il mio sguardo non osa scendere giù e guardare ciò che c'è al di sotto.
La scritta "Albert Dock Britannia Pavilion" dipinta sulle mura esterne di un palazzo è tutto ciò che riesco a vedere.
Sento la mano del biondo afferrare la mia, cercando di attirare la mia attenzione, cosa che funziona.

«Soffro un po' di vertigini,» ammetto, rispondendo alla su tacita domanda, non appena mi ritrovo a guardarlo.

«Potevi dirmelo... non ti avrei costretta a salire qui, se lo avessi saputo.»
Nella sua voce sento un tono leggermente dispiaciuto e, probabilmente per il senso di colpa, abbassa subito la testa, guardando sovrappensiero la mia mano stretta nella sua.

«Non mi hai costretto a fare nulla, Luke.»
Con il pollice accarezzo il dorso della sua mano, dimenticandomi improvvisamente di trovarmi su una ruota panoramica.
Ormai sono totalmente concentrata su di lui e sul modo in cui gioca con il suo labbro inferiore.
«Ti sembrerà strano, ma di certo non mi faccio abbindolare da qualche stupida moina e da uno sguardo intenso.»

Lui risolleva la testa, abbandonando l'aria afflitta e sostituendola con una divertita. «Ah no?»

«Deve ancora nascere un ragazzo capace di darmi ordini.» sorrido, per poi allontanare la mano dalla sua.
«Quindi goditi questo giro senza sensi di colpa inutili.»
Appoggio il gomito sul piccolo davanzale che vi è sotto la piccola finestrella, che mi permette di vedere tutto il panorama.
È veramente magnetica come città. Nonostante non sia così particolare, non posso fare a meno di essere stregata dalle luci dei lampioni e dei locali che si riflettono sull'acqua del porto o dai piccoli locali che, a differenza di molti altri, hanno un atmosfera antica, un po' come il bar in cui lavoro.

«Se ti dicessi che sei veramente bella, risulterei così scontato?» lo sento mormorare alle mie spalle.
Rimango in silenzio, fingendo di non averlo sentito per poter trovare una risposta adeguata.
Non so mai come reagire ai complimenti e, il più delle volte, non ringrazio nemmeno, mi limito a ringraziamenti acidi o da frasi da vera primadonna.

Decido di annuire e non rovinare un momento dolce -e sì anche un po' cliché- per quanto mi sia possibile.
Lo sento ridacchiare divertito, per poi avvicinarsi un po' a me e cingermi con le sue braccia.
Poggia il mento sulla mia spalla per sporsi e osservare il panorama insieme a me.
Nonostante non mi senta sicura ad una tale altezza, avverto una sensazione di pura pace e armonia, un tipo di connessione che raramente si trova.
È come se fossimo nati per vivere questo preciso istante.

Dopo alcuni minuti, la ruota inizia la sua discesa, facendo così allontanare Luke e facendolo tornare al suo posto.
Non dice nulla, nemmeno quando scendiamo.

Camminiamo in silenzio fino alla sua moto e, sinceramente, non riesco neanche a capire il perché di tutto ciò; eppure non mi è sembrato che le cose stessero andando così male, anzi, potrei anche illudermi che un'amicizia sia possibile tra di noi.

«Devo confessarti una cosa,» esordisce lui dal nulla non appena arriviamo alla moto. «Ma so già che ti incazzerai, quindi ti chiedo di essere caritatevole.»

Annuisco appena, preoccupata dal suo tono serio, ma una voce ci interrompe.

«Buonasera ragazzi, tutto bene?» una voce profonda ci richiama, cogliendo subito la nostra attenzione, tant'è che ci giriamo immediatamente.
Una guardia in divisa ci squadra dall'alto in basso con gli occhi stretti in due fessure.
Io mi pietrifico subito sul posto, lasciando intervenire Luke consapevole di non essere minimamente capace di sopportare situazioni del genere.

Sento l'ansia che mi assale e non riesco ad organizzare i pensieri che subito arrivano altri ancora più negativi.
Sapevo che questo sarebbe successo, sapevo che non potevamo far finta di nulla.

«Sì, la stavo riaccompagnando a casa, non si sente molto bene.»

«Capisco...» la guardia tentenna un po', continuando a guardarci. «Posso vedere i vostri documenti e i vostri avambracci?»

Mi mordo il labbro inferiore, capendo benissimo di essere completamente e irrimediabilmente fregata.
Sento Luke scoppiare a ridere accanto a me e, per dargli una sorta di aiuto, metto da parte il mio terrore e lo seguo a ruota.
Non so quale sia il suo piano per salvarci, ma spero sia abbastanza buono da riuscirci.

«Ha capito male, credo.» inizia, mettendo fine alle nostre risate.
«Vede, lei è mia cugina. È venuta a farmi visita dall'Australia. Le stavo facendo vedere un po' la zona, sotto invito di mia madre, perché ha intenzione di trasferirsi qui l'anno prossimo.»

Il poliziotto continua a guardarci, non del tutto convinto dalle parole del biondo.

«Scusi signore, non è per sembrare scortese, ma crede che un ragazzo come lui porterebbe una ragazza qui per un appuntamento?» finalmente parlo, guadagnando l'attenzione di entrambi.

«Appunto. Non pensa anche lei che ne avrei approfittato per fare colpo portandola, non lo so, a Manchester?»

Il poliziotto sospira, per poi poggiare una mano sulla spalla di Luke e riservargli uno sguardo preoccupato.
Si guarda un attimo intorno, prima di avvicinarsi ulteriormente a noi.
«Ragazzi,» sussurra con voce ammonitoria. «Dovete fare attenzione. Non vi farò nulla perché per attestare la veridicità delle vostre parole dovrei portarvi in questura, ma so bene che non è la verità. Non siete i primi a fare questi giochetti e non sarete neanche gli ultimi. Fate attenzione e mettete fine a tutto ciò che potrebbe mettervi in pericolo, è un consiglio spassionato.»

Ci lascia liberi e, dopo un ultima occhiata, se ne va.

Di colpo sento l'adrenalina abbandonare il mio corpo e quello che era un fascio di nervi, si distende, portandomi a sorreggermi utilizzando il braccio di Luke.

Probabilmente uno dei peggiori scenari si è verificato davanti ai miei occhi e questo non può far altro che convincermi che, tutta questa storia, non può non avere un risvolto negativo.
Non voglio che qualcuno si faccia male e, se io e Luke continuiamo a frequentarci, ciò è inevitabile.

👑👑👑
Chi non muore si rivede!
Non è un miraggio, sono finalmente riuscita ad aggiornare!

Mi dispiace averci messo tutto questo tempo ma, tra esami e la casa editrice, sono stata un po' impegnata.

Come state? Il rientro a scuola traumatico come sempre?

Io ho da poco ricominciato l'uni e vorrei solo buttarmi di testa dal terzo piano 😊

Questo capitolo è veramente lungo ed è anche un motivo in più per la quale ci ho messo tanto a scriverlo ahahahahah
Spero vi sia piaciuto almeno 😂❤

Comunque volevo dirvi che, sì, sto per pubblicare un libro e che questo è ordinabile sul sito di BookRoad, quindi se volete sostenermi e avete piacere a farlo, potete comprarlo lì ❤

Ora la pianto di rompere perché so di essere molto logorroica se voglio.

Grazie mille per aver letto, a presto ❤

byeeee

👑👑👑👑

Social.

Instagram: darkargent_ (per rimanere aggiornati sulle storie e i tempi di pubblicazione)
Ig personale: _strawblonde
Twitter: strawblonde_
YouTube: Darkargent 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top