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Dazai: 💊

"Chuuya mi scruta con i suoi occhi azzurri, un bicchiere di vino mezzo vuoto stretto tra le dita. "Dazai," dice, con una punta di esasperazione. "Non ti basta tormentarmi durante il lavoro? Dovevo proprio incrociarti anche qui?"

Mi siedo accanto a lui, ignorando la sua evidente frustrazione. "Ma Chuuya-kun," ribatto con un sorriso disarmante, "non credi che il destino voglia che passiamo più tempo insieme? Due vecchi partner, riuniti sotto la pioggia... in un bar illuminato a lume di candela..."

"Risparmiami le tue fantasie patetiche," mi interrompe, alzando gli occhi al cielo. "Se il destino avesse qualcosa a che fare con questo, probabilmente sarebbe per punirmi."

Il barista mi porge il whisky, e io alzo il bicchiere in un brindisi silenzioso verso Chuuya. "Alla punizione, allora," dico, prima di sorseggiare. Il sapore caldo mi scivola in gola, mentre mi godo la reazione di Chuuya, che serra la mascella con un misto di esasperazione e rassegnazione.

"Non ho tempo per i tuoi giochi, Dazai," sbotta dopo un attimo. "Che cosa ci fai qui, comunque? Non hai un rapporto da scrivere o qualche altra scusa da inventare per evitare il lavoro?"

Appoggio il bicchiere sul bancone, fissandolo con un sorriso enigmatico. "Forse. Ma pensavo che bere fosse più interessante. E poi, il barista fa un whisky che mi ricorda i bei tempi andati..."

"Bei tempi andati?" Chuuya scoppia a ridere, un suono basso e sarcastico. "Non farmi ridere. Gli unici tempi che abbiamo passato insieme sono stati un incubo."

"Ah, Chuuya-kun, sempre così drammatico," replico con un sospiro teatrale. "Eppure, ammettilo: eravamo una squadra perfetta. Il cervello e i muscoli. Un duetto che faceva tremare il mondo!"

Chuuya si sporge in avanti, puntando il dito contro di me. "Sei un manipolatore, un codardo, e un peso morto, Dazai. Se tremavano, era perché non sapevano cosa aspettarsi da un pazzo come te."

Mi porto una mano al cuore, fingendo di essere ferito. "Chuuya-kun, che crudele! Non ti manco neanche un po'? Nemmeno il vecchio compagno che conosce ogni tua mossa?"

"Mi manchi quanto un'emicrania," risponde, prendendo un lungo sorso di vino per sottolineare il punto.

La tensione tra noi è palpabile, ma sotto quella superficie di insulti e sarcasmo c'è un'intesa silenziosa, un legame che nessuno dei due può negare, per quanto lo neghiamo a parole. È un gioco, uno che conosciamo troppo bene.

Il silenzio si stende per un momento, interrotto solo dal tintinnio dei bicchieri e dal brusio sommesso del bar. Poi Chuuya rompe il momento con un sospiro. "Sai una cosa, Dazai?"

"Dimmi, Chuuya-kun," rispondo, curioso.

"Nonostante tutto," dice, fissando il suo bicchiere, "devo ammettere che quando non ci sei, le cose sono... più tranquille. E odio ammetterlo, ma un po' mi manca quell'energia caotica che portavi sempre con te."

Alzo un sopracciglio, sorpreso dalla sua onestà. "Chuuya-kun... Questo è quasi un complimento."

Lui scuote la testa, guardandomi con un'espressione stanca. "Non montarti la testa. È solo che... sei una spina nel fianco che, stranamente, rende le cose più interessanti."

Un sorriso genuino mi sfugge, uno raro persino per me. "E tu, Chuuya, sei la costante che mi ricorda che c'è qualcuno al mondo che può reggere il mio caos."

Ci fissiamo per un momento, e poi, senza dire altro, brindiamo in silenzio. Per i vecchi tempi, per il caos, e per quel legame complicato che, in qualche modo, continua a tenerci legati.

"Perché hai lasciato la Port Mafia?"

La sua voce suonava quasi calma, ma nei suoi occhi c'era quel lampo di irritazione che conoscevo fin troppo bene. Rimasi in silenzio per un attimo, poi gettai la testa all'indietro con un lungo sospiro.

"Sai che mi stai chiedendo del mio passato?" domandai con un tono serio, lasciando trasparire solo un accenno di avvertimento.

Chuuya sorrise, quel sorriso strafottente che riusciva sempre a farmi sentire come se fossi io il bersaglio della situazione, e non il contrario. "Eccome. Ti dà fastidio?"

Lo fissai per un istante, cercando di capire fino a dove volesse arrivare. Poi chiusi gli occhi e tornai a sorseggiare il mio whisky, mantenendo la calma. "Non ricordi la regola? Mai chiedere a Dazai del suo passato."

Chuuya rise sottovoce, il suono carico di una sottile provocazione. "Già, eppure mi chiedo... è meglio chiederlo a te o a Mori-san?"

Spalancai gli occhi, fissandolo con un misto di sorpresa e irritazione. Era ancora in grado di mettermi con le spalle al muro, anche dopo tutto questo tempo. "Sai come toccare i tasti giusti, vero?"

"È un'arte," rispose lui, sorseggiando il suo vino con aria soddisfatta.

Dopo un paio di minuti in silenzio risposi alla sua domanda "Un amico a me caro," dissi con calma, sorseggiando il mio whisky.

Chuuya scoppiò in una fragorosa risata, così forte da attirare gli sguardi di quel poco pubblico presente. "T-tu?! Che ti affezioni a qualcuno?! Ahaha, che battuta esilarante!"

Alzai un sopracciglio, mantenendo un'espressione volutamente sarcastica. "Ah, sei serio. Devo essere sincero, non me lo aspettavo."

"Oh, si vede," risposi secco, guardandolo riprendersi dalla risata con un sorrisetto soddisfatto.

Finì il suo vino, posò il bicchiere sul bancone e si alzò, facendo stridere lo sgabello contro il pavimento. "Bene, Merdazai, a mai più rivederci."

Lo salutai con un cenno della mano, il mio sorriso indifferente ben in vista. "Alla prossima, Chuuya-kun."

"Ehi, devi pagare!" gridò il barista, ma Chuuya, nel suo stile inconfondibile, non si degnò nemmeno di voltarsi, uscendo dal bar senza la minima esitazione.

Sospirai, scuotendo la testa con aria rassegnata. "Si rilassi, pago io."

Il barista mi guardò con gratitudine, ma io sentivo solo la stanchezza crescere. Ah, Chuuya... sappilo, questi soldi me li riprendo.

Finito il mio whisky, il barista mi porse il conto. Presi il portafoglio e pagai, lasciando una piccola mancia, perché in fondo non era colpa sua. Con un altro sospiro, mi alzai e mi avviai verso l'uscita, stanco ma stranamente più leggero.

Feci appena qualche passo quando notai qualcosa per terra. Un cappello.

Mi fermai, aggrottando la fronte. "Huh?"

Raccolsi l'oggetto e lo osservai. Era inconfondibile: il cappello di Chuuya. Il suo amato, ridicolo, insostituibile cappello.

Strinsi gli occhi, sospettoso. Chuuya non è il tipo da perdere il suo prezioso accessorio in giro, soprattutto non con la sua ossessione per l'ordine e la precisione.

Mi voltai verso la porta da cui era uscito poco prima, stringendo il cappello tra le dita.

A quanto pare, non è davvero un 'a mai più rivederci,' vero, Chuuya-kun?

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