Capitolo 3 La Tana pt.1
"Giulia Nymphadora Lupin, tu se una strega e per tanto hai diritto a frequentare la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts"
Sento il mondo crollarmi addosso e devo sforzarmi di sorreggermi sulle mie gambe, che tremano come le mie mani, mentre ormai le lacrime scendono a fiumi sul mio viso, senza che possa fare nulla per fermarle.
Non so cosa dire: fino ad una settimana fa pensavo che sarei stata la persona più felice della terra se mi avessero detto che ero una strega, che mi sarei messa a saltare, correre, piangere, ridere e urlare insieme. Se mi avessero detto che sarei rimasta ferma a piangere, e non lacrime di gioia, sicuramente avrei preso quella persona per pazza e le sarei scoppiata a ridere in faccia senza contegno. La consapevolezza di quelle parole si fa lentamente strada dentro di me e mi sento frustrata, arrabbiata, usata: come hanno potuto mentirmi per tutti questi anni? Pian piano le varie emozioni sono sostituite da una grande ed incontenibile rabbia. "Perché non mi hai mai detto nulla? Tu lo sapevi e sei sempre stata zitta!" un'espressione colpevole si dipinge sul suo volto "tu sai quanto io ami Harry Potter e che il mio sogno più grande era quello di andare ad Hogwarts e non mi hai detto niente? Come hai potuto nascondermi che i miei veri genitori sono morti e che sono una strega per 16 anni, non uno, non cinque, 16! Manco Harry ha aspettato così tanto, e lui era il dannato prescelto col peso di una guerra sulle spalle porca miseria!" "senti capisco che sei arrabbiata" direi che è un eufemismo "ma quando ti prendemmo con noi giurammo che non ti avremmo detto nulla per cercare di darti una vita normale e serena" dice lei "Ginny è qui per portarti a conoscere il mondo magico, vai a fare le valigie tesoro. So che tuo padre ed io abbiamo sbagliato a nasconderti la verità e ti chiedo scusa. Mi potrai mai perdonare?" "non puoi chiedermi questo, non ora" e, detto ciò, vado in camera a preparare le valigie.
***
Sono in macchina con Ginny e stiamo andando alla Tana. Siamo partite subito dopo aver infilato gli ultimi vestiti e libri in valigia. Sono ormai venti minuti che nessuna di noi di parla quando lei mi domanda "tutto bene?" ma certo, mi dico, quelli che credevo fossero i miei genitori non lo sono, quelli veri sono morti, un mondo che pensavo essere frutto della fantasia di una scrittrice è reale, la stessa scrittrice è in realtà una strega che, come mi ha detto Ginny, ha deciso di raccontare la vita del Bambino-che-è-sopravvissuto sotto forma di storie per ragazzi babbani, tutti mi hanno mentito e nascosto la verità per 16 anni, sto andando nel posto dei miei sogni, ma sono nera con il mondo, devo continuare? No che non sto bene! "Benissimo" rispondo con voce piatta. "Non è vero" risponde semplicemente lei "ma dai?! Grazie Sherlock" dico, pentendomi un attimo dopo delle mie parole e chiedendole scusa. "Tranquilla, posso capire che ti senti usata, ma guarda il lato positivo: andrai davvero ad Hogwarts e stai per passare due notti alla Tana!" "Già" rispondo. Rimaniamo in silenzio per un po' e alla fine lei dice "comunque sono la tua madrina" annuisco "Remus e Dora mi scelse poco prima dello scoppio della guerra e Fred era il tuo padrino. Remus diceva sempre che la sua risata era contagiosa e che sarebbe stata una buona influenza per te crescendo. Poi quando lui... beh lo sai, insomma ora è George" le faccio un sorriso e torno a guardare fuori le strade che scorrono veloci.
Mentre vedo campagne e paesini susseguirsi uno dopo l'altro, ripenso alla mia vita e in effetti il fatto che sono una strega spiega molte cose, come ad esempio quando a sei anni mio fratello aveva rotto la bambola che mi aveva regalato papà e a cui ero molto affezionata ed io mi arrabbiai e le luci della mia camera cominciarono ad accendersi e spegnersi all'improvviso, ma l'accaduto fu giustificato come un calo corrente; o quando a dieci mia madre mi aveva chiuso a chiave in camera per punizione mia ed io avevo iniziato ad urlarle contro facendo esplodere i vetri della finestra di camera mia; mia madre pensò che avessi tirato qualcosa contro il vetro e non mi fece uscire con i miei amici per due settimane, ovviamente non credendomi quando le dissi che io non avevo fatto nulla. Poi c'era stata quella volta quando a 14 anni la mia prof. di matematica, che mi odiava, mi aveva messo una nota senza motivo e io mi ero messa a fissarla con rabbia mentre beveva e la bottiglietta le esplose in faccia.
Persa come sono nei miei pensieri non mi accorgo che siamo arrivate finché Ginny non me lo fa notare. Scendo dalla macchina, mentre lei con un colpo di bacchetta comincia a far levitare i miei bagagli, e le chiedo "scusa ma possiamo non dire che sono una Lupin, non ancora almeno" "come vuoi" risponde la mia madrina. Prima di incamminarci verso la porta, Ginny mi porge una gabbia coperta da un telo e mi dice "è un piccolo regalo di scuse da parte di me e George, per non esserci stati in questi anni". Tolgo il telo e rimango a bocca aperta: è una splendida civetta delle nevi. Senza pensarci due volte abbraccio Ginny e lei ricambia stringendomi forte e istintivamente sorrido. "Come la vorresti chiamare?" "il primo nome che mi è venuto in mente guardandola è sicuramente Edvige, come quella di Harry ma non ne sono sicura, perché questa ha gli occhi argentati, mentre Edvige ce li aveva gialli" dico "credo che la chiamerò Artemide, come la dea greca. Ora che ci penso è un nome molto azzeccato per svariati motivi: è un animale cacciatore, è bianca come la Luna di cui Artemide è padrona, si muove soprattutto di notte e ha gli occhi argentati come i vestiti delle cacciatrici, le seguaci della dea" "ottima scelta tesoro" risponde lei.
Ci incamminiamo e, superata una piccola collinetta, la vedo: una vecchia casa in legno a più piani, un po' storta; ha un piccolo giardino sul davanti che continua sul retro dove intravedo le cime degli anelli di un campo da quidditch, sicuramente più recente del resto. Più ci avviciniamo, più si sente un vociare confuso come di tante voci sovrapposte e vedo Ginny sorridere e anche io mi sento invadere da una sensazione di calore e protezione, mentre capisco che questo è il mio posto. Finalmente mi sento a casa e so che qui avrò una vera famiglia. Zia Ginny mi abbraccia e mi viene quasi da piangere mentre lei è lì davanti a me: la Tana.
Angolo autrice:
Finalmente Giulia è a casa dopo tanti anni. Sta per incontrare la sua famiglia, ma sarà davvero pronta ad affrontare la confusione della grande e caotica famiglia Weasley e delle... vecchie conoscenze?
-giulia-
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